Rl'\YISTA POPOLARE DI POLITICA LÈTTEilE E SCIENZE SOèiAU errori, per la viltà o per la disonestà del proprio antico partito o perchè non sanno vederne uno che li accontenti di più, vanno a combattere spesso nelle sue file. Irngolar·i, oggi, dovrebbero considerarsi ad esempio. gli on. Niccolini, Angiolini e Gallini. C'è, dunque, nel radicali>-mo parlamentare diversità di tendenze e di aspirazioni. Que~ta varietà e questa indeterminatezza lo colpiscono e lo condannano forse all'impotenza? Tutt'altro. Lo rendono più plastico, più attivo e più adatto allo studio ed alla soluzione del poliedrico problema politico-sociale. Questa varietà di tendenze e di a~pirazioni - che in Italia e fuori riscontrasi in altri partiti creduti erroneamente inspirati ad un programma unico e netto - utilissima nella critica e nel far agire un partito come potente propulsore stando alla opposizione, in Inghilterra non ha impedito di farlo pervenire al governo. Tra i radicali inglesi che fecero parte di vari ministeri, infatti, vi_ furono i repubblicani come Dilke e i monarchici come Forster, gl' individualisti come Jokn Morley e gli intervenzionisti come Chamberlaine. E cito i nomi più noti, che mi vengono alla memoria in questo momento; ma molti altri se ne potrebbero aggiungere. Ciò non deve sorprendere. Il governo rappresenta una media nelle idee degli uomini che lo compongono, costretti sempre, - essendo impossibile la perfetta uniformità, - a reciproche concessioni. Non si è dato e non si darà mai che un ministero sia composto di uomini che la pensano rigorosamente allo stesso modo sui problemi che devono risolvere. Del resto queste stesse transazioni s'impongono fatalmente e ai deputati, che designano i ministri e al corpo elettorale, che sceglie i deputati. Nella indicazione delle pe1·sone i fattori sono sempre complessi, talvolta contraddittori; la scelta perciò è relativa e subbiettiva. Nelle risoluzioni sulle cose invece si esaminano e si giudicano obbiettivamente e concretamente i singoli casi. D'onde la necessità del re_'erencliim come correzione e complemento delle istituzioni rappresentative ; del 1·e(erendum che in !svizzera ha messo tante volte il popolo in contraddizione coi suoi rappresentanti senza che venisse meno· la fiducia del primo nei secondi. III. Gli aVYersari interessati o i critici benevoli della Esti·ema sinistra non le hanno 1·isparmiato rimprove1·i che partono da punti dirnrsi da quelli sinora accennati. Si è detto e si ripete: i 1·adicali mancano di organizzazione e di disciplina. Infatti essi non la conoscono e non ne hanno bisogno; aggi ungerei quasi, che nella mancanza della disciplina risiede una delle ragioni della loro forza. Se anche si potessero sottoporre ad una ferrea organizzazione e ad una disciplina da caserma i Bovio, i Cavallotti, gl' Imbriani, i Pantano, i tanti altri, che emergono per qualità varie, non esiterei a dire che la cosa non sarebbe desideeabile: essi verrebbero impacciati nei lol'O movimenti; si cristallizzerebbero e si mummificherebbero. L'Est1·ema combatte giorno per giorno, disordinata si, ma sempre efficace ; si trova una e compatta nei momenti supremi senza saperlo, senza che alcuno la convochi, senza che alcuno dia la parola d'ordine. In tali momenti la coscienza collettiva si ridesta la E:strema discute, vota, agisce guidata dall' istinto non della propria conse1·vazione, ma del!' interesse generale e del progresso sociale. Altra volta Achille Majocchi, il glorioso mutilato di Calatafimi, raccomandò alla democrazia parlamentare di divenire sperimentale. Non aveva bisogno di divenirlo perchè essa fa sempre tale; e fu sperimentale nel senso retto della parola, poichè partendo dal f actum originario e primitivo del nostro ordinamento politico - il plebiscito - sentì di doversi attenere alla legalità e alla evoluzione e di concorrere con tutte le sue forze al conseguimento di tutti i possibili miglioramenti delle istituzioni vigenti, anche per renderne possibile, quando che fosse, la radicale trasformazione. Egli è perciò che non vi furono leggi o discussioni alle quali la Estrema non abbia portato il suo valido contributo: siano esse politiche, amministrative o sociali. Egli è perciò che essa spiego sempre un'azione benefica e disinteressata, tutto chiedendo per il paese e per la democrazia, nulla per sè e per i suoi. E pel paese e per la democrazia, essa, si espose a tutte le accuse immaginabili, che possono amareggiare la vita pubblica in _Italia - tali ad esempio quelle lanciate in occasione dell'oro Cernuschi, delle leggi anti-anarchiche, ed oggi della pretesa votazione in favore della T1·iplice alleanza -, ed ora cedette ed ora· tenne fermo, con vero criterio sperimentale, non negando mai i suoi voti ad una legge buona da chiunque venisse: da Depretis o da Giolitti, da Cairoli, da Crispi o da Di Rudinì. Perciò, come notò Bovio colla sua abituale equanimità, essa esercitò un controllo Yigile, incessante sugli atti del governo. E ad essa si deve in gran parte l'allargamento del suffragio politico ed amministrativo, l'attenuazione delle infamie della legge anti-anarchica, il sindaco elettivo. Ha scritto pagine spendide che sono sue, esclusirnmentc sue: nel modificaee la legislazione degli spiriti con Pantano, nel dramma bancario, nella quistione morale con Cavallotti. E l'Africa? Della Rstnma fu merito impareggiabile di aYerla sempre e eia sola combattuta e di avere previsto che
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