52 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI temente contro quei socialisti che tuttora ostentano 11 supremo disprezzo verso forme politiche. Questa monarchia socizlista d'altronde dovrebbe essere qualche cosa di nuovo e di grande e di altamente benefico; poichè stando alle parole dell'A. « c'è una « evoluzione lenta ma progressiva, inesorabile nel « fatale andare, di milioni e milioni di anime che « sognano un gra.do più elevato di civiltà e di di- (( gnità per gli esseri ragionevoli : un movimento «; ascendente di nuove gerarchie sociali, che piano « piano incalza antichi pregiudizi e vecchi istituti. » La monarchia non sarebbe per avventura il riassunto di tutti i vecchi pregiudizi e di tutti i vecchi istituti incalzati dal movimento ascendente delle nuove gerarchie sociali? Lo si crederebbe stando alla epigrafe che il nostro brioso autore ha messo in testa al suo opuscolo; ed è epigrafe augusta perchè pescata nel discorso del trono pronunziato da Vittorio Emmanuele il 22 Marzo 1867 quando disse la fra se tante volte ripetuta: « i popoli amano le istituzioni in ragione dei bene- « fizi, che apportano. :, Ed è vero. Ora siccome i guai nostri sono grossi assai, logicamente, stando al giudizio del così detto Gran Re, devono imputarsi alla monarchia, eh' è la istituzione madre vigente in Italia, dalla quale tutte le altre derivano; e vorrei vedere con quali cavilli e con quali sottili distinzioni, potrebbe venire ad una diversa conchiusione. A quella che a me sembra legittima e irrefragabile si potrebbe riuscire pure facendo una libera ricerca di dettaglio sui veri responsabili della Triplice alleanza, della spedizione africana, del!' impunità assicurata ai grandi delinquenti, de1le sp~se militari - undici buoni miliardi ! che ci ànno dato un esercito, il quale, secondo il noto giudizio dell'ex capo dello Stato Maggiore, generale Primerano ci darebbe una sconfitta irreparabile se condotto ad una guerra europea. E tutta questa roba rarpresenta la causa massima di quel malessere politice>, morale ed economico che ci spinge alla ricerca di rimedi pronti ed efficaci. .. * * Quali i rimedi sugger;ti nella Monarchia socialista? Anzitutto L. A. Vassallo ci tiene a sbarazzare il terreno dagli impiastri inutili, buoni ad imbrattare la gamb~ su cui vengono applicati. Tali ritiene il decentramqnto e la perequazione: « due balocchi, due « giocattoli bizantini perfettamente indifferenti pel « popolo, che a chi si presentasse a dire: Io vorrei e: accentrare ... e sperequare risponderebbe: Faccia pure il comodo suo; chi se ne buschera ? » Magnificamente. L'indifferentismo del popolo d'Italia è tanto bestiale che alcuni suoi deputati si levano a gridare come ossessi quando qualcuno in Parlamento sorge per parlare di autonomia •·egionale, ( vedi il resoconto ufficiale della seduta del 4 Luglio della Camera dei Deputati durante il discorso dell'on. Napoleone Colajanni) e tollera ancora, questo popolo dissestato, che si buttino in mare dai quattro ai cinque milioni per la ricerca della quadratura del circolo, cioè : per la perequazione fondiaria. Inquanto al decentramento, c'è stata una eri•atacorrige. Gandolin commentando L. A. Vassallo ha. riconosciuto che il decentramento, non è poi quel- ]' inutile arnese deriso da quest'ultimo; ma che bisogna distinguere tra decentramento burocratico - il balocco, il giocattolo bizantino - e decentramento istituzionale - quello ntile e buono. Di acco1·do, in gran parte e non in tutto, perchè anche il giocattolo bizantino è preferibile al disastroso e mastodontico accentramento. Il decentramento pareva, a.dunque, all'autore della Monarchia socialista (prima della distinzione di Gandolin) un rabberciamento, la cosa più canzonatoria di questo mondo « perchè il nuovo secolo domanda, non e: già riforme parziali, ma un mutamento radicale : < cose nuove, uomini nuovi, indizizzo nuovo di governo..• cioè il partito socialista di governo ». Questo partito socialista di governo dovrebbe mettersi ai servizi del Re (oh! non sarebbe questo cosa vecchia, uomo vecchio, indirizzo vecchio di governo ?) poichè L. A. Vassallo fa sua la formula di Romualdo Bonfadini - al cui carattere anche io rendo omaggio -: Umberto Re e pacificazione sociale. Sotto l'egida di questa formula il nuovo partito di governo un bello o brutto giorno andrebbe alla Camera per dichiarare: Signori deputati! Il governo di ma maestà è un governo socialista. Premetto che la formula sembrami disgraziata e Romualdo Bonfadini senza avvedersene, l'ha dovuta scegliere nel frasario di Francesco Crispi adoperato quando mandò il ·Re alle conquiste delle Romagne. Il metodo preconizzato, inolt.re, auebbe l'aria di un Colpo di Stato: ma passo sopra a questa inezia - sicuro d'altronde che la diohiat•azione verrebbe accolta con applausi fragorosi dagli ascari della Camera - e vengo al sodo. E il sodo sta nelle stesse domande che si fa l'autore: come sarà socialista la monarchia ? in qual modo? con quali propositi? cvn quali metodi? Stando al valore delle parole ed ai precedent.i storici si potrebbe pensare che la nuova monarchia dovesse rappresentare quel tribunato moderno vagheggiato dalla buon' anima di Luigi Ferrarl e ricordare quella cosa vecchiotta che nella storia si conosce sotto il nome di monarchia degli Incas nel Perù. C'è, infatti, qualche cosa di tribunizio e di essenzialmente socialista autoritario nella proposta di Vassallo di pMcedere colla Forza - la F grande non è mia - alla espropriazione legale delle terre pe1• toglierle ai pochissimi inetti, prepotenti, indegni, oziosi, per darla alla massa operaia, industre, fruttifera dei lavo1·atori, la sda veramente conservativa; e continua nel socialismo radicale e violento consigliando una grande riduzione degli interessi del Debito pubblico, che rappresenta la grande usura. Deve essere lecito agli Italiani ciò che lo fu agli Ebrei, « che almeno ogni cinquant'anni avevano l'anno santo « del giubileo, nel quale erano annullati tutti i de- « biti pubblici e privati». Tutto questo non sarebbe legale, nel senso ordinario della parola, sarebbe anzi schiettamente rivo-
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