RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI· 7 ciali e amministrativi dei popoli semitici, specialmente fenicio-babilonesi, col diritto primitivo delle genti ariane maturato in Roma. Ma ciò che più interessa per la nostra questione è il processo dello sviluppo e della propagazione del cristianesimo. Anche qui la storia primitiva della dottrina è tutta una successione mirabile di adattamenti e di assimilazioni. Non solamente rispetto al contenuto morale, ma anche rispetto alle forme ~ed agli ordinamenti. Non c'è forse una divinità delle antiche religioni che non sia stata ammessa sotto la veste di un santo nella nuova fede; non un culto un rito pagano che non si sia tradotto in una festa cristiana. Accettava gl' istituti e i simboli del sacerdozio romano da una parte, e dall'altra gli ordini monastici degli uomini e delle donne, la veste, la tonsura, il rosario dei buddisti. Buddha stesso vi divenne S. Giosafat. Così fu del sistema escatologico, delle leggende d'oltre tomba, delle superstizioni; e la nostra storia dell'arte vien oggi riscontrando la figliazione diretta delle immagini liturgiche cristiane dalle rappresentazioni monumentali delle divinità e dei mi.ti pagani. Siffatta opera di acclimatazione e di assorbimento si estese dalle genti civili ai barbari. Il dì che S. Paolo alla formula del cristianesimo ebraico primitivo: « Chi non è con me è contro cli me» - sostituì quella. « Qui non v'è per me alcuno nè ebreo, nè greco; nè schiavo, nè libero; ne uomo, nè donna» - il trionfo ideale del cristianesimo era deciso; ma il trionfo suo nell'ordine dei fatti, -nella realiti, storica, fu deierminato dalla capacità evolutiva del suo organismo, che gli costituì una forma più complessa e perfetta della precedente indiana. Prima ancora che i vescovi di Roma ne assumessero la egemonia e lo indirizzassero a fini politici determinati e coscienti, ess·o aveva saputo trovare la via felice; pel fatto che il suo moto era in armonia colle sue leggi ; percbè esso avea saputo serbar la integrità del principio nella obbedienza alle multiformi accidentalità e necessità delle cose. A questo medesimo carattere, che è il segno degli organismi forti e superiori deve la propria fortuna anche la chiesa romana: erede, insieme della virtit espansiva della dottrina primitiva, e del genio conquistatore e assimilativo di Roma. Non è necessario ricordare qual sia stata la politica di questa chiesa, che seppe estendersi ed annicchiarsi nel vecchio dominio e nella tessitura costituzionale dell' impero; tanto bene che anche oggidì molte delle sue diocesi serbano le divisioni amministrative romane antiche. Attra,·erso tutte le fasi della sua politica il principio dominante fu la rigidità del dogma colla pìù ampia varietà nella applicazione dei mezzi. Come più tardi la chiesa abbia saputo ai mezzi asservire il principio è storia pii'.1 lunga e più nota. * * La Riforma non rappresenta una conquista nuova rispetto agli elementi dottrinali dell'evangelo; sibbene rappresenta il rinnovamento morale colla conquista di un nuovo processo intellettuale, che era la libertà della indagine. 11 trionfo della riforma è quello della Yerità e della critica positiva sulla ipocrisia ed il formalismo assolutistico del cattolicesimo. É questo un punto che va osservato attentamente, nella storia del futuro socialismo europeo; perchè dall'urto del sistema teocratico-imperiale per opera della critica umanistica s'inizia quel movimento civile che dovrà tradurre il principio dalla sfera religiosa sul terreno reale ed effettivo della società umana. Il genio pratico, attivo, liberistico degli Anglosassoni opera una energica azione contro l'assolutismo· contemplativo e formalistico del genio latino, ripiombato stanco per lo sforzo del rinascimento. La violenza della reazione cattolica, spinta fino ai mezzi più feroci si spiega con la coscienza che la chiesa ebbe della conseguenza per essa della conquista ciel nuovo organo intellettuale; del ristabilimento dell'armonia fra il principio della dottrina e il suo processo logico; cosa che avrebbe reso immancabile anche la conquista della socieUi e degli ordini civili.L'istituto della inquisizione, quello non meno terribile dell'esercito dei gesuiti e la consolidazione della monarchia austro-ispana furono il cerchio di fel'ro in cui il cattolicismo incatenò il progresso delle nuove dottrine nel mondo latino. L'opera del genio anglosassone, però trionfò e si tradusse dall'ordine intellettuale in quello pratico; la libertà del pensiero fomentando l'idea della libertà politica, si innestò nel concetto della universalità umana. E la rivoluzione francese fu. Precisamente presso quella nazione dove si combinavano per l'eredità etnica i due elementi: il germanico de' Franchi ed il romano de' Gallo-latini; e che trovavasi ad essere allora il punto di incontro delle due civiltà. Il programma della rivoluzione fu immaturo nella formula e imperfetto nella sua attuazione: onde successe quella serie cli reazioni e cli conquiste secondarie, di elaborazioni parziali, che caratterizzano la storia del secolo presente. Ed è quì: da codesta elaborazione politica: dal rapido progresso delle scienze; dalla quasi completa rivoluzione dei rapporti economici nei commerci internazionali e nello sviluppo industriale, che si svolge e si delinea la formula ultima della eterna dottrina dell'umanità.
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