Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - - anno II - n. 2 - 30 luglio 1896

RlVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 33 tutto complesso di fenomeni sociali, ha finito, per rispondere, agli occhi di coloro che la ripetono incessantemente, ad una adeguata realtà: il loro spirito insensibilmente ha incarnato il simbolo. Ed è questa creazione della loro fantasia, che essi ci presentano qual base del socialismo scientifico. Riesce impossibile dividn•e la società in capitalisti e lavoratori, in sfruttatori e sfruttati : in o 6 ni cittadino noi distinguiamo uno sfruttatore e ed uno sfruttato. Chiunque impiega danaro concorre alla circolazione del capitale. Quegli che non vorrebbe sottoporsi a questo ordinamento capitalista resterebbe fuor della legge. Meno ancorr. è concepibile l'esistenza d'un individuo che non fornisca alcun lavoro; egli non sarebbe neanco uomo! Dal più opulento al più povero, dall'oppressore all'oppresso, si passa per gradazioni insensibili; fra individui posti agli estremi della scala sociale, vi ha completo antagonismo; se ci avviciniamo al centro, le disuguaglianze diminuiscono; la rivalità degli interessi scompa1•e. Se fosse altrimenti il lavoratore non potrebbe divenire capitalista che per via d'una trasformazione repentina, violenta, della sua posizione: egli non si arricchirebbe giammai a rilento. Altri elementi vanno complicando maggiormente la lotta delle classi; come a dire, il grado di coscienza, il genere d'occupazione dell'indi vido, anche la natura dell'ambiente dove egli si trova. Per non aver tenuto conto di tali element( il partito socialista ha incontrato gli ostacoli ai quali io facevo testò allusione, e unicamente preoccupato degl'interessi dell'operaio industriale, fallì nel suo intento quando volle estendere alle -campagne la sua pNpaganda: il collettivissimo divenuto la meta suprema dei suoi sforzi, è contì·drio alle a$pirazioni dei contadini. Da ciò lotta in seno ai partiti. Ora, non vi sono che due alternative ugualmente temihili; o assolutamente cedere, rinunziare al colletti visuio, e allora, foss'anco l'idea lontana, niente v'ha più che possa distinguere questi socialisti dai democratici borghesi, o assolutamente sacrificare il contadino; dichiarare che egli do, rà sottoporsi, ed allora il partito riconosce esplicitamente come esso non difenda la causa del popolo, ma quella d'una classe speciale di lavoratori. In Ge1·mania simile quistione arreca dissensi profondi fra i socialisti democratici: essa ha formato il punto culminante delle discussioni al congresso di Breslavia. ì\"el Belgio il partito socialista trionfa nelle regioni dei carbonaggi e delle industrie; nei paesi agricoli esso non p1·ogrcdisce punto, e purtuttavia il contadino agogna il miglioramento della sua condizione td esige delle riforme, come lo prova il successo dei democratici cristiani in Fiandra. In Italia, il partito socialista si sviluppa nel nord industriale; il suo centro d'azione è Milano. Il mezzogiorno sfugge alla sua disciplina. li proletariato intellctuale tende piuttosto verso l'anarchia, non essendo posto per lui nelle preoccupazioni del partito socialista. Finalmente la magra borghesia, soffre del movimento di _concentrazione del capitale, il quale è favorevole alla soluzione collettivista. In riepilogo, dopo di aver constatato come la lotta delle classi non sia bilaterale ma multipla, noi abbiamo riconosciuto che in questa lotta il partito so cialista rappresenta di preferenza gl'interessi dell'operaio industriale. Ecco il lato economico della questione. Mi resta a considerarla completamente nella sua realtà immediata, per come essa si 1•ivela praticamente dall'azione del partito del quale abbiamo visto quale è l'elemento che ne costituisce la maggioranza. Esiste, però, una minoranza considerevole venuta da classi differentissime. Gli oratori, i deputati socialisti, sono per la maggio1· parte, borghesi che continuano a vivere da borghesi: dunque economicamente parlando, conforme alle teorie socialiste medesime, essi sarebbero in antagonismo di interessi con gli operai, che pretendono rappresentare! _ Che ne è qui della lotta di classe? Questi signori si sono trasformati ma,ggiormente in proletari, solo per aver pronunciato dei discorsi socialisti? No, essi rimangono borghesi come per lo passato, e sovente lo sono, tanto per i loro costumi, quanto per le loro sostanze. A dir breve, in ultima analisi, la lotta delle classi significa questo: tutti coloro che appartengono al partito socialista, che aderiscono al suo programma e lo sostengono nelle elezioni, sono in lotta con quelli che lo combattono. Non è per mera deduzione di logica che io attribuisco questo significato quasi tl'i viale, all'insegna del partito socialista. Ecco a conforma dell'esattezza della mia definizione alcune confessioni sfuggite agl'ingenui: « Di anno in anno il movimento del primo maggio venne determinandosi ed ampliandosi fino a divenire una ve1•a ed esclu~iva manifestazione socialista» val quanto dire destinata a reclamare l'attuazione del programma socialista. E ad altra parte: « Il suffr.iggio universale non è utile alle classi lavoratrici che fino a quando il partito socialista insegni loro l'arte di farne buon'uso ». E' ciò chiaro a bastanza 1 La manifestazione del primo maggio non può dirsi lo slancio di un intiero popolo che criede la sua liberazione: essa deve essere diretta dal partito socialista e aver per scopo d'indurre il parlamento a concedere la giornata di otto ore di lavoro, il suffragio universale, o giù ,di lì. Questo suffraggio universale non è, a sua volta e per se stesso, una buona istituzione, destinata a pu.nettere ai cittadini di far sentire ai governanti la loro volontà, essa non otteirà felici risultati fino a che il partito socialista non l'interpetri. Alla buona, tutti questi discorsi vanno riassunti in queste parole « Prendete il mio orso! » Gli è, che tutti i partiti politici ripetono questa arguzia ! Ognuno di essi possiede l'unico ed infallibile rimedio che deve scongiurarò la crisi. Che si dia -loro il potere e la nazione sarà sai va ! (Continua) J. MESNIL •

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