Rivista di politica e scienze sociali - anno I - n. 22 - 30 maggio 1896

RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI 343 bianehe, fuori dei forti per la guerra di montagna, esige, oltre che una spesa enorme, 1111 scnizio di trasporti e di vettovagliamento che manca assolutamente nella nos 1 ,ra Colonia. In questo nuovo impiccio non ci troveremmo oggi se ci limitavamo, per punire ~langascià, ad occupare l'Agamè, Prendere Adua ed Acsum senza truppe sufficienti, è un volersi tirar addosso tutta l'Abissinia armata», Tornato infine per la t..lrza volta nella Colonia Eritrea durante l'autunno dello s~orso anno, quando dopo la scaramuccia di Debra Ailà tutti (meno il governo e Baratieri) prevedevano nuove e più grandi guerre, andai nuovamente a Godofelassi per a vere notizie del secondo e del terLO raccolto. Delusione completa. Per dissensi coll'on Ban,tieri, !'on. Franchetti non si occupava ]Jiù neppure lui degli espPrimenti agri culi. Nella colonia non si pensa Ya che alla guerra, alle conquiste militari, ed anche a ciò si pensava male, senza conoscenza sufficiente nè del nemico nè del paese. L'Eritrea com'era amministrata nello scorso anno ricordava le colonie fondate in America nel secolo scorso dai frane< si gelosi delle prospere co'.oni.c inglo~i. l\olla sua Storia della Guer,·a dell' i,idipenclenza degli Stati Uniti d'America, Botta co~i ne parla: « .\'la siccome il governo francese s' indirizzaY.1, secondo cl,' o' suole, 1,iù alla milizia che al commercio, cosi i francesi fecero tosto disc•gni alla natura loro confacenti: e siccome poi anche è por lo più smisurato l'animo loro e non mai al presento contento, così incontanente vollero cd aITonificarsi cd allargarsi. Un bastione quà, un riJJaro là; in questo luogo un arsenale, in quell'altro un'armeria; o non istettero contenti finché non ebbero compiuta una tela continua di fortezze. Ma l'1,pp1rato militare non è abile a dare nè la popolnzione nè il commercio nè la 1,r·osperità di questo o di quella., Quelle fortezze, quelle armi, que' presidii mostrJ.vansi in deserte e povere regioni, Una Ìlll!nensa solitudine si distendeva tutto all'intorno. « Molto diverso era il procedere degli inglesi. A pas~o a passo andavano 1,rogredendo e, invece di voler ubbracciare troppo per istringere nulla o poco, a,nda vano gradatamento o con gran cura colti vando quello che possedevano, e piit oltre non cercavano, se non quando i biso 6 ni di una popolazione acire- ,ciuta il l'ichiedevano. ('osi i 1•rogressi loro erano lenti ma sieu1·i; cosi non occu11a\·ano nuorn terre so non dopo che le già occupate erano ad ottima colti\'lLzione ridotte e di sufficiente popolazione fornite. « Un si diverso metodo non poteva non produrre dl'ctti del tutto contrari; o per verità un secolo dopo che lo colonie inglesi e francesi e1·ano ~tate fondate le terre di queste erano a r..igguaglio povero, sterili e scarsamente abitate, mentre che quelle e fertili e ricche e pione di un industrioso e profittante popolo si mostravano>>. Ma, obbiettano molti, come rn che la R. Commissione d'inchiesta del 1891 non tornò dal suo viaggio d'ispezione cost pessimista e sfiduciata? Bisogna notare che quella Commissione compi il suo giro in tempi di pace, quando la colonia eraristretta al triangolo e non costava all'erario pi~ di otto o noYe milioni all'anno. La Commissione poi (politico-militare e non già composta di agricoltori, commercianti e industriali estranei ai partiti politici) viaggiava come già un giorno Caterina di Russia fra le steppe, trovava dappertutto feste e ricevimenti,ed ama va di lasciarsi persuadere che tutto nella Colonia and-ava nel migliore dei modi possibili. Del resto neppure i pochi buoni consigli della Commissione d'inchiesta furono dal governo ascoltati. Nella sua relazione, per esempio, la Commissione scriveva, « Secondo il parere nostro, a capo della Colonia devo stare un governatore civile, È indispensabile che egli, non pi11assorto dalle molteplici occupazioni quot'diane che implica il comando diretto delle truppe, possa destinar0 tutta la sua attività allo studio ed alla risoluzione degli affari politici ed economici, e concentr.1rc tutto il suo legittimo amor proprio nel dcsider io di associare il suo nome all'avanzamento della prosperità della colonia», In appoggio di queste parole la Commissione citava l'esperienza dei paesi più pratici di noi. Sulle 32 colonie inglesi, olLrc l'India, in 29 il Governatore è civile: solo in tr<', Malta, Gibilterra e Bermuda, e militare. Ma questi tl'o sono posti essenzialmente militari, tenuti a scopo militare, La prima conclusione a cui la detta Commissione veniva nel 1891 era: « conservare i confini attuali» cioè il triangolo, senza Cassala nè l'Agamè, ecc. Dcplora,·a poi la mancanza di unità nell'indirizzo della politica coloniale e scriveva: « Vasto e comples-;o è il problema, ed a giusta ragione è sk to e sarà oggetto di frequenti e vivaci dibattiti, fino al giorao in cui il paese, conosciuto il vero valore dei suoi possedimenti africani, potrà con illuminata coscion1,a, calcolare e paragonare i possibili vantaggi e gli inevitabili sacrifizi e sarà in grado, in tal guisa, di sccglic1·e finalmente una delle sole due vie degne di un popolo serio: o abbandonare definitivamente l'Africa, o i:,rofigger3i colà una meta certa, definitiva, chiara, per quanto forse remota, ed a quella intrnJerc con indirizzo e programma determinati e costanti, con criterii stabili e sicuri, con 1ropositi fermi e virili ». Questo programma preciso non vi fu mai: si ondeggiò fra il Sudan o l'Abissinia, terminando col tirarceli addosso ambedue,

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