RlVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI 303 Conclude indi un po' affrettatamente la sua opera, riassumendo che la depopolaziono non ha rimedi veramente efficaci, perchè è un prodotto necessario della civiltà progrediente, il quale si sviluppnà da per tutto nelle nazioni civili, e che il buon genio della Francia saprà salvare la grande ammalata dal pericolo di una menomazione internazionale. La estesa recensione fatta ci dispensa da un particolareggiato giudizio sul libro, la cui lettura riesce piana e facile Mme la maggior parte delle letture di opere francesi. Questn, però, che per sè solo sa rebbe di certo un merito, ordinariamente non è che la forma onde si manifesta un difetto sostanziale della concezione scientifica, cioè la insufficiente sistematività e astrattività della concezione medesima, la quale, invece, ad es., è di solito esagerata nei tedeschi. li Guéry, però, non può dirsi sia lontano da quel giusto mezzo, al quale intende sollecita la odierna metodologia scientifica. EXRICO LA LOGGIA. ~~-......._,,,-"-,/'\,_/'-./~~'"'-./~'\J'..J'\J'-../ '-./" IIfallimento delsistema industriale Continuazione vedi N. precedente IV. Questi fatti innegabili sono dovuti a cause molteplici: il relativo buon mercato della vita, una educazione tecnica più diffusa o, per lo mono, più scientifica e più concr<lta, la p,)ssibilità di stabilire delle fabbl"iche seguendo gli ultimi e più perfetti modelli df'gli stabilimenti inglesi, il notevole slancio di rinnovazione che oggi travaglia la Ge1•mania, dopo il lungo periodo di torpore. Questo risveglio si manifesta in tutti i domini, in quello della letteratura e delle scienze, doli' industr:a e del commercio e nel bisogno di un nuovo ide.,le. E se il genio inventivo e l'originalità fanno ancora difetto, bisogna riconoscere che, per l'energia che spiega nello applicare i l'isultati nc,1uistati, la Germania ci fa assisttre ad uno spettacolo degno di ogni intercSSC'. L'onda industriale monta sempre, e non solamente verso l'oriente, ma anche verso il sud ed il sud-est, e l'Austria e l'Ungheria guadagnano rapidamente terreno in que~ta corsa per la preponderanza, ed ànno già minacciato la triplice alleanza nei loro tentativi protezionisti contro la concorrenza tedesca. E le due nazioni sorelle non si sono querelate Ncentemente anch'esse a proposito delle t.uiffe doganali? Appena uscite dai nimbi, lo industrie austriache realizzano già una rendita annua di più di 5 milioni di lire. Ci mancano le cifre sulla situazione industriale dell'Austria-Ungheria, ma si cono5cono abbastanza l'ercellen_za e l'originalità delle macchine impieg<1te nei grandi mulini ungheresi di recente impiantati coi loro cri velli ecl i loro elevatori, i loro cil,ndl"i d'acciaio mant,vr..inti sotto la luce elettrica e mostranti questa giovane industria dtigna di gareggiard con le sue sorelle maggiori e di contribuire per la sua pa1·te a rendere scientificamente utili le forze della natura• Diciamo, en passant, che è lo stesso - per quanto in minor grado - per la Finlandia. Per gli articoli importati dall'Inghilterra, l'Austria-Ungheria non può essere una cliente seria, ma anche di fronte alla. Germania, si va rapidamente emancipando dalla sua antica dipendenza. Delle penisole meridionali si può dirn altrettanto. Chi avrebbe parlato venti anni fa, delle manifatture italiane? Ebbene - l'esposizione di Torino l'ha provato - nel 1884 l'Italia conta tra le nazioni industriali. (( Lo slancio è indiscutibile - scrive un economista francese al giornale Le Temps. - L'Italia. vuol far.i a meno dei J•r.>dotti stranieri. Il motto d'ordine patriottico: L'Italia pe1· l'Italia ispira. i produttori, i quali cercano tutti, per fino nei minimi dettagli, di emanciparsi da una tutel.i abborrita ». I migliori modelli francesi cd inglesi sono imita.ti e ritoccati secondo il gimio nazionale e le tradizioni artistiche. Si manca di una statistica completa., e l'ultimo Annuario sttlsso si serve di dati indiretti, ma il rapi clo accrescersi dell'importazione del carbone (2,202,00 tonnellate nel 1884 contro 779,000 nel 1871 ), i progres,i dell'industria mint}rale ohe, in tredici anni, ha triplicato la sua produzione, la fabbricazione costante dell'acciaio e delle macchine (per un valore di 75 milioni di lire nel 1880) provano abbastanza - per servirci delle parole di Bodio - che una na zione, anche non avendo nè combustibili nè minerali, può creare una industria metallurgica notevole. Altrettanto può concludersi circa lo sviluppo dell' industi-ia dei tessili - essendosi in cinque anni rcJ.ddoppiata l'importazione del ,:otone greggio ed essendosi ancora raddoppiato il numero dei fusi (l) - è evidente che presto l'Italia si fornirà in casa propria· di tutti gli articoli manifattura.ti di cui avrà bisogno senza dire che essa carezza ancora il sogno di pren· dere una varte attiva nel commH.)io del mondo, seguendo le sue attitudini tradizionali (2). Dovrei parlare anche della Spagna, le cui industrio tessili, mineuli e motallurgiche si sviluppano rapidamente; ma ho fretta di arri va.re ai paesi che non ha guarì si consideravano come per sempre tributa11 (1) Nel 1880 l' importazione del cotone greggio ammontò a 29'1,680quintali e fu nel 1885, di 594,118 quintali. Un milione 800,000 fusi erano in attività nel 1885 contro 1,000,000 nel 1877. Il movimento industriale data dal 1859. Dal 1881 al 1886 l'importazione del ferro fuso è stata da 7 a 800,000 quintali. (2, Tutte le cifre riportate dal Kropotkine e per tutti i paesi non si riferiscono agli u!Limi anni; le statistiche recentissime dimostrano cbe i progressi industriali sono più considerevoli di quelli esposti in questo scritto, e ciò principalmente si può affermare per l'Italia, dove l'industria del cotone, per lo appunto, si è tanto sviluppata cbe il ministro cieli!'\Finanze, con Decreto reale approvato divenuto legge in Luglio 1895, ha creduto opportuno di frenarla un poco con un dazio di entrata sul cotone greggio ... Le induzioni doll'A. da 'Iuesti maggiori progressi industriali dell'Europa continentale vengono meglio confermate. (N. d. D.)
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