RIVISTPAOPOLARE Dr ]?OLITICA LETTER}1: E SCIENZE SOCIALI Direttore: Dr NAPOLEON1: COLAJANNI DEPUTATO AL PARLAMENTO ITALIA: anno lire 5; semestre lire 3 - ESTERO: anno lire 7; semestre lire 4. Anno Il. - N. I. Abbonamentopostale Roma 15Luglio 1896 Sommario. Al lettore. Dr. N. Cor.AJANNI - L'Estrema Sinistra (a FeliceCava/lotti). Prof. F. PuLI,E. - Analogie storiche (Intomo alla tattica dei socialisti). • Prof. A. GHtSLERI - I Professori come impiegati. B. SALEMI - Letteratura e critica. Dr. F. PARESCE - La ccSacra famiglia» dei Cantelmo. Sperimentalismo sociale. ( Scioperi e Lockouts 11eglSi tati-U11ili. - Il Congressod'igiene operaiaa Lio11e). Notizie varie. Recensioni. (Maurice Ansiaux: Heures de travail et salaires. Paris-Bruxelles '96. B. S). Note Bibliografiche. (C. Bacco: Per l'abolizionedel Dazio co11sumo. - C. Morini: Corruzioneelettorale. - J. Heimweh: Droit de co11quétet plebisczte). AL LETTORE. Gi~t dal titolo il lettore à capito di un mutamento nella Rioista. Infatti, entrando nel suo secondo anno di vita, essa aumenta di collaboratori e di pagine. La redazione della Rioista Popolare, che fu diretta dal valoroso Antonio Fratti, compone ora una sola famiglia con la redazione della nostra rivista: ois unita, in nome della democrazia sociale; fortior, nell'aspra lotta in nome dell'umanità. È inutile dire che questa Rivista Popolare di Politica, Lettere e Scienze Sociali resta fedele al capo saldo del pro- ,. gramma al quale la Rioista di Politica e Scienze 80eiali non venne meno. Dar posto - cioé - alla manifestazione di tutte le meditate tendenze della democrazia sociale; perché questo è l'unico modo di persuadere e di giovare al progresso delle idee e della verità. Ma quel 0!1ec'importa di far notare è come noi si cammini - non con le promesse o coi propositi sproporzionati alla capaciUt, ma coi fatti - verso la meta che ci segna l'ideale di 1·ivista. che abbiamo nell'animo. E già la Rioista c1·esce le sue pagine: prima di tutto pet' dar posto, largo post0, alla critica letteraria eh' é tanta parte della coltur[l moderna, e poi per avere il completamento di una ru· brica fissa (Noti~ie tJarie), che servirà ad informare i lettori su le cose più disparate e interessanti : dalle scienze naturali al commercio; dalle scienze sociali all'arte. c·anno nuovo, dunque, comincia con nuovi fatti compiuti. La Rioista spera che la sua opera sia gradita a' suoi cinquemila lettori, e che dal gradimento venga, non sollecitato ma con la più incoraggiante spontaneità, il contributo più che modesto - meno di due centesimi al giorno! - che i lettori danno alla prosperità del periodico. Vedere in ultima pagina le condizioni di abbonamento. L'ESTREMA SINISTRA. A Felice Cavallotti. Gli avvenimenti politico- sociali sono sempre il risultato di complessi fattori, che sfuggono spesso all'analisi di un accurato inYestigatore. In Italia nella triste ora presente uno ce n' è, di cui, invece si possono enumerare i singoli elementi che lo determinano e misurarne quasi larispettiva intensità; cioè la cresciuta estimazione dell' Estr,3ma sinistra nella massa del paese, che sopratutto ha sete ardente di buon governo. Alla Estrema si affisano gli occhi ansiosi di coloro che vogliono star meglio e soffrir meno, ma che non si elevano ad ideali di non immediata realizzazione; costoro rappresentano la media degli uomini, psichicamente; e la loro grande maggioranza, quantitativamente. Tra le diverse cause del fenomeno basta additarne alcune per rendersene ragione. I vecchi partiti parlamentari e i loro uomini pit'1eminenti sono esauriti e discreditati da colpe e da errori, pit'1 perniciosi delle prime, da cui non sono rimasti immuni che i 1·adicali. Questi conservarono le mani pulite sempt'e e acquistarono autorità per forza degli
R[VISTA POPOLA.RE DI POLirICA LETTERE E SCIENZE SOCIALl avvenimenti, che confermarono le loro previsioni nella politica economica, interna ed estera. Si spiega, quiudi, che quanti amano il quieto vive1·e e non Yogliono affrontare i pericoli di un mutamento violento e profondo, attendano la salvezza dalla Estrema sinistra; e ciò mentre i partiti pii1 decisi - repubblicani e socialisti - ne proclamaròno la imminente scomparsa, perchè la credono sorpassata dalle loro aspirazioni, che scambiano colla realtà. Sembrami, adunque, opportuno dire rapidamente cieli' Est1·ema sinistra: della sua storia, del suo programma, della sua azione in Parlamento e nel paese, della sua p1·esente posizione, e del possibile suo avvento al governo. Accennerò, senza svolgere e senza documentare; chè troppo senza dubbio dovrei dilungarmi in caso diverso. Agostino Bertani, uomo raro per le sue svariate qualità - cittadino bene definito da Bovio: con dizionatamente nionarchico e condizionatamente 1·epubblicano - tenne a battesimo l'Estrema sinistra e la trasse dal seno della sinisti·a, 'colla quale per lungo tempo si era confusa. L'Estrema, da principio composta di pochi deputati - non arrivavano alla diecina - ad ogni nuova elezione vide crescere le sue forze a danno degli altri partiti. fu calunniata e derisa dai govervatori che divenuti opposizione l'accarezzarono; e in ciò si distingue dagli altri l'on. Sonnino, che continua ad odiarla da deputato come l'orliò da ministl'O. Pu quasi empre combattuta da tutti i ministeri - eccettuato foese il primo di sini'.Ytra e quello Cairoli-Zanarclelli; ciò che le giovò: la persecuzione agì eia fuoco purificatore. Deprctis fu dei più mutevoli a suo riguardo; Crispi imece fu il più feroce nell'avversione e il pit'.1 in istente nei tentativi di demolizione. Se altro non potern contrn i suoi uomini gridava irato: siete pochi! non vi temo! E ali' indomani di Abba Cari ma nel momento in cui apparecchiaYasi a scomparire per ·empre dalla scena· politica, tutte le sue energie concentrò nel prorncarla udando e minacciando .come uno ossesso coi pugni levati verso la « montagna»: rimm-ro al gourno pe1· mantenere l'o1·- dine pubblico! E l'avrebbe mantenuto di gran cuore facendo ma. sac1·are gli uomini, che lo aveYano schiacciato sollernnclo la inesorabile quistione morale, Tra C1·ispi e l'Estre111asi,1islra ci fu sempre insuperabile incompatibilità. Pii1 volte con gioia manifesta o dissimulata si annunziò la scomparsa del gruppo radicale dal Pai-larnento e se ne cantò il Deprofundis; e più volte esso si riaffermò vivo e vigoroso. Oggi conta nel suo seno uomini, che mostrano competenza nello studio delle cose economiche, finanziarie e mi]itari; ebbe sempre valenti oratori e possiede un' insieme di energie e di competenza, che la fa ritenere matura per il governo. Come la Est1°ema usciva dalla indistinzione della sinistra nel 1876; così dal suo seno, lentamente da principio e con moto eccelerato oggi, si è venuta verificando la secessione da un lato del gruppo schiettamen\e repubblicano e dall'altro di quello socialista. Il distacco di elementi preziosi non l'ha fiaccata; non l'ha diminuita cli numero e di vigoria. II. Chi guarda alla superficie e pensa che nella fenomenologia sociale esistano distinzioni recise e tagli netti sentendo che dall'Estrema si sono staccati repubblicani e socialisti può immaginare che il programma suo sia anti-repubblicano e anti-socialista. Se così fosse essa sarebbe da un pezzo al governo. Per la parte economica e per la politica, nella .l'sti·ema sinistra non vi sono contorni precisi ; c'è del vago e dell'indeterminato; vi sono delle zone intermedie assai vaste. L'inconveniente, se tale è, lo ha comune con tutti gli altri partiti politici italiani - meno col neonato socialista. Potrebbe considerarsi come anti-socialista se essa seguisse rigidamente le teorie individualiste ed ortodosse. Invece essa è anti-marxista nella sua grande maggioranza; ma veri individualisti tra i suo membri non conta che l'on. Diligenti - che lo è con coscienza -, cui si avvicinano più o meno gli on. lmbriani, Vendemini e Antonio Gaetani di Laurenzana. Gli altri sono intervenzionisti; cioè: p1·0fessano la dottrina sull'azione dello Stato eh' ebbe a Destra un g1°ande propugnatore nello Spaventa ·e che più si avvicina alle vedute <lei socialisti. L'intervenzionismo, anzi, mi pare che equivalga al p'rogi·amma 11iinimo del partito socialista intemazionale che rappresenta la parte della dottrina marxista destinata a trionfare in un avvenire non troppo remoto. È anti-repubblicana la Estrema sinistra? Meno che mai. Tutti i suoi membri - non esclusi, forse gli frregolari - hanno in cuor loro la repubblica; nel suo avvenimento non scorgono che una quistione di tempo e di modi. Ciò spiega perchè riescono sospetti ai monarchici convinti ed invisi ol· tremoclo alla Corte. Sicchè rispetto ai socialisti e ai repubblicani l'Esti·ema si può consirlerare come un'acqua madre nella quale si precipitano i p1_-imi nuclei c1·istallini. Accennai agli iri·egolari, che in ogni tempo fecero parte della Estrenia sinistra; e tali sono quelli uomini fieri ed onesti, che disgustati per gli
Rl'\YISTA POPOLARE DI POLITICA LÈTTEilE E SCIENZE SOèiAU errori, per la viltà o per la disonestà del proprio antico partito o perchè non sanno vederne uno che li accontenti di più, vanno a combattere spesso nelle sue file. Irngolar·i, oggi, dovrebbero considerarsi ad esempio. gli on. Niccolini, Angiolini e Gallini. C'è, dunque, nel radicali>-mo parlamentare diversità di tendenze e di aspirazioni. Que~ta varietà e questa indeterminatezza lo colpiscono e lo condannano forse all'impotenza? Tutt'altro. Lo rendono più plastico, più attivo e più adatto allo studio ed alla soluzione del poliedrico problema politico-sociale. Questa varietà di tendenze e di a~pirazioni - che in Italia e fuori riscontrasi in altri partiti creduti erroneamente inspirati ad un programma unico e netto - utilissima nella critica e nel far agire un partito come potente propulsore stando alla opposizione, in Inghilterra non ha impedito di farlo pervenire al governo. Tra i radicali inglesi che fecero parte di vari ministeri, infatti, vi_ furono i repubblicani come Dilke e i monarchici come Forster, gl' individualisti come Jokn Morley e gli intervenzionisti come Chamberlaine. E cito i nomi più noti, che mi vengono alla memoria in questo momento; ma molti altri se ne potrebbero aggiungere. Ciò non deve sorprendere. Il governo rappresenta una media nelle idee degli uomini che lo compongono, costretti sempre, - essendo impossibile la perfetta uniformità, - a reciproche concessioni. Non si è dato e non si darà mai che un ministero sia composto di uomini che la pensano rigorosamente allo stesso modo sui problemi che devono risolvere. Del resto queste stesse transazioni s'impongono fatalmente e ai deputati, che designano i ministri e al corpo elettorale, che sceglie i deputati. Nella indicazione delle pe1·sone i fattori sono sempre complessi, talvolta contraddittori; la scelta perciò è relativa e subbiettiva. Nelle risoluzioni sulle cose invece si esaminano e si giudicano obbiettivamente e concretamente i singoli casi. D'onde la necessità del re_'erencliim come correzione e complemento delle istituzioni rappresentative ; del 1·e(erendum che in !svizzera ha messo tante volte il popolo in contraddizione coi suoi rappresentanti senza che venisse meno· la fiducia del primo nei secondi. III. Gli aVYersari interessati o i critici benevoli della Esti·ema sinistra non le hanno 1·isparmiato rimprove1·i che partono da punti dirnrsi da quelli sinora accennati. Si è detto e si ripete: i 1·adicali mancano di organizzazione e di disciplina. Infatti essi non la conoscono e non ne hanno bisogno; aggi ungerei quasi, che nella mancanza della disciplina risiede una delle ragioni della loro forza. Se anche si potessero sottoporre ad una ferrea organizzazione e ad una disciplina da caserma i Bovio, i Cavallotti, gl' Imbriani, i Pantano, i tanti altri, che emergono per qualità varie, non esiterei a dire che la cosa non sarebbe desideeabile: essi verrebbero impacciati nei lol'O movimenti; si cristallizzerebbero e si mummificherebbero. L'Est1·ema combatte giorno per giorno, disordinata si, ma sempre efficace ; si trova una e compatta nei momenti supremi senza saperlo, senza che alcuno la convochi, senza che alcuno dia la parola d'ordine. In tali momenti la coscienza collettiva si ridesta la E:strema discute, vota, agisce guidata dall' istinto non della propria conse1·vazione, ma del!' interesse generale e del progresso sociale. Altra volta Achille Majocchi, il glorioso mutilato di Calatafimi, raccomandò alla democrazia parlamentare di divenire sperimentale. Non aveva bisogno di divenirlo perchè essa fa sempre tale; e fu sperimentale nel senso retto della parola, poichè partendo dal f actum originario e primitivo del nostro ordinamento politico - il plebiscito - sentì di doversi attenere alla legalità e alla evoluzione e di concorrere con tutte le sue forze al conseguimento di tutti i possibili miglioramenti delle istituzioni vigenti, anche per renderne possibile, quando che fosse, la radicale trasformazione. Egli è perciò che non vi furono leggi o discussioni alle quali la Estrema non abbia portato il suo valido contributo: siano esse politiche, amministrative o sociali. Egli è perciò che essa spiego sempre un'azione benefica e disinteressata, tutto chiedendo per il paese e per la democrazia, nulla per sè e per i suoi. E pel paese e per la democrazia, essa, si espose a tutte le accuse immaginabili, che possono amareggiare la vita pubblica in _Italia - tali ad esempio quelle lanciate in occasione dell'oro Cernuschi, delle leggi anti-anarchiche, ed oggi della pretesa votazione in favore della T1·iplice alleanza -, ed ora cedette ed ora· tenne fermo, con vero criterio sperimentale, non negando mai i suoi voti ad una legge buona da chiunque venisse: da Depretis o da Giolitti, da Cairoli, da Crispi o da Di Rudinì. Perciò, come notò Bovio colla sua abituale equanimità, essa esercitò un controllo Yigile, incessante sugli atti del governo. E ad essa si deve in gran parte l'allargamento del suffragio politico ed amministrativo, l'attenuazione delle infamie della legge anti-anarchica, il sindaco elettivo. Ha scritto pagine spendide che sono sue, esclusirnmentc sue: nel modificaee la legislazione degli spiriti con Pantano, nel dramma bancario, nella quistione morale con Cavallotti. E l'Africa? Della Rstnma fu merito impareggiabile di aYerla sempre e eia sola combattuta e di avere previsto che
RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI ci avrebbe condotto ad una catastrofe economica e militare. Maggiore e più benefica sarebbe stata razione del 1·adicalismo se nel dovuto conto esso fosse stato tenuto in Parlamento. « Se la Estrema, come osservai ad Enrico Ferri parecchi anni orsono, venne considerata come un lazzaretto politico se ne attribuisca la colpa non agli uomini, che la compongono, ma alla intolleranza e all'esagerato dinastismo di quei politici, che preferiscono cercare amici e cooperatori tra le file degli ex papalini piuttosto che nelle file dei 1·adicali, vecchi loro compagni delle prigioni e delle cento battaglie per la ricostituzione cl' Italia ». (Coi·ruzione politica 1 a Edizione, p. 86). Non e' è che la Camera italiana, che faccia sì che un partito che forma circa il sesto del totale, non abbia i suoi rappresentanti nella Giunta del bilancio, e nell'Ufficio di presidenza. Tanta intolleranza e tanto villano ed ingiusto esclusivismo non sono propri, - è d'uopo ripeterlo - che del parlamento italiano. • Di piì1 l'Est1·ema potrebbe dare e darebbe; piì1 energica potrebbe essere e sarebbe la sua azione se essa oltre che condannata all'ostracismo nel Parlamento non si vedesse e non si sentisse talora isolata nel paese, eh è molto peggiore dei suoi rappresentanti. Infatti molti mdicali arrivano a Montecitorio non pe1· le loro opinioni, ma non ostante le medesime. Yi arrivano per il loro valore personale, che per fortuna conta ancora qualche cosa nel corpo elettorale; ed arrivati spesso devono fare sforzi erculei per resistere alle pressioni degli elettori, che vorrebbero saper·li - loitt bonnemenl - gove1·nativi. Alla },'strema manca la forza a /e1·go che la spinga innnanzi, che la sorregga o la costringa a correggersi quando sbaglia; che la punisca quando tradisce. Si conosce alcun esempio di un Deputato di ],'strema, che non sia stato 1·ieletto dopo essere passato armi e bagaglio in un altro campo? Ecco un grande elemento di debolezza e di perrnrtimento nella nostra vita pubblica; e tale elemento risiede esclusivamente nel corpo elettorale è serYe ad assicurare la impunità nella politica tl nei rapporti t1•a mandanti e mandatari. Può e de,·e un gruppo parlame11ta1·ecome quello della Esl1·erna sinistnt accordare il uo appoggio a' ministeri, che hanno un p1·og1·ammaassai diverso dal suo? può e deve accordarlo oggi, in i:;pecie, al :1linistero Di Rudini ? :'.'lel passatò si trorn la risposta affermativa e l' operato ba arnto la sanzione della coscienza pubblica. Non mancano puristi, che vorrebbero / vedere ridotta l'opera del 1·adicalismo parlamentare ad una semplice parte negativa; ma per fortuna essi furono e sono pochi e rimasero e rimangono inascoltati. L'esempio che viene dall'estero ribadisce quello nostrano; e l'ha ricordato opportunamente Filippo Turati in difesa del voto dato da Giuseppe De Felice, socialista rivoluzionario, al ministero Di Rudinì: voto cli dispP.razione secondo il rappresentante per Milano, che poteva e doveva dat'Si ad un ministero da me qualificato sin dal suo presentarsi alla Camera come un pis aller. Ora sarebbe strano che i partiti più arnnzati stranieri abbiano potuto dare e diano ancora voti di fiducia a ministeri politicamente assai lontani da loro. e non possa darne l'Estrema sinistra al Ministero Di Rudinl. Non citerò il caso dello appoggio accordato da repubblicani, socialisti e anarchici - da Labouchère sino a Keir lfardie - a Gladstone, perchè questi era abbastanza liberale; nessuno, però sosterrà che Yon Caprivi fosse pii1 liberale dell'on. Di Rudinì, eppure non poche volte i . ocialisti tedeschi con Bebel e Liebknecbt - i Santipadri del socialismo italiano - lo sostennero contro uomini e partiti più reazionari. Parimenti non si citerà il caso dei socialisti francesi, che sostennero per parecchio tempo il radicale Bourgeois; ma è caratteristico il fatto di un articolo di Jean Jaurés in risposta a Rochefort, nel quale non esclude che i socialisti francesi possano votare in favore del ministero Méline che al Bourgeois successe e che rappresenta un ministero di combattimento proprio contro i socialisti (l ). Tutto dunque si riduce ad esaminare la opportunità e la convenienza, dal punto di vista degli interessi collettiri e di quelli del partito, dello appoggio che repubblicani, socialisti e 1·aclicali possano accordare ad un ministero monarchico assai lontano da loro. E risoluta la quistione di massima non m'indugierò ad esaminare il caso singolo dei rapporti tra la Estrema sini:slra italiana e il ministero Di Ru dinì. · L' ha esaminato Filippo Turati in occasione del caso Sacchi; ed è notevole che il socialista fuori della Camera abbia visto la situazione più perspicuamente e piì1 chiaramente che non l'amico Sacchi, che put' è vecchio di ì\!Iontecitorio. Quello di Sacchi e di altri, che altreYolte l'hanno imitato mi sembra un caso di daltonismo politico, che non ha fatto aYVertire la realtà della situazione parlamenta1·e e la grande opportunità e comenienza di appoggiare l'on. Di Hudini, se non altro per ragioni negatirn: per evitare il peggio. l!, il peggio sarebbe il ritorno al potere degli onoreYoli Crispi, Sonnino e compagni. (l) Vedi La Petite Republique del 7 Luglio 1896.
RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 5 V. Passo ad esaminare un ultimo punto, il piit importante e di vera attualità: quello della andata dell'Estrema sinistra al potere. Se na discorre da qualche tempo con vivacità e fa le spese della stampa l'ipotesi che Cavallotti divenga ministro. Felice pavallotti, fatto segno a grande amore, per le qualità sue eccezionali, molti vogliono vederlo al potere: alcuni colla speranza di demolirlo, altri e forse in numero maggiore pel bene del paese e della democrazia, che ne attendono. 11 problema è davvero importante e merita studio pacato; sul quale forse ritorner6 (1). Molti si ribellano al pensiero che l'Jùtrema sinist1·a possa divenire partito di governo; e dati i suoi precedenti e le sue tendenze repubblicane il suo avvento al potere sotto la monarchia lo considerano come una defezione vergognosa, come l'ultimo atto, il peggiore, del trasformismo che da alcuni anni inquina la Yita pubblica italiana. Teoricamente non sono di questo avviso e penso che dato il diritto pubblico italiano, - che dovrebhe dare alla monarchia una base plebiscitaria - e data la superiorità ciel meto<lo evolutivo, che oggi pochi negano, non rappresenterebbe un atto biasimevole quello che facesse assumere all'E.çtrenia sinistra la responsabilità del potere. A quanti credono che il fatto servirebbe a ridare sangue e Yita alle Yigenti istituzioni, ad allontanare il conseguimento dell' ideale che sta, per quanto vago e indeterminato, in cima dei pensieri di quasi tutti i radicali, osservo che vale molto meglio una repubblica che arriva dieci anni dopo, come prodotto maturo della coscienza pubblica, anzichè una repubblica che arrivi pii1 presto come prodotto di una catastrofe morale all'interno o di una catastrofe militare in una guerra disgraziata. Nell'uno e nell'altro caso si avrebbe una repubblica malaticcia, uguale se non peggiore della francese. Detto ciò, soggiungo che molte condizioni sono indispensabili perchè la parte ·radicale del Parlamento possa decorosamente e utilmente diYenire partito di governo. Non esamino il ca o di CaYallotti ministro, per sua esclusiva iniziatirn, senza int13sacoi suoi colleghi e con una specie di abiura. Questa sarebbe una pura e semplice defezione individuale, che non impegnerebbe l'Estrema sinistra e non la menomerebbe in alcun modo nella pubblica estimazione e nella sua azione, per quanto grande il valore dell'uomo che se ne distaccasse. Altra volta il Crispi attrasse nella sua orbita A. (I) Ai lettori malevoli - ogoi rivista ha i suoi - che potessero immaginare, che queMe idee mi sieno pululàte oggi nel cervello, de,·o ricordare che su per giù identiche le esposi sin dal 1884 in un art\• colo della Nu.ooa Etti di Palermo e più di recente in una serie di articoli pubblicati nell' !,ola di Palermo nel 1891-92 Fortis, ritenuto il pesce grosso, che doveva trascinare dietro di sè i pesci piccoli ed è noto che il tentativo finì miserevolmente lasciando mtatta e rinvigorita l'Estrema. Credo che calunniano Cavallotti coloro che susurrano che egli sia disposto ad imitare Fortis e Ferrari; non esito a dichiarare che nel 1892 sul suo conto, nel momento della efflorescenza morbosa del legalitarismo, m'ingannai anch'io e scrissi parole che amareggiarono l'amico carissimo e delle quali dopo, meglio informato, ebbi a pentirmi. Perchè l'avvento dell'Esl1·ema non rappresenti un episodio vergognoso del t?·asfo~·mismo, occorrerebbe che essa venisse presa qual'è, con tutte le sue tradizioni e con il bagaglio delle sue idee e delle sue tendenze, senza esigere alcuna ritrattazione. Se a Dilke per divenire ministro non si chiese che disdicesse il libro che attaccava la vita privata della regina Vittoria, non so perchè si clovrtibbe costringere Cavallotti a rinnegare le poesie dell' anticesm ·eo. L'Estrema sotto la monarchia non potrebbe arrivare al governo decorosamente e proficuamente se non come soluzione di una situazione parlamentare netta, dalla quale sorgerebbe evidente il bisogno del suo concorso, sulla base di un do ul cles confessabile, senza vincoli, senza limiti imposti dalle sfere extraparlamentari, che sinora prevalsero nella poli'lica italiana. Coli' Estnm,a al governo, infine, la politica italiana dovrebbe cessare di essere dinastica per divenire essenzialmente nazionale. È probabile che si verifichino in Italia h, condizioni su e poste, che rappresentano il sine qua non, senza di cui l' Esti·ema non può e non deYe lasci;wsi sedurre dai bagliori del potere? Francamente non lo credo; il mio ottimismo non mi illude sino a tal segno. L'ipotesi teo1·ica che ho esaminato sinora mi sembra che debba continuare ad essere brutalmente smentita dalla prntica e dalla realtà. E ciò perchè la monarchia si crede ancora tanto forte eia potere fare a meno àel concorso cli cooperatori, che essa giudica infidi; tanto forte da potere scansare le limitazioni alla sua influenza collo esercizio del suo potere, che fin oggi - checchè dicano gli a,·ticoli dello Statuto scritti sulla carta è stato illimitato. Se alla monarchia non sono stati strappati le zanne e gli ugnoni, come più Yolte ho scritto, ai monarchici del pari non è stata rischiarata la mente dalla concezione e percezione esatta del diritto pubblico italiano in armonia coi tempi nuovi. Essi sono ancora troppo bigotti per permettersi atti di coraggiosa indipendenza, benefici pel paese, ma che riu cirebbero sgraditi alla Corte.
6 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERf.: E SCIENZE SOCIALI Che cosa resta a fare all' Estrema di fronte alla cecità della monarchia col servilismo dei monarchici? Continuare per la via battuta sinora ; ottenere tutto il bene che può ottenere, ed impedire tutto il male che può impedire, lasciando che le istituzioni e gli uomini si esauriscano e affrettino la loro fine. Fata trahunt ! Dr. N. CoLAJA:-1x1. ANALOGIE STORICHE. (Intorno alla tattica dei socialisti,. La questione ardente della tattica che ferrn nel seno del partito socialista è del pitt alto interesse, perchè la sua soluzione deciderà del prossimo avvenire del partito medesimo e insieme di quelli pitt prossimi e congiunti per qualche lato alle sorti •di esso. Nel vivo dibattito furono tratte in campo e sotto diversi aspetti le ragioni scientifiche della ·evoluzione e dell'adattamento naturale. Sarà utile richiamare e fermar bene nella mente anche le ragioni di analogie storiche. Ho detto analogie ; ma potremmo, e meglio, dire precedenti storici. Poichè i due organismi cui mi riferisco sono i precursori, remoti in ordine di tempo, ma stretti nell'ordine di figliazione, del moderno socialismo europeo. L'idea generatrice di esso ci appare come prodotto caratteristico del genio della nostra razza indo-europea; e si è affermata in tre ·momenti che segnano i punti culminanti della spirale della civiltà. In ognuno di questi momenti la dottrina, una nella sostanza, è apparsa sotto aspetto vario, in ragion dell'indole de' luoghi e dei popoli e del diverso stadio del suo naturale sviluppo. Lo stadio infantile si presenta nella forma delle dottrine etico-religiose del buddismo. h-i brilla il concetto umanitario d'una luce alta, semplice, assoluta. Ne' fasti del buddismo sta scritta la più grande epopea dell'amore universale. Semplici ed assolute erano le massime; e rigida la disciplina. La storia primitiva del buddismo è tutta un contrasto, profondo e Yiolento, per la fissazione d'un canone, per la organizzazione delle molte comunità particolari in una comunità « dei quattro punti cardinali »; per la costituzione d'un reggimento ecclesiastico. I congressi (samgha) dei seguaci di Buddha_da pochi mesi dopo la morte del maestro avvenuta circa il 480 a C., si succedono per lassi secolari, mentre gravissimi scismi si venivano determinando. Questa storia calzante e istruttiva della lotta per l'esistenza di un organismo religioso-sociale gioverebbe, pei casi nostri, studiare per compararla. Ma ciò a miglior tempo. È noto intanto come per gli errori della sua opera politica il buddismo cadde, nella sua patria originaria, nell'India. Grazie però alla virtù della dottrina liberale ed espansiva trionfò come tale al di fuori. Fra le parole del Maestro questa avea suonato ai discepoli: « Andate e predicate la mia legge ai popoli, a ognuno nella sua propria lingua». Il volgare fu difatti l'organo della sua propaganda e della sua letteratura; ma in quelle parole stava un altro significato che era: « rendere, nell'ammaestramento, ragione al genio dei varii popoli ed alla necessità delle circostanze ». Così la dottrina generatrice corse vittoriosa sopra 450 milioni di anime; quanti oggi conta il buddismo di seguaci, dopo una vita quasi tre volte millennare. .. * * La seconda e più matura affermazione si produce nel cristianesimo. É ormai provato che nèi rapporti intercorsi fra i popoli civili dell'antichità, le dottrine del buddismo dall'India si trasfusero nel bacino mediterraneo; e che specialmente se ne formarono dei focolari nella Siria e nella Palestina, presso la culla del cristianesimo, nei secoli che ne precedono immediatamente la nascita. Maggiore complessità di elementi e una più perfetta elaborazione di essi avean preparato un più ricco contenuto alla nuova forma. Et·ano i prodotti delle più antiche civiltà semitiche, per prescindere dalla egizia, che si assommavano coll'opera della nuova civiltà ariana in Europa, - la greco-latina. p;ra il punto di fusione di quella che può chiamarsi la seconda fase internazionale della storia. Gli studii recenti in ordine specialmente alla civiltà babilonese aprono vedute inattese sopra lo stato reale del mondo antico, sopra quella storia che comunemente eravamo usi incominciare dall'antico testamento, da Troia e da Roma; e, in una parola, apron nuovo orizzonte sopra i fattori economici e .filosoficidel nostro mondo cristiano europeo. Come le scienze positive ci hanno creato una concezione n11ovadell'ordine delle leggi e dei fatti naturali, così le scienze morali. procedendo sulla via, riaffermano il principio della continuità della materia e della trasformazione evolutiva degli organismi storici. Tale si considera l'organismo del cristianesimo: quale un prodotto dell'incrocio della dottrina buddistica colla concezione religiosa ebraica, mitigata e spiritualizzata dall'azione che la lingua, l'arte, la scienza dei Greci avevano esercitata nel mondo; e tratta fuori dal suo assolutismo individualistico dalla idea della universalità politica maturata dall' impero romano. Così nato esso trovossi a contrasto nel dominio intellettuale colle religioni politeistiche tanto più resistenti quanto piit serbavano di elementi preziosi e durevoli; e nel dominio sociale - politico a contrasto con le costituzioni economiche e giuridiche quali erano resultate a lor volta dalla combinazione dei sistemi commer-
RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI· 7 ciali e amministrativi dei popoli semitici, specialmente fenicio-babilonesi, col diritto primitivo delle genti ariane maturato in Roma. Ma ciò che più interessa per la nostra questione è il processo dello sviluppo e della propagazione del cristianesimo. Anche qui la storia primitiva della dottrina è tutta una successione mirabile di adattamenti e di assimilazioni. Non solamente rispetto al contenuto morale, ma anche rispetto alle forme ~ed agli ordinamenti. Non c'è forse una divinità delle antiche religioni che non sia stata ammessa sotto la veste di un santo nella nuova fede; non un culto un rito pagano che non si sia tradotto in una festa cristiana. Accettava gl' istituti e i simboli del sacerdozio romano da una parte, e dall'altra gli ordini monastici degli uomini e delle donne, la veste, la tonsura, il rosario dei buddisti. Buddha stesso vi divenne S. Giosafat. Così fu del sistema escatologico, delle leggende d'oltre tomba, delle superstizioni; e la nostra storia dell'arte vien oggi riscontrando la figliazione diretta delle immagini liturgiche cristiane dalle rappresentazioni monumentali delle divinità e dei mi.ti pagani. Siffatta opera di acclimatazione e di assorbimento si estese dalle genti civili ai barbari. Il dì che S. Paolo alla formula del cristianesimo ebraico primitivo: « Chi non è con me è contro cli me» - sostituì quella. « Qui non v'è per me alcuno nè ebreo, nè greco; nè schiavo, nè libero; ne uomo, nè donna» - il trionfo ideale del cristianesimo era deciso; ma il trionfo suo nell'ordine dei fatti, -nella realiti, storica, fu deierminato dalla capacità evolutiva del suo organismo, che gli costituì una forma più complessa e perfetta della precedente indiana. Prima ancora che i vescovi di Roma ne assumessero la egemonia e lo indirizzassero a fini politici determinati e coscienti, ess·o aveva saputo trovare la via felice; pel fatto che il suo moto era in armonia colle sue leggi ; percbè esso avea saputo serbar la integrità del principio nella obbedienza alle multiformi accidentalità e necessità delle cose. A questo medesimo carattere, che è il segno degli organismi forti e superiori deve la propria fortuna anche la chiesa romana: erede, insieme della virtit espansiva della dottrina primitiva, e del genio conquistatore e assimilativo di Roma. Non è necessario ricordare qual sia stata la politica di questa chiesa, che seppe estendersi ed annicchiarsi nel vecchio dominio e nella tessitura costituzionale dell' impero; tanto bene che anche oggidì molte delle sue diocesi serbano le divisioni amministrative romane antiche. Attra,·erso tutte le fasi della sua politica il principio dominante fu la rigidità del dogma colla pìù ampia varietà nella applicazione dei mezzi. Come più tardi la chiesa abbia saputo ai mezzi asservire il principio è storia pii'.1 lunga e più nota. * * La Riforma non rappresenta una conquista nuova rispetto agli elementi dottrinali dell'evangelo; sibbene rappresenta il rinnovamento morale colla conquista di un nuovo processo intellettuale, che era la libertà della indagine. 11 trionfo della riforma è quello della Yerità e della critica positiva sulla ipocrisia ed il formalismo assolutistico del cattolicesimo. É questo un punto che va osservato attentamente, nella storia del futuro socialismo europeo; perchè dall'urto del sistema teocratico-imperiale per opera della critica umanistica s'inizia quel movimento civile che dovrà tradurre il principio dalla sfera religiosa sul terreno reale ed effettivo della società umana. Il genio pratico, attivo, liberistico degli Anglosassoni opera una energica azione contro l'assolutismo· contemplativo e formalistico del genio latino, ripiombato stanco per lo sforzo del rinascimento. La violenza della reazione cattolica, spinta fino ai mezzi più feroci si spiega con la coscienza che la chiesa ebbe della conseguenza per essa della conquista ciel nuovo organo intellettuale; del ristabilimento dell'armonia fra il principio della dottrina e il suo processo logico; cosa che avrebbe reso immancabile anche la conquista della socieUi e degli ordini civili.L'istituto della inquisizione, quello non meno terribile dell'esercito dei gesuiti e la consolidazione della monarchia austro-ispana furono il cerchio di fel'ro in cui il cattolicismo incatenò il progresso delle nuove dottrine nel mondo latino. L'opera del genio anglosassone, però trionfò e si tradusse dall'ordine intellettuale in quello pratico; la libertà del pensiero fomentando l'idea della libertà politica, si innestò nel concetto della universalità umana. E la rivoluzione francese fu. Precisamente presso quella nazione dove si combinavano per l'eredità etnica i due elementi: il germanico de' Franchi ed il romano de' Gallo-latini; e che trovavasi ad essere allora il punto di incontro delle due civiltà. Il programma della rivoluzione fu immaturo nella formula e imperfetto nella sua attuazione: onde successe quella serie cli reazioni e cli conquiste secondarie, di elaborazioni parziali, che caratterizzano la storia del secolo presente. Ed è quì: da codesta elaborazione politica: dal rapido progresso delle scienze; dalla quasi completa rivoluzione dei rapporti economici nei commerci internazionali e nello sviluppo industriale, che si svolge e si delinea la formula ultima della eterna dottrina dell'umanità.
8 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI • * * Il socialismo riafferma nella forma definitiva, pii'.t completa ed organica, il principio che le rivoluzioni morali precedenti avevano a lor modo enunciato, e lo estende dal dominio del sentimento e delle cencezioni etico-religiose a quello della realtà matematica e della attuazione temporale. Esso richiama sulla terra la uguaglianza e la felicità umana che Cristo aveva posto nel cielo. Ifa scoperto il fondo dal quale le dottrine dei suoi precursori erano sorte: il gran fondo dei bisogni e delle aspirazioni umane, dalla ragion naturale della vita dell' individuo, che cerca la sua soddi sfazione e il proprio fine ne' rapporti colla vita sociale. Così il socialismo trae le sue norme dalla osservazione storica rinnovellata nel moderno concetto delle scienze positive. Nella biografia di nessun'altra costituzione si rispecchia così logica e conseguente la legge della evoluzione progressiva e dell'adattamento; dell'adattamento insieme all'ambiente storico ed alla assimilazione degli elementi esteriori. Da siffatta potenza assimilatrice ed evolutiva dipenderà, nel caso nostro, la vitalità, la espansione, il trionfo finale del socialismo. Ora è precisamente in Italia che il socialismo deve far prova di tale potenza, perchè in nessun altro paese d'Europa esso si trova ad agire sopra elementi così disparati; a principiare dalla costituzione etnica. una tavolozza dai colori più variati, per finire alle condizioni di sviluppo storico, di grado di coltura, di ordinamenti economici. Le scienze ci insegnano che stabili e fisse sono le leggi ma continua e multiforme è la manifestazione dei fenomeni ; uno il tipo, varie le fisonomie. Così la storia, costante nelle sue leggi, non conosce assolutismi nella applicazione dei fatti. Ora un organismo sarà tanto più maturo e forte quanto meglio rispecchia tale massima: quanto più cioè il suo movimento vitale procederà in armonia colla legge che lo determina; quanto pitt la sua azione sarà consentanea ai suoi caratteri fondamentali; - ma nello stesso iempo rapido il movimento, la1·ga, molteplice, elastica l'azione. A queste _considerazioni parmi debba ispirarsi la condotta del socialismo in Italia. Fermi i principii che ormai sono formulati nella dottrina marxista nettissimamente, tanto rispetto ai postulati quanto rispetto all'azione percio che l'attuazione del socialismo non possa essere che l'opera della classe proletaria; ferma la logica llGlle linee fondamentali, esso deve nell'aziorn: giornaliera, :nelle contingenze particolari far prova di quel liberalismo che è per eccellenza nella sua natura. Deve esser liberale e assimilatore conforme al carattere dei suoi generatori storici; dev' esser positivo, sperimentale, conforme al processo scientifico che esso rispecchia. Unita non è uniformità. Nel contrasto che si agita nel seno del partito devesi ravvisare un conflitto etnico fra lo spirito scientifico, attuativo, liberistico settentrionale, e lo spirito formalistico, contemplativo e assolutista meridionale. Dal trionfo dell'uno o dell'altro indirizzo può dipender la S0l'te della fase attuale del socialismo. li cattolicesimo, accentuando la politica dei gesuiti, stringe l'alleanza reazionaria per ristabilire il cerchio ferreo colle monarchie militaristiche, col conservantismo feudale e capitalistico, coll'adulterazione della coltura intellettuale. E ciò essenzialmente contro il socialismo, che esso riconosce,. ed a ragione, pel suo maggior nemico: appunto quale erede e rinnovatore del principio evangelico: l'umanesimo; del criticismo della riforma, e del processo delle scienze. Ci troviamo in un momento analogo. ma in ben diverse proporzioni di quello delle passate sante alleanze. Guai se il socialismo respinge da sè gli elementi che possono essere suo naturale nutrimento; e si rinchiude nell'assolutismo. Falsando uno de' suoi caratteri fondamentali e isterilendosi, non reggerebbe all'urto del suo grande aYVersario; e Yerrebbe rigettato addiet1·0 dalla via del suo progresso. l' rof. FRA~CESCO PULLi,. I PROFESSORI C MMEPIEGATI. (I) · Credo ritornerà alla Camera, la importante quistione sollevata già dagli on. Pansini e Bovio nella seduta del!' 8 Maggio. Il nuovo Ministro d' 1. P. per giustificare di avere denunciato il prof. Pantaleoni al Consiglio ::ìuperiore, dovette uscire in dichiarazioni, che hanno stup'ito, giustamente, tutti gl' intelletti più culti e liberi, e costituirebbero un novissimo giure, se, com'ebbi a scrivere sopra un giornale milanese, non si trattasse d'un piede in fallo, da cui l'egregio uomo saprà ritrarsi. Infatti: della Legge Casati, nata col peccato originale dell'incostituzionalità (2) e che « non vige di diritto » come osservano i prof. Cogliolo e Maj orana, all' infuori degli antichi Sta ti Sa1•di e della Lombardia; di codesta Legge, non mai passata sotto la prova d'una discussione parlamentare, e che pure, dopo 37 anni, ancora rimane l'unica < legge organica » delle nostre istituzioni scolastiche - di codesta legge antidiluviana, pure ammettendo rispettabile la sua spu1-ia e arbitraria origine, sta il fatto (I) Questo articolo ci pervenne in Giugno; ma come avvertimmo nel Numero precedente, ci fu impossibile pubblicarlo allora. La qui, stione trattata dal nostro Ghisleri colla sua abituale competenza non ha perduto alTatto di attualità. li prof. Bovio, che avrebbe potuto trattarla di nuovo e bene da1Ia cieca sorte fu escluso momentaneamente dalla Camera. N.cl.D. (2/ Vedi nella Lomba,-dia del 14 giugno, l'articolo in cui ricordo che ]a legge fu elaborata da una commissione di pochi professori e promulgata durante i pieni poteri del 1859, ch'erano stati concessi • per la guerra • ma non per la legislazione.
RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LE'l"l'ERE E SCIENZE SOCIAL1 () che non rimangono vive e vigenti se non quelle parti della Legge, che non furono violate, cassate, soppresse da Leggi e Regolamenti successivi o da contrarie consuetudini. '1 utti coloro che s'occuparono di legislazione scolastica hanno riconosciuto questa condizione di ('atto; tutti hanno dato valore abrogatorio, ne' riguardi della Legge Casati, alle disposizioni posteriori, anche se me1•amente stabilite con decreti o regolamenti ministeriali. Tutti poi hanno riconosciuto l'esistenza di un gius consuetudinario, il quale rese, fino dai primi tempi del regno, lettera morta l'una o l'altra delle disposizioni di quella Legge. Lo stesso on. Gianturco nella Relazione che precede il suo Disegno di Legge sulle Scuole Normali e Complementari, presentato alla Camera il 1° Giugno (di segno, che farà giustizia a molti desideri e voti degl' insegnanti di quelle scuole e pel quale, a parte qualche menda parziale, gli va data lode sincera) porge la più esplicita conferma di quanto sto osservando. Questa « legge organica del 13 novembre 1859, dopo 37 anni (scrive l'on. Minist1•0) sta ancora, più spesso di nome che non in /'allo, fondamento di tutto l'tdifizio delle nostre istituzioni scolastiche ». E pare che egli deplori che la Legge ancora « viga interamente, anzi rigidamente » solo per le scuole normali; tutta via quante modi/i• cazioni e aggiunte posteriori deve egli stesso notare, sopravvenute a rendere quella Legge non più in armonia coi fatti! basti accennare al corso preparatorio « che fu istituito per regolamenti e per decreti reali». Ciò premesso è agevole dimostrare che se tra le disposizioni morte della Legge Casati, ve n' ha una che mai non fu viva, si è precisamente quella la quale secondo l'art. lOU, suttoporrebbe a giurisdizione disciplinare le opinioni e gli ~critti dei profossori, estendendo tale giurisd;zione ai loro atti compiut.i f uo1·i della scuola. La risposta, data dall'on. Gianturco agli on. Bovio e Pansini nella citata seduta dell' 8 maggio, se ha suscitato le ironiche osstrvazioni del prof. Murri, e le proteste di Cesare Lombroso, del Ciccotti e di altri, in nome de' diritti del pensiero, non doveva meno mera vigliare tutti i legislatori della Camera, in nome del diritto positivo. Gli stessi on. Bovio e Pansini non mi parvero troppo felici nelle loro osservazioni, rivolte al Ministro. Questi ebbe troppo buon gioco di loro. All'on. Pansini, il quale contesta va l'applicabilità dell'art. lOG al caso Pantaleoni, ossia, in genere, a una lettera pubblicata su di un giornale da un professore il quale ha diritto, come ogni altro cittadino, di esporre il pensier suo intomo a' fatti della cosa pubblica, il Ministro oppose i termini precisi di quell'articolo e si compiacque di leggerglieli parola per parola, e di fare persino de Ilo spirito per dimostrare che l'articolo stesso comprende gli atii « seguiti fuori dell'Università». Chiosando l'articolo dove parla di scritti impugnanti « le verità sulle quali riposa l'ordine religioso e morale » il Ministro intercalava di suo, con ironica accentuazione, rivolto all'on. Pansini: « scritti che certamente non sono stati compilati nella cattedra universitaria, ma fuori dell' Università! » E all'on. Bovio, il quale aveva pronunziata una delle sue sentenze, - non essere il professore un impiegato, perchè l'impiegato eseguisce, mentre il professore dirige - l'on. Ministro spostando la questione, rispondeva, non esservi nulla di men 1·ispettoso o di offensivo per la per5ona del professore Pantaleoni, nel dirlo un impiegato dello Stato, perocchè impiegati sono i Presidenti delle Corti supreme di giustizia, impiegati i generali che comandano le nostre milizie dinanzi al nemico, e ... com' è naturale, b sentimentale cavatina venne salutata dai bravo dei soliti, che sostituiscono la rettorica al ragionamento. Lascio da parte poi l'altra sonatina alquanto antiquata (benchè al Ministro paia modernissima e, come tale, l'abbia contrapposta all'on. Bovio) intorno allo « Stato etico, che compendia la parte miglio1·e dell'anima nazionale». Non fu una discussione di legge positiva quella del!' 8 maggio, come doveva essere, trattandosi de' positivi diritti d'un cittadino insegnante in una pubblica e illustre università. Fu schermaglia di fraseologi: tale l' impressione - che fece a noi, settentrionali. J n linea di diritto positivo, anzichè fare una questione d'ermeneutica dell'art. 100, dovevasi dire al Ministro, che quella sua interpretazione era bensì esatta, giustificata dai precisi termini dell'articolo ; ma (questo dev'essere l'argomento d'opposizione) per lo appunto in quel senso e per quella estensione, applicati va da lui voluta, l'articolo stesso era stato abolito da 37 anni di un opposto gius consuetudinario. Lo si doveva combattere su questo terreno. Dal primo ministero, che succedette al Casati, nel 1800, insino all'ultimo predecessore dell'on. Gianturco, non solamente quell'articolo, in quel senso, non venne ma.i applicato, ma si direbbe che i varii Ministri succedutisi alla direzione del!' Istruzione Pubblica del regno, ed i più illustri fra loro segnatamente, parvero ostentare un cri terio opposto; giacchè dalle no• mine di Ausonio Franchi e di Giuseppe Ferrari insino a quelle di Ardigò, di Bovio, di Ferri, ecc., tanto i Ministri di Destra come quelli venuti di poi hanno nominato a professore nelle università italiane scrittori, saliti in fama appunto per scritti « impugnanti le verità sulle quali riposa l'ordine religioso » o per dottrine politiche e sociologiche non conformi alla stretta ortodossia delle attuali istituzioni. Su altro giornale io ho svolto questo concetto largamente; ma le prove abbondano e si può sfidare il Ministro a sostenere la tesi contraria. Ed ho pure dimostrata l'assurdità di applicare quell'articolo e l'indeterminatezza insidiosa e illogica della distinzione, con cui l'on. Ministro, accortosi di aver messo un 11iede in fallo, cercò di ritrarsene, in parte con una cont1·addizione flagrante (1) e in (I) Non è flagrante la contraddizion~ tra i preei1i termini dell'art. 106, a cui s'apptlllava il Minist1·0, e la sua immediata dichiarazione che 411; nessun ministro italiano penserà ad applicare la Leage Casati per punire un professore il quale insegni una dottrina ateistica o materialistica?• O do,·e sen vanno, allora, i preci.·i termini i E ~:-=rà. dunque. la libertà dc' p1ofessori alla mercè dell'arbitrario volere de' Minist1·i? Chi dà al i\linistro il potere di applicare sl e no il mede5im~ articolo di legge, nelle parti che gli accorn0dano o no1 E se domani, scendendo alle urne poliLiche, i clericali portasser". al poterd come nel tlelgio., dei Ministri di loro setta, chi ne ga1·antisce di quel « nessun Ministro penserà... 1 »
RIVISTA POPOLARE DI POLITICA. LETTERE E SCIENZE SOCIALI parte sofisticando tra la rnienza come scienza e la scienza che << diviene passione, diviene partito, diviene propaganda». Nè soltanto di parecchi errori di logica può appuntarsi il suo discorso dell' 8 maggio, ma eziandio di confusioni arbitrarie e sorprendenti, com'è quella ch'egli fece della questione dei diritti dei professori e della liberta d'opinioni legalmente manifestate, con l'argomento dei tumulti unive,·sitari; quasichè da più anni a questa parte, i tumulti, i disordini, le dimostrazioni degli studenti universitari avEssero per impulso od obbietto un qualsiasi ideale politico o sociale, anzichè essere mosse, come sono, da semplici egoistiche e meschine quistioncelle di esami da rifarsi fuori tempo od esoneri e privilegi professionali, che i Ministri stessi, col loro andazzo di concessioni ed eccezioni, vennero fomentando. Bisogna vivere nel mondo della luna, per osare di supporre un nesso tra i tumulti universitari di questi ultimi anni e le opinioni sociologiche o scientifiche dei professori, poniamo, Ardigò, Loria, Salvioli, Panebianco, Pantaleoni, Lombroso o di chi altro piaccia vi di ricordare. Io vo raccogliendo, da diversi anni, documenti e' note per una Storia costituzionale del regno di Umberto I, la quale, se vivrò, spero di pubblicare quando « sarà venuto il suo tempo ». Orbene, dopo il 76, se si eccettuino le dimostrazioni pel fatto di Oberdan, io più non trovo agitazioni studentesche, a cui sia stata musa o nemesi la politica, le quali si possano paragonare, non dico a quelle ( che noi - professori incaricati d'insegna re la « Storia del Risorgimento italiano - di certo non dobbiamo presentare sotto luce antipatica) ch'ebbero luogo ai tempi dell'oppressione indigena o forestiera, prima del 48 o del 59 ; ma nemmeno a quelle che ac'lalorarono i nostri giovani prima del 70, e le cui vibrazioni durarono, più o meno intense, insino a che smo1•zaronsi del tutto, nel decennio susseguepte. Po- ·chi giorni dopo la tornata dell' 8 maggio, nella università stessa dove insegna il nuovo Ministro, avveniva un tumulto nel quale un giovane studente rimaneva accoltellato. Trattavasi forse di quella « scienza che diviene passione» o di quella « propaganda colpevole » contro la quale l'on. Gianturco. tuonò le sue minacce in Parlamento? - Ahimè, quale flagrante smentita alla vaqua fraseologia del neo Ministro ! Tratta.vasi di ottenere una dispensa da certi esami scl'itti d' italiano e latino !... .. * * Ma veniamo a considerare il professore come impiegato dello Stato, e a gittare un po' di luce positiva nel caos dei sofismi e dei vieti concetti e delle abitudini servili, ereditate dai cessati regimi ; caos che offusca le menti di molti legislatori e pubblicisti, quando si parla de' nostri rapporti col Governo. Badate. Nel campo del desiderabile, io già invocai (e proposi ali' Associazione degl' Insegnanti classici, la quale me ne aveva anzi dato incarico di relatore al Congresso di Roma) la revisione delle condizioni e norme, che regolano il nostro contratto di prestazione d'ope1·a; perocchè tale, non altra è la forma giuridiGa. sotto çui voglionsi considerare i nostri rapporti col Governo, conseguenti dalla nostra qualità d'impiegati. Ma, prescindendo dal « desiderabile » io vo' rimanere sul terreno della realtà vigente; e mi domando se v' è identità di obblighi e di condizioni giuridiche e morali, tra i « Presidenti delle Corti supreme, che amministrano la giustizia » o tra « i generali che comandano le nostre milizie » e i professori insegnanti nelle Università o negli istituti medii dello Stato ? Perocchè non. si tratta di « pensiero meno che rispettoso e quasi offensivo » per un professore, se lo si chiami « impiegato » - no, e l'on. Gianturco ebbe tl'oppo buon giuoco (lo ripeto) d'aver potuto distrarre la questione giuridica in una quistione di galateo, che, per noi, non ha significato. Forse nelle provincie del sud la parola «impiegato» suona spregiativa, se riferita all'estimazione, che .ancora vi si fa d'altri titoli, onde si pavoneggiano le classi oziose? Forse l'impiegato, colà, è riguardato con occhio « meno che rispettoso e quasi offensivo» dai molti conti, marchesi, duchi, baroni ed altri consimili galantuomini sopra vissuti al reggimento spagnuolo? In tat' caso si spiegherebbe la dichiarazione dell'on. Gianturco; ma per noi, settentrionali, riesce strana, perchè superflua. Quì dove ogni condizione e classe di borghesi lavoratori è ugualmente pregiata nel concetto dell'opinione pubblica, la parola impiegato è si poco dispregiativa che impiegati dello Stato consi• deriamo i Ministri, e perfino lo stesso Re ; dacchè esso medesimo il capo dello Stato, a nostro mo' di vetlerc, riceve, per le sue alte funzioni, . un emolumento fi,sso, stabilito · dal Parlamento e pagatogli, come ad ogni altro impiegato, sulla cassa pubblica, i cui mezzi finanziari Jerivano dalle imposte dirette e indirette di cui tutti sopportiamo la nostra parte. Non è per noi, dunque, la rettifica, che l'on. Gianturco ha creduto di fare di certo erroneo concetto dello Stato. Oh no: per noi lo Stato non è un ente astratto o separato dalla collettività dei cittadini, ma è semplicemente l'azienda della collettività stessa: concepiamo lo Stato come una grande cooperativa; e pertanto, essere impiegati d~llo Stato significa, per noi, « prestare l'opera nostra pe1·un detei·minato serrizio, ve1·so un determinato compenso, alta nazione» ossia alla società a cui apparteniamo; come altri cittadini, similmente, prestano l'opera loro, per servizi analoghi, a un Comune, a una Provincia, a una compagnia privata o ad altr-o committente . Si tratta di un contratto, in cui da un lato l' impiegato presta il suo lavoro d'ingegnere, di ragioniere, di medico, di giurisperito, di professore ecc., dall'altro la società, a mezzo del governo, compera questo lavo,·o con stipendi prestabiliti. Questo in linea generale. A questa stregua, tutti, dall'ultimo degli stipendiati insino al primo, siamo lavoratori al servizio della società, che ci paga; il Governo non è un nemico, ma neppure un padrone : esso non è che il mandatario della società, un suo gerente, stipendiato a sua volta dal nostro comun padt·one, che è il pubblico: e, nella mutabilità dei gerenti, che si avvicen-
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