RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 89 parleranno in eterno, ad esempio, della loro gloria. La patria di Colombo dovrebbe dire qualche cosa ai giornalisti spagnoli che , engono a Roma, dirgliE-lo nel più bel modo possibile: se siamo nazioni civili dobbiamo combattere solo per la civiltà. E non più cotesta confusione delittuosa della forza col diritto. Ma al grande intento siamo inferiori perchè disuniti. V' è l' intesa internazionale per grandi riforme, anzi tutto di carattere sociale, ma è spezzata quella un di sì formidabile contro tutte le tirannie del mondo. È dovere riprendere l' intArrotta tradizione. Ci dobbiamo intendere qui, o a Parigi, nell' occasione del1' Esposizione, o prima, che sarebbe assai mi>glio. A Budapest si parlerà del problema complesso, ma con idee e propositi troppo pacifici: la politica al latt'-emiele non è oggi, nè sarà domani, la politica dei popoli liberi. Non ricordate i tempi in cui Mazzini con Herzen, e con tanti altri rivoluzionari cospirava, senz;t differc3nze di parte, tllndendo alla formazione degli Stati Uniti di Europa? Sembra che i popoli indietreggino nella via del dovere quanto più i governi si acquetano dinanzi allo spettacolo della barbarie sanguinosa, nella piena luce del secolo. Mai, la gran lega dei popoli, per la libertà sopra tutto dovrebbe suggellarsi, mai, come oggi. A. FRATTL I precursùoerli8l'9e il socialismo. Si può pal'la1·e di socialismo fra i precursori dcl1'8()? In quel gr·ande movimento d'idee sociali che condussero alla rivoluzione. qual parte ebbe il socialismo, in qual modo e sotto qual forma preoccupò gli spiriti, ed in che si differisce dal! 'attuale movimento socialista ? É questo ciò che io mi propongo: esaminare il socialismo del ~ecolo scorso nelle sue linee generali, non già nelle pa1°ticolari perchè si richiederebbe altro che un articolo, e perchè del resto un tale esame è stato fatto dal Lichtenberger in un grosso volume, pubblicato recentemente (Il socialismo nel secolo XV III), in cui espone le dottrine dei pubblicisti piu noteYoli e di molti altri scrittori poco noti del secolo passato, che manifestarono nelle loro 0pere idee di riforma sociale. * * * Il periodo che precedette l' 89, fu di critica demolit1·ice. Sotto il razionalismo metafisico dei filosofi del tempo si .·corge la critica della società e delle i~tituzioni esistenti, delle ineguaglianze sociali e talvolta anche della proprietà: ma d'altra parte la critica si estendeva alle idee nuove, ai ri- ,:;ultati più o meno buoni che esse potevano produrre·: d'onde la diversa maniera di pensare tra éoloro, ed ernno i più, che ritenevano doversi gua1'i1·ei mali sociali con mezzi politici, e gli alt1·i, i meno, che sostenevano la neces:ità di ri,-alir·e ad altre cause pii1 complesse, ad a1L1·isistemi, e a pitì radicali rimedi, alla diversa ripartizione della ricchezza, ad un mutamento nel!' intima costituzione della proprietà. A questi ultimi si è dato il nome di socialisti, ma io osservo che il termine è relativo. Certo, attese le loro idee, essi furono i socialisti del tempo e, più che socialisti, comunisti. Ma anzitutto essi non rappresentano una corrente determinata, non ci troviamo in presenza di una idea, che, posta, si svolge gradatamente, si modifica, si adatta alle condizioni dei tempi, da utopistica diviene reale, positiva, scientifica; ma in presenza d'idee sparse, di frammenti sconnessi, di altrettanti socialismi quanti erano gli scrittori. In secondo luogo mancavano le basi per la costituzione di un socialismo vero e proprio. L'umanità non procede a sbalzi; ed allora altre erano le quistioni sociali, le offese all'eguaglianza civile ,erano troppo vive perchè non dovessero preoccupare gli spiriti, i quali, risalendo alle cause prime, le rinvenivano nel sistema politico e religioso. Da ciò una lotta. contro la religione che produsse Voltaire e d'Holbach; contro il sistema politico che produsse Montesquieu e Rousseau. Come poteva esse,·e possibile il socialismo, quando ancora la massa delle forze produttive non si era trasformata da individuale in sociale, quando i mezzi di produzione stavano isolati, non concentrati, e lo scambio era ristretto, quando non vi era nè il vapore nè le macchine che apportarono la rivoluzione nelle industrie e l'incremento del capi tale, quando infine mancava una numerosa classe di proleta1·i soggetti alle crisi ed alle leggi del salario, che si può dire ti-asformò la questione sociale in quistione operaia? Alla speculazione scientifica mancava la ba e su cui si fonda il socialismo moderno: l'economia politica era in germe, e quando l'idea non è sorretta dalla scienza, ma da un sentimento anche umanitario, sarà una bella idea, una piacevole speculazione, ma niente di più. Nondimeno anche il secolo xvru ebbe il suo socialismo scientifico, e fu quello di Linguet e di Necker, i quali non s'ispirarono come i filosofi loro contemp01·anei a vuote idee di società morali e giuste, ad una rosea quanto fallace visione dell'antichità, m<J, alle misere condizioni di una classe di lavoratori liberi, quelli della terra, soggetti come i lavoratori d'oggi alla concorrenza dei prezzi. ;\fa essi constatavano i mali ma non risalivano alle cause, non li spiegavano, nè potevano farlo. Ed oltre di essi chi si occupò delle misere condizioni di quei lavoratori? Altre idee invasero il campo, e qualche altro che se ne occupò, non lo re·ce con sufficiente cognizione di causa, impet·occhè - come o:serva il Taine - attribuivano il lol'o disagio non al sistema
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