68 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI pur cadente dell'edificio dove ci sta tanto bene. È un desiderio assai umano, senza dubbio. Però non è men vero che il militarismo viene crollando sotto i colpi dei pensatori e dei ribelli, e che questo organo parassitario e di lusso morrà ben presto. A. HAMON. LaStatisteicl'aAgricoltura. Esiste da parecchi anni in Italia una direzione generale di Statistica, la quale raccoglie con la maggiore possibile abbondanza le cifre di molti fenomeni economici, sociali e politici, e le mette a raffronto con quelle degli anni anteriori per vedere se v' ha progresso o regresso, e le paragona con quelle che esprimono i medesimi fenomeni in altri paesi perché se ne possano talvolta dedurre e cause e rimedi, e perché la politica sia illuminata sulla miglior via da seguire ; ma la politica nostra nudrita di retorica e mossa da ragioni di partito, che mascherano interessi personali, ambizioni e rivalità, è ben lontana dal tenerne conto, anzi, considera la Statistica e i suoi studi e le sue cifre, e le conclusioni che si' possono trarne, come un'accademia qualsiasi, di quelle che lo spirito moderno nel suo scetticismo, lascia vivere purché non rechino molestia. Eppure, se quelli che le vicende della politica porta al governo del nostro paese, avessero sempre presenti le statistiche, che dicono spesso i resultati dell'amministrazione loro o di quella altrui, e che col loro significato possono riuscire di ammonimento o di guida, molte cose si potrebbero correggere e molte migliorare. Da ogni parte insorgono lamenti : di classi povere che non trovano lavoro, o che dal lavoro non traggono che una mercede meschina; di proprietari, cui la proprietà è di peso e che se ne vedono rapidamente spossessare ; di commercianti e industriali ai quali gli affari si arrestano forzatamente e che si trovano travolti dal dissesto e dal fallimento; e nondimeno, nessuno se ne occupa, e tutti gli atti che il governo, da chiunque sia capitanato, compie, recano a queste classi che costituiscono la forza vitale dell'economia e della ricchezza nazionale nuovi danni e nuove delusioni. Tutti gli atti che il governo compie, astraggono da questa situazione lamentata degli individui, che è situazione generale, per dar peso alla sola necessità politica. L'esposizione finanziaria non parla dei danni o dei vantaggi recati all'economia, ma dello stato più o meno regolare del bilancio; i provvedimenti legislativi non hanno per movente il bene dei cittadini, ma il pareggio delle partite; il successo di un uomo di governo non sta nell'aver tentato di procurare la prosperità al paese, ma nell'aver saputo con qualsiasi mezzo provvedere alle esigenze dell'amministrazione, anche se queste sono in continuo aumento, anche se il pubblico che vi concorre dimostra di essere sulla viç1,deH'e~Mll'imento, È per ciò che i sintomi più sconfortanti sono apparsi da noi inaspettatamente e forse incompresi. Quello che in principio era appena prevedibile non fu curato. quando poi minacciò non lo si volle comprendere, oggi che sta per divenire inevitabile lo si trascura colla noncuranza dell'artista che innamorato d'una larva, dimentica di soddisfare ai bisogni dello stomaco. Da noi il deperire di alcuni rami di attività, le crisi, i dissesti parziali e generali, quelli stessi dello Stato, son venuti come inaspettati, e laddove un cosciente indirizzo auebbe potuto evitare il male, una spensierata ignoranza l'ha procurato, e quel che è peggio continua a procurarlo senza lasciare intravedere il momento nel quale sarà mutato cammino. Ma queste elucubrazioni non possono persuadere chi vive lungi dalla vita reale, e dei fenomeni economici che giornalmente si presentano all'osservazione non sa sviscerare il significato; occorrono dei fatti, delle cifre, e di fatti e di cifre è ricco l'ultimo Annuario statistico, pubblicato quest'anno dalla Direzione Generale. In esso questo dissesto che tutti sentono e subiscono, ma che molti ritengono passeggero, molti altri puramente apparente, è validamente documentato e le cifre parlano direttamente mostrando con i rapidi sbalzi quale fu la diretta conseguenza di dati avvenimenti, mentre con una serie progressiva, crescente o decrescente, ne dichiarano spesso il definitiYo resultato. Per giungere ad un esatto commento di quei dati bisognerebbe riassumere una storia dolGrosa e ormai troppo nota a tutti ; storia di insipienze, di colpe e di errori, che dimostra come il senso della realtà sia stato quasi sempre dimenticato; la sintesi di tutto ciò è che mai in Italia si ebbe la coscienza degli intimi rapporti che esistono fra l' Economia e la Politica, che mai si seppe riconoscere quello che è legge di tutte le cose, che cioè un paese è grande in quanto è ricco, e può dirsi ricco solo allorché le sue popolazioni godono di un relativo benessere, e le sue attività si svolgono con profitto. Da noi è lo Stato che ha invaso troppo, che ha sacrificato alle esigenze sue, tutto ciò che ha potuto, che ha ecceduto nelle sue funzioni imponendo atti e linee di condotta politica che ragionevolmente non potevamo consentirci. Nessun paese d'Europa, si trova come il nosb'o a destinare ogni anno per le spese pubbliche (governative, provinciali e comunali) due miliardi e 185 milioni, come nessun paese si trova, relativamente alla propria potenzialità, gravato come il nostro di debiti, giacché i nostri debiti pubblici raggiungono la cifra di 18 miliardi. ln questa situazione ed a questi oneri ci ba condotti la politica, mentre il peso lo si é fatto sentire alla nostra economia, la quale dopo il raggiungimento dell'unità nazionale tendeva a svolgersi ed a fiorire. E nulla è stato risparmiato. Se gli aggravi fiscali non colpivano direttamente una qualsiasi produzione, il diminuire del consumo, la crisi del commercio e
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