Rivista di politica lettere e scienze sociali - anno II - n. 7 - 15 ottobre 1896

122 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Alleanza. E Tunisi, infatti, non fu che un pretesto: che alla Triplice si volesse arrivare. anche senza la condotta disonesta della repubblica francese, nell'interesse dei Sabaudi, appariva chiaro da vari indizi e lo confessò esplicitamente Michelangelo Castelli, un piemontese puro sangue devoto alla dinastia, ch'ebbe le confidenze intime dei politici dinastici più eminenti. L'onesto sensale di 13erlino era riuscito a concludere il più vantaggioso affare pel suo paese sca- . vando l'abisso tra la Francia e l'Italia, acuendo tra loro tutte le antipatie e tutti i rancori antichi e recenti, facendo entrare ciecamente la prima nel· l'orbita della politica dei due imperi centrali. Che l'opera di Bismark sia stata quale venne da noi rapidamente tratteggiata non c'è dubbio alcuno ; lo riconoscono, nei loro rari momenti di sincerità i monarchici più sfegatati, i più fan1tici avversari della democrazia; lo Scarfoglio tra i tanti, ad esempio, ha scritto testè: « Chi spinse la Fl'ancia al- « l'occupazione clella Tunisia fu propi·io la Gcr- « mania; nè l'Austi·ia si oppose». O,·a tutta la dabbenaggine degli italiani e tutta l'abilità dei ,4i nastici si mostrò in questo : nel fare convergere tutto l'odio contro il braccio che esegui - la Francia - e serbare l'affetto e la riconoscenza per la mente, che suggerì e diresse: a Bisma1·k. * * * Non faremo la storia dei ,·apporti italo-francesi dopo Tunisi e la Triplice; sono troppo noti. Furono tali, che in qualche momento si corse pericolo di vedere degenerare la guerra diplomatica e doganale in guerra cruenta; e peggiorarono sempre quando l'on. Crispi pervenne al potere, perché si sapeva in Francia e in Italia che il Deputato di Palermo essendo in preda al delirio di persecu • zione - di cui si ebbe la più ridicola manifestazione prestando fede e prevenendo l'assalto immaginario della Spezia e credendo nel grottesco trattato cli Bisacquino - pensava e diceva che la Francia ci avrebbe assaliti da un giorno all'altro e per premunirsi contro gli assalti ipotetici provocava a guerra vera. La ripulsione dei francesi verso Crispi era ed è tale, che forse imbroccava nel segno il sig. Stielman del Times affermando che se nell'occasione del trattato italo-francese per Tunisi, la diplomazia della vicina repubblica erasi mostrata più arrendevole del solito, ciò si doYeva al suo desiderio di fare un dispetto all'ex Presidente del Consiglio. I danni arrecati dalla Tn'plice all'Italia furono enormi e derivarono da un lato dal credito che ci tolse bruscamente la F1·ancia e dalla rottura dei rapporti commerciali; e 'dall'altro delle maggior-i spese militari, che la nostra politica estera c' impoJe. Non si sbaglia, altresì, ritenendo che il ricordo di Tunisi fu uno dei fattori della nostra infelice conquista di Massaua. Il peggio in tutta questa fase della politica nostra fu questo : l'Italia •non ebbe alcun compense, nè morale nè materiale. Era giusto ed utile uscire una buona volta da questo stato di tensione pericolosa tra la Francia e l'Italia? Lo pensarono sempre gli uomini pii1 eminenti del partito moderato, da Stefano Iacini al Marchese Alfieri di Sostegno ; e in questo essi si trovarono pienamente concordi con tutte le frazioni ·della democrazia italiana - radicali, repubblicani e socialisti - e coi più illustri rappresentanti della democrazia europea, che al nostro paese mostrarono sempre vivo interessamento - da De Laveleye a Castelar a Gladstone. Quest'altissimo obbiettivo, pare che si sia pro• posto di raggiungere il ministero Di Rudinì; in parte vi è riuscito coi trattati italo .francesi del 30 Settembre 1806 sulla questione tunisina. Auguriamoci che vi riesca in tutto e ci riconduca a quei buoni rapporti colla vicina repubblica che di tanto giovamento riuscirebbero ai due paesi interessati. Ma per ottenere intero lo scopo certamente non basterà il tatto diplomatico ; è indispensabile il concorso della pubblica _opinione, pur troppo non bene rappresentata al di là e al di quà delle Alpi. A quest'opera santa di pacificazione intendiamo portare il nostro modesto contributo con questo nostro articolo. . • • I trattati sottoscritti in Parigi dal Conte Tornielli ambasciatore d'Italia e da Hanoteaux ministro degli esteri della repubblica. francese, sono cinque. Un trattato di commercio e di navigazione. Una convenzione consolare e di stabilimento. Una convenzione di estradizione e due protocolli per punti speciali. É mantenuto lo sta tu quo pel regime delle. scuole italiane in Tunisia e dell'ospedale italiano di Tunisi ed è mantenuta di pien diritto la personalità. giuridica delle associazioni e degli altri istituti italiani. Le questioni di nazionalità continuano ad essere regolate dalla legge patria. È mantenuta in ogni materia di diritto civile la piena assimilazione degli italiani ai cittadini della nazione pitt favorita, non esclusi i francesi. E mantenuto pegli italiani in Tunisia il libero esercizio del commercio, industrie, arti e professioni di ogni sorta. E mantenuto lo statu quo pel libero esercizio della pesca e del cabotaggio. E mantenuto pella navigazione italiana il trattamento nazionale, e pelle tariffe doganali, si sti ·

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