16 RIVISTA POPOLARE .DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI suoni dizionarieschi, e rimane •- ignobile bruto al di sotto del ltimuriano - senza JJensiero e senza emozione, dinanzi a q,1ella altissim.1 tragica poesia che è nella maestà del fenomeno naturale e dei suoi maravigliosi intessimenti nella natura stessa inanimata e nel gtinio umano. Piuttosto, in quel mentre, egli cerca forse distratto, un aggettivo prezioso, una imagipe brillante, una similitudiue, un simbolo, chi sa? fors'anco una idea ! Tutto è possibile a esseri tanto privilegiati ! Noi siamo infe1·iori ai tempi stessi in cui v1v1amo - osservò acutamente uno scienziato inglese: noi non comprendiamo, non possiamo farci idea, non solo dei germi d'avvenire prossimo che sono in tutte le cose ambienti che .il progresso ci mette .dinnanzi, ma neppure possiamo aver nozione del fiorir nuovo, del mutamento elle è nellti ste;:;s" cose, a mi~ura stessa che il nostro intelletto le produce. li genio stesso più nuovo e inventivo è inferiore al progresso che è nel suo tempo al punto che egli non potrà mai dire di possederne l'intera coscienza. Di quanto non è dunque p·iù inferiore ancora a ogni progresso quell'Arte ch'è si sforza adagiandosi nelle ingenue e barbare infanzie del passa.io, imponendovene quasi gli identici balocchi solo ar,·icchiti forse nella confezione del meccanismo? L'Arte d'oggi, l'Arte nuova, vuole strumento nuovo, anima nuova: intelletto alto, cultura alta, fine alto, emozione, sentimento, pensiero, giudizio alti; non già di quelle altezze, facili creazioni in sè e fuori di sè, che ogni povero di spirito è capace di regalarsi, ma alti di inaccessibili altezze allo spirito incompleto e infermo che non sa abbassare gli occhi in sè, intorno a sè, sotto di sè. È quest'anima nuova che può darvi la concezione nuova di un'arte cosciente propagatrice del suo tempo, amorosa della scienza e degli uomini, che perciò rifugge d~lle bassezze dell'egotismo elevato a teoria; arte non più materiata di parole vuote, non più« psittacismo», direi, musicale che si copre le gialle, magre, botticelliane nudità col vecchio trucco dell'esotico e dello storico; arte non più ingenua di primitività e di infantilismi degenerativi, ma di sincerità. È questo strumento nuovo che può darvi imagini e parole profonde nelle idee e nelle cose cristalline, che srlendano nell'emozione dell'artista consciente del suo tempo, la cui anima, cioè, risponde all'anima degli uomini e alla appellattiva vita delle cose. Arte nuova. dunque e letteratura nuova; letteratura cultura, cioè coscienza e conoscenza. L'opera del Sig. D'Annunzio ha in sè certamente forti capacità di emozione; può dare dei godimenti tradizionali estetici che esaltino fino al fanatismo e alla follìa - poichè, infatti l'ha dato; e può anche essere giudicata, per certi particolari rispetti, di mostruosa e detestabile dagli stessi critici della tradizione. Bisognava aggiungere ancora che essa è priva, assolutamente priva di vero contenuto ideale; ciò che, dopo quanto ~on ,·enuto dicendo, non mi par difficile a dimost.•are, se mai. Il difetto non è certo unicamente del aig. D'Annunzio. In generale, la pi•) gran parte della materia letteraria (se non vi dispiacesse,. direi meglio: della scienza letteraria) di questi ultimi e d'altri tempi, è forse e potrebbe esser altra. cosa di quella che è, non importa in chi, nel sig. D'Annunzio o in altri? In ogni modo, a parte la poca originalità del tip(} di Cantelmo , vecchio ricalco di loups intelligents,. come li chiamò felicemente il Taine, e la non men(} poca novità della meditazione sinfonica delle « Vergini,» tratta pure forse alle musicali sopraffini superomerie del Cortegiano di Messer Baldassare; a. parte il disgusto atroce che ognuno prova per la glorificazione di un tipo di vera abiezione e la cui « Vita Parallela » non attende più Plutarchi nei manuali e negli stabilimenti psichiatrici - a parte tutto ciò edell'altro ancor.1, nessuno oserà mett0re in dut,io nè le alte facoltà, nè la l'icca vena. di ~crittore, nè la. maravigliosa virtù assimilativa e rievocativa e il ricc~ tesoro d'imagini e di musicalità che possiede quest(} forte talento. Dirò di più: chi è fra' leali avversariii degli stessi ideali civili e letterarii del Sig. D'Annun-· zio che non debba confessare di essergli debitore di una qualche ora di diletto? Strana, eppur comprensibile e naturale contradizione ! Ne vorreste forse ac-· cusare il difetto di integralità di costoro? Un celebre critico francèse si domandava una volta: « Serions-nous devenus moins delicats en devenant plus. savants? :, - No; noi siamo divenuti tutte e due cose insieme - più delicati e più istruiti; e delicati fino, a soffrirne e soffrir di noi stessi. Accusatene, amici,. nllll'altri che la umana debolezza, il fato umano, per cui l'essere più crudelm~nte e sanamente scettico non sarà mai libero dal passato. Egli si illude d'avei·lodistrutto in sé per sempre, mentre questo passatopermane in lui con le rovine e i detriti, che, specie· in forma di sentimenti, fanno di questo superbo es-· sere un eterno contradittore di se stesso, É destino che l'umanità debba dover molte dellesue gioie e forse le più care e bramate (non forse ancora perchè le più intime?) a questa stessa con tradizione, a questo dissidio che si annida in essa, e che. la fa ipocrita - di una ipocrisia però che è la massima delle sue sincerità. (È forse qui la sorgente, la genesi antica del!'Arte e della Poesia? ..). * * * Ma, intanto, lasciamoli lì codesti sentimentalismi,. e affrettiamoci al fine. Sento che debbo una spiegazione dir-.:i anche, se volete, difensiva, a qualche lettore. ;,li dovrò ripetere for,e; pazienza! Ì't'Ieglio ripetersi oggi che non intender,i domani. Sarà parso forse a qualcuno che io abbia fin troppo• ecceduto nel giudicar Claudio Cantelmo. Ben vorrei essere anch'io di codesto medesimo parere per la stima. che ho del sig. d'Annunzio come artefice di incomparabile valore; ma ahime! il tipo di Claudio Cantelmoè pur quello stesso della storia, letterariamente dive· nuto base di una selezione speciale. So bene che. questo conte d'Asturara non à commesso alcuno dei delitti che la storia registra a conto di tutti i suo i ascendenti; e che fors'anco non ne commetterà mai: ma la sua nativa, ereditaria disposizione morbosa.
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