314 RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI nelle funzioni della vita individuale e della collettiva. E G. De Greef, nell'opera dalla quale ho preso il titolo di questo articolo e della quale qui specialmente m'intratterrò, nota che le funzioni e gli organi politici nell'umana società sono gli equivalenti delle funzioni e degli organi superiori dell'uomo, quelli, cioè, relativi alla Rappresentazione, alla Deliberazione, ed alla Risoluzione, i quali precorrono il trasformarsi delle impressioni, dei bisogni e dei desideri in atti; o, in altre pa1 ole, equivalgono a' nostri centri nervosi cerebrali ed alle loro più alte funzioni. Ma il De Greef procedendo nel suo studio avverte giustamente che, insieme alle somiglianze tra la vita volontaria indi viduale e la vita volontaria co!letti va, vi sono non poche differenze; e la principale è che le persone che compongono la società sono dotate di sensibilità e di coscienza, mentre invece mancano dell'una e dell'altra gli elementi or ,;anici psichici o ideali con cui si produce l'attività volontaria di ciascun uomo A nessuno, io credo, sfuggirà l'importanza di questa differenza nello studiare la vita colletti va; differenza per cui la sociologia, che non potè .assorgere a scienza se non dopo d'essersi costituita scientificamente la fisiologia psicologica, dei cui risultati tanto ancora si giova, procede oggi, distinguendosene con ric.irche e studii suoi proprii. Nè però essa va confusa od immedesimata con la psicologia collettiva o de' popoli (Volkers psychologie). L'obbietto di essa rimane, nondimeno, pur sempre organicamente uno; una vera unità organica, che con costante concorso sociale si svolge nella storia-. E di questa unità essa ricerca ed espone le leggi generali. Quindi adempie ora l'ufficio di coordinare le scienze sociali, che nel loro ordine di complessità crescente, secondo il De Greef, sono: L'Economia sociale, l'Economia domestica o famigliare, l'Arte, le Credenze, la ltforale, il Diritto e la Politica. Quest'ultima, che, essendo la più complessa, è la meno progredita di tutte le altre, ha per obbietto le manifestazioni della volontà collettiva. La quale non è un'entità a sè, libera ed indipendente: ma un modo superioi·e ed ultimo cli adattamento degli organi sociali. Risultato e fine, cioè, d'un p1·ocesso che ha fasi molteplici e succesai ve. La sua origine è negli umani bisogni e desiderii, e nel piacere o nel dolore che accompagna il non adattamento dell'essere al suo ambiente. E sono questi bisogni e dfsiderii che finiscono con imporsi come credenze; le quali spingono e determinano gli umani consorzi a compiere taluni moti ed atti pit1ttosto che altri, per conseguire, coscientemente o no, un dato fine. Le risoluzioni collettive, così come le individuali sono pertanto determinate, in modo regolare, dalle nostre credenze; dagli stati, cioè, cli coscienza, consolidati pe1· ripetizioni, imitazione ed eredità, relativi all'ordine de· fenomeni fisici, fisiologici, zisichici e sociali. * * * A ben intendere la struttura delle umane società e le varie loro evoluzioni, assai giova il conoscere le loro credenze e, in ispecial modo, le politiche; le quali insieme alle dottrine, r-he in progresso di tempo nascono e variamente svolgonsi e si rinnovano, cooperano a costituirlf, a modificarle ed a consolidarle. Senonchè delle società primitive ed inferiori noi non possiamo aYere contezza delle loro credenze che per i loro usi e costumi, e per le loro istituzioni. E queste loro credenze (di dottrine non è ancora il caso di parlare) sono in gran parte incoerenti e confuse; imperocchè vengono determinate cla' fattori più gene• rali del mondo esteriore e della comune costituzione fi,;iologica degl' individui. Ma a mano a mano che le umane convivenze assumono forme più elevate e complesse e si consolidano, anche le credenze si coordinano e prendono forme relativamente stabili e durature. Non è possibile intrattt:nermi qui a discorrere dei varii tipi sociali meno elevati; dell'arde erranti composte d'un picciol numero d'individui, che vivono in comune con pochi bisogni; nè ricercare come accrescendosi la loro massa sorga la necessità d'una direzione temporanea; ed indi esse si trasformino in clan, in tribù, in barbare monarchie. Noto soltanto con il Dc Greef che, man mano che la popolazione si accresce, le parti che la compongono si differenziano e si coordinano. E ;:;iccome in qua;;i tutte le società inferiori antiche o moJerne, l'aumento, la differenziazione e la coordinazione di coloro che le costituisc Jno avviene per la guerra, è naturale che l'ordinamento sociale finisca con essere dispotico; finisca, cioè, in un accentramento economico, famigliare, religioso e mor.1le, giuridico e politico. In ciò non entra per nulla la Provvidenza; anzi questo è un fatto naturale, prodotto da fattori che in tutto il genere umano, tranne poche eccezioni, costantemente concorrono alla formazione delle società. Siffatta costante uniformità nello svolgimento delle sociali istituzioni, in mezzo alla varietà apparente delle forme locali, ci dimostra la costanza e la uniformità effettiva delle credenze politiche. Già dai comuni usi e costumi delle genti primitive il nostro Vico affermava l'unità del genere umano; e questa riafferma pure il De Greef studiando ora le antiche istituzioni e credenze sociali e politiche. Ma da questa costanza di fatti e di leggi storiche si trae puranco l.l conseguenza. e la J·rova che i fenomeni sociali po,s,no essere l'obbietto d'una scienza positiva. * •• I limiti assegnati a que;:;to •scritto non- mi consentono ora di seguire il Dc Greef nello studio che egli fa dell'antico Pe1·ù, dell'antico Messico, dell'impero Etiopico, e del!' Egitto dai tempi preistorici all'antico impero. È uno studio assai accurato ed erudito, del
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