92 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI cattive qualità che rivestono una persona spregevole; mentre in un uomo di Stato si fanno comparire come le qualità necessarie che formano l'arte sapiente di governare. Una innocente, che cede alle perfide promesse d'un seduttore o per miseria malvagia si lascia con,1uistare da un mercante di carne umana, viene bollata a sangue dalla censura generale, spesso ipocrita e vile; mentre una regina o una grande dama, che nel mistero delle orgie si sbizzarrisce delle sue libidini, trova il giudizio compassionevole che reputa capriccio o debolezze umane le sue gesta licenziose. Chi prende troppo diletto delle funzioni sessuali, si sente inchiodata la nomea di scostumato: qualche alto personaggio invece, che fa macello di donne, come qualche 1·e stallone di non lontana memoria, si sente decantato co~e un eroico campione di conquiste galimti. Con lo stesso criterio, il miserabile che ruba una pagnotta, non può sfugg;re al marchio di ladl'o: il banchiere, che si appropria i milioni, viene ammirato come persona laboriosa ed esperta, e, se si trova in Italia, lo fanno subito senatore. Un operaio, che sciupa il suo risparmio nel giuoco e nella crapula incorre nel biasimo e nel disprezzo dei facili Catoni: un signore ozioso, che scialacqua diecimila lire in un vezzo di brillanti per una pl'ima donna o perde alta bisca mezzo patrimonio in una notte o mette fondo alle sue sostanze per l' ingordigia portentosa d'una cocotte; non lascia ridire a nessuno di sè. Gli esempii, come o,;nun vede, potrebbero moltiplicarsi ali' infinito: ma sopratutto, interessa infondere il convincimento che il vizio ordinariamente si riconosce per tale, e si detesta, quando alligna. in persone volgari: non si ceede più vizio invece quando si trastulla con gli animi della classe elevata. Similmente la virtù viene spesso trascurata o derisa se fiorisce nei bassi fondi sociali: un bricciolo di essa però trasforma le persone altolocate in tipi ideali, e si additano come esempio alle generazioni. Questa diversa interpretazione dei fatti umani, questa società borghese, fatta ad uso e consumo del potente, cui tutto é permesso, in faccia alla giustizia che si avanza, sono destinate a scomparire. La corruzione, che viene dall'alto, ha incancrenito in tal modo gli organi delle istituzioni sociali, da produrre una paralisi progressiva nel mondo antico. Tutto è necessario quindi che si rifaccia dalle fondamenta, secondo il criterio scientifico del pensiero moderno. La giustizia si potrà incontrare fra gli uomini, quando verranno decimate le onnir,otenze del capitale, e le grandi disuguaglianze scompariranno dal mondo, dando luogo all'esistenza d'una sola unica classe. Quando il lavoro non sarà più ritenuto un esercizio che umilia l'uomo, ma sarà riconosciuto come dovere di tutti, come una ginnastica della mente o delle braccia, che guida l'uomo alle più alte sommità del progresso e del vivere civile, allora, in quella uguaglia.nza feconda, le azioni degli uomini saranno sottoposto ad un giudizio non ispirato da partigianeria di classe, ma animato dal criterio della giustizia. La responsabilità del vizio, che ora pesa tutta su le spalle dell'ultima classe del popolo, mentre è una colpa maggiore in quella elevata, sia per la cognizione che ne acquista mercè lo sviluppo dell' intelligenza, sia per l'esempio che ne somministra, il quale è soggetto ad essere imitato come quello che viene dall'alto, cadrà tutta in uguale misura sulle coscienze degli uomini, i quali, usciti dal mollo dell'ignoranza, verranno tutti purificati nel salutare lavacro del- !' istruzione. Ben venga quindi il parossismo delle ingiustizie umane ; si acceleri questo attrito violento di classe, s'infiltri maggiormente nel privilegio la corruzione; crescano viziati da più intensa passione gli arbitrii dei potenti; si sollevi il fango più in alto, più in alto, più in alto: putrescat ut resurgat. E allora da questo vecchio mondo in putrefazione si feconderanno i nuovi germi dell'avvenire, mentre l'aura dei tempi nuovi vedrà sull'orizzonte della vita spuntare il sole del socialismo. GIOVANNI GIANFORMAGGIO. POVERI BIMBI! Nelle stamberghe, nei bugigattoli, nei sottoscala, nelle soffitte, in mezzo a dolori inauditi, tra il lamentio dei figliuoletti seminudi e le bestemmie del padre ubriaco, si matura sovente il germe novello. La mad1·e, oppressa dal lavoro, mal nutrita, spaventata eia scene brutali, triste per il pensiero della - creaturina che si agita nel suo seno e che verrà ad accrescere il pianto nella nuda cameretta, è pallida, è addolorata. Al primo vagito dell'infante, che la inonda di accorata tenerezza, ella se lo 11 ppressa alle Libbra e dice: Poverino, sei venuto a patire ! Manca la biancheria, manca l'ai-ia, la luce; il latte è scarso, e la madre si consuma lentamente nelle lunghe ore della notte in cui il fantolino, non sazio, strilla, per tornare sfinita al mattino al duro ingrato lavoro. Oh, quante volte la poveretta nello slr<1zio del cuore esclama: Signore, pigliatelo voi! Quante volte la morte, che visita sì spesso la culla del povero, non le parve provvidenza liberatrice ! Ho veduto per i vicoli malsani delle città meridionali, nei villaggi lontani da ogni umano soccorso e fin nelle umide e profonde valli delle Alpi, a decine a decine, bambini mezzo ciechi, storpi, anemici, scrofolosi, a cui la vita non è che una lenta agonia; li lto veduti questi poveri piccini sporchi e laceri, pieni di croste e di cicatrici, con le gambine nude e il ventre gonfio, scoperto nel cuor dell'inverno. Li ho saputi vittime .del fuoco, morsicati dai cani, succhiati dalle serpi, mutilati e mangiati dai majali; Ii ho saputi percossi, maltrattati dai parenti, dal padre alcolico, dalla madre spudorata e feroce e anche uccisi in un eccesso d'ira dagli stessi autori dei loro giorni; ed ho fremuto di sdegno cd ho domandato a me stessa se questi innocenti non hanno diritto alla vita ed alla difesa più e meglio dei l,uoi, degli uc0elli 1:1
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==