Rivista di politica e scienze sociali - anno I - n. 19 - 15 aprile 1896

RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI 303 tivo, che significa repubblicani borghesi o individualisti, coine quelli che sono 01·a al potere in F1·ancia e in Amb1·ica. La nos11•adichiarazione alla Camera fu che i socialisti sono anti-monarchici: il che non equivale a dire che flSSi siano, nè piil nè meno o senz'altro dei 1·epubblicani. Perchè se domani in lhlia ci fosse la J'epubblica e fos5c, come non poirchbe non e:;sere, un'l repubblica borghese. i socialisti naturalmente sarnbbero anche anti 1'cpubblicani, cont1·0 quella data 1·epubùlica. Nel senso cioè, che essi combatterebbero : empre il gol'erno. o rosso o azzurro, di un ordinamento individualista della società. 1 rncialisti, perchè seguaci del metodo positirn, non fanno profezie: ma io mi figuro l'ordinamento sociale dcll'aneni1·0 come una fedc1·azione (1·egionale - nnionale - internazionale) di liberi Comuni. Por me quindi anche la rcpubblic11, com'è ora in Svizze1·a o in America, sara una fo1·ma di pa'>- saggio, come lo è la monard1ia co-tituzionale. E pc1· ciò i sociali~ti lasciano che la p1·opaganda puramente t'cpubblicana, la facciano i 1·cpubblicani; sebbene io creda clic in llalia sia pili prob:ihile che la repubblica sia fatta dai consc1·vatori della borghesia pili illuminata e .... più furba. Ed è anche per questo, adunque, eh.e io non ho cambiato opinione (ciò cho non sarebbe un gran male, del resto, quando il cambi11mento non è determinato da scopi di inter<1sse personale); ma penso ora come nel 1886 che la que"tione economicosociale è infinitamente più impo1·tante della questione di forma di governo. L'altro proteso cambiamento di opinione, che mi Yicne a1ti-ihuito, è sui rapponi fra. delinquenza e condizioni economiche. Lo Scal'abelli, senza a,·erci pensato con attenzione, ha I ipetuto quello che il Rin ieri Dc Hocchi (nella mia Scuola Positiva nella giit1·isp1·uclen::a penale del gennaio scor.>o) ha chiamato un' idea fissa di alcuni socialisti. E la ripete ora, nella tua Rù-ista l'X. che ha scritto la recensione del libro di Scarabelli. ln Socialismo e criminalità io sostenni che anche in regime socialista si saeelibc1'0 aruti ancora dei fenomeni di criminalità. contro i socialisti che allorJ. ri peternno, senza dat·vi troppa attenzione. che tolta la misc1·ia scomparirebbe ogni e qualunque delinquenza. Io inrece sostenni allora e sostengo anche ora (per es. nel mio Socialismo e scien::a positiva) che la socializzazione dei mezzi di p1·oduzione, abolendo la miseria materiale e morale, eliminerà la massinw pa1·te della delinquenza (delinquenti di occasione e d'abitudine, che sono i più numerosi) come eliminerà lo fo1·me epidemiche e croniche di pa7.7.ia. di neuosi, di suicidio. ~la il delitto per condizione patologica, acuta, per u·auma ecc. non sa1'Ù cerlo eliminato, co:no non lo saranno i casi acuti di delirio o di mania suicida. .-\ppumo pcrchè il sociali-;mo conlcmporanco, cl1c s'inspira a :\[a1·x. è UJ:a dotit·ina st:icntifica e posiliva; appunto per questo esso dern gual'Ja1·si dalle affermazioni e dalle profezie mono-illogiste, troppo semplici per corrispondere alla infinita complessità dei fenomeni sociali. Comunque, la pretesa incompatibilità fra socialisno e antropologia e sociologia Cl'iminale non sussiste affatto; ed io nemmeno su questo argomento ho mai cambiato cli opinione, negando allora l'eliminazione totale del delitto coll'eliminazione della miseria ed ammettendola, ora, come inesattamente mi attribuisce l'egregio tuo collaboratore. E que to ho desiderato rilevare, non per una meschina soddisfazione peesonale, ma perchè mi pare che queste mie dichiarazioni e ripetizioni possano chiarire sempre meglio i rapporti det socialismo cogli altri partiti politici come colle altre dottrine scientifiche. E sono il tuo Fiesole, 6 aprile '96. E~RJCO FERRI. ~""-./"'-./~ '-/~·'V '-""\....I''-/'-/'\..../"'\..,,\. Mario Rapisardi e la Poesia Sociale La poesia sociale in Italia, che in questi ultimi tempi è st..,ta oggettto di laudi e di panegirici a favore di una gentile poetessa, ebbe il battesimo, or sono tre lustri, dal Poeta catanese. Anzi possiamo affermare che dal genio del Rapisardi essa sia sorta armati di tutto punto come la favoleggiata Minerva dal cervello di Giove; e che poscia, addestrata perfettamente nelle armi e ornat:l dei migliori pregi di un' arte aristocraticamente squisit,t, per opera di lui si sia inalzata a tal grado di dignita letteraria da divenire oggetto di studio. Noi indagheremo come essa sia apparsa per la prima volta nell'orizzonte della Lett<Jratura italiana e quale influenza abbia esercitato presso i giovani; e co.ne, progredita in seguito, aLbia assunto sotto differenti aspetti una forma solenne in un poemetto che chiamano Atlantide. Verso il 1880, mentre i verseggiatori italiani spreca vano l' ingegno nella canzonettuccia amorosa spagnoleggiante, o nell'ode repubblicana che poi doveva diventar monarchica e prostrarsi alle spalline del ;.1laggio;•eProcida, il Rapisardi - dopo aver combattuto fiere battaglie contro il Vaticano e contro il Dogma, per cui era stato acclamato dai migliori uomini del tempo - YOlse lo sguardo più intimamente alla vita sociale e vide ciò che nessuno fino allora avea mostrato di vedere: di che lagrime e di che sangue grondi la vita degli umili I Allora il Poeta intuì l'avvenire degli oppressi, e quale lotta nobile avrcLbcro ingaggiato gli animi in un futuro non lontano, e a quale meta avrebbero fissato lo sguardo e consacrato le forze i generosi apostoli d-,11'lùeale. Egli, che fin da giovane aveva rivolto l'animo e l'arte ad alto segno. si convinse allora vieppiù che la poesia non era, morta, se tanta parte dell'umanità doveva ancor trascinare l'orribile catena della servitù. E 6\i credette allora che il pianto sterile degli iloti sparsi nelle campagne, le occulte bestemmie dei piconieri sepolti nelle cave e le infeconde impreca- :lioni dei braccianti abbruniti nelle fucine, potevan divenire oggetto di alta poesia ed avrebbero senza dubbio trovato un'eco generosa nell'animo dei migliori di tutta la terra. Giacchè il Nostro, intendeva. le leggi onde la letteratura, eh' è essenzialmente un fenomeno sociale ed è so 6 getta a' mutamenti che subisce la società, evolve nel corso dei secoli; e come tutti i grandi poeti intese la grande missione incivilizzatrice dell'arte, e a coloro che credevano o facevan le viste di credere che il pensiero umano dovesse rimanere perpetuamente immobile, sulla bara degl' ideali morti e seppelliti, e dovesse l'arte fossililzarsi e annientarsi nelle memorie e nella tecnica d'un passato molto remoto, egli rispose serenamente co' fatti e non a parole. Allora, traducendo Tito Lucrezio, di cui intuiva l'animo negli scritti, il Poeta pensò f01-se che la pu-

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