RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI 299 napoleoniche, avevano bisogno di estremi rimedii per tentare una, disperata salvazione. La Klassenshuer prussiana, trae origine da un intricata condizione fiscale. L'on. Giolitti non vi pensò, per l'Italia, se non quanto non seppe più a qual santo votarsi. Ed è poi ben raro che il desideratum ultimo di ogni imposta sul reddito, cioè la abolizione di tutte le altre imposte che gravino il capitale, possa realizzarsi, come possa realizzarsi in modo davvero equo, l'altro desideratum che i redditi infer;ori ad un certo limite, siano perfettamente esonerati da. ogni imposizione. Si dovrebbe, a ciò, istituira una s~ttil disamina delle condizioni reali di ogni classe, per commisul',:lre l'onere dell'imposta alla loro posizione effettiva. Ma quando anche questo si facesse, noi non saremmo mai interamente garentiti dalle immancabili conseguenze che la traslazione dei tributi consente, cioè di addossare ad altri l'onere dell'imposta o di evadervi come che sia. Certo nei due modi come adesso l'imposta ci si presenta, nel tipo inglese, di una imposta apparentemente unica, che si sostituisce a tntte le molteplici imposte speciali esistenti, con metodi d'accertamento diversi per ciascuna quota del reddito complessivo (l ), nella forma personalistica tedesca, di una specie di imposta complementare, diretta a colmare le sperequazioui sorgenti dalle altre imposizioni, e nella forma ibrida italiana di imposta sulla ricchezza mobile, noi siamo ben lungi dal veder realizzati pur quei modesti desiderata della scienza. * * * Ciò torna a dire che i metodi riguardo l'imposizione dei tributi, son consigliati da opportunità fiscali, indipendenti da motivi di altra natura. Jt la classe dominante che come si foggia un metodo di produzione, si fogg-ia un complesso di norme diroe:ttea consolidarne la natura. A questo cal'attere di classe non si sottrae la imposta sul reddito. Onde dunque le esaltazioni avverse, le quali suonano così spesso sulle labbra eloquenti dei più illustri difensori del ca pi talismo? Di fatti la disputa acces'.1 adesso in Francia non potrebbe essere nè pili ìstrutti va, nè più significante. Non e' è nessuna delle cosidette autorità della scienza economica, la quale non si sia pronunziata contro il progetto Doumer, il ministro delle fi. nanze nel gabinetto Bouguois. l'ìè è a por~i innanzi il motivo prediletto ai Say, ai Leroy-Beulieu ed altri grandi uomini delle coulisses di Boraa, che cioè l'imposta sia poco consona al « genio della legislazione francese ». La Francia, come tutti gli stati a (l) La matei-ia imponibile dell'Jnkome Ta:r è divisa in cin~ue categorie: 1) l'edditi di terreni e dei f'abb1·icati,2) i profitti agrarii degli agrarii e degli affittaiuolì, 3) g:I' intc1·essi del capitale dato a mutuo, 4) i redditi industriali, J)l'Ofcssionali e commerciali, 5J gli stipcndii e le pensioni. A1utatis mutanclis riueste categorie riappaiono nella imposta di Hicchczza mobile italiana, dove pc,·ò le istesso categorie sono pii, e pili imbrogliate (vedi art. 3, tit. della legge 26 Gennaio 1876, in appresso modificata). regime capitalistico non ha potuto fare àl meno di introdurre le imposte dirette nel suo sistema fiscale ma queste riguardano non già il reddito in genere, bensì talune sue forme, e portan nome di : contribution personelle mobiliére, contribution cles portes et {enétre (una vera imposta sui fabbricati, capace, quasi sempre, di traslazione sull'inquilino), e di tassa del 3 °/~ sur le revenu des valeurs mobilie1·s e per le quali la Francia paga poco meno dell'Inghilterra non o,tante che l'Income Tax sia un'imposta che escluda tutte le altre contribuzioni dirette. Di fatti per tutte quelle tre imposte dirette i contribuenti francesi pagano poco più di 475 milioni (ho presente il bilancio del 1887-88) mentre l' Inghilterra ne paga 484, la Germania 340 e l'Italia 300. Ora con il nuovo progetto di legge verrebbero soppresse la contribution personelle mobilière e la contribution des partes et fenétres; con questo di aggiunta che verrebbero esclusi da ogni imposta i redditi inferiori a 2500 franchi, cosicchè la nazione contl'ibuente ne verrebbe a r'isentire un reale vantag 0io. Noi avremmo bisogno dì analizzare il meccanismo per il quale si rendono atti ve le imposte da sopprimersi per renderci ragione dell'inconcepibile antipatia che la loro sostituzione con una imposta più e11ua, porchè colpisce anche altri redditi, incontra nella opinione pubblica della classe capitalistica. Prima di o6ni altro se 6 vero che la classe borghese formi un tutto compatto di fronte alla classe lavoraJrice, nei periodi in cui 6 acceso e divampa il conflitto sociale, non 6 quasi mai vero che nella vita quotidiana ognuna di esse batta la sua via insieme alle altre come una sol massa omogenea. Anche all'interno dei grandi gruppi nei quali si spezza o si scinde la classe capitalistica, occorre notare novelle suddivisioni e novello spezzature. E quando la coscienza del dissidio nel- !' istesso gruppo non 6 molto chiara, per la enorme difficoltà della sua nozione, aiuta l'istinto storico che è ùn semaforo molto più vigile ed attento di quanto la comune non si pigli cu1·a di cr, dere. Egli è, nel nostro caso, che mentre l'imposta vorrebbe essere una impo;ta equamente ripartita su tutti i tributi, in realtà essa non è che una imposta ripartita nel modo più assurdo, per i suoi effetti necessarii ed indispensabili. Una imposta generale sul reddito, non opera diversamente dal!' imposta fondiaria, cioè essa incide unicamente quello che ne è colpito. Il creditore non può trasferire al debitore la sua imposta se non soltanto nel caso che essa sia così grave da assorbirgli completamente l'interesso che il mutuo gli frutta, Ed anche in questo caso si verificherebbero circostanze in forza delle quali la trasferibilità potrebbe evitarsi dal debitore. Ora, immaginiamo una condizione sociale in cui sussista una imposta unica su tutti i redditi, proporzionale o progressiva che fosse.
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