56 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Invece, secondo gli ontologi, il bello è, perchè Dio (ognuno ha suoi gusti) creò le cose belle e le brutte. O meglio : perchè Dio le creò tutte belle; ma il peccato di Adamo (sempre maledetto peccato) turbò le fonti del vere', del bene e del bello, che sono le tre forme dell'assoluto, come già m'insegnarono; sicchè il concreto naturale non è più stato simbolo trasparente del suo esemplato superiore; e l'uomo, che gli è rimasto un certo che, una certa, ma molto incerta aspirazione alla grandezza e perfezione sua primitiva, si sforza, come può, con le arti belle, a rattoppare · la malconcia opera di Dio, r11ddrizzando le gamb,.. a i cani, e yoi vedete con che costrutto. Che se il bello non esiste propriamente fuori di noi in natura, meno ancora in arte; tanto che gli artisti, come si vede nei capola,·ori d'ogni tempo, si valgono d'ogni cosa che in natura è stimata da noi brutta nell'ordine morale e materialo, per generare in noi stati emozionali che noi chiameremo belli, come belle chiamiamo le cose che hanr.o potere di g,merarli. Ma non vi spaventate, il mondo non va a ruzzo. Ioni per questo l I filosofi non lo hanno potuto mutare, e non par che lo mutino; e guai a lui se avessero potuto mutarlo! Che allora, altro che pel)ca-to d.Adamo I E l'arte nei,pure perde le sue leggi ; perch~ se il bollo non ha entità obbiettiva fuori di noi, vi ha però la sua base. Koi po$itivisti non conosciamo il bello, né perciò il brutto, in lor propria essenza, bensì sensazioni di opposta ed a noi sconosciuta natura, che vanno subordinate ai rapporti fra le cose e il nostro spirito, e che noi chiamiamo brutte e belle: Ma ogni fenomeno ha le sue leggi ; e noi dobbiamo e possiamo ben ricerca1·e nelle cose quelle lor qualità e proprietà per le quali esse, in virtù di tali leggi generano in noi il fenomeno estetico, in forma positiva e negativa. Noi non sappiamo ancora come le cose pili orribili della vita po~sano poi rendere gradevoli emozioni quando sono rappresentate dall'arte, e tanto più renderne quanto più simile al vero è l'arte che le rappresenta ; ma sappiamo dunque che l'oscuro fenomeno estetico ha suo fondamento nei centri emotivi, e per mezzi suoi proprii, fantasmi mentali idealmente imitativi del vero. Non a me occorre da questi fondamentali principii sviluppare una compiuta teorica dell'arte, che non sono un trattatista; e mi basterà quel tanto solo cavarne che si conYiene al mio proposito. E la. prima verità che ne risulta., per questo aspetto, ò che la rappresentazione la quale sia destinata a muovere i centri emotivi, non già per combinazioni di meni fantastici, ma per intimo movimento di passione, deve offrirsi al centro psichico a cui essa si riferisce, con azioni che abbiano rispetto ad esso quella perfetta rispondenza che vi ha la realtà nelle vicende della vita; vi si d11ve cioè anzitutto logicamente riferire, per poterlo efficacemente eccitare. Il fatto interiore il fenomeno psicologico rappresentato deve avere per: ciò un riscontro vivissimo e chiaro nell'umana psiche, secondo i suoi diversi centri e loro varie combinazioni. Noi co~e non possiamo, a rigore di termini,.. inventare forme, ma solo modificarle ed associarlevariamente, così pure, e tanto più, non possiamo inventare sentimenti, perchè la invenzione , in questo, più che in 11.ltro,è rigorosamente condizionata alla conoscenza. E se voi pur ne inventate uno, arbitrariamente lavorando di fantasia, quell' uno talmente inventato sarà falso, e non avrà efficacia ; non solo perchè la fantasia umana non lo conoscendo, non èusa di vederlo operare, ma principalmente perchèesso non risponde a nessun centro psichico nel nostro organismo; e non vi avendo nè organi nè sede, non vi può avero funzione. Ora, un uomo che amando assai una donna, ed essendo da lei molto amato, e pofsedendola tutta. si_ uccide e la uccide, perchè gli fa nausea il sensuale congiungimento della bestia, al qual pur si abb..u1dona~ un uomo che ama tanto la carnalità da fa.l'c schifo a sè stesso, e che l'odia tanto da esserne tratto al suicidio; un uomo che odia tanto la sensualità della. sua donna sino ad uccidersi, e che uccide lei pure perchè l'ama tanto che non vuole che altri goda mai delle gioie sensuali che egli ha goduto e che ha però, tanto odiato da toccar tale eccesso; un uomo, finalmente, e per di pili, che si purifica della lussuria pe1~ mezzo dell'assassinio, è tal concezione che a comprendervi qualche cosa., bisogna rifar daccapo tutta intera la compagine del cervello urnano , o trovarsi già tutto scompaginato e sconvolto il cervello proprio. È il romanzo della pazzia ; e la pazzia non appartiene alla 1,sicologia ma alla psichiatria. E noi che non siamo pazzi, non possiamo concepire sentimenti siffatti, nè ci è arte al mondo che possa fa1•celi concepire. Non mi si risponua essere quel personaggio un simbo:o ; perché anzi, allora solo può riuscire ad essere simbolo un personaggio, che la naturalezza e verità delle azioni sue lo rendono c.:tpace di rappresentare chiaramente il generale nel particolare non quando sia fatto strano segno di astrazioni che nessuno comprende. Un sentimento solo potrebbe ispirarci un simile personaggio, la pietà repulsiva che ispirano i pazzi, se come pazzo ce lo presentasse il romanziere : ma egli ce lo presenta come un savio di tre cotte; ce lo presenta come un uomo vero : e il sentimento , il senso col quale ce· lo presenta, pervadendo la con-. cezione e dominando, come è voluto dalle leggi psicologiche dell'estetica, lo spirito nostro per la trasmissione dello spirito che l'ha concepito, c'impedisce di considerarlo come pazzo; e ce lo rivela quale egli é veramente, un personaggio falso , da ispirar solointoresse a. chi abbia un piede di qua e uno di là fra la pazzia e la ragione. Una pietà vera c'inspira sì lo scrittore che spreca. il rarissimo ingegno in si false concezioni, o cosciente o incosciente che egli ne sia, ma il quale ci rappresenta a ogni modo nel suo personaggio un bisogno, un desiderio pur troppo tardivo di rigenerazione, che nasce quando il vizio ha già troppo profondamente
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