Rivista di politica e scienze sociali - anno I - n. 20 - 30 aprile 1896

RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI 309 propria il fdir:•fi,, altl'i e migliori toglie il l'ptar:d,; (l ). » « Infine, in Aten.e, qualsiasi magistrato deYe al termine della sua magistratura rendere conto del suo operato, nè può in alcun modo, con alcun pretesto, mercè nessun favore, sottrarsi a quel giudizio. I logisti rifanno i conti dei denari maneggiati dai magistrati, e se trovano, per esempio,che questi hanno adoperato i fondi secreti per pagare i sicofanti, li accusano davanti al tribunale degli eliasti, il quale, se stima vero il fatto, condanna a gravissime pene quei magistrati prevaricatori. Li fa sah-i inYece la monarchia e parmi meritamente. » « Neppure vo' tacere dell'accusa per avere operato contro alle leggi, che ognora si può dare in Atene contro al magistrato che la giurata fede non mantesse e le leggi che, primo deve rispettare, trasgredisse e spregiasse. In altri goYerni la costituzione c' è e non c' è, si Yede e non si Yede. Si rompe il patto solennemente giurato di ron deferire i cittadini a tribunali straol'dinari, si impone arbitrariamente tributi, si sovverte ogni regola di legge e di giustizia. Ora a me pare, o compagni, che se ci() da un lato è male, dall'altro e ottimo, poichè concede di usare maggior"e speditezze nelle cose del governo e di consegui1·e la prosperità del paese all'interno, la Yittoria all'estero. 11 fine giustifica i mezzi; ed OYesi considc,·i quanto utile, quanto rispetto, quanta lode, quanta gloria tragga il paese da quei fatti, nessuno vorrit con ragione dolersi elci mezzi coi quali fur·ono preparati. )) Qui il manoscritto è 1·0,0 da un topo, nè vi si può pit1 leggere cosa alcuna. Grave danno ha recato quel topo alla letlceatm·a g1·eca ed alla storia antica. \'11,FREDO l'ARETO ~~./·'-./"~'.,/"'\../"'\../""- /"'\. /""'.J Perchè non si fece la rivoluzione Chi cono,ce l'ammireYole dbciplina del partito socialista italiano, letto l'arLicolo della Critica Sociale, - di cui mi occupai nel N. 18 di questa stessa rivista -- potè prevedere che, riacrordata la libertà ai gregari d'insolentire contro i repubblicani, sarebbero venuti altri attacchi più o meno violenti contro la vile democrazia: come ai brutti tempi di una volta. Ed ecco, infatti, che nella C,·itica sociale del lAprile con tutto l'entusiasmo d'un neofita il sig. Ivanoe Bonomi rincara la dose contro i radicali e contro la democrazia. (1) C'è chi crede che quri d11e nomi sienn di arconti vis~uti nel CVl olimpiade. ?llaso del Sa2;gio che, come dice il Boccaccio, « era gr~n mcrcatante cbe schiacciava noci e vendeva uusci a ritaglio.» lasciò scritto cli avere trovato, in lontani 0paesi, una lapide fatta incidere ria certi speculatori di bt>rsa, ed ove ci sarebbero lettore che parrebbero di uno di quei nomi. :\la Maso del S3ggio non ha grande autorik't nella greca epigrafia. Non l'ileverò la calunnia che c'è in coda all'articolo: Il domani e la democrazia del sig. Ivanoe, il quale dice che la democrazia, se i socialisti avessero fatto sul serio, li avrebbe abbandonati alla ferocia del nostro partito nirale e dei suoi Thiers - Certe accuse non si respingono neppure; tanto sono indegne di discussione. Preferisco occuparmi del resto, e lo faccio perché ciò mi dà agio di ribadire e di chiarire ciò che dìssi nel precedente articolo e perchè temo che il pensiero del sig. Bonomi sia tipico e rispecchi quello di altri socialisti intransigenti. « La democrazia, scrive il sig. Bonomi, s'è ridotta a « patteggiare per la testa di Crispi gli antichi ideali.» Troppa fretta nel diffamare la democrazia! del resto la testa di un uomo in certi momenti e in certe situazioni non è un semplice trastullo; quella testa oggi rappresenta un minimum di legalità, di moralità e di libertà, che consente la vita - grama per quanto si voglia - ai democratici ed ai socialisti, che più degli altri trassero beneficio dalla caduta di Crispi. E,si hanno avuto l'amnistia - quantunque incompleta - e ne ebbero tanto incoraggiamento da spingere l'on. Ferri a fare alla Camera un magnifico discorso logico e rivoluzionario che non fece mai sotto Cris,>i sebbene le occasioni fossero state più propizie e più numerose. Continua Ivanoe: << L'agitazione all'indomani di « Abba Carima partiva esclusivamente dai socialisti « in mezzo alla din1denza dei radicali » Quanta modestia e sicurezza nel giudizio! ~fa se i socialisti sentirono il bisogno di muoversi; se essi fecero tutto perchè non continuarono e non andarono in fondo? Kon si direbbe che le guarnigioni fresche e sicure e la preparazione dei cannoni agli sbocchi delle strade abbiano agito come una doccia fredda? Il sig. Bonomi non si può contentare di queste asserzioni e filo,ofoggia: « La concezione socialistica « della storia spiega tutto; spiega la inerzia dei de- « mocratici, che si lasciarono sfuggire una bella oc- « casione per realizzare i loro ideali antidinastici .... « 11 partito democratico italiano non può muoversi « per la diffidenza, che lo allontana dalle classi la- « voratrici e l'aiuto dei socialisti scambio di ringa- « gliardirlo, par,ilizza e scema le sue forze. La fiac- « chezza della democ1·azia in Italia non proviene « dalle diSHlioni dei suoi seguaci. Al contrario. Più « il processo capitalista aumenta le file della bor- < ghesia e del proletariato intellettuale, più i nuovi « tormenti del fisco accr0scono i tormentati e più il << partito democratico va raccogliendo nuore simpatie. « ì\fa sono simpatie sterili, di gente che muore d'im- « bccillità e di pigri:=ia.. Per costoro benvenga la re- « pubblica, ma dopo una Sedan qualunque, quando « non occorrono le bal'rìcate per liberarsi del paras- « sitismo della-Corte (1) e delle sue aderenze, '}uando << non c'è il pericolo di trovarsi a fianco un prole- « tariato rivoluzionario, che reclami i suoi diritti « all'avvenire. (Il Avvertiamo il rappresentante ciel Regio Fisco in Romn che queste frasi non furono scque,trate a Milano. (X <I. R.)

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