RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI 315 r1uale però m'importa accennare alcune conclusioni. Ma prima vo' notare che lo studio d1,' rapporti, tra le istituzioni sociali e le credenze politiche, chiarisce mirabilmente e vivifica la storia di esse istituzioni. Le quali in tutti i popoli derivano in gran parte dalle loro condizioni economiche; e quindi insieme e proporzionatamente a queste si modificano e trasformansi. Ed a queste s0no anche intimamente legate e connesse le credenze politiche, e ne seguono la lenta ma continua evoluzione. Da Assouma ed anche da prima in Egitto, di-ce il De Greef, non vi sono più de' coccodrilli, e con loro le antiche divinità sono sparite; ma vi è rimasto il capitalismo, che è il Dio universale: l'Egitto moderno è infeudato a cotesta struttura economica, come l'Egitto antico alle sue fo1·me economiche corrispondenti. Ed è in queste che le forme·e le credenze poliliche della civiltà degli antichi Fai·aoni tro1,arono le ultime loro esplicazioni. N egl' imperi semi-barbari o civili il governo quanto più è assoluto e dispotico, tanto meno è libero; imperocchè gli organi della Rappresentazione e della Deliberazione non vi sono sviluppati e non funzionano; e però, a manifestare la vulontà collettiva, prevale il potere esecutivo, che è strettamente legato a' riti, al cerimoniale, a' costumi ed alla giurisprudenza degli antenati; la quale è la prima forma con cui si palesa la pubblica opinione. Il goverao resta inoltre vincolato purd alle anteriori sue decisioni, cioè alla propria giurisi,rudenza. Mt1.l' incentramento dispotico dei vasti imperi è sempre pro1 orlionato alla struttura economica: terra e popolo sono proprietà degl' Imperatori; e la divisione de' cittadini in varie caste e classi mantiene e difende le antiche tradizioni ; ed è così che il pensiero de' murti governa i vivi. Dai grandi casamenti, abitati dagli operai nell'antico Messico, nel Guatemala ed in altri antichi rdgni, e che hanno molta somiglianza, nell'ufficio e nell'uso, con le grandi abitazioni de' centri industriali moderni, è facile trarre ar .;omento in favore di quei socio loghi, i quali credono che le forme sociali d'una civiltà superiore tendano a riprodurre le strutture primi ti ve. Ma a coloro poi i quali ripetono che le costituzioni sociali egualitarie, oggi volute dai socialisti, sieno un ritorno alle forme arcaiche delle antiche tribù comunistiche, distrutte dalla conquista, giova far osservare che coteste antiche costituzioni erano, per loro essenziale carattere, incoerenti ed omogenee; mentre invece ora le nuove costituzioni socialistiche seguirebbero ad un lungo lavoro di differenziazione, e sarebbero quindi una integrazione necessaria all'umano progresso. * * * Alle antichissime forme politiche, assai semplici ed omogenee, erano necessariamente collegate credenze semplici ed omogenee; ma ad altre più ampie e complesse costituzioni sociali necessitarono nuove c1·edenze più larghe ed elevate, giusta la legge di correlazione di tutte le parti dell'organismo collettivo. E le dottrine pJlitiche, le quali, come avverte il nostro autore, sono delle credenze non più allo stato ri(tesso, vaghe ed istintive, ma coordinat,e, coscienti e razionali, sorgono e svolgonsi anch'esse in corrispondenza con lo sviluppo delle società di cui fanno parte integrale. Ed è specialmente alle dottrine che si applica la legge comtiana de' tre stati o periodi del pensiero umano: teologic;o,metafisico e scientifico; la quale ben si verifica nello svolgimento psichico delle società, ma non nella generale esplicazione di queste. Senonchè siffatta legge va intesa ed applicata, come osservava lo stesso Comte, nel suo insieme, nei suoi risultati più generali, e non tenendo conto di tutt~ le varie e minute cose. li riscontrare vera cotesta legge ci dimostra intanto che le dottrine politiche non soffrono discontinuità, e che la loro evoluzione è organica e logica, perchè partecipa de' caratteri dell'umana intelligenza, che nel suo sviluppo procede organicamente e logicamente. Lo studio di cotesta evoluzione ci fa pure conoscere che i periodi in cui predominano le credenze e le dottrine politiche, impregnate di teologia e di metafisica, corrispondono ad istituzioni dispotiche ed antiliberali. Il carattere pecipuo di tali periodi è un'intolleranza, clw diventa spesso feroce, che comprime ed annulla ogni discussione, e schiaccia ed uccide, insieme al libero pensiero, chi ha il coraggio di manifestarlo. Ed anche allora quando le dottrine metafisiche proclamano che la sovranità risiede nel popolo, le idee d'un' astratta libertà, di cui le moltitudini dovrebbero godere, mutansi spesso nel dispotismo del maggior numero o nella spietata intolleranza dei Giacobini. Il periodo invece in cui prevalgono le dottrine positi ve è quello della più schietta democrazia. Questa in Grecia coincise con lo sviluppo delle dottrine, che Aristotile raccolse e diffuse coordinandole con le scienze natura li. Nei liberi comuni italiani esercitavansi l'acuta osservazione de' fatti e la sicura comprensione delle forze sociali, onde il Machiavelli getta va le basi della dinamica sociale e della scienza politica. Alle odierne istituzioni democratiche corrispondono le nuove dottrine politicoscientifiche. * * Ma la democrazia non può consolidarsi e progredire se la sua politica permane ancora disgiunta dalla morale. La più complessa delle scienze sociali e l'ultima_ quindi a formarsi, è la politica; che è perciò subordinata alla Morale ed al Diritto. E questa subordinazione, dice il De Greef, per essere effettiva dev'essere organ_icci,attuata, cioe nelle isti:tuzioni. La storia della evoluzione delle dottrine politiche ci fa intanto riconoscere la costanza con cui il pensiero
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