Rivista di politica e scienze sociali - anno I - n. 22 - 30 maggio 1896

348 RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI D'altra parte nel rimaneggiamento degli statuti della cas,a, rimaneggiamento imposto dallo stess'> articolo 3:3 delle convenzioni, l'amministrazione della cassa - costitu:ta come v~dremo nell'altro articolo - ebbe la con::ofa pretesa di lasciar stare ogni cosa che si riferiva al passato, come estranea al suo mandato, ed ai timori esposti dall'on. Simonelli alla Camera dei deputari di illecite messe a riposo, volute dalla società a scopo di economie, cercava di ovviara c?n irrisorie disposizioni, che quanto fossero effic.-1.ci,lo dimostra il deficit cresciuto yroprio per questa via I Ai compartecipi della Cassa, ma per data anteriore al rimaneggiamento dPgli statuti, venne lasciato diritto di opzione fra gli Statuti vecchi ed i nuovi. Ma i ferrovieri che vedLvano dai nuovi statuti sorgere accresciuto il pericolo di fallimento cui andava incontro la cassa, con atto di ammirevole disciplina e solidarietà respinsero questi, sebbene la società prorogasse continuamente i termini per optare. .. * * E quì l'agitazione fatta dai ferrovieri veune presto ad assumere un carattere più determinato e deci:;i vo in seguito alle dichiarazioni dell'on. Grimaldi alla Camera, che alla posizione delle ca;se si sarebbe provvedl1to senza « d'ttapo di diretto concorso dello Stato ». Queste dichiarazioni concordavano con le pro• poste dulla Commissiona governati va per la riforma degli statuti ddle casse, la quale proponeva un in· sieme di norme e di misure che avrebbero gravato esclusi vamcnte i ferrovieri. Questi si agitarono. 1 n quaranta com;zi tenutisi per tutta Italia, affermarono categoricamente di respingere m'sure che per col!Jire essi soli, tendevano subdolamente a far SU!JpOrreche la responsabilità del deficit si avesse a far risalire ad essi. Una tale responsabilità non poteva per nessun verso toccarli. È canone di ogni amminist ·azione che la responsabilità della sua gestione s1Jctti soltanto agli amministratori. Ora i ferrovieri perfettamente < stranei, non o,;tante le loro reiterdte insistenze, all'amministraz·one della cassa, dovevano ritenersi fuori causa. E nPppur moralmente questa responsabilità poteva toccarli, chè la società delle ferrovie italiane non aveva già concesso al proprio personale pensioni superiori a quelle che le altre conced•rno, nelle altre nazioni. Responsabile dunque ad ogni modo la sola società delle ferrovie. Ed in questo senso venne intentata azione giudiziaria,, contro di essa, contro l'amministrazione della cassa e contro il governo. Se non che la Corte di Cassazione ha di un tratto rovinato speranze ed illusioni, proclamando la propria incompetenza. Qual via resta dunque ai ferrovieri, che vedono appressarsi il giono in cui, per il fallimento della cassa, cadrà ogni speranza di esser pensionati, dopo di aver logorata tutta una vita in servizio della società? È difficile assai dirlo. Ma certo ora più che mai è necessaria una energie.i I r<Jssione della opinione pubblica sui 1,ubblici poteri, pr1·chè non già per voti platonici, ma efTettirnmente si ponga rimedio ad una s·tuaz:o~o che lo esige e lo impone. ARTURO LABRIOLA. IIfallimednetlsoisteminadustriale Continuazione vedi N. precedente III. L'onda della produzione industriale, partita dal nord-ovest, si avanza rapidamente verso l'est ed il sud-est, copr-endo già una vasta estensione ed accelerando il suo movimento a misura che penetra nei paesi più giovani, vi apporta tutti i perfezionamenti dovuti ad un secolo d' invenzioni meccaniche e di scoverte chimiche, di cui si affretta a beneficare le popolazioni avide di assimilarsi gli ultimi progressi del mondo moderno. I nuovi opifici della Germania debuttano con l'esperienza acquistata da Manchester in un secolo e mezzo di esperienza. La Russia, alla sua volta, vuole emancip«rsi della sua dipendenza • verso l'occidente e fabbrica ora tutto ciò che i,rima impo1tava dall'Inghilterra o dalJa Germania. I diritti protettori possono qualche volta favorire la creazione delle nuove industrie e qualche volta impastoiare il loro sviluppo; ma la decentralizzazione manifatturiera continua la sua marcia avanti, con o malgrado la protezione. L'Austria, l'Ungheria e l' Italia seguono il movimento, la Spagna stessa crea delle manifatture in casa sua. L'India, il Brasile ed il Messico fondano anch'essi delle società industriali col concorso degl' ingegneri e dei capitali inglesi. Nia la futui·a e più pericolosa concorrenza delle -manifatture europee verrà dagli Stati-Uniti.(l) A misura che questo immenso territorio si fa la pro1,rietà di un piccolo numero di privilegiati e l'acquisto della terra d'un qualche valore diventa più difficile che in Europa, gli opifici sorgono da tutti i lati così rapidamente - alla maniera americana - che i mercati ancora neutrdJi saranno tosto invasi dalle mercanzie di provenienza transatlantica. Il monopolio industriale della Gran Brettagna avrà cessato di esistere, qualunque possano essere gli sforzi avvenire onde riacquistare una situazione che fa parte oramai del dominio della storia vissuta. Si cerchino pure altre vie, altre uscite, il passato non si può più ripigliare I Prima di andar oltre, è bene indicare con qualche cifra la marcia dell'industria verso l'Oriente, a proposito della Russia, per esempio. Non già eh' io la conosca meglio, o che la statistica industriale, cosi lenta a formularsi vi sia pi(1 completa che in Austria od in Italia, ma perchè essa è l'ultima venuta in questo ,!ampo di battaglia di un genere nuovo. Tren- (1) Raccomandiamo ai nostri lettori un 11rticolo di Levasseur sullo sviluppo della grande industria negli StatiUniti nel numero del iO Maggio della Revue politique et parwmentaire di Parigi. (N. d. D.)

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