Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno II - n. 6 - 30 settembre 1896

112 RCVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI che sia gli spiriti degli antenati, onde intere regioni sono diventate tutte un vasto cimitero. Pensino ora i lettori che cosa sia di meritorio a Li Hung Chang l'aver aperto, venticinque anni fa, a Tientsin dove risiede qual vicerè, scuole militari navali, e scuole di medicina. Quest'uomo di settantaquattro anni che giudicato co' i criteri della nostra ci viltà occidentale é un barbaro, é il più avveduto uomo politico della China, alla testa di un debole partito che, secondo i nostri concetti, potremmo dire riformatore. Degno discepolo del g1·an Confucio, Li Hung Chang é decisamente avverso alla guerra, pur essendo generale abile. Conoscendo la debolezza militare della China egli si era opposto alla guerra col Giappone; fu soverchiato dal partito bellicoso ma, venuta la prova, fu eletto per trattare i negoziati di pace col vincitore, e adesso egli sta facendo un giro per le capitali d'Europa per studia· re i diversi sistemi delle amministrazioni civili e militari, ma p;ù specialmente di queste ulr,ime, poi 11he quello che più interessa all'impero -, il mettersi in grado di poter far fronte ad ogni eve11tuatità di rapporti internaz.ionali. Nel Giappone la rivoluzione del 1808 cambiò la capitale, e la vita, perché apri le porttl alla civilt'à occidentale. Già nel 1854 gli Stati Uniti d'America erano riusciti a conchiudere col Giappone un trattato di commercio, ma quando nel 1867 scoppiò la guerra civile, e nel 1868 il Mica.do restò vittorioso, fu aperto il paese a tutti gli stranieri e alle manifestazioni della civiltà più avanzate. A 'llostrare il grande progresso fatto noteremo che nel 1893 si a ve vano 1750 miglia di ferrovia e 8·t2, in progetto; il telegrafo percorreva 9000 miglia di fili, 650 erano i bastimenti a vapore, 835 i bastimenti a vela giapponesi con un tonnellaggio complessivo di 3.255,000. Il valore delle importazioni e delle esportazioni nel 1893 si elevò, a 560.000,000 di lire. Dei progressi del Giappone, ha.sta dire ch'esso pur tanto piccolo à saputo sostenere una ·grande guerra senza ricorrere ad un imprestito. Dal 12 di febbraio 1889 il Giappone é uno stato costituzionale il cui potere supremo spetta al sovrano: à una ca-' mera di Pal'i e una Camera di R~ppresentanti, eletti per quattro anni: sul piede di guE:rra à un esercito di 230000 uomini; à 29000 uomini di polizia; à un'armata di 86 navi con 220 cannoni, una flotta mercantile di 17.800 navi di costruzione indigena, e 1490 di costruzione europea. * * La questione Chino-Giappone5e é un fatto di grande importanza per la storia avvenire: le recenti vittorie dal Giappone ànno cambiata la faccia politica dell'oriente. La guerra à introdotto un cuneo nella massa enorme, rigida, di 400.000,000 di Chinesi. La vittoria del Giappone sulla China apre un nuovo capitolo nella storia del mondo. La stagnante civiltà cbinese già posta a dura prova, é costretta a mettersi, d'ora innanzi, per una via affatto nuova. Fin d'ora quella via nuova é cominciata dtcisamente col trattato di Simonoseki. Per questo trattato altri porti, e vari fiumi sono stati aperti al commercio; ed é dato permesso agli stranieri di impiantare manifatture nello stesso impero. Facile immaginare le conseguenze economiche e sociali di questa rivoluzione: i commerci e le industrie estere svilupperanno le risorse interne della China. Perché l'oro, il carbone, il ferro esistono nel sottosuolo chinese. Rees Davies (1) dice c!,e è rite11,uto che gli strati carboniferi della China occupino 400,000 miglia quadrate. E ad alcuni par già di vedere l'oriente riversarsi sull'occidente: penetrata la civiltà nella China si prevede la concorrenza industriale tra le razze bianche e le gialle. Ecco il W erner (2), per esempio, il quale pensa che in questa lotta il chinese, per la sua frugal,tà, per la sua resistenza alle fatiche, per il suo adattamento al clima, sarà meglio armato di noi. Inoltre essendo la facoltà dell'imitazione radicatissima in quel popolo, esso pur nulla inventando per proprio conto, avrà saputo appropriarsi le invenzioni nostre e volgerle a suo profitto, in modo da trovarsi collocato in favorevolissime condizioni per la lotta industriale futur..1. È necessario dunque - dice il \Verner - scongiurare siffatto pericolo, e fantastica di potenze europee che occupino l'impero celeste. Il dare al GiapJJone la completa libertà di esercitare sulla China i suoi d1r.tti di conquista crede che sarebbe poco saggio ed opportuno. Ma la grande difficoltà che si oppone allo svi'Juppo delle risorse del celeste impero é l'apatia dei governanti, la quale impedisce che siano rimossi i più gravi ostacoli al progresso. I governanti sono per massima parte i Manciù discendenti della dinastia, e le caste officiali, interessate al mantenimento dello statu quo. Un gran risveglio economico equivarrà al rovesciamento della dinastia e di quel che le consegue. Dalla guerra Chino-giapponese si vien preparando alla China il suo '89, che scoppierà quando i nuovi interessi e le nuove classi formatesi nella nuova vita chinese, vo1•ranno 1·ompere gli ostacoli all'eSJJlicazione della loro forza, che verranno dal vecchio ordinamento sociale della China. Allora, se è esagerata, fin oggi. l'ipotesi del Pear.son di una invasione dei Chinasi in Europa, é supponibile, come scrisse il deputato d' Estournelles de Constant (3) che all'Europa - già travagliata fin d'oggi dalla crisi - !'attività e lo s,·iluppo della razza gialla siano per apportare gravi conseguenze. Ma \Verner e d'Estournelles trascuranCI un'altra previsione: che è possibile cioi\, di qua a un certo tempo, che la crisi provochi in Europa una tale rivoluzione che segnerà la fine delle crisi in un nuovo ordinamento della produzione. Onde l'eccesso della produzione chinese non farebbe che aflrettare nel celeste impero quella rivoluzione che la sopra produzione - rispetto alla capacità di acquisto - non già ai bisogni veh ! - sarà forse per apportare in Europs, quando le colonie non rappresenteranno più, siccome principia ad avvenire, lo sfogo di quest'eccesso. (1) Fortnightly Review - Settembre 1803. (2) Fortnightly Review - Aprile 1806. (3) Revue des deux Mondes - Aprile 1806,

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==