Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno II - n. 6 - 30 settembre 1896

llO RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI milia lire, che possiede un ottimo cantiere e che la. vera per conto dello Stato e delle società ferrovia1•ie e dei i,rivati; l'associazione degli ebanisti e ·quella, infine, per tacPre di molte altre, tra i fabbricanti di strumenti ottici e di matematica che nel 1887 contava 168 soci effettivi 1200 ausiliari con '1 milioni di capita.le e 500 mila lire di netto all'anno. Tutte queste però h~nno ottenuto dellt} ag-evolazioni dalla Societé du crédit au travail; dal legato lasciato da. Beniamino Rnrop1l e dalla Caisse centralo populaire, che ha 101 o a,•cordato dei prestiti a lunga scadenza e a lieve interei;se. E in Inghilterra, la culla tlol\a grande industr.a, sorse dapprima il nome e l'idea. della cooperazione, i primi tentativi si riattaccano al principio di questo secolo con Roberto Owen, anz~ la vc·ima traccia di società di produzione risalti al 1817 a Birmingham in si>guito ad uno sciopero di lavoranti sarti a causa d..ii salarii insufficienti che loro offrivano i padroni. Dono il 1850 ne sorsero un gran numero in tutti i ce~tri industriali a LondrJ. a Manchester, ad Oxford, a Dei,tford, a Rochdale. Degne di menzione pe1· la loro importanza sono : la Rochdale ma;1ifacturing cooperative society, che all' 87 aveva più di mille azionisti con un milione 647 mila li1·e di capitale.. in azioni e con 165 mila lire di profitti; la cooperativa di Manchester tra glt stampa.tori con 503 socii con lavori di quasi più di 2 milioni all'anno, che possiede tre stabilimenti cioè a Manchester a Newcastle e a Londra. Esistono pure in Inghilterr<1. alcune società cooperative agricole che però ànno dato scar~i. risulta.ti e non ànno per nulla migliorato la cond1Z1one assai triste del salariato agricolo. Così negli Stati Uniti le organizzazioni e le società cooperative di produzione ànno preso grande sviluppo; esse sono servite molto spesso come eccellente metodo di resistenza, e per loro ispirazione gli scioperi prendono una immensa diffusione e i _dati statist'.ci publicati recentemente dal Wright lo dimostano ch'.aramente. In sei anni dal 1881 al 1886 ben 3900 scioperi si sono susseguiti in ben 22 mila opificii partecipandovi un milione e 323 mila operai. Essi Eon? sorti per dimanda di aumento di ~alario o per resistenza alla diminuizione, o per diminuizione di ore di lavoro, e gli operai ànno ottenuto completo successo nella proporzione del 50 per cento. Così sorsero e prosperarono le Cooperati ve Banks o Building Associations basate sul principio della mutualità, le quali concedendo il credito a condizioni convenientissime fornivano ai socii i mezzi di fabbricare una casa, sicchè nella sola Filadelfia con queste sistema si sono costruite più di 60 mila case possedute ormai dagli stessi operai. Sono da citarsi inoltre le organizzazioni dei Patrons Of Husbandry che garentivano gli agricoltori dal monopolio dei negozianti e da ogui specie di intermediarii, e contavano quasi 800 mila soci ripartiti nelle loro numerose diramazioni ; inoltre la Somerset Cooperative Foundy, la Cleveland Cooperative Sbove Company 1.. Rocbester Coor-erative Foundry ed infine la Cooperative Manifacturing Company sul tipo delle quali si modellar_ono tutte le altre associazioni che sorsero posteriormente. In Italia per le infelici condizioni politiche e per l'industria ancora bambina, prima del 1860 le società cooperative erano appena sorte, contrastate anche dai governi che le consideravano istituzioni pericolose alla loro tiri..nnica politica. La Società artistico-vetraria di Altare fu la prima società di produzione sorta nel 1857 e tollerata appena dal governo sardo ove già si era proclamata la libertà di associazione e di riunione. Ma dopo l'opera di unificazione nazionale la grande industria si sviluppò anche fra di noi e crebbero per conseguenza i salariati, o man mano viene scomparendo la piccola indu5tria del libero argiano. 11 principio della cooperazione si propagò dovunque e rapidamente, specie nel settentrione d'Italia dal 1865 in poi e i tentativi di varie forme di società cooperative di produzione, di consumo e di cr~dito si susseguono con un certo entusiasmo; basti dire che nel solo 1887 si costituir,mo da noi Ci8 società cooperdtive di credito, 31 di consumo e molte altre di produzione e co:.ti-uzioni. Tra le principali annovereremo: quelle di Altare (Genova) a1•tisticovetraria che conta 153 soci con un capitale di quasi 400 mila lire, che à prodotto me1·ci del valore di 7 inilioni facendo in media annualmente una produzione di 500 mila lire; la società di produzione (fonderia) di Sampierdar,rna nata. da uno sciopero di Calderai dello stabilimento Anzaldo con 650 socii che va ottimamente lavorando per lo Stato e per i privati, la società cooperati va Archimede di Milano tra i fabLri, la Abramo Lincon fra i falegnami ed ebanisti a Milano con 300 soci ed infine, per tacere di molte altre, la società cooperativa di Maniago nel Friuli tra i coltellinai che conta 195 soci, assai fiorente e celebre in tutta Italia per la sua industria premiata in tutte le esposizioni nazionali ed estere. Dobbiamo però osservare che in Italia per le sue condizioni s'impone soltanto il bisogno della cooperazione agricola di cui si son fatti vari i esperimenti. Perchè come . diceva l'on. Ferri alla Camera: « la questione agricola è più seria di quella prettamente operaia, riguardando una classe di persone molto più numerosa che si trova in condizione anco peggiore di quella degli operai della industria ». La cooperazione agricola riunirebbe insieme alcuni vantaggi della grande e piccola cultura avendosi nei soci i l'attività e la diligenza del piccolo coltivatore-proprietario, unite all'uso delle macchine e di tutti quei mezzi dei quali in generale la grande cultura è provveduta. Qui è da osservare il singolare esperimento dovuto alla costanza ed alla intelligenza del Sig. Rossi che non sdegnò prendere la zappa e farsi contadino, e alla iniziativa dell'ex deputato Giuseppe Mori che fornì la terra e il capitale occorrente. Un fondo di c9stui della estensione di 113 ettari fu dato a coltivare ad una associazione di 17 famiglie di contadini a ciascuna delle quali è lasciata parte dei lavori: allevamento dei bachi da seta, dei majali, delle galline, la cultura degli ortaggi, il resto si fa per conto sociale ed i soci ànno una retribuzione fissa preventiva variabile secondo le funzioni e partecipano poi in proporzione di queste al 50 per cento degli utili, mentre qu.illo che rimane è dedi-

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