Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno II - n. 4 - 30 agosto 1896

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 69 la mancanza di capitali proveniente dal viziato funzionamento del credito, le stesse spese di produzione aumentate provocavano il deperimento. Ed è precisamente un ingranaggio del quale ogni fattore economico è una ruota., e che si muove bene o male a seconda che una di queste ruote agisce in modo 1•egolare o in modo anormale. La nostra agricoltura, fiaccata dalle imposte si è trovata improvvisamente di fronte alla concorrenza straniera, che i dazi di entrata protetti vi o fiscali non sono riusciti ad eliminare; ha visto tutto ad un tratto prechiudersi il mercato che riceveva la maggior copia dei suoi prodotti, e non ha potuto per mancanza di denaro sperare quella trasformazione che l'avrebbe salvata, procurandole colla cultura razionale e intensiva ·una maggio1· copia di prodotti, con l'applicazione dei suoi sforzi alla produzione di derrate che non temono la concorrenza, un provento che compensasse il decrescere degli altri. Ecco per esempio la somma dei prodotti agricoli più importanti dell'ultimo anno confrontata con quella di dieci anni fa. 1885 1895 ------------- ~ Grano Ett. 41,243.000 Ett. 37,418.000 Mais » 29,663.000 » 21,161.000 Avena » 5,954.000 » 5,560.000 Orzo )) 3,219.000 >> 2,539.000 Riso )) 7,838.000 » 5,959.000 Vino » 24,918.000 » 21,343.000 Olio )) 2,296.000 » 2,120.000 Patate Quint. 7,959.000 Quint. 6,214.000 Castagne » 3,862.000 >> 1 020.000 La straordinaria differenza fra queste duo annate non è rilevata ad arte, cioè confrontando un'annata di raccolto abbondante con una sca,rsa, ma è precisamente la misura del deperimento, perchè dal 1884 in poi, salvo lievi interruzioni questi raccolti son venuti sempre diminuendo. Circa la produzione del granoturco e del grano si dirà che il basso prezzo dei grani esteri che fanno concorrenza ai nostri induce gli agricoltori a sfruttare le loro terre con altre coltivazioni. Ma quali? Anche tutti gli altri generi sono in diminuzione. Il riso che si produce nelle nostre terre è il migliore che si conosca, tanto è vero che malgrado il prezzo bassissimo dei risi chinasi ed indiani, è ricercato dovunque ed alimenta una larga esportazione. Le patate e le castagne, alimento delle nostre popolazioni più povere, giacché molti montanari vivono di castagne tutto l'anno, vengon prodotte in minor quantità. Il vino sul qual.e si fondavano le speranze della nostra agricoltura dopo aver toccato nel 1886 la cifra di 38 milioni di Ettolitri - cifra forse favorita dall'abbondanza eccezionale del raccolto, ma che è però proporzionata ai raccolti degli anni successivi i quali fino al 1891 furon sampre superiori ai 30 milioni di Ettolitri - il vino stesso è in diminuzione, malgrado i progressi della viticultura tendenti a procurare migliore e più abbondante prodotto, e malgrado lo sviluppo delle comunicazioni che favorirebbero grandemente lo smercio. Perchè dunque mentre la popolazione d'Italia cresce di anno in anno di oltre duecentomila individui, e devono necessariamente crescere le braccia che si impiegano nei lavori agricoli, la media dei raccolti, che rappresenta il vitto e la base prima di ogni altro lavoro è in diminuzione? Le cause sarebbero molte e complesse, ma principalissime due: il regime fiscale troppo gravoso e la mancanza quasi assoluta del credito agrario. Finchè le nostre derrate avevano una abbondante ricerca in Francia, dove servivano di materia prima a tante industrie, l'agricoltura avea modo di collocare l'esube1•anza dei prodotti e di procurare di aumentarla, per ricavare da questa quanto occorreva a pagare i tributi ed a mantenere i fondi rustici; ma allorchè per la rottura delle relazioni commerciali Franco-Italiane avvenuta nel 1888 questo sbocco ai nostri prodotti si chiuse, manifestossi in tutte le regioni una forte crisi di sovraproduzione, i prezzi si fecero bassissimi e l'opera e la spesa si kovarono così mal remunerate che venne spontaneo il proposito di limitare la produzione o di cessarla. Se il regime tributario avesse allegerito i suoi carichi il beneficio di questa sovraproduzione l'avrebbero risentito i consumatori, potendo allargare l'uso e goderne, ma continuando le esigenze dell'erario a ferire in mille forme la produzione come prima, la so,pensione e la diminuzione delle produzioni divenne inevitabile. È così che la produzione, in via di incremento prima del 1888 è poi andata decrescendo. Ma questo processo di dissoluzione, che poteva far rimanere stazionaria questa branca di attività, ha compiuto la sua opera oggi che da ogni parte si fanno tentativi per risollevarla e per farle in cambio del mercato francese perduto, ritrovare degli altri. Ben più funesto però, ne' suoi effetti immediati e lontani è il regime fiscale che incatena ed isterilisce l'agricoltura. Si è tante volte cercato di alleggerire l'imposta fondiaria, e il proposito avrebbe grandemente giovato se la proporzione non fosse rimasta straordinariamente grande, e se l'agricoltore avesse potuto conoscerne e sentirne il benefizio, ma per quanto da ogni parte si rendano palesi i danni, per quanto la produzione straniera vincendo gli impedimenti che un protezionismo .fiscale le ha inalzati, venga a lottare vittoriosamente con quella indigena, le imposizioni gravano in una misura cosi forte, che la concorrenza straniera non può esser combattuta, l'industria territoriale allontana anche quelli che per maggiori ragioni vi erano attaccati e procura il dissesto e l'insolvenza in quelli che vi rimangono. Noi abbiamo per esempio la produzione del frumento, che come tutti sanno è danneggiata dalla importazione che si fa di grani russi e di quelli americani. Il raccolto normale di un ettolitro di frumento seminato difficilmente arriva a dieci, per cui la rendita dei fondi riesce scarsa, e il prezzo sebbene elevato, poco remunerativo; ebbene sul frumento grava una somma di imposizioni che raggiunge il 33 per 100.

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