RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 55 <.1uelotta storica si riduca al conflitto degli interessi -delle classi. In realtà la quistione economica è solo in giuoco, finché l'uomo sia, costantemente perseguitato dall'angustia del suo nutrimento per l' indomani; una volta assicurata la sua sussistenza per .alquanti giorni, egli tende ad attivare tutte le sue facoltà, pensa, considera gli oggetti che lo circondano, li paragona e riflette. A questo punto un nuovo -elemento si subordina al conto e altera la pura azione -dell'ambiente economico. Fare astrazione di questo elemento, é lo stesso che negare la vita fisica dell'uomo, è dimenticare come egli prenda diletto a pensare, ad osservare, a r;flettere quanto a mangiare, e che a fianco dei bisogni corporali, esistono dei bisogni intellettuali, non meno imperiosi. Gli uomini che riducono la sociologia allo studio -delle quistioni economiche, sono gli allievi di coloro -che pretendono come le nostre conoscenze fisico-chimiche bastino a spiegare tutti i fenomeni biologici. Del resto nell'analisi che precede l'azione del partito socialista ci è apparsa per ogni dove, come una manifestazione dello spirito materialista, che, partendo dall'amore del fatto in se stesso, negando tutto ciò che non cade sotto i sensi, arriva a denominare la eoscienza un epifonerno e a concepire una causalità fisica, determinante ogni. movimento dell' individuo, col fatale rigore d'una legge matematica. Il socialismo scientifico si chiamerebbe con più .ragione, sociali~mo materialista. Il successo. del materialismo, alla nostra epoca, é naturalissimo. Chiunque oggi ha ricevuto istruzione :abbastanza per possedere nel suo vocabolario alquanti termini sonori che sentono da vicino il greco o il latino, che hanno quella gravità dottorale delle frasi <'!1e si pronunziano ex cattedra, si crede atto a ri- "5olvere, a bella prima, ogni quistione di politica, di :filosofia o d'arte, per complessa che sia. Tutta questa gente invas1. dalla pretensione che viene da una limitata cultura, ha abbracciato con raro assieme la dottrina materialista: essa é semplice, non richiede, da chi vuol comprenderla, un grande sforzo d' intelligenza, ha risposta a tutto; finalmente essa è la più adatta a determinare il li vello sociale, dapoicché non permetre a chicchessia di riconoscere una qualsiasi superiorità. Il materialismo venne alla luce favorito, ugualmente, dalla predominanza nel dominio scientifico, d'un lavoro applicato quasi esclusivamente all'analisi minuziosa dei fatti. Lo stesso positivismo vi ha contribuito, rifiutandosi d'approdare ai problemi metafisici adducendo che le nostre conoscenze attuali non ci forniscono risultati abbastanza sicuri. Ora, chi si rifiuta d'affrontare alcuni di questi problemi, che nella pratica s'impongono giornalmente, :ad ogni individuo, é assai vicino a risolverli negativamente. (Continua) J, 1\1 ESNIL. Per cambiamenti di indirizzi rivolgersi al Sig. G. M0NTALBAN0: Via S. Nicola da Tolen. tino Num. 45, Roma. DelNlaatudraeBl eHo. (Rileggendo il T,·ionfo della Mo1·te di G. D'Annunzio). Che cosa è il bello ? M,ittetevi in mano una storia qualsiasi della filosofia, e cercatevi dentro che ne hanno pensato i filosofi d'ogni tempo: o , a far più presto, aprite un mediocre manuale di estetica , ad uso <lelle scuole, e leggetevi, in altrattante pillole maestrevolmente p1•eparate a sostentamento e salute delle giovani intelligenze, tutte le definizioni che di tale materia ha potuto stillare la metafisica dal ce1·- vello dei metafisici, ponendo sopra il solito letto di Procuste l'arte e l'ingegno umano: e vedrete che nessuno ne ha tr0vata una esatta, come se lo sono scambievolmente fra loro dimost1·ato, e come in lor vece vi dimostrerà l'autore del trattatello, salvo chi trovò quell'una a cui egli crede, e sol perché egli ci crede. E voi che lo sapete non credete neppure a quella. Bravo I Chiudete il libro. Il bello é questo e il bello é quest'altro, e dopo che ve lo sarete sentito ripetere cento volte in cento forme diverse che paiono fatte apposta per disdirsi, voi ne sapete meno di prima, perché smarrite l'intuito di ciò di che cercate la definizione. Ma il fatto é che il bello , propriamente parlando, così come lo intendono la più parte dei metafisici, non esiste. E questo sarebbe niente ; perchè gli ontologi pure lo dicono: - il bello non esiste; ma il bello, è I I I (guardate che scoperta) ed emana da Dio, - con tali processi di diffusione e trasmissione e sì svariati, che a farseli tutti o in parte spiegare. io rimando i miei volenterosi lettori al parroco della loro parrocchia; e a quelli che non vorranno andare, io ripeterò che il bello, così pur non é come non esiste, obbiettivamente parlando ; perchè non risiede fuori di noi, ma in noi ; e il fenomeno estetico perciò non è di natura obbietti va, ma psichica ; e se l' uomo morisse (che Id dio lo conservi a sua glorificazione) nòn vi sarebbe più né bello, nè brutto ; nè bene nè male; se non per quel tanto che gli animali arrivano a concepirne ; che però sin'oggi non hanno appreso a scriverne. Figuratevi che l'uomo sia morto (Dio ne scampi), perchè una rosa sarebbe più bella di una lattuga? Per la grata vivezza dei colori? Ma tolti gli occhi, i colori finiscono , perché finisce l' effetto p 3ichico della luce, e rimangono solo gli efft1tti suoi chimici e fisici. Per l'odore? Ma quando non ci sian più nasi, che vadano fiutando le particelle odorifere che i fiori spandono nell'aria e che non vi siano più centri percettivi, nè più organi sensorii che vi trasmettano la sensazione, non vi è pH1 cose putride nè odorose, ma solo cose più o meno capaci di spandere nell'aria. una parte minutissima della loro sostanza. Per la forma? E in che una forma vale più che un'altra quando non vi sia più immaginazione che ne acqui~ sti coscienza? Resta dunque la rosa come la lattuga, quando non ci sia più chi abbia motivi di preferire l'una all'altra, né l'altra vale più dell'una, in ordine alla natura, salvo in quanto sia più o meno complessa nell'ordine suo naturale come struttura organica.
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