76 RIVISTA. POPOLARE DI POLITICA. LETTERE E SCIENZE SOCIALI gliano il popolo alla lotta pel lrionfo del partito socialista, e alla pazienza; se pure aspettando le guerre non lo decimano. Sono essi dunque a tal punto acciecati da. non vedere come l'armata sia l'istituzione più cara nella coscienza di tutti? Mentre il socialismo non ha che un numero ristretto d'aderenti, e oho è lontano, forse· ancora, dalla sua vittoria, l' immensa maggioranza degl' individui prende in orrore la guerra e detesta istintivamente l'armata: e tanto l'operaio che il borghese non desiderano d'essere soldati: le sole spalline lo seducono, ma un'armata non può comporsi di soli ufficiali l Questo contra.~to fra. le coscienze che hanno valutato e le istituzioni che sono rimaste inerti, disaccordo che sembrami il fatto1·e principale delle rivoluzioni, non è sventuratamente atto ad essere misurato, e sorte dal quadro della quistione economica. Come volete che un socialista. comprenda che meno la gente concepisce la necessità dell'istituzione a cui essa è sommessa, più questa istituzione si approssima alla sua rovina? È veramente da temerari il parlare di soc·alismo scientifico e trattare d'utopie le idee anarchiche, quando si dà prova d'una deficienza tanto assoluta del senso pratico e d'una incapacità simile a por piede nella realtà. Un'ultima quistione mi resta a delucida.re. Q.ial' è insomma il contenuto di questo socialismo scientifico? Quale il suo scopo supremo? Quale via, indefinitamente libera, si è egli proposto d'aprire d'innanzi i nostri passi ? Da.re ad ognuno la possibilità. di sfamarsi non è che una mira parziale e temporanea, nè poi difficile ad ottenere, pe1•occhè noi sappia.mo che gli uomini adulti soli, mercè gli strumenti di cui noi disponiamo , possono produrre , tra vagliando per poche ore al giorno, tutto ciò che è necessario a sodisfare i bisogni materiali d'ognuno. Risolto questo problema, che cercare? Dello sviluppo dell'individuo non può esservi quistione, non permettendogli il socialismo che egli operi da se stesso, ma prescrivendogli di servire il partito, d'assorbirsi nel partito, a ciò la sua azione sia una, e manifesti una volontà. unica. Ma questo partito realizza esso le sue proprie mire ? o si sacrifica alla sua volta ad una mira più elevata 9 L'ultima frase del nostro ordine del giorno fa presentire la risposta. Si ! il partito serve la causa dell'Umanità.. Qual~ é dunque questa Umanità alla quale tutto deve dedicarsi? e che sola ha il d1·itto di tener dietro ad una mira egoista? Se l'umanità non é altro che l'assieme degli individui che la compongono, la sua mira non è evidentemente che il fascio di tutte le mire individuali: la negazione di queste, porta seco evidentemente la negazione di quella. Niente varrebbe il dire: fa d'uopo si lavori per l'umanità futura, dapoichè quell'umanità non sarà a sua volta che la somma delle unità individua.li che la comporranno ed essa non avrà. fine proprio, ali' infuori di quello delle sue unità. Dunque, a meno che si voglia ammettere che l'Umanità sia un'essere, avente personalità pròpria, ciò che non mi è dato di verificare e ciò che la Ìnia ragione medesima è incapace di comprendere, - l'umanità alla. qua.le voi vi sacrificate è un'umanità ideale, un'astrazione, un sin1bolo, come a dire una concezione del ,·ostro spirito. È la vostra. idea che voi servite, senza accorgevene, dappoichè l'avete talmente incarnato, da immaginare che ella esiste fuori di voi. E lanciando il vostro anatema a coloro che tengon dietro ad un fine egoista, voi ado- . rate un'emanazione del vosto Io. Vien detto che gli dei se ne vanno: ma ohimè r gl' idoli rimangono. Appena mi sono io liberato dalla stretta della chiesa appena ho io gettato lungi da me il fardello dei vecchi pregiudizi e delle pressioni morali che mi soffocavano, che mi si vuole imporre di nuovo sotto un'altro nome, la medòsima. schiavitù. Si vuole che io chini il capo, e pieghi le ginocchia davanti l'Umanità Dio, che non mi si rivela, e i di cui sacerdoti in veste corta, vengono ad interpetrarmi la volontà. Ma, nè questo, nè a.Itri culti mi sommetteranno ai suoi dommi. Dapoicchè io so che se un'umanità. esiste, in noi essa ha i suoi elementi costitutivi, in noi ella esiste ed in noi dobbiamo rinvenirla. Da me solo posso darmi ragione dei legami che mi riattaccano agli altri uomini, questi legami io devo trovarli da. per me. Coloro solamente che tentano questa ricerca. senza darsi altra briga che quella d'esser veri, senza. che alcuna autorità possa influenza1•li, quelli soli io chiamo miei simili. J. MESNIL. L'AVE (Romanzo di A. Albertazzi). Mai come lassù a Ronco l'orizzonte s'era disteso agli occhi di Paolo Desilva: uno spettacolo meraviglioso; ed egli rimase a Ronco ospite del curato, don Saverio Gardi. Il dia.volo in canonica! li professore Desilva, indisposto di nervi, era andato in cerca di quiete, voleva passare un mese in montagna e nella solitudine: meditava di scrive1·e un'opera di scienza sul sistema di Carlo Marx. E non solo di scienza. Non solo sostenendo la teoria del maestro e risolvendo gli ardui problemi lasciati irresoluti da lui, meglio d'ogni altro in Italia confermerebbe egli il socialismo positivo~ ma nella introduzione, dimustrando la condizione deL proletari italiani, emulerebbe il maestro nell'eloquenza. nell'arte polemica e nell'ardore della fede, che so fecero di un dotto un profeta, di un proselite potevan fare un apostolo. E il giorno dopo il suo arrivo lassù scrive su di un fascicolo di carta bianca il titolo del suo lavoro, ma non à voglia e forza d'incominciare, e non comincia per un pezzo. Però la mattina d'una domenica, andato in chiesa (per dovere di ospitalità) vide la moltitudine de' fedeli inginocchiati: una folla. di schiavi r avrebb' egli, socialista, saputo persuaderli a. un vangelo diverso? Oh ! il mondo non deve andare innanzi così, pensa ; e nel pomeriggio di quella stessa domenica comincia a scrivere il libro temuto ed atteso. Tal volta gli corse incontro il pensiero di Livia (la. sorella di don Gardi), quale l'aveva vista in chiesa;
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