Rivista di politica e scienze sociali - anno I - n. 19 - 15 aprile 1896

RIVISTA. DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI 301 Non discutiamo sulla unanimità della manifestazione inglese. Essa non esiste e ciò affermiamo non tanto per le protE1ste degli irlandesi mossi dalle loro simpatie pel passato, che ce li rendono nemici in Europa e in America; quanto per gli ammonimenti e per le riflessioni assennate di Labouchère e di John Morley, che sono i più autorevoli interpreti del radicalismo e del liberalismo nel Regno Unito. Quale benefizio possa rappresentare per la Europa • e per l' Italia, in particolare, la nuova garenzia per il mantenimento della pace dell'accessione dell'Inghilterra alla Triplice non è il caso di esaminare; si sa che questa pace armata ci esaurisce e ci fa intristire in una terribile crisi economica. Superfluo avvertire altresì che questa accessione è temporanea e durerà sino a quando l' Inghilterra avrà raggiunto i particolari fini ch'essa attualmente si propone. Questa condotta corrisponde alla tradizione politica che essa ha sempre seguito ed un po' anche al rispetto del regime parlamentare che in Inghilterra è cosa vera e non da burla come tra noi. .Ma veniamo al punto che maggiormente c' interessa. Che cosa rappresenta per noi la spedizione &nglo-egiziana nel Soudan e l'accessione dell' Inghilterra nella Triplice? Essa non rappresenta che un grave pericolo: quello di farci rimanere a Cassala contro ogni nostro interesse. Per gl' imbecilli o pei bricconi - e i primi superano per numero i secondi - colla spedizione anglo-egiziana comincia l'azione parallela dell'Inghilterra e del!' Italia in Africa. Comincia dopo dieci anni da che era stata grottescamente inventata da Pasqu~le Stanislao Mancini ! Ma questa azione pamllela si riso Ive interamente a benefhio di una sola delle due parti agenti; a benefizio dell' Inghilterr.1, cui custodiamo a tutte nostre spese Cassala per restituirgliela, se e quando ad essa farà comodo di domandarcela. E ciò in forza del trattato del 1801, ch'è assai viù serio e non inficiato da una falsificazione come il trattato di Uccialli. J~ semplicemente ridicolo il pensare, come i politicastri da farmacia e certi giornalisti affermano, che la spedizione anglo-egiziana possa far divergere i dervisci da Cassala a nostro vantaggio; l'inverso è vero. Poicliè l' Inghilterra decise la spedizione nel Soudan profittando del fatto che parte dell-i forze del !1'1ahdismo sono rivolte contro di noi, oltre che per trovare un plausibile vretesto per continuare a rimanere in E 6 itto. Se l'Inghilterra avesse voluto disinteressatamente giovarci ci avrebb) consentito il passaggio per Zeila, quando i nostri governanti follemente lo chiesero per la spedizione all'I-Iarrar. Il buon volere dell'Inghilterra venne forse neutralizzato dalla ostilità della Francia? Ma l'Inghilterra della opposizione decisa della vicina repubLlic:1 se ne rido quando si tratta di fare il prop1·io comodo; lo ha. dimostrato sprezzando l'opposizione della Francia e della Russia alla spedizione nel Soudan. È innegabile, adunque, che in questa incarnazione tardiva dell'azione pa1·allela, in queste serotine manifestazioni di simpatie dell' Inghilterra per il nostro paese noi facciamo la figura di minchioni accettandole per quello che si vorrebbero gabellare. Esse non sono che la conseguenza del più sfacciato calcolo bene inteso, serviranno ad illuderci a fa1·ci sopportare nuove spese e ad esporci a nuovi malanni• L'Inghilterra, oggi com-e pel passato, sfrutta la nostra dabbenaggine e si burla di noi preoccupandosi degli esclusivi suoi interessi e riserbandosi di avversarci più o meno palesemente se noi le daremo ombra, ne susciteremo le gelosie. Date le basi della politica contemporanea, in questa condotta dell'Inghilterra, dalla quale rimane ri" gorosamente escluso ogni criterio morale ed altrui- ~tico, noi non troviamo alcun argomento per biasimarla; essa segue senza ipoc1•isie con intelligenza e con pcrsevt-ranza quel criterio utilitario, che altre nazioni, infondo, perseguono. Ma perchè non· si sospetti che noi abbiamo esagerato le tinte, per denigrare l'azione politica dei governanti nostri, sul contegno dell' Inghilterra precisamente a nosti•o riguardo in Africa, lascer_emo parlare un generale italiano che certamente non divide le nostre idee e non alimenta le nostre passioni e le nostre simpatie ed antipatie. 11 Generale Crandolfi, sulla scorta dei fatti, che in par~e si_svolsero colla sua diretta compartecipazione cosi scrive: « Dal 1882 l'Inghilterra cercò il nostro concorso p.Jr la sua impresa in Egitto. Lo negammo. All'Italia che la richiedeva di poi quale sarebbe stata la sua attitudine di fronte alla occupazione nostra di Beilul, nello scopo di vendicare Giulietti e la sua spedizine, l' Inghilterra rispondeva che, me_ntre non poteva disporre di territori non suoi non avrebbe però messo difficoltà alla nostra iniziativa. Questa identica risposta diede l'Inghilterra ali' Italia, quando col {lretesto di vendicare Bianchi ed i rnoi compagni, le chideva se avi•ebbe potuto occupare Massaua ». « In tutto ciò gl' italiani videro quello che non e' era, e cioè una sicura garanzia di una politica di simpatia dell'Inghilterra verso· di noi. Invece non vi era che una annuenza interessata, il tornaconto del1' Inghilterra stes;a, che quei punti fossero occupa ti d.l una potenza debole, se vogliamo, ma amica anzichè da una potenza forte e, per giunta, sua antica rivale». « Qual gelosia infatti poteva avere l'Inghilterra che una nazione debole, nata allora, muoventesi a stento in mezzo alle vecchie astuzie della diplomazia europea, si venisse a porre sulla via del suo impero delle Indie? Per cieca imitazione di quanto succedeva allora in Europa l'Italia desiderava di muovere i nostri primi pas,i in una politica che le era ignota, la coloniale ; voleva avere dei possessi oltremare, il suo giocattolo coloniale. Ecco tutto quello che voleva l'Italia. L'Inghilterra trovò legittimo il nostro desiderio; nulla di più innocente. Come ci aveva preferiti dal 1882 in Egitto, per non d~vere spartir nulla colla Francia, così annuì alle ~ostre occupazioni nel r,la:r Rosso, per non avere quella stes5a Francia sulla sua linea delle Indie. Noi le servimmo, come suol dirsi, da comodino, occupando tenitori il cui possesso era stato da lei rifiutato ». « L' Inghilterra intese sfruttare la nostra ingenuità

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