Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - - anno II - n. 2 - 30 luglio 1896

22 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALl ltalie. 15 Luglio 1896) (1). Non è significante la concordia di pensiero tra scrittori che vivono in condizioni diverse, di diverso temparamento, e da punti della penisola assai distanti tra loro ? Ma già! Questo è il pensiero delle classi colte, contro le quali il Congresso di Firenze ha ,·oluto 1·eagire: si direbbe quasi, che il Congresso ha commesso volontariamente degli errori solo perchè le cose giuste erano state propugnate dai professori e dai borghesi, che hanno ed ebbero il torto di prendere a cuore la causa dei lavoratori! Non è male oggi riassumere i desideri di questi scomunicati per meglio notare il contrasto colle discussioni e colle decisioni del Congresso. 11Prof. Pullè saviamente osservava che il socialismo ha bisogno dell'adattamento all'ambiente storico e della assimilazione degli elementi esteriori; da siffatta potenza assimilatrice ed ernlutiva dipenderà la vitalità, la espansione, il trionfo finale del socialismo. Aggiungeva ch'era indispensabile la varietà dei metodi in confor-mità ·della grande Yarietà delle condizioni della nostra Italia (2). E con ciò ribadiva ciò ch'era stato da me esposto. Il Prof. Momigliano alla sua volta insisteva sulla convenienza massima di un' intesa cordiale tra radica li e socialisti, riconosciuta oramai da due dei marxisti più autorevoli e pii1 autentici che ci siano nella penisola: da Turati e da Arturo Labriola. Il primo nella Critica sociale commentando la intransigenza del Congresso di Firenze melanconicamente osserva che i socialisti avranno agio di sper·imentare la bella differenza che c'è tra un' amministrazione pii1 o meno progressista o radicale e una moderata o clericale. Il secondo in modo più generale e senza limitarsi alla parte amministratirn soggiunge: « In un paese come l' 1 talia ove la fu nzione dei partiti borghesi radicali non potrebbe essere che di vantaggio al proletariato e forse - almeno per il momento - di maggior vantaggio che non l'esame del partito socialista ~tesso, si è dichiarata ad essi una guerra deci~a e senza limiti, rifiutandosi ad ogni accordo elettorale. A questo modo, ed è naturale, si spingono i partiti radicali della borghesia di più in più nelle braccia della reazione, a sommo vantaggio di tutti i Crispi presenti e futuri ». Questo sostenni nei discorsi e negli scritti, senz:1 eloquenza e senza eleganza, ma con sincerità e costanza, parecchi anni orsono, e ne raccolsi larga messe d' insolenze, che talora rasentarono la diffamazione. Ora ... Torniamo al Congresso di Firenze; O) Al Prof. Momigliano rendo grazie per le parole lusin~hiel'e, che ha avuto per me e per la mia R•:uista, ma mi permetto fargli osservare che cade in qualche inesattezza nell'accennare alle idee mie ed al programma della Riuista. (2) In quanto alle diversità delle condizioni tra le varie regioni d'Italia, dopo il Congresso di Firenze non credo che il Prof. Pullè vorrà in1i1tftre nel riCenere che l'a11oluti1mo aia proprio dei meridionall. Le parti s' inverlirono. il quale ha voluto dar torto ai migliori e prn antichi socialisti e si è atteJ}uto al burocratismo, aldogmatismo, al formalismo gretto. Si badi: non sono io che riassumo in tali termini l'opera dei socialisti riuniti sulle sponde dell'Arno; ma i migliori pensatori del parlito che al Congresso in• tenennero. Di mio aggiungo questa osservazione. Giustamente furono notate le analogie tra il sorgere e il propagarsi dtil cristianesimo e del socialismo; ma il primo per progredire e trionfare lasciò la intolleranza e la strettezza giudaica e seguì i consigli e l'opera di San Paolo. I socialisti italiani - quelli bollati hanno in odio l'apostolo delle genti ... •• Non è il momento di scendere all'analisi delle singole deliberazioni del Congresso ; di quelle meritevoli di esame altri se ne intratterranno con maggiorn agio i.n appresso. Ora preme vedere quale sia stato lo spirito, che ha presieduto al primo, perchè è quello che maggiormente influisce: la lettera, ciel resto, uccide lld è lo spirito che vivifica. Di una sola delle decisioni prese voglio intrattenermi ; di quella colla quale si accorda l'appoggio nei ballottaggi ai partiti borghesi organizzati. Tanto il Turati, quanto il Labriola l'hanno vivamente deplorata: e il secondo in questi termini : « così il Congresso di Firenze, che per intransigenza apparirn cli una ferocia senza pari fa a sè stesso la più allegra cai·icatura, mentre si ripromette di aiutare nei ballottaggi il qualunque partito accetti il suo programma minimo, senza badare se si tratti di partito radicale o conservatore, e spinge la sua ingenuità sino al punto di caldeggiare - per indiretto - la organizzazione « regolare» dei partiti borghesi! Degno scioglimento di simile farsa ! » \Ton è diverso il parere di Turati; e mi pare che basti, per conoscere la saviezza e la preveggenza dei congressisti. Torniamo allo spirito.... eh' è proprio di quello cattirn, anzi pessimo. ~è il più cattivo fu quello che si riYelò nel caso De Felice; caso che in un modo solo non può qualificarsi odioso, considerandolo come ridicolo. É ciò che fa pietosamente il Turati. Il Turati, infatti, scrive : « De ·Felice fu chiamato come davanti a Consiglio di guerra con minaccia di fucilazione ... e invece fu coronato di fiori, dietro un atto foi·male di sottomissione, che nessuno cel"lo - egli meno cli chiunque - pote prendere sul sei·io. E questa fu la parte meno se1·ia del Congresso e quella che noi saremmo stati lieti, pel deco1·0 suo e nostro, di poter sottacere in questo somma1·io resoconto». Questo (01·malis1no venne pure deriso e stigmatizzato· <lalcorrispondente dell'Italia del Popolo che sul caso De Felice conchiude ironicamente: ~ E dicevano che questo partito è troppo poco

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