Rivista di politica e scienze sociali - anno I - n. 21 - 15 maggio 1896

324 RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI di essere messe a raffronto colla Gibilterra invocata sull'altipiano da Crispi (vedi Libro Verclt1). Ma le chiavi non ressero Si inventarono i commerci del porto di .Massaua, che non erano mai esistiti. Attirare a Massaua le carovane dell'Alto Nilo e dall'interno dcll' Abissinia. Ahimè ! Anche pacificato, il Sudan, non manderà mai i suoi prodotti a Massaua, essi riprenderanno la via più breve e pii\ agevole di Suakim. Gli scarsi prodotti dell'interno dell'Abissinia dal• l'oasi dell'Harar e dal Gomma, continueranno per Zeila o per Gibuti: giammai per Assab o pe,· Massaua. A Massaua appena qualche migliaio di muletti annui per scambiare poco caffè dell' Harar colle cotonate indiane e colla dura, mo110polizzate dagli arabi e dai baniani. La bugia dei commerci massauini non reggern più. Pure non si voleva abbandonare, come si avrebbe dovuto far subito, la malaugurata conquista. Si inventò l'altipiano. Il paradiso terrestre è lassù, all'Asmara, a duemila e trecento metri sopra il li• vello del mare! Saati, Dogali ! Di colonizzazione e di comn;erci non si parlò più ; ·non ce n'era bisogno, avevano sottomano _il famoso solito onore della bandie1·a. E per l' onore della bandie1'a la spedizione San Marzano, ché vuotò i nostri magazzini militari e costò forse duecento milioni, se non più. Il :\'egus Giovanni si ritira e noi saliamo all'Asmara ... Giovanni muore a Metemma combattendo i dervisci e, noi, gli alleati cli Menelick, ci spingiamo fioo al Mareb, riconosciutoci come frontiera dal nuovo Negus, il nostro grande amico, che abbiamo coperto d'oro, di doni ed armato fino ai denti. * * * Che ci facciamo, all'Asmara, a Godofelassi, ad Adi•Qualà, a Saganeiti, ed Halai? 1u·lava110gli opsitori. Spendiamo circa ventimilioni l'anno per tenere dei deserti. E qui - l'onore della bandiera soddi:;fatto a Metemma dai dervisci, pe1· conto nostro - rientra in campo la colonizzazione. Per la strada del ì\fahcli eravamo giunti all'ovest fino a Cheren ed Agordat. Con gratuite concessioni di terreno e promesse d'ogni sorta si incoraggiò la coltivazione; ma i tentativi dei p1·ivati a Ghinda, a Debaroa, all'Asmara, a Cheren, fallirono. A Gura il gornl'flo impiantò una ~pecie di colonia militare, mentre a Godofelassi ed ali' AsmarJ, il Franchetti, col sussidio di t1·ecentomila lit·e annue creava due stazioni di coloni italiani. Fiasco dappertutto ! La coltivazione. tranne che nei due stabilimenti governati vi di Godofolassi e di Asmara, fu abbandonata. I presidi, i pochi italiani non militari nbitanti l'altipiano per ragioni di ufficio, i greci per ragioni di comrnet•cio colle h-uppe o col governo, si sono limitati a piccoli orti per procurarsi un po' di legumi, che più spe~so intisichiscono per mancanza d'acqua o son serviti alle cavallette nelle loro visi te periodiehe all'altipiano. * • I due campi esperimentali erano stati bene scelti dal Franchet ti e furono egregiamente condotti dai fattori mandati a dirigerli, ma i 1·isultati sono stati tutt'altro che lieti. · Il debito dei contadini, che avrebbe dovuto essere estinto in cinque anni; per alcune famiglie, dopo tre cli indefesso laYoro, è scemato di poche lire, per altre aumentato. La tenuta di Asmara coltivata da b1·a-cciantiitaliani, coadiuvati da indigeni, è passiva oggi come il primo anno della sua fondazione. Che sarebbe mai in località meno fertili? Pul'e il contadino abissino ci vive ! Come vira è inutile dirlo, un pugno di dura per giorno ba~ta al suo nutrimento. Il contadino abissino non valuta la mano d'opera; pastore, toglie alla mandra un paio di buoi, gli aggioga all'aratro alle prime pioggie, dissoda e semina. Per garantir.si clall' incostanza delle stagioni. lavora e semina successivamente un campo dopo l'altro; in tal modo almeno una metà del racco Ito è assicurato. Se piove molto, le prime semine vanno perdute, ma sono sai ve le u!time ; se piove poco, perclute le ultime salrnte le prime, se per altro le cavallette le avranno rispettate. Ma, sapete a quant'era quotata la mano d'opera di un contadino, nei tempi felici, prima· che gli italiani inondasse1·0 cli talleri l'Abissinia? - A due talleri il mese, sei li re ! .1:<., volete pretendere che gli emigranti italiani, per i quali splendono i miraggi seducenti delle Americhe ·del sud, si acconcino a morir di miseria sull'altipiano? Tanto varrebbe rimaner preda dell'esattore in Italia! * * * A.oche ciò in via di eccezione, perchè le terre coltivabili, sia pure col sistema abissino, sono poche e la maggior pa1·te non abitabili per cinque mesi dell'anno, causa· la mancanza cli acqua. L'acqua, il grande problema africano, dell'altipiano etiopico specialmente. . · Non ho interpellati uomini di scienza per ciò, ma il fenomeno è tanto chiaro, che può essere spiegato anche dagli ignoranti.

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