316 RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI collettivo si avvicina continuamente all'onesto ed al giusto. E l'esperienza ci dimostra pure che gravi malanni travagliano i governi democratici che disgiungono la politica dalla morale. E noi ne .avemmo or ora, in Italia, una triste prova. Un presidente dei Ministri accusato pubblicamente di più reati, p1•esumeva di mantenersi al potere con audaci raggiri, con la c?rruzione e con la improntitudine della menzogna, elevata a sistema di governo. Ma ci condusse ad un prevedibile disastro; e cadde sopraffatto dalla popolare indignazione. La menzogna é sempre menzogna, e nei negozi privati e nei pubblici. Non vi è antagonismo fra i principii morali e quelli politici; anzi come dissi altra volta (1), la civiltà progredisce componenJo in intima ed organica unione cotesti 1,r:ncipii. Ma gli uomini politici, degenerando, spesso li separano. E di tale loro degene1•azione accusai il sistema parlamentare che non ha fatto dappertutto finora buona prova; e che è, forse, una forma transitoria dt-1 governo rapp1•esentativo. 11 quale, secondo il De Greef, devesi però mndificare e rinnovare integrandosi, dando luogo, cioè, ad una jJiù ampia rappresentanza de' molte!Jlici e singoli e generali interessi che le cresciute arti ed industrie e i commerci ora collegano fra di loro, ovvero spingono a maligne gare o a lunghe lotte. La democrazia ad acquistar nuorn vigore deve inoltre tener dietro allo svolgimento delle dottrine che esprimono le reali condizioni, i .bisogni e i desiderii della ci vile comunanza. Quindi ad essa importa oggi specialmente, unire e ritemprare le dottrine liberali con le socialistiche. Nessuno disconosce le benemerenze del liberalismo, che ha per più d'un secolo tenuta la direzione intellettiva e politica delle nazioni pii1 civili in Europa e in America. Ma quali nuove credenze ora lo so1•reg5ono? E le suo dottrine sono consone ai nuovi tempi? Il socialismo d'altra parte in tutte l'età ebbe il sentimento profondo della funzione economica e del!' intimo legame clie la un:- sce alla mora le; e seppe sostenere e difendere sempre le ragioni delle classi lavoratrici. Ed esso ora, giustamente nota il De Greef, senza distinzioni di scuole e considerato nelle sue tendenze comuni, rappresenta meglio i bùiogni e i desiderii della società moderna. A torto o a ragione molti lo combattono in nome della libertà, ma è facile convincerli che la libertà individuale e quella d'un gruppo d'uomini sono la trama dell'evoluzione progl'essiva delle credenze e delle dultrine politiche; e questa evoluzione é parallela ai prog1·essi economici e sociali. Quindi non parmi vano il presagio che sorge dalla larga diffusione delle dottrine socialistiche; nè temerario l'affermare che il socialismo, cui é aperta la via dell'avvenire, sarà sostanzialmente ed ampiamente liberale. G. ROMANO-CATANIA. (I) La degenerazione del caratlcre negli uomini politici. - Bergamo !890. SPERIMENTALISMSOCIALE L'arbitrato in Francia. La legge franeese del 27 dicembre 1892 sulla conciliazione e l'arbitrato fra padroni e operai e impiegati, senza esser restata lettera mer-ta, s'è certamente rivelata, in una esperienza di tre anni, uno strumento incompleto. Il Governo francese si è preoccupato di questo fatto. Bisognava dunque abbandonare la via della conciliazione e dell'arbitrato facoltativo? Bisogna va organizzare ed imporre l'arbitrato obbligatorio? o valeva meglio creare dei comitati permanenti di conciliazione? L'arbitrato obligatorio si può intendere in diversi modi: o si rende obligatoria la comparsa a vanti gli arbitri; o è la sentenza di questi arbitri che riveste il carattere obbligatorio; o in fine l'obligo concerne e la compar5a e la sentenza. Il governo francese à pensato che dire arbitro nel conflitto vuol dire giudice liberamente scelto dalle parti; quanto alla forza obligatoria della sentenza degli arbitri, è chiaro che non si può costringere un padrone a riaprir l'officina, o gli operai a lavorare. Il governo francese dunque non s'è fermato ali' idea dell'arbitrato obligatorio, e credendo che per dare alla legge del '92 tutta l'efficacia basti modificare qualcosa à present.iio un disegno di legge inspirato a questo co~cetto. Sembra al governo che l'esperienza della legge del 27 dicembre 1892 del.,ba es;ere completata, o poichè in pratica le parti trascurano troppo spesso la facoltà eh' è lasciata !uro di rico1-rere alla legge sull'arbitrato, il governo propone di dare alla legge un carattere obligatorio. :ifa non a tutti gli articoli della legge può essere im1 resso il carattere oi.,Jigatorio. L'arbitrn.to non può essere obligatorio - dice la relazione che JJrccede il progetto - ma la conciliazione $Ì. Questa misura, che consiste a mettere le parti interessate in presenza del giudice di pace, sar.ì. facilmente s<'guita. 11 tentativo di conciliar.ione sarà obbligatlr:o in tutti i conflitti d'ordine collettivo, qualunque sieno le cause. Nell'articolo 1 ° del pr0getto è posto il pdncipio dell'obbligatorietà: « I padroni, impiegati ed operai, fra i quali s'è prodotto un con/litto d'ordine collettivo debbono sottomettere le quistioni che li dividono a un comitato di conciliazione, e in mancanza di accordo in questo comitato, a un consiglio di arbitri ». La sanzione all'obbligo di ricorrere all'arbitrato è inscritta nell'al't. 9. « Il rifiuto di ricorrere al tenta-
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