Rivista di politica e scienze sociali - anno I - n. 21 - 15 maggio 1896

RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI 333 qua e là diverso, dell'espressione di solidarietà, divenne come ragione e arJomento del moto, onde questo fu deviato e riassorbito dove o quella ragione fu tolta. o l'argOmenfo non era vitale. La giornata di otto ore, dove ottenuta, non à dato i risultati che si speravano: nè la disoccupazione è scemata. nè un rialzo de' salari .è venuto, e i vantaggi morali e intellet;uali - innegabili dalla diminuzione del surmenage - non sono così subitamente apprezzabili ne' loro risultati, pur certi. Noi crediamo che la festa del 1° Maggio riacquisterebbe intera la sua vita quando essa fosse in modo costante e preciso volta a reclamare i miglioramenti immediati e possibili. E se tale fu originariamente la sua esplicazione non è meno vero che il 1 ° Maggio ra.ppresentb poi l'affermazione d'una attesa - che sa.rà molto lunga - di cose molto molto lontane. In ltalia. non si ripeterono i fatti deplorevoli accaduti sotto il primo 'ministero di Rudinì, tra i più memorabili quelli di S. Croce in Gerusalemme a Roma. E se certamente oggi diver:,a è la condizione di agglomerazioni operaie nella capitale, bisogna pur notare che diversa dovunque è stata la condotta della Polizia che nel '91 fu anche l'unica causa determinatrice de' disordini di Napoli e di Palermo. Tuttavia, quest'anno, motivo di disordini poteva essere la proibizione delle pubbliche riunioni: proibizione liberti• ticida che all'Italia deve far invidiare la condotta delle imperiali autorità austriache! In Italia non s'ebbe a lamentai·e un disordine: il primo maggio fu salutato specialmente da una fioritura. di giornali dedicati a memorare l'avvenimento, quasi a dimostrare che soltanto coloro che son capaci di cultura sanno adagiarsi in un simbolo! e come al popolo faticato sofferente e frustrato sia necessario ben altro di più immediato e apprezz,1bile che un'affermazione comunque solenne e promettente. Tra le cose più liete di promesse, furon notevoli i discorsi elevati di due operai: Quirino Nofri a Roma, ]3rambilla a Napoli. NbccrnLo. L'orapresente e la quistione d'Africa I lettori della Rivista non vorranno muoverci rimprovero se in questo numero ti•oppo spazio sia consacrato alla quistione africana; essa che ha avuto la virtù di scuotere, almeno per alcuni giorni, l'ahi• tuale apatia degli italiani, ha ed avrà ancora per qualche tempo una grande importanza pel nostro paese: importanza politica, militare ed economica. È perciò che richiamiamo l'attenzione di quanti si interessano all6 quistioni pill vitali sull'opuscolo scritto senza pretese letterarie ma con molta sincerità e col vigore che dalla sincerità viene dall'on. Giorgio Gior· gini (I). Boe~~.• L'ora presente e la quistione d'Africa•· Roma 1896.Fi;_ete\11 Biblioteca Gino Bianco Il Giorgini è un modesto deputato, che passa anche per un eccentrico, ed è un convinto africanista. senza che Si possa dire un partigiano del l'on. Orispi. Egli ha votato contro l'on. Di Rudinì perché ne biasima. le dichiarazioni e gli atti; ma al primo non ha rispàrmiato critiche severe. Qualche volta. lo ha difeso; ma non sempre a torto. Così .egli ha ragione da vendere quando a propostito del non avvenuto richiamo del generale Barattieri dopo Amba. Alagi, scrive: «. se il Crispi lo avesse richiamato allora, si «. sarebbe formato addirittura un partito Barattieri « dentro la Camera stessa, ed ora forse noi saremmo «. sai vi senza saperlo, ma recrimineremmo lo stesso «. e peggio ». Il Gior5ini che in questo opuscolo si rivela per un diligente studioso della quistione africana è decisa• mente pa1•tigiano della cosidetta politica tigrina e riasmme il suo pensiero in questo brano: « Quando «. la potenza degli Amhara sarà fiaccata, allora po- « tremo, volendo, porre sul tappeto la. guistione del « Tigrè. Non prima.. Noi dobbiamo ora va.lerci di Man- « gascià ed aiutarlo in ciò che sempre gli contra- «. stammo. Se ci deve essere un Negus d'Abissinia, « questo deve risiedere in Adua, alla nostra portata «. dev'essere un Tigrino nemico dello Scioa, e disio- « teressato a quei territori, •!he sono il nostro scopo « essenziale ». (p. 80). Questa politica tigrina che, dovendo rimanere in Africa, sarebbe stata la più conveniente ali' Italia fu propr;o que:lla avversata dall'on. Crispi nel suo primo mini::;tero quandJ si fece la politica scioana sotto la. i::;pir<1zione del Conte Antonelli. Nel suo secondo ministero, si sa che non si fece nè l'una nè l'altra politica e che si riuscì a con-• ciliare ai nostri danni tigl'ini 1 scioani.. e dervisci I Che fare dopo ALba Ca.rima? L'on. Giorgini non vuule saperne di ritorno d<1.ll'Africa, di rinunzia al protettorato - in favore del quale spezza una lancia - e di pac~. Con che non si dichiara partigiano della guerra a fondo; ma vrovugna. un prudente raccoglimento a base di un nuovo piano difonsivo il cui caposaldo sarebbe la. conservazione del campo di Adigra.t messo in diretta comunicazione con Zula per mezzo della valle del Komaylo. I vantaggi di quesla via sono tanto evidenti cd era tanto preferibile a quella Sdguita sinora partendo da Massaua, che davvero non si sa spicgard co.me e perChè non sia stata pre:.cclta ,dal genera.le Barattieri e dal consiglio aulico di Roma. Nè si creda che (S.Sa. sia stata scoverta dd.l Giorgini. La via Zula. Adi• grat lunga 160 chilometri mentre quella Massaua. Adig1·at conta la bellezza di 300 chilometri fu seguita dagli inglesi nel 1868 ed era conosciuta, e .fu do-- scritta giustamente come la più breve e ltt più facile via di comunicazione tra il 1\fm· Uosso e l'Allij_Jiano etiopico da un nosh-0 ufficiale dello Stato Maggiore che segui la spl'dizione inglese: dal g~ncrale 0::;io che allora era semplice capitano. Ebbene: si è mai consultato questo ufficiale dal 1885 al 1896? Saremmo curiosi di saperlo. L'on. Giorgini non si nasconde che la qui.,tlone africana per essere risoluta nel modo più vantaggioso

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==