RIVISTA DI POLITIECSACIENZSOECIAijl Direttore Dr NAPOLEONE COLA.IA~~I ITALIA: anno lire 5; semestre lire 3 - ESTERO: auuo lire 7; semestre lire 4. Anno I. - N. 21. Abbonamento postale Roma15Maggio1896 SO'.\!MARIO : La Condanna, La Rioista - Colonizzazione Aehille Biz;;oni - Una campagna elette raie nel Belgio, Jules De~t,-èe - Amnistia o giustizia 1, Saoerio Merlino - Il p1.rtito cattolico in Italia, G. Bonagiuso - Il primo maggio, Noeeiòlo - L'ora pre• sente e la quistione d'Africa, X - Il fallimento del sistema industriale, P. Kropoikine - Recensioni. LA CONDANNA La Camera dei Deputati il giorno 9 Maggio con 278 voti favorevoli sop1·a 416 votanti - dei quali 5 si astennero - ha approvato l'ordine del giorno <lell'on. Suardi Gianforte, accettato dal ministero presieduto dall'on. Di Ru<linì, e combattuto acremente dai più forti e cinici campioni della banda cri spina. Il fatto cli una forte maggioranza che eia un giorno all'altro è passata dal ministero Crispi a quello Rudinì si presterebbe a quelle malinconiche riflessioni, altravolta esposte, sulla mancanza di sin- · cere e forti convinzioni politiche che ca1·atterizza buona parte del nostro mondo padamentare ; ma in questa occa$ione il fenomeno deplorevole trova un'attenuante nel profondo mutamento avvenuto nella situazione politica. Molti deputati poterono affermare. con apparenza cli ragione, che essi si sentirono costretti a mutare 1·apidamente di parere per la conoscenza della verità, ch'era stata sempre nascosta dall'on. Crispi; e in proposito basta gettare uno sguardo sul lavoro fatto dal brioso Gandolin, nel Don Chisciotte del 7 i\laggio, per convincersi che le mutilazioni, le soppressioni, le creazioni e le falsificazioni nelle notizie d'Africa erano il sistema prediletto dell'on. Crispi e dei suoi collaboratori. Sicchè quando l'on. Di Rudinì volle dare vera portata alle dichiarazioni sue e del Gaetani in Senato, sulla mancanza dei documenti, gli bastò _rimandare gli on. Imbriani e Spirito alla lettura dei Lib1·i Ve1Yli. Tutto ben considerato e tenuto conto delle rnrie dichiarazioni dei più autorevoli oratori - dall'onorevole Franchetii all'on. I3oYio al1'011.P1·inetLi: dal centro alla estrema destra e alla sinistra estrema - il voto del 9 Maggio anzichè come una vittoria dell'on. Di Rudinì, va considerato come una sconfitta clamorosa dell'on, Crispi; e l'avvenimento non ha an1to semplicemente importanza ministeriale, perchè in quel voto, conclusione logica e necessaria della lettura dei libri verdi e della precedente discussione, c' è la condanna esplicita e ragionata della nostra infausta politica coloniale. Il processo è durato oHre dieci anni e durante questo lungo tempo Radicali e Socialisti - i pazzi, i nemici clella pat?·ia, secondo il canagliesco linguaggio di certa stampa disonesta e di certi patriotta1·di borsajuoli - furono i soli instancabili pubblici accusatori. Il processo è durato lungamente, ma alla fine la condanna è venuta solenne, inesorabile, costituisce dinanzi al paese il trionfo esclusivo dei Radicali e dei Socialisti. Questo giudizio sintetico ha bisogno di essere illustrato da alcuni rilievi e da alcuni dati edificanti. Non faremo l'esame particolarizzato dei discorsi di Martini, di Sacchi, di Ricotti, di Franchetti e di Cavallotti che furono tra i piì1 notevoli ed ai quali non può contrapporsi che l'acrobatica eloquenza dell'on. Fortis, oramai condannato a sciupare il vigoroso ingegno e il non comune tatto parlamentare nella difesa di tutte le cause cattive. Notiamo soltanto che non poteva farsi più completa e terribile la requisitoria contro il passato ministero; non più limpida e convincente la dimostrazione della impossibilità di una guerra a fondo; non pi1ì briosa, artistica, esauriente, la prova delle incertezze e della inettitudine dell'on. Crispi di quanto l'abbiano fatte gli on. Cavallotti, ì\facola e Martini. Chi ebbe un grande e innegabile successo fu l'onorevole Ricotti; e fu successo determinato meno dalla bonomia piena· di verve - la cui efficacia avrebbe potuto essere neutralizzata dalle sgrammaticature - quanto dalla sincerità e nettezza delle sue dichiarazioni. L'accoglienza che gli fece la Camera dimostra che la rnrità finisce col soggiogare anche le assemblee della .-erità poco curanti. Accenniamo cli volo a quella che potrebbe chiamarsi polemica ministeriale' perchè se _noi, e in questa quistione particolarmente, non abbiamo mo-
322 ·RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI tivo sinora di attaccare il Gabinetto presieduto dall'on. Di Rudinì, non sentiamo il bisogno di erigerci a suoi difensori; vi accenniamo, però, perchè certe polemiche lumeggiano meglio il governo dell'onorevole Crispi è ne mettono in e\"idenza la inettitudine pari soltanto alla impudenza. Così, si rimproverò all'on. Di Rudiuì di avere iniziato trattative di pace con ì\lenelik mancando all'onore ; e fu provato che quelle trattati\"e si devono all'on. Crispi ; gli si rimproverò di avere con soverchia leggerezza rinunziato al Tigrè; e l'on. Gaetani di rimando osservò, che non era serio parlare del possesso di ciò che non si ha, che ci è stato tolto a viva forza dal nemico e che con nuova ed aspra guerra gli si dovrebbe strappare di mano; gli si rimproverò di avere con altrettanta leggerezza rinunziato al protettorato sulL-\.bissinia quale venne stabilito dall'adulterato art. 17 del trattato di Uccialli; ma riuscì facile al ì\Iartini provare che il trattato non esiste pitt perchè scaduto e denunziato - e poteva aggiungere, come la Tribuna di un tempo dimostrava, che non era stato mai riconosciuto da uno dei contraenti - e che all'art. 17, aveva rinunziato lo stesso on. Crispi nelle istruzioni date al Colonnello Piano mandato in missione alla Corte del Negus; gli si rimproverò, infine, di pensare troppo a stabilire le responsabilità del passato ministero anzichè a provvedere, come imponeva la carità di patrià, all'avvenire. E fu qui che all'on. Martini riuscì di darn agli accusatori una risposta veramente tt-ionfale. Egli esaminando la circolare Blanc ai nostri rappresentanti all'estero del 3 Marzo - dopo Abba Carima ! - convinse tutti che l'on. Di Ruclinl pubblicando nella loro integrità _i documenti che si poterono trornre o ricostruire nei Lib1·i Vei·cli aveva esercitato il di1·itto sacrosanto della legittima difesa e in pari tempo aveva reso omaggio alla verità iniziando u11nuovo ~ più corretto metodo di governo. Che si trattasse di legittima difesa risulta a luce meridiana dalla letlura di detta circolare - che per la necessa1·ia ipoci·isia parlamentare il Mat'tiui chiamava inesatta, ma che più esatlamen.te dovrebbe dirsi il capolavoro dell'on. Blanc pèr le menzogne che conteneva - nella quale cervasi colla falsificazione dei fatti e delle date di rirnl'sare sui ministeri Di Rudinì e Giolilti b responsabilità dei presenti disastri africani. Se l'omaggio dovu1 ,o alla verità e il diritto ùclla legittima difesa non fossero stati sufficienti a giustificare la integrale pubblicazione dei documenti dei Libri Yer-di, ci permett.iamo di ossct'rarc elle alla mcùesima anebbe dovuto procedersi per sentimento Ye1·amente patriottico. Poteva consigliarsi l'obblìo verso i caduti se questi, consci del male fatto, col loro contegno onestamente dimesso avessero fatto sperare nel loro ravvedimento; ma i caduti assunsero attitudine cin.icamente baldanzosa e dopo essere fuggiti, contando sull'abituale smemorataggine del popolo italiano, tentarono riaffermre il potere. Era doveroso allontanameli \ er evitare al paese nuovi disastri all'interno e all'estero. Questa gente che nel lutto della nazione non vede che il lutto del poterè perduto - come bellamente osservò J'ou. Cavallotti - sicura della impunità, perchè ebbe complice la Camera nel male fatto - della quale circostanza non tenne conto l'on. Sacchi quando alla medesima propose di porre in istato di accusa l'on. Crispi - questa gente accennava a ricominciare la sua opera nefasta. Era, dunque, necessario schiacciarla. * * Abbiamo affermato che i fatti, i documenti e le discussioni avevano dato piena e completa ragione ai Radicali e ai Socialisti nella politica coloniale; e l_oproviamo. Essi sin clall' inizio della spedizione africana dissero che la spedizione africana era stata fatta per dare gloria all'esercito e alla monarchia; che la Eritrea non rnleva; che le finanze sarebbero state dissestate; che la conquista di Cassala non avrebbe arrecato che oneri; che il paese era contrario alla conquista; che la missione civilizzatrice era una menzogna ; che la recrudescenza nella guerra africana era un espediente parlamentare ; che l' insieme della intrapresa era una follia; e dopo Abba Carima, in ultimo, soggiunsero che la guerra a fondo e la rivincita erano impossibili. Ebbene una per una queste affermazioni dei Radicali e dei So cialisti, che li esposero alle calunnie ed ai motteggi di nemici sleali trovarono conferma solenne dalla bocca dei loro calunniatori o di uomini onesti, da loro ben lontani politicamente e che sono o saranno tra breve i loro naturali avversari. Infatti: Crispi, proprio lui, telegrafa a Daratieri che in _\.frica sono in questione il prestigio dell'esercito e l'onore della monarchia: dell' interesse del paese non si cura. Uaratieri telegrafa a Crispi che l'Eritrea è sterile e che quella dei tributi imposti agli indigeni è una allegra burletta. Crispi, Blanc e ì\locenni nei lucidi intervalli ammoniscono Baratieri che le finanze non consentono una spesa maggiore cli nove milioni. Gaetani confessa che Cassala - della cui conquista lo stesso Baratieri pentirasi pochi giorni dopo aYerla fatta - ci costa e ci costerà spese rileranti e senza: profitto alcuno. Crispi e Blanc fanno sapere a Uaratieri che il paese non appt·ova la politica delle espansioni. Martini riduce la missione civilizzati ice del!' Italia ad una menzogna e ad una ipocrisia. Franchetti constata, che la guerra fu condotta con occhio intento
RIVISTA DI POLITICA E SùlENZE SOCIALI 323 non al nemico, ma alla Camera, alla stampa, alla opinione pubblica isterica, ingannata e corrotta. Sonnino scrive a Blanc che la intrapresa africana è una vera follia. Macola e Ricotti documentano la impossibilità della guerra a fondo e delle rivincite per le quali occorrerebbero due anni di preparazione, un miliardo e mezzo <li spesa, centocinquantamila soldati e.i un numero sterminato di quadrupedi : ne adoperarono 45,000 gl' Inglesi per la loro piccola spedizione a Magdala ! (1) Ed è così che la guerra a fondo dopo essere stata predicata a squarciagola ~lai novelli Pietro l' Eremita sulle colonne dei giornali non trova in Parlamento che un solo evangelista: l'onor. Angelo Valle; e Sonnino - chiamato da Cavallotti il lugubre calcolatore di cifre trasformato in guerriero - si difende dall'accusa di essere un guerrafondaio come dell'accusa di un gran reato ! Dopo di che si spiega che l'on. Ricotti, ministro della guerra, abbia potuto dichiarare che si prepara il ritorno dalla colonia in mezzo agli applausi della Camera. Noi affrettiamo coi nostri voti questo ultimo atto della triste intrapresa africana; atto che sarà il solo utile ed equo e che rappresenterà la vittoria del buon senso e dei supremi interessi d'Italia. La Rivista questa volta può dirsi che abbia fatto la cronaca parlamentare e i nostri lettori siamo sicuri che riconosceranno che ne valeva la pena. Non vogliamo terminarla senza regalare loro la confessione di uno dei deputati pitt onesti e pitL rispettati che frequentino Montecitorio, e che dà la spiegazione di trent'anni di colpe e di errori di cui è intessuta la nostra storia. Leopoldo Franchetti, africanista sincero e non per losca speculazione, esulcerato non solo pel trattamento fattogli nella Eritrea da un Baratieri e dal suo complice Crispi, ma anche e più perchè ha visto dileguare il suo sogno prediletto di creare nell'Africa maledetta una colonia di contadini--proprietari pronuncio queste amare parole che, per l'ora in cui vennero pronunziate e per la persona da cui vennero, impressionarono alquanti spensierati rappresentanti della nazione: « L'ordinamento dello « Stato italiano non è altro che una vasta clien- « tela .... I contadini non furono aiutati perchè non (I) A proposito della guerra a fondo e del1'onore della bandiera udiamo queste frasi dall' on. Ricotti : « L'onore « della bandiera è imponderabile .... L'onore della -bandiera « può essere compromesso anche guadagnando una batta- « glia, se si guadagna con mezzi diso1,esti. » Fu applaudito; e doveva esserlo chi non è semplice ministro della guerra, ma si é battuto valorosamente in Italia dal 1848 al 1866 e in Crimea. « fanno parte della clientela (l ). Ohi dice clientela < dice riguardi reciproci di persone, di gruppi, su- « bordinazione dello scopo civile o militare agli « interessi dei gruppi o delle persone. Perciò le « imprese guerresche finiscono con disfatte e gli « ordinamenti del credito finiscono con fallimenti.» Riuscirà l'on. Di Rudini ad infrangere questa disonesta e disastrosa clientela, che conduce a rovina sicura l'Italia? Ne dubitiamo fortemente perchè alla bisogna non bastano le sue buone intenzioni; dato l'ordinamento attuale dello Stato è indispensabile il concorso di diversi fattori - di uno dei quali non ci è consentito discutere e di un altro, il paese, dobbiamo constatare che disgraziatamente è anemico e inquinato da virus deleterio. Per infrangere la clientela occorrerebbe, per lo mono, che il secondo venisse assoggettato ad una cura ricostituente e, se necessario, a qualche ampu- . tazione. Temiamo forte che al chirurgo mancherà il coraggio per intraprendere. l'una e l'altra. LA RIVISTA. ~'--' "-/'J"-/"-/'---"'../'---"'../'J"-/'-./~ COLONIZZAZIONE Caro ColaJanni, Roma 12 Maggio 1896, Mi hai chiesto un articolo sulla colonizzazione eritrea e mi hai messo in uno strano imbarazzo. L'imbarazzo della scelta fra i mille argomenti che sfatano le ·menzogne degli africanisti in malafede, e le illusioni degli ingenui. Più facile scrivere un volume, un grosso volume, che condensare in poche righe l'enumerazione delle cause di sterilità di gran parte dell'altipiano e della inabitabilità, per i coloni europei, di quelle poche plaghe, le quali potrebbero essere fecondate; rare oasi chiuse, bloccate fra dirupi inaccessibili. * ( * * Conquista al mare, poi colonizzazione ed espansione ! L'una per le altre, prima; tutte e tre, in seguito, alla gloria di Crispi e del suo degno generale Baratieri. Un pretesto per la fatale occupazione di Massaua ci voleva. Le famigerate 'chiavi del Mediterraneo, che Mancini cercava nel Mar Rosso ..... chiavi degne (1) L'on. Francbetti si riferisce al fatto che il governo di Cdspi, che non lesinava i milioni per le imprese guerresche del Baratieri, negò a lui le lire centomila all'anno per i suoi esperimenti di colonizzazione. Noi non aspettammo Abba Carima per deplorare la cosa, quantunque convinti cbe siffatti esperimenti non potessero dare buoni risultati. Perché non li potessero dare lo spiega l'amico nostro A. Bizzoni, che ba percorso pÌll volte la colonia, neJl'articolo che pubblichiamo in questo stesso numero è <li cui lo ringraziamo. ·
324 RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI di essere messe a raffronto colla Gibilterra invocata sull'altipiano da Crispi (vedi Libro Verclt1). Ma le chiavi non ressero Si inventarono i commerci del porto di .Massaua, che non erano mai esistiti. Attirare a Massaua le carovane dell'Alto Nilo e dall'interno dcll' Abissinia. Ahimè ! Anche pacificato, il Sudan, non manderà mai i suoi prodotti a Massaua, essi riprenderanno la via più breve e pii\ agevole di Suakim. Gli scarsi prodotti dell'interno dell'Abissinia dal• l'oasi dell'Harar e dal Gomma, continueranno per Zeila o per Gibuti: giammai per Assab o pe,· Massaua. A Massaua appena qualche migliaio di muletti annui per scambiare poco caffè dell' Harar colle cotonate indiane e colla dura, mo110polizzate dagli arabi e dai baniani. La bugia dei commerci massauini non reggern più. Pure non si voleva abbandonare, come si avrebbe dovuto far subito, la malaugurata conquista. Si inventò l'altipiano. Il paradiso terrestre è lassù, all'Asmara, a duemila e trecento metri sopra il li• vello del mare! Saati, Dogali ! Di colonizzazione e di comn;erci non si parlò più ; ·non ce n'era bisogno, avevano sottomano _il famoso solito onore della bandie1·a. E per l' onore della bandie1'a la spedizione San Marzano, ché vuotò i nostri magazzini militari e costò forse duecento milioni, se non più. Il :\'egus Giovanni si ritira e noi saliamo all'Asmara ... Giovanni muore a Metemma combattendo i dervisci e, noi, gli alleati cli Menelick, ci spingiamo fioo al Mareb, riconosciutoci come frontiera dal nuovo Negus, il nostro grande amico, che abbiamo coperto d'oro, di doni ed armato fino ai denti. * * * Che ci facciamo, all'Asmara, a Godofelassi, ad Adi•Qualà, a Saganeiti, ed Halai? 1u·lava110gli opsitori. Spendiamo circa ventimilioni l'anno per tenere dei deserti. E qui - l'onore della bandiera soddi:;fatto a Metemma dai dervisci, pe1· conto nostro - rientra in campo la colonizzazione. Per la strada del ì\fahcli eravamo giunti all'ovest fino a Cheren ed Agordat. Con gratuite concessioni di terreno e promesse d'ogni sorta si incoraggiò la coltivazione; ma i tentativi dei p1·ivati a Ghinda, a Debaroa, all'Asmara, a Cheren, fallirono. A Gura il gornl'flo impiantò una ~pecie di colonia militare, mentre a Godofelassi ed ali' AsmarJ, il Franchetti, col sussidio di t1·ecentomila lit·e annue creava due stazioni di coloni italiani. Fiasco dappertutto ! La coltivazione. tranne che nei due stabilimenti governati vi di Godofolassi e di Asmara, fu abbandonata. I presidi, i pochi italiani non militari nbitanti l'altipiano per ragioni di ufficio, i greci per ragioni di comrnet•cio colle h-uppe o col governo, si sono limitati a piccoli orti per procurarsi un po' di legumi, che più spe~so intisichiscono per mancanza d'acqua o son serviti alle cavallette nelle loro visi te periodiehe all'altipiano. * • I due campi esperimentali erano stati bene scelti dal Franchet ti e furono egregiamente condotti dai fattori mandati a dirigerli, ma i 1·isultati sono stati tutt'altro che lieti. · Il debito dei contadini, che avrebbe dovuto essere estinto in cinque anni; per alcune famiglie, dopo tre cli indefesso laYoro, è scemato di poche lire, per altre aumentato. La tenuta di Asmara coltivata da b1·a-cciantiitaliani, coadiuvati da indigeni, è passiva oggi come il primo anno della sua fondazione. Che sarebbe mai in località meno fertili? Pul'e il contadino abissino ci vive ! Come vira è inutile dirlo, un pugno di dura per giorno ba~ta al suo nutrimento. Il contadino abissino non valuta la mano d'opera; pastore, toglie alla mandra un paio di buoi, gli aggioga all'aratro alle prime pioggie, dissoda e semina. Per garantir.si clall' incostanza delle stagioni. lavora e semina successivamente un campo dopo l'altro; in tal modo almeno una metà del racco Ito è assicurato. Se piove molto, le prime semine vanno perdute, ma sono sai ve le u!time ; se piove poco, perclute le ultime salrnte le prime, se per altro le cavallette le avranno rispettate. Ma, sapete a quant'era quotata la mano d'opera di un contadino, nei tempi felici, prima· che gli italiani inondasse1·0 cli talleri l'Abissinia? - A due talleri il mese, sei li re ! .1:<., volete pretendere che gli emigranti italiani, per i quali splendono i miraggi seducenti delle Americhe ·del sud, si acconcino a morir di miseria sull'altipiano? Tanto varrebbe rimaner preda dell'esattore in Italia! * * * A.oche ciò in via di eccezione, perchè le terre coltivabili, sia pure col sistema abissino, sono poche e la maggior pa1·te non abitabili per cinque mesi dell'anno, causa· la mancanza cli acqua. L'acqua, il grande problema africano, dell'altipiano etiopico specialmente. . · Non ho interpellati uomini di scienza per ciò, ma il fenomeno è tanto chiaro, che può essere spiegato anche dagli ignoranti.
RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI 325 È certo che l'altipiano etiopico, come i monti asiatici dell'opposta spon'!a del Mar Rosso, sono il prodotto della pii'1 spaventosa rivoluzione plutonica del nostro pianeta. Ilo pa1·agonato quei monti ad una immane burrasca pietrificata, burrasca dai ma1·osi di granito, innalzantisi di migliaia di metri sugli .abissi creati dai capricci della mtura in furore. Per quanto si dica non è possibile farsene idea. Quegli abissi, chiusi fra terribili, paurose montagne a picco, fortezz-e ciclopiche di granito, formano le così dette conche, che fecondate dalle pioggia, sono verdeggianti per tre o quattro mesi dell'anno, amene vallate, le quali se fossero festeggiate dagli alberi, ricorderebbero la Svizzera ; ma per la maggior parte non coltivabili, perchè ridotte ad impraticabili pantani. E quelle conche, un tempo .... in tempi preistorici, furono a loro volta le fecondatrici delle basse valli, delle grandi pianure, delle spiaggie marine. Quelle conche erano indubbiamente laghi, come quello di Ascianghi, come quello di Tsana; serbatoi perenni d'acqua. Spesso alle falde dei monti di arida pietra scorgi ancora il solco lasciato dall'onda e grotte scavate dall'acqua. Quei laghi, periodica1mnte riforniti dalle pioggie, erano provviJi dispensatori di acque, durante le stagioni di siccità, e sostituivano le nevi perpetue i ghiacciai, la pro,·- videnza nostra, dai quali l'Africa maledetta non è beneficata. Coi secoli quei laghi aprirono, defluendo, pii'1 ampie uscite alle 101·0acque; sicchè, pantani durante le piogg1e sono ridotti a deserti malarici per tre o quatti"◊ mesi delLtnnc,. La leggenda delle foreste etiopiche deve apporsi al vero, i giganteschi sicomori, che, isolati, si ammirano ancora in qualche conca, rovine monumentali di una flora spenta, sono una prova dell'esistenza delle foreste imbalsamate, musicate eiaVerdi e rimesse cli moda da Baratieri nei banchetti trionfali. ìVIistificazione la colonizzazione eritrea, come le chiavi del Mediterraneo, come i commerci di Massaua. Senz'acqua non c'è vita. Ed ancor pochi giorm sono il generale Baldisscra telegrafava in Asmara » (la tempe) è sen- « z'acqua ... Saganeiti poco atto alla difesa è scarw « d"acqua... » Pii1 sotto il generale soggiungeva: « Non chiedo altri rinforzi, perchè difficile im « piegarli utilmente, stante scaPsità d'acqua e calori « già sensibili ». _\. Massaua si beve l'acqua del mare distillata; a Ghinda è inquinata, micidiale per gli uomini e gli animali, ad Asmara non ce n'è neppure nei pozzi, a Saganeiti difetta, ad Adì-Agri e Godofélassi, la stessa cosa ad onta dei clue pozzi scavati dal genio militare ... e si osa parlare di colonizzazione? Che pit't, non Yi è vapore della Navigazione Generale, il quale, salpando per Massaua, non carichi qualche centinaio di tonnellate d'acqua del Serino. E quell'acqua si manda su all'altipiano. E sapete quanto costa in media il trasporto di un ettolitro d'acqua da Massaua ad Asmara? Dalle quindici alle Yenti lire. Aggiungete il nolo a bordo ed il passaggio del canale ed anete un litro d'acqua ali' Asmara al prezzo di un buon fiasco di vino in Italia. * * * Ed è con quell'acqua, a quel prezzo che dovrebbero dissetarsi i nostri coloni ? Non si parli più di colonizzazione, per carità! L'Abissinia degli abissini! Ad essi, poveri reietti dal popolo ebreo, esuli nella terra destinata ai discendenti di Cam, il contendere alle avare zolle del paese maledetto il tozzo di pane, che invano vi cercherebbe l'emigrante italiano. ACHILLE B1zz0Nr. "--~~~~ UNA CAMPAGr A ELETTORALE NEL BELGIO La manifestazione organizzata dalla nascente società del Libero Pensiero a Ronclis prendeva delle proporzioni assolutamente inattese. Da ogni parte gli aderenti accorrevano numerosi. Era, fin dal mattino, una processione continua fra le Yie montuose, tranquille solitamente, e doYe l'er-ba verdeggiava; una processione cnntinua di bandiere e di cartels, e di bande ruggenti frenetiche Marsigliesi. Dalla parte degli arrivi la piccola stazione era come in febbre: ondate di viaggiatori uscivano ogni volta da i treni, poi con grida e richiami rumorosi si formavano de' gruppi che discendevano verso la Grand' Place. Tutti i caffè erano pieni di gente e i padroni, contenti e smarriti insieme, non poternno sodisfare l'esigenza dei consumatori impazienti. Eppure, la cerimonia di quel giorno non aveYa niente che giustificasse quell'eccezionale affluenza: si t1·attarn soltanto d'inaugurare con una passeggiata e con conferenze la bandiera dell'JJ'mancipa:ione, una società fondata a Ronelis per far propaganda di idee razionaliste e promuovere specia~mente la pratica dei trasporti funebri civili. La campagna elettorale non era aperta ancora. Pit1 di sei settimane doYevano passare prima del giorno del g1·ancle appello al paese. I giornali Be
326 RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI pa.rlavano in modo indifferente e svogliato, come iun evento lontano del quale bisognava fra poco occuparsi. Le associazioni politiche erano nel periodo della preparazione, delle incertezze, delle combinazioni sapienti. Per lottare contro i clericali al potere, socialisti e liberisti sembrava non potessero accordarsi, ma si credeva generalmente che tutto si sarebbe poi accomodato. Mentre la borghesia, che fin allora aveil, avuto il privilegio delle preoccupazioni politiche, si disinteressava quasi del tutto, il popolo al contrario, chiamato dalla nuova Costituzione al diritto elettorale, cominciaYa ad appassionarsi all'avvenimento vicino. A Ronelis si vide appunto il primo fermento della massa operaia. Da tutti i villaggi erano venuti degli uomini impazienti di contarsi avidi di notizie; erano minatori dalle gambe deformi e dalle facce segnate di cicatrici bluastre, e vetrai dalle guance che parevano scottanti, e contadini da i gra.ndi gabbani turchini, e operai delle fabbriche e de' laminatoi. Così, senza nessuna parola d'ordine data, contrariamente anche alle promesse pacifiche degli anisi, quella manifestazione del libero pensiero, per la forza delle cose era commossa dalla febbre elettorale che cominciava a impadronirsi di tutta l'anima del popolo. Quante preoccupazioni da sessanta anni, per questo, quanti desideri contenuti, quante speranze rnlta a volta perdute! e il pensiero cli tutti s'orientava verso lo scrutinio futuro con l'impeto ciel vapore che precipita in direzione cli una valvola semi aperta. Gli accordi selvaggi che gli ottoni delle bande lanciavano agli echi, si riassumevano tutti in Marsigliesi che dicevano il generale intendimento: sogno oscuro di battaglia e di rivoluzione,. Passò una settimana, da quel giorno, una settimana snervante, di notizie contradittorie sulle forze su i dissidi sulla posizione elettorale. Ogni giorno si sperava di riescire a comporre qualcosa, e l'indomani patatrà ! tutto pareva compromesso senza rimedio. Per incalzare le cose e non lasciar indovinare nulla agli avver8ari si pubblicò un manifesto. Esso diceva: « Passeggero, che presto sarai chiamato all'esercizio del tuo diritto elettorale, non dimenticare che tu devi votare perchè il voto è obbligatorio, e che tu potrai farlo secondo la tua sola volontà perchè il Yoto è segreto. « Rifletti, perchè la cosa è grave. Pensa a coloro che ti son cari, a' tuoi figli a' quali tu devi preparar l'avvenire. E pensa anche al passato: senza dubbio tu ài patito l' ingiustizia delle nostre leggi; operaio, tu ài penato per un sala1·io di fame, tu ~ii visto massacrati de' tuoi fratelli nella m01·tale battaglia dell'industria, tu ài visto le loro vedove nella miseria e de' vecchi senza pane dopo una vita di lavoro ; commerciante, tu ài sentito il colpo degli scioperi provocati da una concorrenza sfrenata, e quello delle speculazioni finanziarie autorizzate da una leggè eh' è indulgente verso i grandi truffatori ; chiunque tu sia, oppresso dalla mostruosa potenza del denaro, o che aspiri alla giustizia e a ùn avvenire migliore, vieni con noi! « Noi vogliamo sapere i tuoi lamenti e i tuoi dolori per ripeterli là doYe ~i fanno le leggi! Noi andremo in tutti i villaggi per esporre le nostre idee e per conoscere meglio i desideri del popolo. Vieni alle nostre riunioni. « Diffida dei vecchi partiti. Essi ànno avuto il potere e non se ne servirono che per l'interesse egoistico e cruùele del capitale. Anche i clericali vogliono oggi farti pagare pitt caro il tuo caffè e il tuo pane. Diffida! essi ti alletteranno di· belle promesse e calunnieranno le nostre intenzioni. « Noi che non siamo ricchi che di abnegazione e di buona volontà, noi non potremo fare spese elettorali, noi non potremo forse rispondere, come bisognerebbe, alle circolari e a' giornali degli avversari. ma noi contiamo sul tuo buon senso perchè tu sappia discernere. « Se tu ignori il socialismo, impara ciò eh' esso è: non ascoltare le bocche interessate a ingannarti, ma informati con imparzialità, e se tu conosci il nostro programma tu sai ch'esso s'inspira all'amore dei derelitti. « Il socialismo è una dottrina di pace, di carità di giustizia e non può esser temuto che dai priviligiati e dagli sfruttatori. Nel mondo intero gli umili e i generosi ànno messo nel socialismo tutta la loro speranza. Vieni dunque ad aiutarci perchè esso trionfi ». Vedendo questo rosso manifesto su i muri ·neri letto con curiosit~, discusso, commentato, i democratici-sociali si chiedevano aJ11.gosciosamente·sneon avessero agito con molta fretta, e se il momento non sarebbe venute quando questo proclama sarebbe parso una ridicola fanfaronata. Gli individui e i gruppi che la lotta elettorale dovea rav\·icinare così strettamente erano ancora ostili fra loro e sospettosi. Nulla tuttav'ia s'era fatto trapelare, e quando la lista dei candidati, finalmente stabilita, fu pubblicata nel Journal cle Se1·meuse essa fu accettata come la soluzione più naturale e preveduta da tutti della necessaria al: Jeanza dei gruppi democratici E: socialisti. Essa del resto, era composta a seconda dei desideri dei lavoratori del pensiero e degli operai: la coltura dei primi avrebbe completato l'esperienza tecnica degli altri, e ciascuno di questi rappresentava le grandi industrie alimentatrici del paese: il carbone e il ferro.
RIVISTA Dl POLITICA E SCIENZE SOCIALI 327 * * * La provincia di Sermeuse è molto estesa: comprende ammassata intorno alla città una continuazione di case di fabbriche di officine e di carbonaie come quelle di Charleroi. Le convenzioni amministrative distinguono cinque cantoni; i capo luoghi de' quali sono Sermeuse, Trimet dove ci sono delle vetriere, Source-au-Prince piccola città circondata di grandi villaggi carboniferi, Castillon e Ronelis. Questi due ultimi cantoni sono in parte agricoli; assi formano a nord e a sud al circondario delle contrade di un carattere speciale, con popolazione sparsa, con grandi orizzonti calmi, senza fumaiole e senza rumori di fucine; la vita politica v'è meno intensa e le opinioni più conservair-ici. Pur continuando la propaganda abituale con le riunioni ne' centri industriali, i democratici-sociali ebbero molta cura di non abbandonare quei distretti rurali. E il tempo pai,sava in questo lavoro febbrile, allorquando i liberali e i clericali composero le liste dei loro condidati: deputati uscenti, nomi incolori, e nell'una e nell'altra lista un operaio. La malizia era troppo grossolana per essere efficace ! Dopo un tale sforzo eccessivo, le due associazioni borghesi ricaddero nella calma, lasciando a' loro membri ·1a cura di adoperarsi astutamente, come sempre, alle combinazioni complicate di pressioni e di influern:e. Per la domenica che .precedern le elezioni si volle tentare uno sforzo di propaganda tale, cbe il solo annuncio doveva fare un' impressione considerevule; nei cinquantadue comuni della provincia si doveva tenere un meeting socialista. Dopo infinite difficoltà si riesci quasi completamente. L'ordine di queste riunioni comparve nel giornale di Sermeuse; tutto il personale delle leghe operaie, delle associazioni democratiche era stato mobilizzato; si era fatto appello a tnt.ti gli :imi(\i r1Al1A (\it.t~ vicine e, benchè occupati dalle campagne simultaneamente combattute, ne vennero da Bruxèlles, da Mons e Charleroi : mai una tale furia di eloquenza s'era sc.atenata sul paese. Gli antichi partiti sentendosi seriamente minacciati, la qual cosa da prima non avevan creduto possibile, cercarono di attenuare la propaganda socialista, e organizzarono alla loro volte rneetings numerosi, avendo cura di far padare un protagonista qualunque- invece dei candidati, la qual cosa evitava lo dichiarazioni compromettenti. La stampa borghese gareggiava di diatribe violenti ; inondò la provincia di numeri supplementari gratuiti messi di sera sotto le poi-Le, disti·ibuiti agli angoli delle strade da uomini pagati, mentre migliaia di opuscoli rossi erano stati lanciati, ali' inizio della campagna, da gli operai, gratuitamente, per la gioia di lavorare pel partito. · li fervore dei lavoranti era così grande che i libe1·ali e i clericali stentavano a trovare i distributori. L'abbondanza dllgli stampati negli ultimi giorni fu tale c11'essi rimasero senza effetto, mentre i rossi placm·ds erano sempre letti e discussi. I democratici-sociali ebbero innumerevoli domande di 111,eetings. La riuscita di tutte queste • riunioni elettorali era per i bettolieri una promessa di facili guadagni, e tutti offrivano le loro sale, e insistevano sull'importanza speci~le della conferenza che domandavano. Là bisognarn convertire degli ostili, altroYe bisognava far decidere degli esitanti ... Ci s'avvicinava alla fine. A ciascuno dei meetings degli avversari i socialisti inviarono qualcuno incaricato di contradire, o almeno di dar spiegazioni: tutte le domande furono sodisfatte, anzi di più si tennero meetings al mattino per gli operai notturni, e altri in vallese per tutti coloro che non comprendono che qu!lsta lingua. L'agitazione popolare era estrema. Allora la borghesia di Sermeuse sentì definitiYamente che qualche cosa era cambiata nella vita politica del paese, e che una forza nuova, sconosciuta, insospettata stava per intervenire. 1 giornali borghesi presero un tono esasperato. Tutlavia non s'ebbero quelle villanie personali alle quali le lotte politiche servono spesso di pretesto: da una parte e dall'altra la discussione restò corretta e relativamente cortese. Soltanto la piccola stampa clericale perdette ogni scrupolo nel combattere la dottrina socialista: 1·iprodusse citazioni mutilate snaturate, a proposito di famiglia di proprietà di religione di patria, che fecel'O fremere gli ignoranti e i timidi. E il gran giorno arrivò. Si sapeva che nessun risultato sarebbe stato noto prim~ rii ~Ar~. _ Ma il successo s'annunziava, si avevano relazioni •di maggioranze considerevoli: i socialisti avevano, in media, più voti che i cattolici e i liberali insieme. Agli uffici del Journal de Sermeuse le noti7.ie erano insperate, i telegrammi delle altre città dicevano il trionfo dei socialisti. A Mons, a Char-leroi, a Liègi, tutta la Yallonia sembrava conquistata. I grandi capi della politica dottrinaria erano abbattuti, quasi tutta la vecchia gente faceva posto a uomini nuovi. I candidati anelarono alla Casa del Popolo, ed ebbero un'ovazione passionata e parlarono celebrando l'avrento della nuova idea, l' auro1·a che sfolgorante si levaYa. Destabel rammentò gli scomparsi, uomini di scienza e di azione, che a malgrado gli oltraggi e i sarcasmi e il disprezzo avevano
328 RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI organizzato il partito socialista Belga: il dottor De Paepe e Jean Volders, precursori, che erano morti senza poter salutare l'alba della loro fede. A questa evocazione ci fu negli astanti un rispettoso raccoglimento. Poi l'allegria cantò nuovamente. L'indomani le notizie si confermarono. Un dub bio solo restava: si riesciva a primo scrutinio? Ma senza aspettare i risultati definitivi la vittoria era sì be1la che spontaneamente s'organizzò una manifestazione alla Casa del Popolo. E. quando vi comparvero i candidati risonarono evviva frenetici. Alcune donne Ii abbracciarono, gli uomini li portarono sulle spalle, in trionfo. Dovunque, su tutti i visi, brillava una gioia senza fine. Era per tutti una stupenda giornata di speranza e di letizia. O come queste ore piene di luce compensavano largamente de' lunghi anni bui ! Quella campagna era finita: alcuni annunciavano già il risultato ufficiale: i socialisti erano riusciti tutti a primo scrutinio, e il Jou,rnal de Ser·niause confermò la notizia. JULES DESTRf:E. AMNISTIA o G·rnsTIZIA ? Richiamando in un giornale politico l'attenzione « di quella parte del pubblico, in cui non è del tutto spento il sentimento di giustizia» sull'iniqua esclusione da ogni amnistia di molti anarchici e socialisti, con~annati dai tribunali militari in virtù del decreto sullo stato d'assedio, o dai tribunali ordinari in virtù degli art. 247 e 251 Cod. pen., o mandati a domicilio coatto in virtù della legge eccezionale 19 luglio 1894, io esprimevo questo concetto, che il Governo si è mostrato arrendevole verso le popolazioni che in Sicilia avevano dato sfogo al loro malcontento, e severo per gli uomini di principii che o avevano voluto fare o si temeva che facessero atto di solidarietà co' lavoratori siciliani; e riassumevo così le politica dell'attuale ministero in questa materia: « ammettiamo « che il popolo si possa sfogare di quando in quando « contro la mala amministrazione; ma colpiamo ine- « sorabilmente ogni rivolta fatta o tentata o pensata « in nome di princi1_.di.» Ora questa massima può essere politica., ma non è morale. Un popolo senza principii, senza volontà di resistere agli abusi del potere, senza fibra rivoluzionaria; un popolo uso a leccar la mano che lo castiga può essere l'ideale degli uomini di governo, ma è certo destinato ad essere sommamente infelice, a peggiorare sempre non che nuil'ir speranza di migliore avvenire. Lo st'esso diritto pubblico vigente (cho non è certo una dottrina nè anarçhica nè socialistica) proclama Biblioteca Gino Bianco come principio su_premo e fondamentale dei reggimenti costituzionali il diritto e il dovere di resistenza - diritto e dovere ammesso da tutti' gli SCl'ittori di diritto penale e costituzionale del Blackstone al Palma; affermato più volte al Parlamento, consacrato espressamente in un articolo del Codice penale vigente (199). e così natm·ale a dire del Lamartine, da non aver bisogno di essere scritto I Quando dunque, nel 1893, il Governo del no.5tro paese, cedendo ad un morboso furore di repressione come più tardi cedeva ad un morboso furore bellico, bandiva lo stato d'assedio, istituiva tribunali militari e si abbandonava ad ogni sorta di atti arbitrarii, tenendo chiuso prepotentemente il Parlamento, e rasentando ad ogtfi p:l.Sso il colpo di Stato, era diritto e dovere di tutt' i cittadini di resistere. E quelli che tentarono la resistenza fecero nè più nè meno che quello che avrebbero dovuto fare tutti gl' italiani di tutti i partiti, - ,:iuello che in un altro paese, poniamo l'Inghilterra, avrebbero fatto anche i più arrabbiati conservatori; e di conseguenza, lungi da essere puniti, hanno dritto alla riconoscenza di quanti in Italia serbano fede alla libertà. La loro liberazione s'impone al Governo - e alla nazione - non come un atto di grazia, ma come un atto di giustizia. Io mi propongo appunto di trattarJ la questione dei condannati o dei relegati politici dal suo aspetto giuridico. Cessata il 31 scorso dccembre la legge 19 Iuglio 1894 « sni provvedimenti eccezionali di Pubblica Sicurezza» subentra l'art. 2 Cod. pen. 1 Cap., che dice: « Nessuno può essere punito per un fatto che, secondo una legg<:1posteriore non costituisca reato; e se vi sia stata condanna, ne cessano l'esecuzione e gli effetti penali» - Obbedendo a questa prescrizione di legge la Cassazione di Roma ha ritenuto estinta l'azione penale promossa e cessati' gli effetti delle condanne pronunziate in virtù dell'art. 5 delle detta legge. Non devono, a maggi?r ragione, ritenersi cessati gli e(fett~ delle condanne a domicilio coatto inflitte in virtù della stessa l~gge ? Cessata la legge, scomparso il sistema di provvedimenti eccezionali di cui essa forma.va pa,rte, svanito il pericolo delle agitazioni che essa intendeva a prevenire, i coatti politici dovevano essere rimandati senz'altro alle loro case, di pieno dritto e non per grazia di nessuno. L1.- distinzione fatta dal Governo tra quelli che avevano riportato antecedentemente una condanna e quelli che non ne avevano riportato, ò arbitrnria e lesiva del diritto dei primi; tanto pili che con la confusione invalsa tra l'eati politici e reati comuni, non ·e 'è più modo in Italia di distin[Juere, dalla fedina penale l 'oneslo dal malfattore. Pei condannati dai tribunali militari, esclusi dalla recente amnistia 1 vale lo stesso ragionamento. Le loro
RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI 329 condanne, omesse in virtù di provvedimenti arbitra.rii del Governo e incostituzionali, non hanno addirittura nessun valol'e giuridico. La. postuma sanatoria d1.-llaCamera non ha che un val9re politico, non legale; la Camera ha potuto assolvere il Ministero prevaricator3 non rendere legittimo ciò che era, ed è intrinsecamente illegittimo. D'altronde la Camera stessa è tenuta a rispettare il patto costituzionale, in virtù di cui esiste e da· cui deriva i suoi poteri. Potrei citare molti scrittori a conforto di questa tesi, tra gli altri un membro del presente Ministero, il prof. Gianturco che in un 01Juscolo di occasione dimostrò l'illegalità dello stato d'assedio. Ma, non scrivendo per un periodico giuridico, mi limiterò a citarne un solo, che del r~sto ne vale molti. Il Mittermaier in uno studio inserito nell'Archiv des Criminalrechts (J·falle 1849), d(lpo di aver pas:,ata a rassegna. la legislazione e le costumanze dei varii paesi sull'argomento, (cita pure un arresto della Cassazione francese del 30 giugno 1832 che dichiarò nullo od inoflìcac(', pcrchò contrario alla Costituzione, il decreto con cui Parigi era stata posta in istato d'assedio, e cancellò una cl?ndanna di morLe pronunciata da un tribunale militare contro un tal Gcoffroy) 1 stabilisce il principio che nes;una legge può es:>er modificata., e nessun diritto, che la legge gar~ntisca ai cittadini può ess9r tolto se non col conco1so del Parlamento. « L::i volontà del GoYerno non può creare stati d'assedio ». Q•1anto all'istituzione dei tribunali militari, il l\fittermaier la respinge assolu'tamente come contraria t' tutt'i principii di 1dritto pubblico. Un tal provvedimento, egli dice, pe1·\'el'to il senso giuridico del popolo, fa venir meno la fiducia nclJ.1, giustizia, ingenera la. persuasione che siensi scelti a. bello studio d('gli uomini, che sono docile strumento del volere del Governo, per far condannare individui che non hanno .commrsso un reato. « Noi non cc- « nosciamo maggior sciagura per lo Stato che quella « di far giudicare dei civili da dei milita.ri per de- « litti politici. Jt una violenza mascherata da giu- <( stizia ». Ogni accusuto 1rnò ricusare un giudice che sia suo nemico. Ora i militari chiamati a reprimere un'insut·rezione, non sono dei nemici per il popolo insorto? Non possono essi nutrir rancore contro coloro che hanno còmbattuto, o si suppone aver voluto combattere contro di loro? Oltre di che, quale indipendenza di giudizio si può aspettare da soldati, abituati all'obbedienza. passiva? I~ in omaggio a questi principii, suppongo, che è stata pubblicata la recente amnistia. Ora come giusti(icare l'odiosa eccezione fatta per l Gattini, poi- il ·Lombardini e per altrj? Kon sono sta.ti ànche questi giudicati dai tribunali militai·i? Se le sentenze di questi giudici improvvisati sono state ritenute illegali od ingiuste per gli altri, si può ritenerle legali e Biblioteca Gino Bianco giuste per essi? Al postutlo, si sarebbe dovuta disi:,orre la revisione dei lJl'vcessi, la ripetizione dei dibattimenti por gli esclusi. Ma questo il governo non osa fare; ma si ostina a toner sotto chiave dei gio,·ani condannati in un momento di feroce violenza governativa a pone raccapriccianti con la violazione di tutte le leggi, sta.rei per dire secondo la vecchia formula., umane e divine. .. Ma infine, bene o male che abbiamo agito, bene o male che siano stati condannati, questi giovani che il Governo ha scelto come capri espiatorii d'un movimento popolare, nessuno oserà- negare che sieno rei politici. O come va dunque che non godono essi dell'amnistia, che tutti gli anni si concede a tutti i 1·ei poWici ? Per spiega1•e questa specie d'indovinello, bisogna. pensare al sistema antichissimo, di gabellare yer reati comuni i politici. Io ho sott•occhi una decisione della corte speciale di Napoli del 10 settemLrJ 18:?2 nella causa degli autori della rivoluzione del 6 luglio 1820. Ne slra.lcio un brano, per dimostr,i.re quanto tenaci sieno le tra.- dizioni dei governi e delle magistrature. « Le m.ìro dei capì e dei principali agenti della « rivoluziono », sentenziò b Corte,« siccome il fatto « ha dimostr.ito, eran quelle di comandai-e, di occupar « cariche, di primeggiare, di arricchirJ o di metter-,i « nello mani il tesoro e lo Stato. Quelle poi della « moltitudine setta1·ia era.no di poter andare armati «. di impunemente dclinquerJ sotto la protezione della « sotla ed usar soverchierie ai cittadini pacifici. Ta1i « vedute veni vano ricoperto coll~ promes.;e di sgra- « vamcnt') d'imposto, di aversi cura d~l ben pubblico, «: e di do\·ersi togliere le oppessioni e gli abusi; so- « lita maschera che i 1ivoltosi di tutt'i tempi hanno « improntata onde ingannare l'ignorante moltitudine». Proprio quel che dicono oggi magistrati, uomini politici e giornalisti salariati contro gli anarchici e i socialisti! Nell'Italia. « libera» il sistema di gabellare i 1•eati politici per comuni fu iniziato allorché, per colpire lo associazioni internazionaliste ed anarchiche si ricorso all'art. 427 del passato Codice penale. Ricordo che il processo eh('. ebbe luogo nel 1883 a Roma (nel quale fui coinvolto anch'io) debuttò come un processo di cospirnione. Via facendo, la cos1•il'azione si tl'amutò in associazione di malfattori. La. Seziono d'accusa dichiarò cho la cospirazione c'e1·a, ma non era. compiuta, era rimasta in germe, si era arrost..1.ta allo stadio di associazione. E siccome non c'era legge che punisse le associazioni a scopo politico, così si ricorse all'art. 426, o il reato politico si trovò cangiato in reato con,tro l'ordine pubblico. Fu un vero giuoco di prestigio; e tale parve anche al Tribunale federalo di Berna, che, chiamato a decidere sulla
330 RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI dimanda d'estrazione inoltrata dal Governo italiano contro uno di noi, disse ad un dipresso così ai giudici di Roma: « Voi avete detto che sotto specie di «: associazione politicJ., gl'imputati avevano costituito « una vera o propria associazione di malfattori, noi « invece ci convinciamo dalla lettura della vostra « sentenza. eh<', col pretesto di colpird un'associa- « zione di malfattori, voi avete voluto colpire una « vera e p1•oprin. associazione politica ». Ora poi .il Si::itema di gabe]hre gli anarchici, e un po' anche i socialisti, per rei comuni parve così c'lmodo, che no fu fatta lari50. applicazione ne~li anni di demen~a governativa 1893, 1894, 1895. ,Li:, co.>pirazioni e gli attenta.ti contro la sicurezza. dc'lo S~:ito furono mutati in reati conti•.:, l'ordine pabblico. Asso• ciazioni socialistiche, operaie e simili, furo~o colpito con gli a.rt. 241' e 251. La. legge fu fatta coltello, per dirla col Gner1·ui, per col1,ire alle spalle la gente invisa al governo. È questa. una pagina obbrobriosa. della. giustizia italiana., di cui l'ultima linea. è st.ita scritta r1·centornente d.dla. Cussazione di R'>ma quando questa ha negato ai r.,dattori di giornali socialisti quell'amnistia. che si concede a giornalisti ricatta.tori o pornografi. Con questo sistema non vi sarebbero più rei poli• tici al mondo; e la. solita frase dei decreti di amni• stia cl1e condonano le pene per tutt'i reati politici sarebbe una sonora canzonatura.. Al più restt rebbero come rei politici, giudica bili con privilegi speciali dall'alta. Corte di giustizia, i Mini::itri falsarii o prevaricatori, gli autori del « bagno di sangue » in cni l'ltalia si trova immersa. Ma. questi, si sa, non hanno bisogno di amni-;tia ! Io non credo a.Ila giustizia che si amministra nei tribunali : non credo a. quella che promettono i Governi : non erodo a quella che s'invoca con ostentazione, dall'una. e dall'altra parte, e talvolta. da gente della peggiore risma nei Parlamenti. Quindi non mi aspetto che si voglia. mil.i lacerare quella pa• gina. wrgognosa., a cui ho acc-.mnato, con una pronta o com1dota. giustizia. resa a lutti indistintamente i condannati politici di tutte le regioni e di tutte le opinioni. E, dopo tutto, pensandoci bene, mi par meglio che sia cosi. SAVERIO MERLlNO. ~ "'-"''-"'-"',,./'-"'-./'-"'-"'-../'\./'-../'\./'-./'\../"-/-...,./ ./V Dr. Napoleone C-Olajanni - CONSULE CRISPI - Auto-Difesa (fu sequestrato. durante il periodo elettorale). L. 1,25. L 'alcoolis·mo: Sue conseguenze mtJrali e sue cause. L. 3. La Socfologia Criminale: Due volumi di 1300 pagine con una grande tavola. L. 13,50. Oli abbonati della Rivi,ta godranno dolio sconto del 25 010, Biblioteca Gi_noBianco IL PARTITO CATTOLICO IN ITALIA Da. qua.lcho tempo la stampa italiana si ò molto pt'coccupata. di un risveglio insolito noi campo cattolico, risveglio che alcuni stimaJ.o sompJicomente clericale, come l'anonimo scrittore nel n.0 6 (30 set- ·tombro 1895) di questa Rivista, altri pura.dicnte religioso, come D. Spadoni nei n. 1 e 2 (1 ° o 16 gennaio 1896) della Critica Sociale. Tali apprezzamenti, invero, ci sembrano troppo unilaterali, perchè - secondo noi - i due fonomeni non si possono scompagnare, l'uno tirandosi sempre dietro l'altro Ji necessità. Nelle attuali condizioni storiche non può sussistere religione senza. clericalismo o clericalismo senza religione; può predominare più o meno l'uno o l'altro elemento, secondo le opportunità. di luogo e di tempt1, ma si confondono sempre, se non in misura uguale, certo senza. sproporzione esagerata. So da un lato il camr o clericale si agita, segno è dall'altro che la fede - per quanto galvanicamentesi avviva, se non in alto (1), dove - secondo i due scrittori d'accordo - « è turpe calcolo utilitario>, in basso - o qui i due scrit•ol'i 110n sono pili d'accordo - dove una grande ignoranza ed una cronica estenuazione tolgono il corng6io di tentare la nuova. via. socialistica., sbarrata da.Ila borghÒsia dominante coi mezzi pili disonesti :Ma l'umanità. ferma non può restare; non potendo andare a.vanti, istintivamente si volgo a guardare indietro, e le deve balenare il pensiero di rifare la via già battuta, in fondo alla. quale il clorica lismo - sc-mpro o dovunque a servizio dei for ..i e dei potenti - l'alletta con promesse a lunga scadenza. ... nell'altro mondo. Con ciò non intendiamo asserire però che il sentimento religioso sia quello fervente di altr; tempi, ma - per quanto attenuato - è sempre quéllo che i tempi moderni comportano. Il cervello delle nostre plebi, contrito dalla. miseria. ed abbrutite dallo scnnda.101 1rnr trop1-10 non è ancora molto lontano dal medioevo; la. ignoranza dello leggi naturali e sociali, spocialmento economiche, fa piegare le loro ginocchia, so non innanzi ad un dio più o meno anfr..>pomorfico, innanzi ali' incognito ed a.Il' inconoscibile: ecco il sentimento religioso, che se non si appresta alle crocia.te d'altra. volta, impedisce a.I proletariato di partecipare corno dovrebbe alle lotto politiche. Non pertanto - se dobbiamo dire intero il ponsier nostro - più che un semplice risveglio dcric.i.loreligioso, come si dà. a conoscere all'apparenza, a noi pare il principio di una Yora. organizzazione di par- ( I) 11mistici~mo - il fenomeno rei i~ io~o per et cellcnza - é ,unto pur tropr,o, consta•aio anche in ufto, fra i lcttcrntl cd i naturalisti. Cfr. E. Morsclli - La pretesa « banca.rotta ,lclln scicnz11.,. Ri/JiBta <li 8ociolo{)fa, Serie li. \'OI, I; A. Mosso - Matcl'inlismo e mh,iticismo Nuova Antologia, l Dicembre 1895.
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