Rivista di politica e scienze sociali - anno I - n. 24 - 30 giugno 1896

RIVISTA DI POLITICAE SCIENZE SOCIALI tecitorio o delle sette? Evvia ! Mocenni confessò che si voleva sostituire Baratieri dopo Amba Alagi. Chi lo impedì ed a chi risale, qi.iindi, la v(;lra e g1•ande responsabilità di Abba Carima? Non si può saperlo; o più esattamente: non si può dirlo nei giornali. Lo si dice nei caffè, nei crocchi amichevoli, nei corridoi di Montel1itorio, però quando lo si accenna nell'aula della Camera dei _Deputati il Presidente, per dovere di ufficio, richiama l'oratore e cerca soffocarne la voce col campanello. Se lo ripetessimo qui, il Procuratore del Re ci sequestrerebbe. Queste influenzé misteriose, che non sono quelle di Montecitorio o delle sette, vollero la spedizione africana, vollero mantenere al posto Baratieri dopo la sua dimostrata. incapacità; vorrebbero il ritorno di Crispi, o dei suoi imitatori, e la guerra a fondo ... Queste stesse miste• riose infiuenze, infine, non vogliono che l'esercito abbia un alto ideale veramente nazionale e che perciò venga organizzato in modo adatto per raggiungerlo colla maggiore efficacia e colla minore spesa possibile. L'azione deleteria delle infiuenze misteriose continua e si comprende quindi che si faccia sentire nei progetti di riordinamento del generale Ricotti ; i quali dal lato politico e militare non ci possono dare la nuova aria, il nuovo programma, le nuove forze e i nuovi ideali. Tutto ciò si potrebbe ottenere costituendo un esercito essenzialmente nazionale, che si potrebbe avere col reclutamento territoriale, collo allarga.mento della base e colla ferma ridotta al minimo possibile: riforme tutte che ci avvicinerebbero gradatamente alla uazione armata nella quale, secondo il pensiero di Cattaneo, tutti sarebbero militi, nessuno soldato. Un ordinamento militare siffatto non potrebbe avere che un solo grande obbiettivo, un solo ideale : la difesa della nazione contro i nemici esterni. Che cosa ci darebbe invece l'ordinamento proposto dal generale Ricotti? Un esercito dalla compagine serrata, ma non numerosa, adatto quanto mai a reprimere sempre e dovunque i nemici delle istituzioni vigenti, "impotente a difendere vittoriosamente l'Italia contro una invasione straniera; e lo dimostreremo altra volta. L'opera dell'attuale ministro della guerra è, dunque, essenzialmente reazionaria e, quali che possano essere le conseguenze parlamentari, tutte le frazioni della democrazia sociale dovrebbero combatterla. E la combatteremo. LA RIVISTA. ~~--._..,,--._..,,--._..,--._..,,'-../'../'.../ La Rivista - per le esigenze d~llo spazio - è costretta a rimandare a' fascicoli venturi un interessante articolo del prof. A. GH!SLERIsul caso Pantaleoni, a proposito della discussione del Bilancio della P. I.; altri articoli fra i quali uno di C. GmE: « Socialismo e cooperazione » e uno di A. I-IAMON « Lo spirito militare» e altri di vera attualita sulla « Estrema Sinistra» e sulla « Circolazione in Italia (a proposito di un articolo del Frascara) » ecc. Latatticdaepl artistocialitsatlaiano l. La forza manifestata negli ultimi tempi dal partito socialista italiano, e quindi gli allarmi sinceri dei conservatori, i timori bugiardi e interessati ostentati dalla banda crispina, gli entusiasmi legit· timi e le speranze - non sempre misurate - dei socialisti stessi, hanno richiamato l'attenzione sul giovane e vigoroso partito. Si discute meno sulle dottrine del partito stesso - che segue rigidamente il marxismo, quale si è venuto formulando in Germania da alcuni anni in qua - e più si discute sulla tattica, che ha vera importanza politica in quanto concerne il presente e può influire sull'attitudine e sulle decisioni degli altri partiti e del governo; e se ne discute oggi più del solito perchè si attendono con interesse le risoluzioni del prossimo Congresso socialista di Firenze che potranno assumere alquanta importanza per le non lontane elezioni generali. Dico alquanta importanza e non grande, come si 1:otrebbe supporre poichè sono convinto che quali che esse teoricamente ed ufficialmente, siano, la tattica della grande maggioranza del partito socialista continuerà in realtà quale fu per il passato. Nella gentile città dei fiori gl' intransigenti, probabilmente, avranno il sopravvento e proclameranno l'isolamento del partito e la sua guerra contro tutti gli altri partiii con grande soddisfazione dei conserntori, dei reazionari, e degli uomini, che sono attualmente al governo ; ma in fatto la loro gioia non verrà giustificata, perchè si troverà il modo di venire alle non confessate transazioni e ad accomodamenti, che intaccheranno bensì la disciplina militaresca che si vuole imporre, ma che rappresenteranno pur sempre il trionfo del buon senso e la prevalenza del!' istinto di conservazione e di aspirazione al progresso, con grande benefizio della causa della democrazia sociale. Così almeno, mi pare, che si possa argomentare dal passato: il dictatum dei Congressi di Reggio-Emilia e di Parma venne di fatto poco rispettato. Accennai alla intransigenza, che probabilmente prevarrà a Firenze tenendo conto delle manifestazioni dei vari congressi regionali, nei quali essa - meno, se non erro, in quello di Napoli - predominò; intransigenza che ha avuto fasi diverse e varie modalità, ma eh' è stata e sarà sempre deplorevole. Animati da un fanatismo, che sarei per qualificare settario, molti dei socialisti italiani che hanno avuto ed hamrn ancora il monopolio del partito, da principio ostentarono un grande disprezzo per la -politica in generale; arrival'ono al morboso furore contro la repubblica; respinsero ogni alleanza

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