322 ·RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI tivo sinora di attaccare il Gabinetto presieduto dall'on. Di Rudinì, non sentiamo il bisogno di erigerci a suoi difensori; vi accenniamo, però, perchè certe polemiche lumeggiano meglio il governo dell'onorevole Crispi è ne mettono in e\"idenza la inettitudine pari soltanto alla impudenza. Così, si rimproverò all'on. Di Rudiuì di avere iniziato trattative di pace con ì\lenelik mancando all'onore ; e fu provato che quelle trattati\"e si devono all'on. Crispi ; gli si rimproverò di avere con soverchia leggerezza rinunziato al Tigrè; e l'on. Gaetani di rimando osservò, che non era serio parlare del possesso di ciò che non si ha, che ci è stato tolto a viva forza dal nemico e che con nuova ed aspra guerra gli si dovrebbe strappare di mano; gli si rimproverò di avere con altrettanta leggerezza rinunziato al protettorato sulL-\.bissinia quale venne stabilito dall'adulterato art. 17 del trattato di Uccialli; ma riuscì facile al ì\Iartini provare che il trattato non esiste pitt perchè scaduto e denunziato - e poteva aggiungere, come la Tribuna di un tempo dimostrava, che non era stato mai riconosciuto da uno dei contraenti - e che all'art. 17, aveva rinunziato lo stesso on. Crispi nelle istruzioni date al Colonnello Piano mandato in missione alla Corte del Negus; gli si rimproverò, infine, di pensare troppo a stabilire le responsabilità del passato ministero anzichè a provvedere, come imponeva la carità di patrià, all'avvenire. E fu qui che all'on. Martini riuscì di darn agli accusatori una risposta veramente tt-ionfale. Egli esaminando la circolare Blanc ai nostri rappresentanti all'estero del 3 Marzo - dopo Abba Carima ! - convinse tutti che l'on. Di Ruclinl pubblicando nella loro integrità _i documenti che si poterono trornre o ricostruire nei Lib1·i Vei·cli aveva esercitato il di1·itto sacrosanto della legittima difesa e in pari tempo aveva reso omaggio alla verità iniziando u11nuovo ~ più corretto metodo di governo. Che si trattasse di legittima difesa risulta a luce meridiana dalla letlura di detta circolare - che per la necessa1·ia ipoci·isia parlamentare il Mat'tiui chiamava inesatta, ma che più esatlamen.te dovrebbe dirsi il capolavoro dell'on. Blanc pèr le menzogne che conteneva - nella quale cervasi colla falsificazione dei fatti e delle date di rirnl'sare sui ministeri Di Rudinì e Giolilti b responsabilità dei presenti disastri africani. Se l'omaggio dovu1 ,o alla verità e il diritto ùclla legittima difesa non fossero stati sufficienti a giustificare la integrale pubblicazione dei documenti dei Libri Yer-di, ci permett.iamo di ossct'rarc elle alla mcùesima anebbe dovuto procedersi per sentimento Ye1·amente patriottico. Poteva consigliarsi l'obblìo verso i caduti se questi, consci del male fatto, col loro contegno onestamente dimesso avessero fatto sperare nel loro ravvedimento; ma i caduti assunsero attitudine cin.icamente baldanzosa e dopo essere fuggiti, contando sull'abituale smemorataggine del popolo italiano, tentarono riaffermre il potere. Era doveroso allontanameli \ er evitare al paese nuovi disastri all'interno e all'estero. Questa gente che nel lutto della nazione non vede che il lutto del poterè perduto - come bellamente osservò J'ou. Cavallotti - sicura della impunità, perchè ebbe complice la Camera nel male fatto - della quale circostanza non tenne conto l'on. Sacchi quando alla medesima propose di porre in istato di accusa l'on. Crispi - questa gente accennava a ricominciare la sua opera nefasta. Era, dunque, necessario schiacciarla. * * Abbiamo affermato che i fatti, i documenti e le discussioni avevano dato piena e completa ragione ai Radicali e ai Socialisti nella politica coloniale; e l_oproviamo. Essi sin clall' inizio della spedizione africana dissero che la spedizione africana era stata fatta per dare gloria all'esercito e alla monarchia; che la Eritrea non rnleva; che le finanze sarebbero state dissestate; che la conquista di Cassala non avrebbe arrecato che oneri; che il paese era contrario alla conquista; che la missione civilizzatrice era una menzogna ; che la recrudescenza nella guerra africana era un espediente parlamentare ; che l' insieme della intrapresa era una follia; e dopo Abba Carima, in ultimo, soggiunsero che la guerra a fondo e la rivincita erano impossibili. Ebbene una per una queste affermazioni dei Radicali e dei So cialisti, che li esposero alle calunnie ed ai motteggi di nemici sleali trovarono conferma solenne dalla bocca dei loro calunniatori o di uomini onesti, da loro ben lontani politicamente e che sono o saranno tra breve i loro naturali avversari. Infatti: Crispi, proprio lui, telegrafa a Daratieri che in _\.frica sono in questione il prestigio dell'esercito e l'onore della monarchia: dell' interesse del paese non si cura. Uaratieri telegrafa a Crispi che l'Eritrea è sterile e che quella dei tributi imposti agli indigeni è una allegra burletta. Crispi, Blanc e ì\locenni nei lucidi intervalli ammoniscono Baratieri che le finanze non consentono una spesa maggiore cli nove milioni. Gaetani confessa che Cassala - della cui conquista lo stesso Baratieri pentirasi pochi giorni dopo aYerla fatta - ci costa e ci costerà spese rileranti e senza: profitto alcuno. Crispi e Blanc fanno sapere a Uaratieri che il paese non appt·ova la politica delle espansioni. Martini riduce la missione civilizzati ice del!' Italia ad una menzogna e ad una ipocrisia. Franchetti constata, che la guerra fu condotta con occhio intento
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