Rivista di politica e scienze sociali - anno I - n. 20 - 30 aprile 1896

308 RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI egli passò, furono commesse le più spietate razzie, e i Yillaggi, i cui abitanti resislernno ai razziatori, vennero messi a fiamme e a fuoco ». Se ciò tanto è biasimato in Italia, pensò il Megavor, è segno che diverso modo Yi tiene il governo. Felice deYe essere questo paese, e fa proprio per me. Sbarcò dunque, e imbattutosi in un indigeno non potè trattenersi dal cl ire: « Voi fortunati, che non siete razziati come i sudditi del J-lenelik ! » Ma con somma sua meraviglia si sentì rispondere: « Eh! caro signore, la non ci Yenga a canzonare e ad aggiungere al danno le beffe. I sudditi di J1enelik saranno razziati una volta l'anno, noi, ogni giorno. Su ogni cosa si paga gabella, manca solo che ci mettano la museruola per fa.rei pagare il dazio sull'aria che respiriamo. Il governo italiano non è pit1 mi te di quello del i\Ienelik per chi non yuole essere razziato. Fame e piombo qui danno fine alla vita, e agli scampati prorvedono i ti·ibunali militari». li MegaYor, trornto rera quelle cose, stimò pel proprio bene di non dorersi troppo trattenere in Sicilia. Yenne a :--lapoli,orn Yide Yillini• edificati coi denari delle banche, e lusso orientale pagato coi denari lucrati sui muli. Onde a lui parendo di essere capitato in un paese che troppo si assomigliava a quello che ayeva lasciato, proseguì nel viaggio, e, per farla breve, dopo molti e rnri casi perrnnne nelle montagne eh-etiche. Lì troYò cittadini, non sudditi; uomini libe1·i, non ser1·i. Al governo, gli uomini onesti; nelle carceri, i ladri. Le armi adoperale solo in difesa della patria, non in offesa del popolo e delle patrie leggi. ln fhe un gorerno saYio ed onesto. ln quel paese, dunque, parYe al JfegaYot· di clornre prendere ·tanza, e così fece. Arern costui 1·ecato seco alcuni preziosissimi manoscritti, fra i quali uno dell'Erodoto, OYe molte cose si trovano che nei codici nostri sono mancanti; e poichè fu tanto cortese <la lasciaemeli leggere e copia1·e, voe1·ei qui recare tradotto uno di quei passi clell'Erodoto, che nelle edizioni nostre non si rinYienc. Se quello scritto sia rnramente dell'Erodoto, non saprei; mi assalgono gray i dubbi per certi anacroni,;mi, ma sarebbe in errore chi li volesse spingere sino ai tempi nosfri. li manoscritto non è certamente posteriore al decimo secolo, onde è sicurissimo che nes,;un cenno, neanche in•liretlo, ri può essere di casi seguiti oggi. Ed Ma 1·eniamo al fatto. Lo E1·odot >, come è ben noto, pone in bocca di tre persiani le lodi di tre dirnrsi reggimenti: dell'oligarchico cioè, del monarchico, e del democratico. Dario tolse la difesa del monarchico, ed alle parole riferite in tutte le edizioni nostre dell'Erodoto, sono di aggiungere le seguenti, che solo nel · manoscritto del Megavor si trornno. « Io reputo, o compagni, che nessuna miglior lode Yi sia pel reggimento monarchico, se non il paragonarlo al reggimento dell'ateniese repubblica, il che, brevemente, ora intendo di' fare». « E per prima cosa dico che il reggimento monarchico ha il pregio che vi si adoperano pel governo della cosa pubblica uomini accorti, intendenti, e cli non piccola levatura, che dalla democrazia ateniese sono esclusi. Invero, poichè natura è sempre avara dei suoi doni. nè tutti insieme li concede, sogliono taluni di quegli uomini essere alquanto ladri, mancatori di fede, bugiardi, spregiatori della morale diYina ed umana, e tali uomini Atene colla i!ì:z,11.'l.,;',o: respinge, mentre il reggimento monarchico li accoglie, li regge, li impone al popolo e non lieYi benefizi così reca alla patria». « Che sia la i!ì:z,,,;.o:,;'a penso che ognuno di Yoi sappia. È l'esame che dei canditati alle pubbliche magistrature viene fatto in Atene, e pel quale è escluso chi meno onesto appaia così nella vita pubblica come nella privata. » « Si ricerca se il canclitato abbia onorato sempre il padre e la madre, nè può alcuno essere stratega se non è congiunto ad una donna con legittimo matrimonio. Gravissima condizione è questa, per la quale nella repubblica ateniese un bigamo non potrebbe clisporrn dell'esercito, mentre la monarchia ad esso dà tale podestà, e così coglie il frutto di ben prepat·ate e splendite vittorie. « Si ricerca minutamente come abbia vissuto il candidato (1), poichè, come dice il Lisia, è dornre che, clii n10l essere magistrato, cli ogni suo atto renda conto (2). Invece la . monarchia opportunamente toglie quell'obbligo ai suoi ministri, i quali, anche se accusati di opere triste e disoneste, possono seguitare a reggere la cosa pubblica; anzi, perciò appunto salgono in onore, sono cari e ben YOluti, poichè, per esser tristi e malvagi, si può da loro ottenere sen·igi che dai galantuomini sono risolutamente negati. » « Delle accuse al candidato giudicano i tesmoteti, nè in alcun modo è concesso di trascurarle. e chi tentasse di ciò fare sarebbe sicuramente colpito da gravissime pene. Invece la monarchia toglie ai suoi fedeli quelle molestie. I tribunali ordinari li rimandano al giudizio della ~:ui:!., questa se ne laYa le mani e così rimangono impuniti i ladei di papiri, onde, fatti forti e sicu1·idal fayore clte li sorregge nelle laudabili opere, proseguono senza alcun timore per la stessa via, e se qualche papiro si ap- (i) Dinarch. C. Al'istugit. §. lì. (2) Pro Mantitheo, §. 9.

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