Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - - anno II - n. 2 - 30 luglio 1896

28 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI distribuzione della ricchezza. Ma ove in una data regione o nazione, accanto al tripudio della classe privilegiata, che gavazza nell'abbondanza e a qualunque costo vuole sfruttare crudelmente la classe dei lavoratori, questi per eccesso di fatica e insufficienza di alimentazione, sono costretti a languir di inedia e ad abruttirsi ; la regione o la nazione, che si sobbarca volontariamente, ma colla massima responsabilità delle classi dirigenti, che vi appartengono, a codeste sproporzioni, non solo non può dar luogo a progresso, ma nemmeno le sarà possibile evitare un più o meno rapido regresso morale od economico. Alcune notevoli ed oppurtune idee al riguardo, vennero non ha guari ventilate e discusse da valorosi filosofi e sociologi (1). Noi ci proponiamo dare qui un breve cenno sull'argomento, sì palpitante di attualità. · * * * Il Sig. Maurice Hauriou, nel suo bel lavoro testécitato - Il progresso come forma del bene - crede che fra gli elementi necessari all'attuazione del progresso umano debbasi poi;re il sacrifìzio. Noi potremmo accettare codesto modo di vedere se la parola sacrificio avesse, o almeno si potesse assumere, con un significato del tutto libero da equivoci. Ma poichè l'egregio autore associa sì fatto elemento a quello della fede, e manca nel suo scritto ltna esplicita dichiarazione al proposito, essendo evidente in grazia di ciò che le due parole fede e sacrifì,cio, non pos-· sono essere scevre del tutto da quel senso mistico, che cl'ordinario _loro si attribuisce, pure apprezzando il nobile fine ideale dello illustre prof. di 'l'oulouse, sentiamo la necessità logica di aggiungere a questo soggetto, alcune osservazioni. Noi pensiamo ohe l'idea del sacrificio stia alla scienza, cioè alla nuova fede o previsione deterministica dei fenòmeni sociali, come l' idea della carità sta all'adattamento alla vita. N elio stato attuale dell'economia sociale, non è più lecito parlare d'elemosina per risolvere la questione del pauperismo contemporaneo, ma di contro è d'uopo bene intendere e propugnare l'idea del diritto al lavoro, in conformità delle sue leggi. ·così quale necessario cemento nelle presenti e viemmeglio nelle future istituzioni organiche del vivere civile, d'uopo è pensare non alla virtù passiva del sacrificio, sì comoda per le classi dirigenti nei tre campi: religioso, politico ed economico, ma piuttosto alla cosciente virtù di attendere in modo graduale ciò eh' è consentito dai momenti successivi, tenendo fiso l'occhio ad una meta. In tal guisa per doppie 1•agioni morali ed economiche, cioè fisiche e fisiologiche, il lavoro andrebbe più mano mano perdendo la sua non naturale qualità di pena o sacrificio, per avvicinarsi al suo giusto carattere di vera soddisfazione psichica. {1) Veggansi i due importanti articoli sul proposito: I. Social Evolution. London, Macmillan, 1895. i...a Riforma Sociale, del N itti. Fascicolo 1, 1896, pag. 63. - 2· Il progresso come fornrn <lel tene. Riforma Sociale fase. 3, 1896, pag. 161. Ed inÒltre l'importantissimo studio: • Il lavoro uma,10 e le sue leggi • del Prof. Nitti. L'adattamento cosciente alle discipline del lavoro, che l'individuo è subordinato o costretto d'imporsi per cooperare agl' interessi veramente utili per la collettività è eminentemente capace di progressiva evoluzione, in grazia del tornaconto immediato e futuro, 'Che l'accompagna. Anzichè escludere, esso non fa che rendere sempre più costante e duratura la lotta per l'esistenza., assaporandone in potenza ed in atto i sicuri trionfi. E quantunque una certa irrequietezza e incontentabilità serva di fomite ad acuire le attitudini e le energie; svolgendo la facoltà del volere nell'animo del lavoratore, la meta che lo attende, e verso cui è spronato ad avvicinarsi, gli funziona quale val vola di sicurezza, perchè la sua tensione psichica non degeneri in tormento angoscioso e crudele. In altri termini, ciò che stabilisce il vero legame fra gli uomini (religione positiva ed umanitaria), perchè il loro assetto socievole organico acquisti forma stabile e progressiva, si è lo spirito cosciente di disciplina, basato sulla comune convinzione, che li fa muovere verso un' ideale non solo conseguibile, ma anzi inevitabile e necessario. Noi conveniamo che sì fatto spirito di disciplina per mantenersi ha d'uopo d'una fede, e d'un apriorismo; ma non però giammai di quella fede passiva e cieca, che genera il quietismo, che come c'insegna la storia è causa ed effetto ad un tempo di tutti gli abusi del potere; bensì d'una fede viva e vigilante, alimentata llall'esperienza e dalla ragione. Tutte le società umane, ma sopratutte quelle che direttamente si legano alla più alta., e che tutte le comprende, cioè lo Stato, fino al momento in cui siamo, s' ebbero il loro tarlo corroditore. Perchè? Non è poi tanto dirHcile, il rispondere a questa domanda. La risposta trovasi implicitamente contenuta nel famoso scritto del Rousseau : Il Contratto sociale. Gli è che in tutte le organizzazioni comprendenti un numero abbastanza grande di adepti, essendo questi per la massima parte inferiori per scienza ed intelligenza, a quelli che seppero assumersi il compito di diriggerli e governarli, non ebbero perciò sin qui giammai nemmeno la capacità iniziale, nè la successiva costanza del pensiero logico, necessarie e sufficienti per tutelare i loro veri e legittimi interessi, il che ebbe appunto sempre a costituire la vera cagione di tutti gli esquilibri sociali, generatori del- ]' ingiustizia e della decadenza, 0he h:inno tribolato in perpetuo le masse misere ed incoscienti. Il materialismo psichico e quello fisico spiccano nel fenomeno sociale, in modo evidente ed inoppugnabile. Il Prof. Hauriou crede inoltre necessaria e quindi perpetua l'antitesi fra lotta per l'esistenza e sacrificio, fra egoismo o rinuncia; fra materialismo ed idealismo. La verita si è, e lo stesso egregio scrittore è costretto a riconoscerlo nel corso del suo pur bello articolo, che la lotta per l'esistenza, come lo adattamento ai patti coscientemente statuiti, per mantenere ed anzi crescere vigore ali' istituzione, implicano ad un tempo una simultanea soddisfazione congiunta a sacrificio, tanto da parte di chi governa, come da quella dei governati. L'esquilibrio e l'abuso

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