• 88 "RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCÌALI tano si burlò delle potenze europee : promise sempre e non mantenne mai. I massacri si ripeterono. La miseria regnò nel paese del dolore. 500.000 esuli fuggirono in Russia, in Francia, in Inghilter1•a. L'articolo 21 del Trattato di Berlino che prometteva riforme e ne garantiva l'esecuzione, che assicurava la tolleranza e l'ordine, fu una colossale menzogna. L' Europa guardò sempre a quello che si faceva a Costantinopoli, con la indifferenza onde una cortigiana guarda a uno spettacolo di coreografia. Il paesaggio da lontano è bello : veduto da vicino per le vie, il sangue è misto al fango : ma non importa nulla. tutto questo a chi si dondola, come in un'amaca, sulle navi che oziano nel Bosforo. Di quando in quando l' Europa, cioè alcune potenze (per esempio, nell'anno scorso l'Inghilterra, la Francia, la Russia) promettono ai gonzi dell' intero universo di regolare la questione armena ; e il Sultano approva. Approva tutto il Sultano, e 1•ide in faccia all'ipocrisia dei diplomatici europei. A Yildiz impera il cinismo politico sempre; quasi sempre la paura. Si sognano a Yildiz cospirazioni ovunque. L'Europa parli pure, faccia o minacci di fare: il Sultano dorme, fuma e ride. E non muta.. È più facile domani instaurare il comunismo./!. LondJ'a che un po' di civiltà a Costantinopoli. Il Sultano ben sa ch'egli, come già scriveva testé Clémenceau, n 'est qu'un jouet aux mains des puissances. Ho letto un recente articolo del Bonfadini (l) nel quale è una giusta critica della azione negativa, pusillanime, nulla, della diplomazia europea in questi ·ultimi anni. I on un'idea la guida, non un intento, non altro scopo che quello di non ottenere scopo alcuno. L' illustre scrittore parla di Candia, della bella isola sfortunata, ove di quando in quando si accende l'insurrezione, e non ispe1•a che in virtù del rec_ente firmano la povera isola possa avere libertà e pace. Il firmano (parla il Bonfadini stesso, non un ribelle) rimarrà come altra volta chiuso entro un cassetto; poi si ·rinnoveranno i tumulti, si riparlerà di revisione, i magistrati ristudieranno, i consoli riappoggeranno, le assemblee riprotesteranno, i soldati riammazzeranno, e si rifarà la storia di prima. E Bismarck, se ancora ,·ivo, ridirà cinicamente il giudizio di San Paolo intorno ai Cretesi. Imaginate voi che si possa ottenere la maggioranza in un'assemblea ove i turchi han quasi voti pari a quelli dei cristiani, e in cui bisogna che le leggi siano approvate con due terzi de' voti ; e imaginate che le riforme dei codici debbono es3ere consone ai principii regolatori della costituzione dell'impero ottomano? No, non possiamo credere che nella bella isola la pace, effimera pace, duri a lungo. I candiotti, cedendo, s'illudono. L'impero vorrà di nuovo spadroneggiare; l'odio musulmano non si estingue. E, d'altronde, i cristiani s' intend ,no sì brne fra di loro, ed è impossibile che l'istinto nazionale si soffochi. E,so sfiderà leggi ed armi. Gero Kostakos, l'eroe canjiotto, vedrà la soluzione del problema. Gli italiani che ora hanno soltanto sperato d'essere nel!' isola bellissima (1) V, Ni~ooa Antologia, 1 settembre 18%, e infelice, in armi, daranno in altro tempo la mano al popolo che eone loro soffrì le amarezze e i dolori, per sì lunghi anni, dell'oppressione stranjera. Lo stesso Bonfodini scrive, che verrà il dì in cui l'incendio dell'insurrezione popolal'e divorerà la monarchia ottomana. Quello ch'è sentimento di uno o di pochi, .di un partito o di molti partiti, dovrebbe essere sentimento comune. Una nazione dovrebbe pensare più ad altri che a sè, ben più alla co:nune civiltà che a' suoi particolari interessi. Non sarebbe male r;leggere le stupende pagine che Mazzini dettava intorno alla politica internazionale e alla questione d'Oriente, rileggerle ura ch'è il tempo dell'ozio o delle vane e garrule polemiche o del materialismo arido che ogni idealità tenta cancella.re dalla vita de' popoli. Per Candia si, ogni nostra simpatia per essa; per l'Armenia, per il Libano, per la Macedonia; ma per Cuba no: così alcuni dicono. O forse perchè Cuba inalza una bandiera di libertà pura nel suo splendore di gloria.? o perché si ribella ad un governo cattolico? o perché è lontana? o perché alcuna tradizione a noi non la lega come già Candia a Venezia? Oh perché allora si freme tanto solo alla lettura del martirio di J ohn Brown ? o perché allora si osa dii-e che se si guarda all'Africa è soltanto o specialmente per l'abolizione della schiavitù? Cuba ha rnfferto sotto il dominio dei governatori spagnuoli angherie, dolori, strazi, umiliazioni, oltraggi indescrivibi i. Leggete la storia delle lotte dei poveri schiavi, leggete il proclama di Camagney, emanato nel 1860. Leggete le sprezzanti risposte del vecchio tirannico onor castigliano fremente alla sola idea di una sola concessione per i ribelli I Non dovete credere a noi, ma agli storici ortodossi; leggete p. e. il bel libro del Leroy-Beaulieu (1). Il pubblicista sereno. dopo avere tessuta la storia delle colonie spagnuole dice che i giorni della dominazione della Spagna sono contati. « La fin du siècle ne se passera pas sans que Cuba ait conquis sa indé]Jenda.nce, et vraiment personne ne regrettera l'échec des Espagnols, ils auront eu le mérite de peupler près de la moitié du nouveau monde: mais ils n' auront pas su le conserver, parce qu' ils ont oublié qu' une colonie n' est pas fai te pour engraisser les fonctionnaires de la métropole et pour rester fermée au commerce étranger ». La madre-patria che sfrutta le colonie, che ne sopprime la libertà, che ne produce la miseria, che ne offende la dignità, che sputa in faccia ai creoH, non ha diritto a simpatie ed appoggi, non ha diritto a lodi ma a biasimo severo. Anche la causa di Cuba dovrebbe essere causa del!' umanità. Tutti, almeno con parole e sentimenti, per Candia, e nessuno per Cuba? Macco e i suoi sono forse bande di ladri? Ah quando un dì costituiranno la loro repubblica, allora i paurosi moderati d'oggi (ve n' ha ben molti fra crispini e fra rudiniani, e in tutti i partiti) elogieranno ribelli vincitori e cercheranno la loro alleanza e (I) De la coloni,ation che. les {'euples mode,·nes. - Pal'is, Ed· Guillaumin et C.ie 18i2.
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==