Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno II - n. 1 - 15 luglio 1896

12 lUVJSTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI rono, anche se miseramente retribuito, un incarico nell'insegnamento perchè quivi la libertà del loro spirito, più che in qualsiasi altro ordine di uffici stipendiati, era dalle condizioni specifiche dell'ufficio stesso rispettata e guarentita. Tale, infatti, è la condizione contrattuale, che attrasse i più liberi e più culti pensatori viventi nel campo dell'insegnamento. Sotto tale riguardo, i Professori sono più liberi dei Magistrati e dei Generali. L'on. Gianturco non può modificare tale condizione se non presentando e facendo appro,;are_dal Parlamentn una apposita Legge. Allora (ma soltanto allora) chi di noi non si sentirà di subire codesta modificazione di contratto, saprà come comportarsi. Prof. A. r.msLERI. Letteratura e Critica. Il soggetto è impreciso, anzi confuso dall'intrico lungo di polemiche idealistiche, mistiche, realistiche, naturalistiche. Quando i moderni rapporti sociali si vennero affermando dallo sviluppo dell'attuale modo di produzione della vita sociale, la lotta tra le resistenze delle vecchie condizioni e le energie delle nuove, prese pure naturalmente la forma di una contesa per le idee. Non di questa contesa ci occupiamo: noi più che esporre vorremo combattere. Ma poi che ora la Rivista vuol dar larga parte alla critica letteraria, conviene anzitutto spiegare l' intendimento dell'opera che si inizia, tanto più che a qualcuno de' nostri lettori, posta così tra la politica e le scienze sociali, la letteratura potrà parer fuori di luogo. In tal caso, il nocciolo della quistione sta nel modo di concepire la letteratura e la critica. E la quistione è vecchia'. vecchia anche come l'errore della nostra educazione letteraria, la quale al classicismo non ha dato valore di mezzo. ben adatto a sviluppare il gusto e ad aumentar la cultul'a, ma n' à voluto far quasi l'ideale artistico delle generazioni sopravvenute, ancora dopo millenni passati su quelle opere grandi. Di contro a questa tendenza mortifera, noi vogliamo - per quanto le forze e lo spazio ce lo permettano - porre anche la nostra mano alla trasformazione della letteratura in vero strumento propagatore della conoscenza moderna; noi vogliamo - gradualmente, come l'assentimento de· lettori e le facoltà nostre ci permetteranno - divulgare l'intendimento e il concetto democratico dell'Arte (creduta da alcuni privilegio di aristocratici) E a questo pensiero dirizzeremo la critica. Così, in una rivista popolare di cultm·a, la critica letteraria trova veramente il suo luogo tra la politica e le scienze sociali che sieno volte a una virile propaganda di· democrazia e di progresso. L'arte è un sicuro mezzo di propaganda: la reazione pervadente l'Europa lo à inteso e se ne giova, coronando di eleganze e di fama l'incosciente artista assenito. In questo tempo di lotte forse quanto mai affannose; tra una Yita forse quanto mai priva della sicurtà del domani, e nell'esaurimento delle agitazioni e delle incertezze; tra il crollare di un mondo e il sorgere d'un altro come nuovo di cose e di idee, sono molti gli scoraggiati, gli smarriti, i ploranti. Di questi moltissimi vinti, vorrebbero fare un'armata tutti coloro che ànno trepidato, sempre più sempre di più, alla luce piovente sul r opolo dalla democrazia sociale; e vedendo, a quella luce, scorci inimaginati della coscienza popolare, che si raccolgono come in fantasima minacciante il Privilegio, essi, i trepidanti, diventano pregni di cattolica carità e infiammati di sacro entusiasmo per l'arte che vogliono rimanga lungi dall'intelligenza del volgo profanatore. Dicono: è inutile cercare la verità: la scienza a fatto bancarotta; è vano aspirare al maggior benessere: la felicità non è di questo mondo; bisogna aver fede nel dogma per ritrovare la calma, bisogna restaurare il principio di autorità per riavere la pace tra gli uomini ; e perchè l'arte non commova e infiammi contro il privilegio e i soprusi, la vogliono .... at·istocralica, un'arte tutta per loro, quindi impotente, eunuca. Artisti o ignavi o incoscienti attendono a quest'arte - della quale i despotismi passati diede1·0come la consuetudine - e negano, in nome della Bellezza, ogni valore al contenuto Yitale dell'opera; e le vacuità oggi si chiamano musiche ! Or noi vogliamo, nella letteratura, dalla letteratura, i pensieri più alti e le aspirazioni pit1 no. bili dell'animo contemporaneo; vagheggiamo 11u'a1·te che traduca la vi la delle nostre passioni e delle nostre credenze, che combatta le nostre lotte educando e illuminando. La scienza è il fulcro di quest'arte. E l' indizio d'una tale energia è nella letteratura già visibile e promettente. La letteratura, eh' è opera sterile quando astrae dal'la realtà. accenna oggi, infatti, a una 1·inascenza, per l'opera commovitrice e rinnvvatrice della conoscenza moderna. La quale dà all'arte, per mille Yie, un contenuto nuovo, e uno spirito di lotta, onde la letteratura pone oggi il problema delle miserie sociali e le denuda nelle loro cause antiche e ne' motivi recenti, e com - batte per la libertà contro le dissolventi tendenze di uno spirito che si compiace e si perde nell'astrazione; o s'ammollisce nella maniera, in un vaneggiamento di trascendentali e d' immate1·iali scioccheue. Da per tutto, ora germina e si propaga l'arte vitale che ritrae veramente, nello studio della reali tà, la mediazione tra i rapporti sociali delle nuove condizioni economiche della nostra epoca e le ideo-

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==