Rivista di politica e scienze sociali - anno I - n. 24 - 30 giugno 1896

RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI 379 piato la sua fabbricazione, l' Italia e la Germania l' hanno accrescita d'un terzo e la regione Lionese, la cui produzione annua rappresentava un valore di 434 milioni di lire, non ne fabbrica più che por 378 milioni. La sua esportazione ere, dal 1855 al 1859, valeva in media 425 milioni, e 460 milioni dal 1870 al 1874, non vale attualmente che 233 milioni di lire. Ora gli specialisti francesi ci dicono che non meno del terzo delle seterie comprate in Francia vengono da Zurigo, Crefeld e Barmen. Anche l'Italia, che nel 1880 aveva 2 milioni di fusi e 30,000 telai, contro 14,000 nel 1879, fa concorrenza a Lione; essa fsportava in Francia nel 1881 per 3,300,000 lire di seterie. I manifatturieri francesi possono fare intervenire la produzione inferiore a miglior mereato, e vendere 3,250,000 chilogrammi di seterie ad un prezzo pel quale, nel 1855-1859, ne cedevano 2,500,000 chilogrammi soltanto, ma non occuperan~o più la posizione perduta. L'Italia, la Svizzera, la Germania, gli Stati-Uniti e la Russia hanno le loro fabbriche di seta e non i)llportano da Vone che le migliori qualità. Quanto ai pl'odotti inferiori, il foulard é divenuto ornamento comune per le cameriere di SaintPétersbourg, le industrie locali del Caucaso settentrionale fornendone a prezzi tali che rappresenterebbero dei salari da carestia pei tessitori lionesi. E questi sono veramente affamati. La miseria fu sì grande a Lione nel 1884 che i soldati della guarnigione, mal nutriti, dividevano il loro pane con gli operai e risparmiavano il loro soldo per soccorrere quei disgraziati. Ma la carità non poté nulla, come nulla poté il lavoro i.Ile fortificazioni. Il commercio é scentralizzato : Lione non sarà più quella che fu trent'anni fa. Simili esempi si potrebbero citare a ventine. Greenock non fornisce più dello zucchero alla Russia, poiché questa contrada ne produce allo steEso buon mercato dell'Inghilterra. L'arte dell'orologiaio non é più il monopolio della Svizzera, ed io ho visto dei valenti niellatori guadagnare la loro miserabile vita cardando della lana. L'India estrae dalle sue novanta miniere di carbon· fossile i due terzi del suo consumo annuo. Il commercio di prodotti chimici, nato sulle rive del Tyne -e del Clydc, in grazia alle facilitazioni offerte dal- !' importazione delle piriti della Spagna e la concentrazione di un numero di queste industi·ie attorno ai due estuari, é in decadenza. La Spagna con l'aiuto dei ca.pita.li inglesi, non tarderà ad adoperare essa stessa le sue piriti. La Germania ne ha estratte 158,410 tonnellate nel 1882, ha fabbricato non meno di 358,150 tonnellate d'acido solforico e 115,000 tonnellate di soda contro 42,500 nel 1877. Già essa si lamenta della supproduzione e di fatti i prezzi sono ribassati da 23 a 14 ed anche a 12 marchi ogni 100 chilogrammi. Ma basta ! Le cifre che ho sotto gli occhi e che raccontano tutte la medesima storia sono ta.nte che potrei prolunga.re questo articolo indefinita.mente. È tempo di conchiudere, e per le menti non prevenute la conclusione s'impone. Tutte le industrie si decentralizza.no e si diffondono pel. mondo, e dapertutto, invece della specializzazione, si svilupi,a la varietà, l' integ1•ità. del commercio. Tale é il segno particolare del tempo in cui viviamo. Ogni nazione diviene alla. sua volta un centro di manifatture, e l'epoca in cui tutti i paesi di Europa nonché gli Stati-Uniti ed i popoli più indietro dell'Asia e dell'Africa fabbriche• ranno da sè tutti gli oggetti di cui hanno bisogno, non é lontana. ll Giappone ha dato - dopo che quest'articolo era già scritto - una prova evidente della giustezza. delle previsioni di sopra enuncia.te. La guerra che ha insanguinati i mari della China., non ha avuto altra causa che la necessità., pel Giapppone, di aprire nuovi mercati per la sua industria già considerevole. Le guerre ed altre cause accidentali potranno paralizzare momentaneamente la. estensione delle industrie, ma non l'arresteranno. Poichè appena una industria si é impiantata in qualche sito, essa. ne chiama altre, che si sviluppano rapidamente una dopo l'altra. Il fatto é presentito da tutti se non è da tutti compreso, e la corsa alle colonie è divenuta il ginoco delle nazioni all'epoca nostra. Ogni paese vuole avere le sue. Ma che farne delle colonie? Non ci son mica due Indie al mondo e le antiche condizioni non si rinnoveranno più. Al contrario, alcune colonie britanniche minacciano già di fare concorrenza alla madre patria. Altre, come l'Australia, non mancheranno d' imitarle. Quanto ai mercati neutrali. la China ed il Giappone non sa.ranno mai clienti Jel1'Europa, potendo p1•odurre in casa loro a patti migljori. Guai a noi, se il giorno in cui la macchina. a. Yapore penetrerà. in China, l'Europa avrà ancora bisogno di mercati stranieri ! Quanto ai mezzo-selvaggi af, icani, quale pr.>spero avvenira si potrà fondare sulla loro miseria? Il progresso deve seguire un'alh•a direzione. È d'uopo che ogni popolo produca le cose di cui ha bisogno: Non cerchiamo nell'India né altrove i com• pra tori dei cotoni del Lancashire, dei coltelli di Sheffield, delle seterie francesi e delle farine ungheresi. Che bisogno c' é d'inviare nella Nuova Guinea. dei depositi di stoffe inglesi e germaniche, quando un buon numero di clienti inglesi e germanici non sono nemmeno vestiti? Invece di lambicc.arci il cervello per trovare dai mercati lontani proviamoci a rispondere a qualcuna delle seguenti domande: Perché l'operaio ingl,ise, le cui capacità industriali vengono tanto celebrate nei discorsi politici, perché i ca.mpagniuoli scozzesi, i contadini irlandesi - il cui ostinato lavoro, trasformando in nuovi terreni le secolari maremme, é l'oggetto di tanti lusinghieri commenti -· non son essi serviti per i primi dai filatol'i del Lancashire, dai coltellinai di ·sheflìeld, dai minatori del Northumberland e del paese di Galles? Perché le tessitrici di Lione non prrtano addosso della seta, e sopratutto, non hanno del pane nelle loro soffitte? Perché i contadini russi vendono il loro grano, e per quattro, sei e qualche volta otto mesi dell'anno sono costretti a mescolare la buccia (crusca) ad un po' di farina per fare del pane? Perché nel- !' India lo carestie sono tanto frequenti presso i pro-

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