378 RIVISTAPOLITICA E DI SCIENZE SOCIALI solo di ripetere all'uopo che quando le innovazioni politiche e sociali sono compiute e si rivelano in tutti quei benefici effetti, che prima di quegli avvenimenti si disconoscevano, allora gl' intelletti politici forti e gli animi aperti o si ritraggono rispettando la nuova volontà nazionale o gr.ivitano verso il nuovo. lo sono grato al mio Alessandro D'Atri per avermi dato il modo di leggere un libro che io non ho seguito soltanto pel sentimento dell'amicizia, ma pel diletto continuo, sino all'ultima pagina, che eoso mi ha dato e per l'utilità vera e gli ammaestramenti. E mi ha fatto poi nascere nell'animo un desiderio grande di vedere la selvaggia bellezza delle foreste vergini che egli descrive, di ammirare quelle piante di tutte le età, di tutte le altezze che egli ha visto, e di ri- _ posare nella solitudine maestosa del bosco sotto quell'albero gigantesco, che quaranta uomini non avrebbero abbracciato. E al mio amico fo infine un augurio : possa un giorno raccontare ai brasileni la storia italiana di quelle cose che oggi egli del B1·asile ha raccontato agl' Italiani. ERR!CO DE MARINI$ •• ~ ~'-../ '-./' Ilfallimednetsloisteminadustriale Continuazione e fine vedi N. precedente V. Il mercato inglese è ingombro, i mercati dell'estero gli sfuggono, e sopra i mer.iati neutrali si compra al disotto de' suoi prezzi. fale è, rispetto ali' Inghilterra, la conclusione dell'osservatore che sa studiare. Si conta sull'Australia, ma, ptr il numero sempre crescente delle braccia disoccupate, l'Australia seguirà l'esempio del Canadà e fonderà delle fabbriche. Mostrando al mondo ciò di cui gli abitanti delle colonie sono capaci, Ì'esposizione coloniale ha affi•ettato il giorno in cui ogni colonia farà_ da sè. Già il Canadà e l' India impongono dei diritti protez;onali alle mercanzie britanniche e pressanti istanze pel loro alzamento sono continuamente dirette ai due governi. Quanto ai mercati del Congo, di cui si è tanto parlato, ai calcoli del Sig. Stanley, ed al miraggio d'una rendita annua di 650 milioni di lire contro consegna fatta dalle fabbriche del Lancashire di pezze di cotone di cui gli Africani si farebbero delle cinture, son cose tanto fantastiche quanto i progetti secondo i quali l'Inghilterra si sarebbe arricchita fabbricando def berretti da notte per i Chinesi. I Chinesi preferiscono i berretti fatti da loro stessi e, quanto ai Conghesi, quattro nazioni almeno si disputano già la loro clientela: l'Inghilterra, la Germania, gli StatiUniti e l'India, senza contare il Belgio. Ci fu un tempo in cui la Gran Bretagna ebbe il monopolio degli oggetti manifatturati, n1a ora, non ritenendo che le sei principali contrade industriali d'Europa e gli Stati-Uniti, l'Inghilterra, pur conservando il p1·imo posto, non dispone che d'una metà dell'esportazione totale, di cui due terzi di filo di lino e più di un terzo di cotone. Ma mentre trent'anni fa l'Inghilterra occupava il primo posto nell'industria del cotone, non aveva nel 1880 che un po' più della metà dei fusi in attività nei paesi di Europa, negli Stati-Uniti e nell'India ( 40 milioni su 72 milioni) ed un po' più della metà dei telai (520,000 su 972.000) perdendo costantemente del terreno, mentl'e altri paesi ne gua.dagnavano. Il fatto non era che naturale ed avrebbe dovuto essere previsto. Non c'è ragione che l'Inghilterra debba essere sempre la grande filatrice del mondo. Dovendo il cotone greggio essere importato, la Fl'ancia, la Germania, l'Italia, la Russia, l'India ed anche il Brasile ed il Messico possono, come l'Inghilterra, filare dei cotoni e tessere delle cotonine. Ma l'apparizione dell'industria del cotone in un paese, come ancora quella delle altre industrie tessili, diventa il punto di partenza di tutta la serie delle produzioni chimiche, meccaniche, metallurgiche e minerali, forzate a seguire lo impulso dato. Infatti tutto deve trasformarsi, tanto il commercio che le manifatture per soddisfare ai nuovi bisogni. · Ciò che è avvenuto pel cotone è vero anche per le altre industrie. L'Inghilterra ed il Belgio non hanno più il monopolio del11J.fabbricazione delle lanerie. Gl' immensi opifici di Verviers restano silenziosi ed i filatori belga sono nella miseria, mentre la Germania aumenta la sua produzione ed esporta annualmente nove volte più lana del Belgio. L'Austria ha pur essa le sue fabbriche e la sua esportazione di lane. Riga, Lodz e Mo3ca forniscono la Russia dei panni più fini; e lo sviluppo di questa industria fa nascere a centinaia le occupazioni corrispondenti. La Francia f bbe per molto tempo il monopolio del commercio delle seterie. Si allevavano dei bachi da seta nel Mezzogiorno, ed era naturale che Lione fosse il centro di questa fabbricazione. La filatura, la tessitura e la tintura della preziosa derrata si svilupparono considerevolmente; si che la seta greggia indigena divenne insufficiente e se ne bbognò importare dall'Italia, dàlla Spagna dall'Austr..1.lia meridionale, dal Caucaso e dal Giappone da nove ad undici milioni di libbre nel 1875 e 1876, non racco• gliendo la Francia che 800 mila libbre di seta indigena. Migliaia di fanciulli e di fanciulle furono attirate dalle campagne a Lione e nelle vicinanze. L' industria prosperò. Intanto nuovi centri si creavano a Basilea e presso alcuni contadini di Zurigo. Degli emigranti francesi avevano importato questa industria che si sviluppò in ispecial modo dopo la guerra civile del 1871. L'amministrazione caucasiana invitò degli operai, uomini e donne, di Lione e di Marsiglia a venire ad insegnare ai Russi ed ai Georgiani i processi dell'allevamento del baco da seta e della fabbricazione, e Stavropol divenne alla sua volta uno dei centri di questa industria; l'Austria e gli Stati-Uniti seguirono l'esempio. Dal 1872 al 1881 la Svizzera ha più che raddop-
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