66 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Sconfinasi la terra, apresi il polo, S'avvi van gli astri al tuo soffio fecondo, E d'una sola forza e d'un cor solo Palpita il mondo. O di luce e d'amor fonte infinita, Per te santo è il dolore, utile il vero; Solo per te dell'uni versa vita S'apre il mistero. » (Poesie ,·eligiosc. Charitas). . Altro le direi, illustre professore, ma questa lettera è già troppo lunga; e certe cose non vogliono esser discorse alla leggera. Nè mi sarei attentato di metter bocca nella rilevante questione trattata con sì nobile entusia mo dal Trezza, se Ella con autorità pari alla benevolenza non mi avesse citato ad esempio di mente colta ed illuminata, son sue parole, che si accosta senza p1·e_ giudi;:;i e senza sentimentalismi alla sevem ma consolante filosofia dell' Evoluzione. lo ho creduto dover mio confessarle fino a che segno codesta filosofia a me sembri consolante e con quali intenti mi sia ingegnato di rappresentarla nell'arte mia: se non che temo non aver detto abbastanza nè assai chiaramente per farmi intendere. Supplisca ella al mio difetto, e mi abbia per $U0 Obl.mo MARIO RAl'ISARDI JNTORNO ALLO SPIRITO MILITARE. All'anonimo autore di « Istituzioni militui·i e il loro avvenire». Ho letto il lib!'0 e me n'è rimasta l'impressione che l'autore sia un militare di professione, quantunque la cortesia delle sue critiche possa talvolta farne dubitare. L'Autore è urtato dalle opinioni sovversive professate da ì\'apoleone Colajanni e da me; e per quanto io mi spieghi ch'egli debba deplorare la diminuzione al prestigio dell'armata, ciò non mi sembra ragione sufficiente per glorificarne la disciplina. La disciplina, dicé l'A., non annulla la libera espansione dell'animo, essa aspira soltanto a dirigerla; l'obbedienza ch'essa crea è volontaria e intelligente. Essa à la sua radice nella volontà stessa di colui che obbedisce; essa non si appoggia sul1' istinto ma sulla ragione. La disciplina militare non è una debolezza di volontà o una diminuzione di personalità ; ma una sublimazione di energia morale un'altissima affermazione dell'individualità. L'obbedienza militare volontaria e intelligente?! Ma dove mai il signor ufficiale ha visto tutto ciò ? Io sono stato nell'esercito e ho visto uomini che obbedivano per non essere puniti, la qual cosa è ben lontana dall'obbedienza volontaria. Io ho visto uomini che senza rispondere sopportavano ingiurie e anche battiture. Non è forse questa una <liminuzione della personalità? - a meno che l'autore non la creda una sublimazione d'energia morale. Checchè ne sia, una simile disciplina che obbliga talvolta a sopportare battiture e insulti non pu6 essere un'alta affermazione d'individualismo. Non è possibile considerare tale l'annientamento del1' individuo, la sua mancanza di ogni volontà, avanti un altro individuo. E si noti che quel che io vidi al reggimento tutti hanno veduto in altri reggìmenti, in tutti i paesi. Tra l'opinione del nostro autore e quella di un genio, il Renan, io non esito a scegliere quella del Renan, e ripeto con lui : chi ha obbedito è un capiti:; 1nino1·. Forse l'autore obbietterà al filosofo quello che già oppose agli scrittori di romanzi antimilitari, cioè ch'essi non pensano da soldati e che applicano i criterii della vita civile a quella militare. Or questo argomento è tutt'altro che favorevole alla tesi dell'autore, anzi viene a confermare l'altra tesi eh' io sostenni nella mia Ps!)chologie du Militaire Professionel (1). Io sostengo che la morale militare è diversa dalla morale civile; che la separazione del militare dal resto della nazione gli crea uno stato particolare di spirito. E non è questo che confessa l'anonimo autore militare di professione, affermando una differenza ne' criteri militari e civili ? Questa differenza crea una differenza di morale. Bisogna « pensare da soldato » si dice, e con ciò si dichiara che il soldato è una casta nella nazione. Io son lieto di vedere i militari di professione _giungera a una tal costatazione. E l'autore è in buona compagnia: è col principe Giorgio cli Sax.e, con Federico Carlo di Prussia. e con un ufficiale dell'esercito tedesco che scrisse un recente opuscolo sul soggetto. Una volta di più, per la dichiarazione del nostro, vien dunque confermato il detto cli Napoleone Colajanni: l'esercito è la scuola del delitto. * * * L'Autore pensa tanLo « da soldato » fino a la- . mentare che l'uomo d'oggi osservi troppo. Un altro militare di professione, un tedesco, disse: se il soldato ,,uol esser buono a qualcosa deve essere esattamente il contrario di un uomo pensante e ragionevole. Infatti: osservare, riflettere, ragiona1·e è troppo dannoso al militarismo. D'altra parte ciò contraddice all'obbedienza volontaria e intelligente. Ma l'anonimo ha l'abitudine della contra.dizione. Scrive, per esempio. che coloro i quali giudicano che gli ufficiali e l'esercito ànno principii meschini (il desiderio della guerra) sono in grave errore, e non conoscono i nuovi elementi dell'organismo militare. Ma poi dice che la guerra (I) Questo volume à avuto una seconda edizione 11el 1895, accresciutadi una d((esa che non t,; nelle traduzioni. italiane e tedesche, ma che sarà in quella portoghese già sotto i torchi.
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