RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 109 tale; che non à biso 6 no di essere emancipato; essa intese e intende redimt re e rendtN indipendente dal salariato quegli operai che la costituiscono ». La quintessenza della questione sociale, dice lo Scheel, sta nella esclusione dei lavoratori dal sopra più del prodotto oltre la spesa del salario: questo, secondo il presente ordinamento, esclude il lavoratore dalla partecipazione al valore del prodotto della industria, ed impedisce ad esso di esercitare qualsiasi infiuenza sulla ripartizione di tale prodotto, ponendo in antagonismo l'interesse del salariato coli' interesse di coloro fra cui tale ripartizione avviene.· Gli economisti magnificano il salario come sistema di retribuzione che dà al lavoratore la massima delle guarentigie e lo emancipa dalla massima delle tirannie quella dei rischi e delle vicende della produzione, ma bisogna riconoscere che questo vantaggio è pagato a caro prezzo dal lavoratore. Nell'ordinamento attuale quale è il risultato ultimo? Senza dubbio la dip~ndenza del lavoratore, non più centro ed anima ma semplice strumento di produzione. Il lavoratore soggiace nella lotta tra capitale e lavoro e più fra impresa e lavoro. Ora le varie· forme di società di produzione si propongono appunto questo scopo: eli· minare la preponderanza del capitale e più di tutto la classe degli imprenditori, facendo scomparire il salariato, togliendo al la vo1·0 la qualifica di mer0e, restituendogli la sua indipendenza economica. Diciamo col Duval che la società di produzione non rinnega il capitale, ma vuole l'unione di questo col lavoro, non rinnega l'interesse ma come al capitale così al lavoro reclama una parte dei guadagni, sopprime il salariato, e mette le macchine a profitto dei lavoratori. Enumeriamo sinteticamente i vantaggi della cooperativa di produzione. Essa invero trasforma il lavoro da merce in elemento della produzione partecipante alla impresa e ai guadagni di essa. Assicura l'indipendenza economica, morale e fisica dell'opera.il' che da semplice salariato passa a lavoratore-imprenditore. Assicura l'impiego dell'operaio ali' infuori della volontà del1' imprenditore. Fa partecipare al vantaggio dell'esercizio delle macchine l'oper ..io che per ora ne è escluso e finalmente produce la cessazione dei conflitti degli interessi, degli scioperi, degli attriti assai comuni ai giorni nostri, esiziali alla produzione in genere, se pur non vogliamo notare•come beneficio indiretto la influenza ad aumentare i sala.rii perciò che riducendo il numero dei salariati si costringono gl' imprenditori a concedere ai loro operai una partecipazione ai profitti. I socialisti difendono queste società cooperative; sono tra essi il Buchez, il Blanc, Lassalle, DelitzSchultze : l'apostolo della Banca-cooperati va. Accanto alle lodi e agli inneggiamenti da parte dei fautori della cooperazione e' intratterremo anco brevemente - per non essere tacciati di parzialità - dei difetti e delle difficoltà messe innanzi dagli avversari. I più accaniti si trovano in Francia, ciò è a dire: Leroy-Beaulieu, Cernuschi, Le Play, Thiers. Da tutti questi si fa l'apologia del salario, e lo si chiama la retribuzione più vantaggiosa del lavoro agli stessi lavoratori, quindi si contesta da loro non solo la possibilità ma anche l'utilità della soppressione di esso. Si dice da Leroy per esempio: « Le salaire est le plus nature! et le plus utile de contracts. Le salaird rende le tra vaill eur responsa.ble de son p1·opre tra va.il, et JhJ le rend p:is dépendant du fait d'autrui, de l'intelligence, de l'esprit d'administration, de l'entente des affaires et du bonheul' d'autrui. Le sala.ire est co:nme une assurance contre l'incapacité possible, la maladresse eventuelle de celui qui comande, et dirige le travtiil ». Egli crede essere un errore volere affidare l'impresa agli operai che sono affatto inetti all'esercizio di questa funzione, la quale è localizzata per tradizione nella classe borghese. Altri tra i quali Brenta.no, Thiers, Rota, Rosler sostengono che gli operai non possono cimentare i loro risparmi nei rischi della im1,resa e battono sullo stesso chiodo coll'affermare preferibile il sistema del salario. Più importante e forse più veritiera è la 1·assegna delle difficoltà nell'attuazione delle società di vroduzione. Esse - si dic'e - per prosperare bisognano di elementi forniti di qualità intellettuali non molto comuni fra gli operai. Onde una sa via ed esperta direzione della impresa, che è indispensabile al buon andamento; e la formazione del capitale sociale necessario al funzionamento della impresa; e l'assicurazione di un credito che supplisca alla insufficienza del capitale d'eser0izio, per la poca garanzia che offrono tali associazioni, specie nel loro primo sorgere - quando arpunto ne ànno più di bisogno - sono reclamate dallo Schultz-Deliztisch e dal B :entano. Un'ultima difficoltà ancor grave tutti scorgono nella ripMtizione degli utili, specie quando il capitale viene apprestato da parte dei socii, o da estranei o anche da tutti ma in diverse proporzioni. E qui per dare una soluzione la più conveniente citeremo ciò che ne dice il Cossa: « Nella applicazione del sistema di ripartizione del prodotto tra capitale e lavoro occorre necessariamente dar luogo ad una transazione - essendo insolubile il problema tentato dal Thunen - adottata con vari criti:rii, e secondo noi si dovrebbe stabilire preventivamente un interesse pel capitale impiegato lasciando tutti gli utili da ripartirsi fra i socii lavoratori. Comunque sia la cooperazione si presenta per ogni riguardo vreferibile all'attuale industria speculativa tanto che nella pratica à raggiunto quei vantaggi anzicennati, e se si son dovuti lamentare degli inconvenienti è stato non per colpa della istituzione in sè stessa, ma perchè combattuta dalla borghesia e dai governi o per ragioni di indole diversa. Faremo una rassegna brevissima del movimento cooperativo nelle principali nazioni industriali : In Francia si sono costituite, dal 1848, un numero considerevole di queste società, che a vero dire, la più gran parte ebbero vita breve e risultati negati vi; dal 1875 alcune di esse ànno prosperato: così per es: quella dei cocchieri i quali dispongono nella sola Parigi di ben 5 mila carrozze, di cui più di 3 mila in esercizio; quella dei carpentieri con più di 200 socii che compie annualmente affari di più che 400
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