RIVISTA. POPOLARE DI POLITICA. LETTERE E SCIENZE SOCIA.LI 67 è l' unica poesia compresa dai popoli. La massa delle popolazioni respinge l'idea della pace perpetua o perchè ha innata l' idea della lotta, o per le sue aspirazioni ideali, o perchè la pace non risponde a' suoi bisogni. L'operaio che non à niente da perdere - checchè venga dalla guerra - desidera queste convulsioni che conducono all'imprevisto e forse creeranno uno stato di cose migliore. Veramente ne dite delle belle, signor militare di professione! Gli operai, i contadini, domandano la guerra? L'assunto è arduo, sopratutto in Italia dove l'odio della caserma fa crescere l'emigrazione, e dove la volontà di non andare a battersi nell'Eritrea provocò numerose diserzioni. Quanto alla Francia io son sicuro che un plebiscito per la guerra o no, condurrebbe alla constatazione di un'enorme maggioranza in favor della pace. Suppongo che in Germania l'opinione della massa sia analoga; per lo meno così mi dissero alcuni tedeschi. La logica è poco· familiare all'anonimo, e per questo esso è anche veramente militare. perchè osservando poco ragiona poco. Dice che il coraggio, l'abnegazione, il sacrificio, la disciplina, costituiscono in t~tte le armate e a tutte le epoche la virtù militare. Ma aggiunge, dopo, che per i soldati di mestieee (si tratta delle armate antiche) ciò che li incifava era il lucro materiale. Kel passato - tranne alcune famiglie con tradizioni speciali - la carriera militare era considerata come una risoesa in mancanza di meglio. Ma l'Autore è ingenuo, o audace, quando afferma che se nelle armate di mestieranti i saccheggi erano possibili, nelle armate nazionali al contrario la disciplina si rafforza in presenza del nemico. Io ignoro se la disciplina dei soldati italiani si sia rafforzata avanti gli Abi,sini, ma posso dire che la disciplina dei soldati francesi non si è rafforzata avanti i tedeschi nel 1870, nè davanti i tonchinesi, nè davanti i daomenesi. Nessun ufficiale c' è il quale non dica che la disciplina è meno dura in campagna, e che il saccheggio è una regola religiosamente seguita dai corpi di spedizione. Del resto migliaia di fatti contradicono all'affermazione dell'autore. Nel mio saggio scientifico sostenni che la professione militare separa colui che la esercita dal resto dei cittadini. Il prete, il magistrato subiscono éon analoga intensità l'influenza professionale. Que • sta tesi, provata da i fatti, par falsa all'autore anonimo, il quale dice che le armate d'oggi non costituiscono più una casta ma palpitano all'unisono col cuore della nazione. Pure aYanti disse che nella vita militare v' à criteri diversi che nella vita civile, e parla ora dello spirito di corpo che riunisce, come in famiglia, i soldati attorno alla ban· diera. Or come conciliare queste contradizioni ? Perchè, lo spirito di corpo è la prova più evidente che il militare forma una casta nella nazione: mentre l'Autore protesta contro questa idea, ne mostra - ironia dei fatti ! - esso stesso la verità ... L'-~utore non può abituarsi a considerare il miiitarismo come una scuola di demoralizzazione secondo disse Corre ; o come scuola del delitto, secondo il Colajanni. Al massimo ammette una maggiore criminalità in tempo di guerra, e l'attribuisce alle miserie inevitabili durante i guerreggiamenti. Così: l'accrescimento della criminalità è dovuto alle guerre ; le guerre son fatte da i militari, dunque i militari provocano l'accrescimento di criminalità. L'Autore nota con gioia che le statistiche mostrano nei periodi di guerra una diminuzione notevole dei delitti. Un po' di quello spirito ·di osservazione che l'anonimo autore non ama gli avrebbe impedito di argomentare falsamente da quelle statistiche. La statistica non à in sè alcun significato; bisogna interpretarla con l'osservazione e il ragionamento. Ora tutti. gli atti di guerra sarebbero in tempo di pace delitti, e verso gli atti di guerra sono in que' tempi volte le energie: ecco perchè le statistiche notano minori delitti legali. Il ditirambo dell'Autore sulla vita dell'ufficiale è poi meraviglioso. « La vita dell'ufficiale non è un mestiere, nè un'arte, nè una scienza; è un apostolato, una lotta paziente, devota, energica, di tutti i giorni ». « Per guidare al fuoco i nuovi soldati è necessario all'ufficiale di possedere l'ascendente della maggiore istruzione e della più profonda conoscenza del cuore umano ». C' è da restare a bocca aperta avanti a simili affermazioni: l'ufficiale apostolo ; l'ufficiale psicologo!!!. Nelle armate medievali e moderne· si poteva pretendere che gli ufficiali superassero i soldati, d'istruzione e di educazione. Ma oggi, quando tutti passano sotto l'uniforme, la pretesa è esorbitante per non dire assurda. :rutti conosciamo uomini di molta coltura, dot • tori, licenziati, o uomini di scienza e d'arte, o industriali e ingegneri che sono stati semplici soldati, essendo più istruiti de' loro superiori. « L'ufficiale è un educatore nel pitt alto significato della parola». L'anonimo scherza, e in modo alquanto grossolano; tranne ch'egli ritenga che comandare, ingiuriare e talvolta insultare, e talvolta colpire, sia... educare. L'autore canta la grandezza militare: già ; glorificare la casta alla quale si appartiene vuol dire lodare se stessi, e poi! il militarismo è una delle basi della società odierna. Chi ha i benefici dell'or dine sociale presente, vuol conservare quella base
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