Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - - anno II - n. 2 - 30 luglio 1896

26 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI In un tempo che il socialismo o almeno i socialisti parvero far causa comune coi liberi pensatori il Bi:.Chner, che era libero pensatore e socialista. affermò non esservi necessaria correlazione fra le due dottrine (l ). Si può essere atei e socialisti; si può ritenere col Congresso di Londra del 1887 che l'emancipazione intellettuale delle masse è strettamente congiunta con la loro emancipazione economica, ma un socialismo ateo, un socialismo che facesse dell'ateismo una condizione della propria esistenza, non ha ragion di essere. E del pari si capisce che dei credenti siano socialisti ; ma un socialismo cristiano, cattolico, maomettano. ecc. non può sussistere. Se per Cl'istianesimo s' intende il principio di solidarietà, che deve regnare nei rapporti tra gli uomini, tutt' i socialisti sono cristiani, apche gli atei. Se s'intende dire che il principio di giustizia è fondamentale, che la questione sociale è soprattutto questione morale, conveniamo pure : è la tesi anche di un nostro libro (2). Ma non vediamo perchè l'accettazione di questo principio si debba collegare ad una speciale credenza religiosa.· Recentemente è invalso l'uso di combattere il socialismo in nome della libertà morale, della responsabilità e del dovere (3). Ma vi sono tra i socialisti degli utilitarii e degl' idealisti ; deterministi e anti-deterministi, come vi sono malthusiani e antimalthusiani : il che prova, tralasciando ogni altro argomento, la indipendenza del socialismo da una speciale teoria della popolazione o da u,1a speciale teoria psicologica, od invero da ogni teoria speciale. Tutto ciò che ci è di vero iiel nesso che si vuol stabilire t1·a la scienza e il socialismo è che, come ha dovuto confessa1·e il Leon S:.ty (-!) le scienze morali e politiche si vengono trasformando « sotto gli occhi del socialismo ». Il socialismo è stato accusato ora di sacrificare l' individuo alla società, ora al contrario di sacrificare la società ali' individuo. Lo Schaeffle ha sostenuto che esso e il liberalismo sono gemelli, figli entrambi dell' individualismo (5). A noi sembra essere più nel vero Huxley il quale ha mostrato che, dopo Hobbes e Locke, i quali partendo entrambi dall'ipotesi dello stato di natura con una lieve divergenza nell'interpretazione del supposto contratto sociale originario, giunsero a conseguenze diametralmente contrarie, il dispotismo e la libertà, i socialisti si sono di visi incamminandosi nelle due direzioni opposte e riu- 'I) La lib,-e pensée et la question sociale, in Société Nouvelle a. 1887 p. ~- (2J Di prossima pubb1icazione. (~) Lo ha tentato a Parigi l'Accademia di scienze morali e politiche, bandendo concorsi di cui ci rende conto Léon Say, nel suo libro Contre le soeiali,me, 3.me édit. Paris, 1896. (4) I. c. p. 77. (1) Dr A. L. Fr. ScnAEFFLK, Die Au.fsichtslosigkeit der socialdemol.~ratie, Tllbingen, 1885 pag. S e seg. e pag. 47. scendo, gli uni al reggimentalismo, gli altri all'individualismo anarchico (1). L'errore dunque non è proprio dei socialisti ma proviene dagli scrittori {politici, i quali deducevano i rapporti fra gli uomini, le norme di giustizia da principii astratti, come a dire la volontà divina, il giusto mezzo, la ragione, la natura umana lo stato di natura, l'essenza generale dell'uomo, la natura delle cose, la libertà, l'eguaglianza. Era il metodo aprioristico: posto il principio, se ne ricavava d'illazione in illazione un dato ordinamento sociale, che poteva essere quello vigente od un altro qualsiasi, secondo il gusto, il temperamento o la fantasia dello scrittore. Non fa dunque meraviglia che i socialisti muovendo dalle stesse no- ;,;ioni astratte dello stato di natura o dell'uguale libertà, ne abbiano dedotto il dritto di tutti alla terra, al governo della cosa pubblica ecc. E se l'Huxley pu6 aver ragione quando egli confuta i ragionamenti aprioristici del George, dev'essere pe1·ò bene inteso che la sua critica non colpisce il socialismo bensl un indirizzo del pensiero contempot·aneo a cui il socialismo ha tolto ad imprestito alcuni e non certo i migliori suoi argomenti. E~sa·colpisce arnnti e sopra tutti il grande avversai-io del socialismo, H. Spencer (2). Parimenti, le obiezioni fatte alla dottrina del Marx sul plusvalore vanno a ferire la teoria del valore di Riccardo e dei suoi continuatori. Ma al socialismo confanno benissimo anche le dottrine della scuola storica o quelle della scuola austriaca, od invero quelle cli qualunque altra scuola economica; perchè le teorie di queste scuole non possono distruggere i fatti economici e sociali, da cui scaturisce l'aspirazione socialistica. Ora noi non diciamo che della confusione che si fa co,nunemente di particolari dottrine economiche o politiche o morali col socialismo non abbiano la loro parte di colpa gli stessi socialisti. Purtroppo il socialismo, se è uscito dalla fase utopica, è tuttavia nella fase metafisica. È ancora troppo dottrinario, t1·oppo pieno cli formule vaghe, cli principii aprioristici, di filosofemi sulla natura umana, sulla concezione materialistica della storia sull'egoismo ecc. Ma, ha detto bene il Chiappelh, « anche nelle « file dei socialisti si fa sempre più largo il convin- « cimento che coi termini cli una teoria scientifica « non si possa preparare una risoluzione soddi- « sfacente della questione sociale, la quale non è « soltanto questione economica, ma è anzitutto « questione morale; che nessuna dottrina scienti- « fica potrà mai compiere· quella larga prepara- (li Th. lluxley, On Gou\'ernemcnt, voi. r. degli Essays. Londra 1894. · (2) Tlt !lu,Iey, Natur•al and 1>olitical rights ed altri Essa!/; YOI. I e IX dell'opera citata.

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