Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno II - n. 6 - 30 settembre 1896

Rl"\tISTA POPOLAR~ DI POLÌTICA t.E"'I"l'E'kE E SCIENZE SOùtA.t.l 103 circa cinquecento cittadini. Dopo sono venuti i congressi di Pavia, Livorno, Roma e di altre regioni e la riunione importantissima di Varese, e dapertutto si riaffermò senza sotterfugi e senza sottintesi la necessità della propaganda repubblicana. La propaganda repubblicana deve superare ostacoli non lievi - deve sopratutto sfuggire alle persecuzioni bestiali ed illegali della polizia e della magistratura italiane, che invece lasciano libera e quasi proteggono la propaganda clericale. La propaganda repubblicana non incontrerà valida resistenza nelle classi dirigenti che per solo calcolato opportunismo si dicono monarchiche; ma deve fare i conti colla deplorevole atonia delle masse popo- . lari di gran parte d'Italia e sopratutto del mezzogiorno, dove più letali sono state le conseguenze del principato e pur così profondo è il sentimento monarchico. La propaganda repubblicana, infine, deve saper vincere l'astiosa e boriosa opposizione di gran parte del partito socialista. E a proposito ribattiamo questo chiodo: i socialisti, involontariamente, sono stati sinora i migliori alleati della monarchia; e dobbiamo all'on. Crispi - che per questo può considerarsi un vero cittadino di Gand - se cominciarono a rinsavire e se fu possibile la costituzione della lega per la libertà, che per quanto efimera, fu un indizio importante del salutare mutamento nel loro indirizzo politico. La cura del confino, del domicilio· coatto e delle manette - che in modo più decente pare voglia continuare l'on. Di Rudinì - li ha rimessi sulla retta via; speriamo che ve li manterrà sino a guarigione completa. Proprio: non ogni male viene per nuocere! Il cenno su questo risveglio repubblicano - cui hanno tanto contribuito il gruppo dell'Italia del Popolo e gli on. Vendemini, Taroni e Zavattari - crediamo debba chiudersi con una parola franca a Matteo Renato Imbriani e al suo discorso di Belluno. Non entreremo nel dibattito tra il Deputato di Corteolona e quello di Corato; entrambi ci sono cari assai per titoli diversi e ad entrambi - e certo di più al primo - deve molto la democrazia; ma esamineremo brevemente un punto del discorso di Belluno, che si riferisce all'argomento in discussione. Un giornale socialista-repubblicano di Roma all'indomani di quel discorso scrisse: Imbriani non è repubblicano. Noi crediamo eh' esso sbagli : Imbriani lo divenne il giorno in cui Re Umberto indossò l'uniforme di colonnello austriaco; perchè in lui la convinzione politica è subordinata alla quistione irredentista - al vino della quale a Belluno ha aggiunto molta acqua. Di che ci rallegriamo. Imbriani è repubblicano, ma confondendo momenti storici diversi e non tenendo conto dei trent'anni di dolorosa esperienza fatta sotto la monarchia, ingenuo com' è, non dispera di vedere un giorno Re Umberto movere guerra all'Austria odiata; non dispera di riprendere l'antica divisa di granatiere per combattere sotto lo stendardo regio sulle Alpi Giulie. D'onde il suo grande riserbo nell'attaccare le persone sacre ed inviolabili; perciò egli a Belluno mentre rimproverava a Cavallotti di avere attenuata la parola radicale in quella di liberale sfuggiva - giudicando almeno dai brani che abbiamo letto del suo discorso - con cura, di proclamarsi apertamente repubblicano e parlava di de7Y!'ocrazia dimentico che la parola è sciupata ed equivoca. La propaganda repubblicana riceverebbe un impulso poderosissimo se Imbriani, mettendo da parte l' irredentismo, eh.e rappresenta una deviazione a beneficio della monarchia, si gettasse a capofitto, come può e sa farlo lui, nella lotta. Sarebbe davvero incalcolabile la sua azione se egli evitasse le intemperanze parlamentari, se sollevasse- gli scandali non sugli incidenti talora troppo piccini e volgari, ma picchiando sodo su quel tasto, che il Presidente della Camera non vuole affatto che sia toccato, se oggi si lasciasse meno sedurre dalle carezze e dalle adulazioni di coloro che sistematicamente lo vituperarono per lo passato. Matteo Renato Imbriani ha tutte le qualità esteriori - ha il vero physique du ròle - per imporsi sulla immaginazione delle masse : ha la v0ce, la statura, il volto fieramente bello, il sorriso dolcissimo e penetrante, lo scatto generoso e irresistibile. Ha ancora di piit: il patriottismo purissimo di sè e dei suoi, la coltura storica e costituzionale superiore di molto a quelle che il volgo gli attribuisce, il coraggio cavalleresco, la generosità dell'animo. Egli non è trattenuto dalle miserie delle quotidiane lotte per la esistenza, dalla preoccupazione dei figli ; infine, ha con sè, una forza immensa che gli viene da una compagna nobilissima che lo ama, lo comprende e lo sorregge; da una compagna tanto buona e gentile quanto colta, provata al dolore ed al sacrifizio. Nulla manca, adunque, a Matteo Renato Imbriani perchè faccia da solo quanto non potrebbero cento propagandisti dei più attivi ed eletti. E qui ci fermiamo. Sappiamo, che questa importanza attribuita ad un individuo farà sorridere i moderni interpreti della storia che non mancheranno di rammeniarci che gli avvenimenti hanno in sè qualche cosa di fatale; e riconosciamo che questo è Yero, ma non è tutta la verità, perchè siamo cmn-inti pienamente del pari che certi individui possono esercitare una efficace azione ritardatrice o acceleratrice sul corso degli avvenimenti. LA RIVISTA.

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