Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno II - n. 5 - 15 settembre 1896

90 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE. SOCIALI economico ma agli ordinamenti feudali, alle decime che si pagavano, ecc., e quindi gli strali venivano contro di questo appuntati. Ma è noto che molti fra i politici e filosofi precursori dell' 89 attaccarono la proprietà. E che perciò? Solo per questo li vorremmo chiamare socialisti? Ma noi dobbiamo studiare i moventi che li spinsero nelle loro critiche, vedere se debbano ricercarsi nella pratica o nell'astrazione, nella realtà o nell' idea, perocchè a seconda della prevalenza dell'una o dell'altra si muta l'aspetto della quistione. E prima di tutto veniamo a quella triade che più spesso si ripete: Rousseau, Mably, Morelly. Scrisse Paolo Janet che G. Giacomo Rousseii,u è il fondatore del comunismo moderno. Ciò ha un fondamento di vero: egli infatti combattè la r roprietà individuale, additando i vantaggi della comunione primitiva, dove non esistevano disugua- ~lianze. Ma se noi ci poniamo dal suo stesso punto di vista, scorgiamo che i suoi attacchi dipe~dono da una concezione filosofica, dove lo stato di natura si ritiene preferibile allo stato di civiltà; dipendono dall'esaltazione della sua dottrina, del suo uonio di natura, non già dall'osservazione materiale, di un contrasto fra sfruttati e sfruttatori. Egli é dunque socialista sotto un aspetto ideale, filosofico, morale. Del resto egli sostenne che la proprietà individuale è necessaria alla società e che lo stato di natura, della perfetta uguaglianza, della comunione dei beni è una chimera impos.;ibile a conseguire. Discepolo di Rousseau fu Mably, per il quale il socialismo oltre che concezione erudita e letteraria fu una dottrina morale destinata ad assicurare la virtì1. Egli combattè la proprietà perchè produttrice dell'egoismo, dell'odio e di molte tristi passioni, mentre lo stato di uguaglianza apporterebbe la virtì1 ed il benessere, che mancano alla società del suo tempo. Come Rousseau egli s· ispir6 agli antichi: a Plufarco, a Platone, a Tucidide e come Rousseau fu un socialista per fini morali. Anche Morelly nel suo Codice della natil1'a combattè la proprietà, ma dal punto di vista del diritto di natura ; il suo socialismo fu mosso da idea filosofica, quella di accomodare il meccanismo sociale alle passioni umane, ma egli non ebbe una chiara visione della realtà e come Tommaso Moro fu un utopista. . Spicca tra i filosofi del secolo passato Voltaire, il quale fu un conservatore, un borghese come oggi direbbesi. Egli elogia il lusso, crede necessaria l'ineguaglianza, la divisione della società in ricchi e pove1·i, e fu contrario alla istruzione del popolo. Combattè in altro terreno contro la religione ma con altri intendimenti che quelli di costituire una società comunistica. Gli enciclopedisti (DÌderot, D'Alembert, Helvé. tius, d'Holbach) sentirono l'influenza di Rousseau,· anch'essi criticarono la soverchia accumulazione delle ricchezze, esaltarono lo stato di natura e la eguaglianza primitiva degli uomini ma nel loro SO· cialismo non si scopre che un'idea morale e priva di portata pratica. I filosofi (Marmontel, Chastellux, Condorcet, Condillac, Saint Lambert) non furono socialisti ma filantropi, sentimentali, condotti al sentimentalismo dalle idee dell'epoca. Anzi Condorcet e Condillac seguirono apertamente le do1trine dei Fisiocrati, ne approvarono le idee sulla proprietà, specie il primo che nella vita cli Turgot riconobbe la necessità e l'importanza del dir;tto di proprietà individuale. Invece Linguet e Necker furono i socialisti scientifici dell'epoca, quelli che piu si avvicinano ai socialisti moderni. Diversamente dagli altri scrittori di cui fin qui si è parlato, Linguet non è un entusiasta di Spal'ta o dello stato di natura, non co5fruisce utopie immaginarie, ma si contenta di criticare le istituzioni della sua epoca, la proprietà e la società di cui è la base, i rapporti tra essa ed i lavoratori, e preconizza una rivoluzione dei poveri contro i ricchi. Con un colorito ed una vivezza d'immagini degne di nota combattè la proprietà per le tristi condizioni dei lavoratori liberi, propugnandone gl' interessi a I roposito della quistione sulla libertà del commercio dei grani. Ma egli fu un pessimista, un eretico, ma non apportò alcuna conclusione pratica ... Necker rileva pure la contraddizione fra proprietari e lavoratori, quelli dei campi in ispecie, gli uni si arricchiscono a danno degli altri, i quali debbono piegare il capo ai duri patti di quelli per non morire di fame. Essi sono miseri, e la loro miseria deriva dal minimo salario, che i padroni loro danno senza compensare tutto iutiero il loro lavoro, e dalla sorda concorrenza tra e~si medesimi, prodotta dalla continua accumulazione della ricchezza, che costituisce un fondo di ope1e industriali di lusso, che sorpassano la vita degli uomini. Ma egli come Linguet non fu tratto a queste idee che da un 'altra quistione allora assai dibattuta sulla libertà del commercio dei grani e come Linguet, constatò, senza andare più oltre. Sostenne bensì che il governo deve venire in aiuto della classe meno privilegiata distribuenao saggiamente le imposte, la circolazione dei grani, soccorrendo il popolo nelle carestie.

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