Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - - anno II - n. 2 - 30 luglio 1896

' RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIA.LI 37 altri fino all'ultimo ; chè purtroppo non pare oggi, forse in rivincita contro le antiche tele intricatissime, che nel romanzo, romanzo ci debba essere. A mezzo il libro, però, la prep:1razione é compiuta, delineati i caratteri, determinata la situazione, l'ambiente visibile, ed enunciata la te·si che lo anima, ed entriamo nel vivo dell'azione, che non languisce più sino ali' ultimo, anzi più sempre si riscalda , in tanta semplicità di favola, così altamente concepita e felicemente resa da forme lucide ed efficaci che tutta la rispecchiano. La tesi, in orJine scientifico, potremmo metterla da parte così nel leggere il libro come nello scriverne ; giacchè per noi, il cui pensiero è da gran tempo uscito da ogni ordine di idee teologico, è vano discutere se sia la relig-ione o non sia veramente utile alla felicità dell'uomo; né c'è serietà di propositi a voler procedere nella ricerca del vero discutendo se possa riuscire utile o no conoscerlo, pronti perciò ad accoiliere una menzogna in luogo della verità, quand'ella ci paresse renderci felici. Ma perché il libro del Fogazzaro è un lavor.:> d'arte, e non una semplice trattazione scientifica, e che il lavoro ci presenta una tesi, io debbo discutere la maniera in cui essa ci si presenta, ed esaminarla rispetto alla logica opportunità sua, e rispetto all'arte; giacché essa costituisce dell'oper<1 che ce la propone, lo spirito intimo animatore ; e ogni suo difetto, quindi, costltuisce eziandio un difetto artistico, che l'estetica dee potere e saper valutare. E à.nzitutto, perché ci ha lo scrittore posta co - desta tesi nel passetto, invece che nel presente? Cr ..deva egli che stesse ora proprio né più né meno che cinquant'anni fa? Ma questo, oltre ad essere un errore in quanto che non tien conto della differenza grandissima che corre fra il naturalismo della scienza odierna e il Nmanticismo filoòofico di allora, è anche err->re d'arte; perchè costringe il lettore a giudicare un quesito religioso che gli si presenta in un ambiente già anche per lui grandemente modificato; e in cui esso, perciò, prendeva altro carattere psichico, per le diverse condizioni di cose che lo circondavano. La tesi religiosa, insomma, ci vien presentata, ora, nelle condizioni in cui si trova va allora ; e i personaggi la discutono con le idee di allora, in faccia a noi che la giudichiamo con le idee di ora. E ne risulta quindi un doppio punto di vista non solo dal lato del giudizio, ma anche da quello delle impressioni: per l'arte cioè e per la scienza. Se_~redeva poi che la tesi stesse diversamente nelle diverse epoche, pe1•chè ha l' autore scelto l'antica e morta, invece che la nuova è viva? Se ha voluto mostrare, incarnandolo nelle persone di Franco e di Luisa, che il quesito religioso quale allora si agitava confusamente nelle coscienze, .era il solo elemento destinato a sopravvivere di quel piccolo munJo, chiar,mdosi ed illuminandosi, e se voleva così spiegare il presente col passato, ei commise un errore; perchè se sia pure provato che fra la rovina di quel vecchio mondo doveTa rimanere incrollata la fede religiosa, non è provato ugualmente, per la differenza molta dei tempi, che lo stt>SSO debba avvenire oggi. Egli dunque ha mostrato come dal passato nascesse il presente, ma non come nel presente possa intuirsi l'avvenire. E perchè egli voleva farlo e non vi riuscì, pare a me, che per questo aspetto ancora sia il suo libro filosoficamente sbagliato. Allora pareva, stando ai termini e allo stato di quella cultura, che quello che si agitava confuso nell'anima di quei due meschini, simboli di tutte le generazioni del tempo loro, si dovesse semplicemente chiarire, trasformare: oggi ai termini e nello stato della cultura ll(!Stra, sappiamo invece che deve al tutto scomparire. E il bisogno della fede nel soprannaturale che pareva e pare tutt'ora, e apparisce in questo libro, invincibile, non prova che il soprannaturale sia vero, prova solo che esso risponde ad una tendenza dello spirito umano. E neppure prova che sia necessario all'uo~o, ma che fu radicato nel · suo spirito, a ciò inclinevole, dalla eredità e dalla educazione individuale. E quel che la mano del l'uomo ha edificato, dice Guglieh10 Thell, la mano dell'uomo può disfare. E d'altra parte; allo scrittore è lecito por1•e un quesito e non risolverlo; anzi nella più parte dei casi è saggezza farlo; chè riprodurlo così come il mondo lo presenta e come lo rifl.itte lo spirito, è opera di artista; risolverlo è le più volte presunzion di profeta e cecità di filosofo, che non giovando all'umanità nuoce all'arte, sforzando la naturalezza dell'azione insieme e la maturità del pensiero; cioè, la verità nel suo complesso e nei suoi termini. Però, quando risoluzione ci debba essere, vera o filtizia, data dai tempi, cioè, o dalla fantasia dello scrittore, bisogna pur ch'ella proceda dall'ordine medesimo da cui il quesito, e da elementi di fatto che abbiano la sua stessa natura. Qui la tesi si agita fra i contrasti che durano fra la moglie scettica e il marito credente; la cui religio3ità mostra prendere il disopra, allorchè, morta la figlia, riesce a lui facile di consolarsene, mentre disperatissima ne rimane la madre. E s'ella impazzisse, come a volte ne dà sospetto; se si uccidesse o tentasse almeno di uccideròi, come ne ha spesso tentazione, sicchè il lettore crede certo indovinata la catastrofe, l'azione sarebbe artificiale, la risoluzione esclusiva, nè capace di essere elevata a principio ; ma potrebb'essere rigorosamAnte logica rispetto all'intenzione dello scrittore. Ma se dopo il vivo contrasto e al momento quasi di rimanere vinta dallo sconsolato dolore, la donna risorge e trionfa. per la coscienza che ha di essere divenuta nuovamente madre, il problema religioso rimane irresoluto, perchè le forze che risolvono la situazione sono di ordine puramente natur.J.le, non ideale. E se dallo scioglimento dei fatti uno pure se ne voless\l cavare per l'idea, sarébbe contruio certo alle intenzioni dello scrittore; perchè esso proverebbe solo che nè di religione nè di altra qualsiasi idealità illusoria che lo sostenga ha mai bisogno l'individuo nel quale siano forti an~ora ed o;ieranti le vitali energie, sì che la

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==