Rivista di politica e scienze sociali - anno I - n. 19 - 15 aprile 1896

RIVISTA. DI POLITICEASCIENZSEOCIALI Direttore Dr NAPOLEONE COLAJANNI Depulato al Parlamento ITALIA: anno lire 5· semestre lire 3 - ESTERO· 1· __. , . anno ire 7; semestre )i,o ., ==A=="=='~ 0 °,, ='=N==·=. ='==9~. ========A;;6;:;6:;on;a~m~e:;n~to'4po~s~ta~le --"===::::,::,===R==o==m=a==l=5==A:::!;p::::::r:=il ,;18:;9;,6;,,,:= ' SO~MARTO : ._,.Ila prova, La Rioi•ta _ La quest'•·-- veue case operaie, G. ~alvioli - L'imposta si,1 .,.a.1<.1ito e il socialismo, Arturo Lab, iola - St-vé~•-tn>e-a tesi, Prof. 1"aleriano Valerian.i _ r o ..:anze d'Italia, ~Y- Repubblicani, socialisti e .... of"i1ninalisti Enrico Ferri - Mario Rapisardi e la poesia sociale, A Cn,mpano:::;i. ALLA PROVA Nell'ultima discussione parlamentare, a' 18 di marzo '96, Giovanni Bovio ricordò opportunamente che dopo 20 anni dall'avvento della Sinistra al potere il governo d'Italia ritornava in altre mani fra una orientazione nuova di partiti la quale pone di fronte i conservatori, da un lato, e i democratico sociali, da l'altro. A noi pare, veramente, che tale significazione politica - data dal filosofo amico nostro al nuovo ministero presieduto dal Marchese di Rudinì - per certi risguardi vada completata e corretta. Certo, se l'avvento al potere della Sinistra riparatrice - parve e fu detto una « rivoluzione parlamentare», quando s'avevano due partiti e tutto, secondo la normale funzione del regime parlamentare si ridusse alla so3tituzione di uno all' altro nel governo; ben più grande importanza oggi deve esser data a questa rivoluzione novella che restituisce, ora, il potere al capo della destra - conservatore e liberale - ora quando ciò viene come a riconstruire i partiti disfatti, e ciò tra la necessità di restaurare, s'è possibile, tutto quanto sta al di sopra de' partiti e dovrebb'esser loro comune. Ma il ministero presieduto dall'on. Di Rudinì non espone l'avvento del partito conservatore al governo: più veramente significa la preparazione, a questo fatto, delle condizioni che debbono farlo divenire. . E il Presidente del Consiglio può mettersi a questa opera. Conservatore, per l'animo e le tradizioni politiche e gli atti suoi, si riafferma tale nella circolare ai prefetti, nelle dichiarazioni al Senato, nella volontà. sua di un esercito, immacolato di trasformazioni, tenuto non solo a ragione di possibile difesa della patria contro lo straniero, ma anche e più forte, a difesa delle inslituzioni, della propi·ietà e della famiglia contro moti interni. Liberale, poi, lo è certamente il marchese di Rudinì, perchè - comunque abbia potuto cadere in eresia talvolta - ègli è liberista in economia, secondo un interesse conforme al conservatorismo in politica. E liberale anche in altro senso può essere. Infattti è vero: i conservatori generalmente sono facili a scivolare nella reazione, ma aU'on. Di Rudinì, quel tale suo predecessore che si vantava democratico. tolse la massima ragione di dover apparire legislativ~mente reazionario, perchè l'on. Crispi, colla nota corbellatur-L della epurazione delle liste, distrusse -- a dirittura distrusse - in gran parte la legge elettorale politica dcli' '82, che un sincero conservatore avrebbe certo guardata biecamente.' La virtù sta nel manico; e le liste rivedute sono certo un buon manico per la casseruola del partito ... Ma più alto e più urgente comp:to che non quello di restituire al potere un partito, il ministero di Rudini à quello di restaurare quei principi di governo - fondamentali presso un popolo civile - che non sono mai a lungo vilipesi senza che non venga 01•inato il disordine e determinata la rivolta. Vera funzione conservatrice, è dunque: stabilire l'osservanza dello Statuto; far rinascere la fiducia nell'amministrazione della giustizia; affermare co' i fatti l'uguaglianza avanti la Legge; fa1· spirare su tutta la nostra vita publica una ventata purificatrice. A meno che in alto non si voglia essere sistematicamente incoraggiatori della rivolta, è necessario intendere quanto più presto a stabilire il rispetto della Legge - impunemente e sfacciatamente lacerata da F. Crispi. Noi non possiamo - data l'attuale nervosità del Fisco - mostrare come e quanto sia stato violato, e da chi, quel contratto bilaterale eh' è lo .Statuto. Rinviamo i lettori che non conoscono i dati di fatto, o li avessero dimenticati, alle discussioni del Senato e della Camera dei Deput11ti negli anni 1894, 1895. La violazione sistematica della Carta Albertina - la meno liberale tra quelle di Europa - giunse a tale che riviste e giornali conservatori continuamente dettero l'allarme sulla pericolo3a consuetudine di scop,·ire la Corona e di preparare una ci·isi cli stato - cioè una rivoluzione (1) - affermando, con ciò, quistione vitale alle instituzioni presenti il rispetto alla Legge. Quanto alla Giustizia, è noto lo strazio . (1) Si Jeg_g~il Corriere ifi. Napoli ~el Gennajo FebbraJo 1896. C1t1amo, come t1p1co, l'articolo: In difesa dello Statuto dell'Idea liberale di Milano, 29 Febb. 1896.

290 RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI che se n'è fatto da molti anni in qua e per diverse guise. Dal ministro Santa i\Iaria - che chiamò la magistratura un punto interrogatirn, e fu chiamato pazzo perché non ebbe il coraggio di menar la . scur~ né volle assumere la responsabilità delle turp1tud1m che si commettevano nel suo dicastero - la decadenza • 0 t.r1iyrecipitosa fino al Calenda di Tavani che n~n e . V , -~,,O'na di confessare, alla Camera, tra gli urli de prop1:, - . , la manipolazione dei tribunali a seconda delle conve!Hv. _ n,:,iitiche, in modo da dire ufficialmente che i magist1·&.,.,.. ,~ ., nno sentenze ma rendono servizi al governo. - I giudici, perduta la indipendenza e la dignità suborJinate quasi da pertutto ai Delegati di P. S. ed ai Reali Carabiniel'i, non esitarono a fare l'ultimo passo nella via della degradazione sbandendo la giustizia dagli affari privati. Sicché, come disse Imbrìani ricorrere ai magistrati é una rischiosa lotteria. Nulla di sano può rimanere in un paese dove la giu~tizia è corrotta, e l'attuale gabinetto deve sentire imperio'.3a l'iniziativa di radicali provvedimenti senza cercar di adagiarsi nel memento altl'Ui. Corto il governo cominciò bene, con un atto solenne di 1·iparazione: l'amnistia. :Ma deve ancora percorrere lungo e faticoso cammino prima dì ragginngere la meta; che se si arrestasse a mezzo dell'oper.1 risanatrice l'attuale ministero non potrebbe neppure accampare la scusa dell' ignoranz.1, poi che il senatore Costa, ministro guardasigilli, colla sua relazione al!' inehiesta sul processo della Banca Romana, ha provato di a vere piena conoscenza della putredine che e' é nel proprio dicastero. Si metta dunque all'opera coraggiosamente; anche coloro che nell' i11terno dell'animo loro si sentir.rnno feriti dai severi provvedimenti che il ministero potrà. prendere, plaudiranno per non disonorarsi. Il ristabilimento della uguaglianza dei cittadini innanzi alla legge é strettamente connesso al risanamento nell'amministrazione della giustizia. Ora siffatta uguaglianza vt;:rrà sempre considerata come una menzogna sino a tanto che i delinquenti, perché colloc.iti in alt.o, rimarranno impuniti. Epperò il po1To unum è il processo al generale Barattieri, e a Francesc:J Crispi, accusato anche di parecchi reati comuni; reSiJOnsabili e indis3olubilmenLe di un disastro nazionale. Tanto meglio por loro so riusciranno a p1•ovare la lorJ innocenza; e tanto di guadagnato pc! buon nome d' Italia. ì'ìoi non ignoriamo che le condizioni tra le quali !'on. Di Rudinì é giunto al governo ...., e le circo_ stanze eccezionali che ve lo spinsero, e la composizione della C,Jmera e la influenza ch'egli sub·sce non permettono all'attuale gabinetto quell'aziono che il paese atten le. Ma in ogni caso la mancanza di quel processo costituirebbe la vrova gigantesca di ciò che il popolo, veramente, non ha bisogno gli sia confe1·mato in sffatto modo. Vasto é poi il campo del risanamento: dalle amministrazioni alla Camera, in tutta la vita publica; un campo scabro3o, poi che da quindici anni dur~ più acuta la devastazione, e l'opera che avrebbe b1soo-no d'esser condotta col ferro e col fuoco, da una m:nte lar"a e avveduta, soverchia le forze o la pos,ibilità O di un ministero; o perciò stesso il cor1inciamento dell'opera urge; urgo a principiare da ciò che dipende dir~ttarnente dal ministro dell' int•)rno: né noi neghiamo al marchese di Rudinì la J•ettitudine e la buona volontà. Prima di tntto la stampa. A qual grado di abiezione sia caduto code~to quarto potere lo disse Ruggero Bonghi, che dell' A.6sociazione - 1,11~.,~tampa fu presidente. Bisogna tor,liere la biada a1 mttt~.: '.-...... Veramente il rapièlo vv',,-.,.'l'.,,.,,.,~i~r,ualche giornale ci fa sospettare che da Palazzo Bras'cn1 qualche sussidio sia dato. Per fortuna un grande giornale, che gravò annualmente sul bilancio dello stato quanto la taglia di una ventina di malfattori, s' é impegnato talmente nella difesa della banda crispina eh' é ben difficile possa cantare le lodi del di Rudinì. Certo bisogna fare in modo che il canagliume giornalistico muoia d'inedia: si dove togliere la biada ai muletti. Ma cortissimo lo bestie affamate daranno una tempesta di calci .... Avrà l'on. di Rudinì il coraggio e la forza di sorreggersi, per sola virtù de' suoi buoni atti, tra le menzogne, le calunnie e le insolenze che i gazzettieri aventi la consuetudine lunga de' fondi segreti gli vomiteranno contro ? La burocrazia non é piaga minore della stampa prostituta. Anzitutto, è necessario richiamare alla pura e semplice osservanza della legge le autorità governative: tutte ! dal Prefetto all'ultimo Delegato di P. S., dal1' Intendente di Finanza al Ricevitore del registro, dal Provveditore agli studi al Delegato scolastico ecc. E si deve specialmente richiamare alla sua primitiva e genuina funzione l'arma dei Reali Carabinieri, che non dà più la caccia ai malfattori, ma pare destinata a custodire Villa Lina, o a scrutare le opinioni politiche del curato o del farmacista, o a servire il deputato governativo e gli amici dei suoi amici siano anche manutengoli, mafiosi e camorristi. · Le autorità richiamato all'osservanza della legge e cessando di prestarsi alle disoneste e imperiose esigenze dei deputati governativi servirebbero ad infrenare la dilagante cancrena del favoritismo, che, specialmente nel mezzogiorno, tra eletti· ed elettori stabilisce legami estranei ad ogni criterio politico e minaccia di volgere irreparabilmente verso la perdizione il nostro parlamentarismo. Per cominciare, intanto, é necessario punii-e gli ufficiali publici che negli ultimi tempi troppo sfacciatamente si prestarono alle violazioni di legge, in modo che gli altri abbiano un salutare timore. Non dovrebbero rimanere al loro posto Prefetti e Delegati di P. S. i quali, ad esempio, durante le ultime elezioni con fenomenale cinismo dissero a qualche candidato di stimarlo molto, ma di doverlo combatI I I

RIVISTA Dl PùLI'rlùA E SCIENZE SOùIALl tere con ogni mezzo violento e disonesto, perchè così 01•dinava il governo; e soggiunsero tra un malizioso sorriso ed una s1rizzatina d'occhi: Quando lei sarà al governo saprà appre::zare la mia devozione e la mia attività spiegala a suo beneficio! È necessario che i dipendenti del governo abbiano un concetto adeguato della propria responsabilità e che sappia~o. perciò, che gli atti illegali, anche se ordinati dai superiori, non vanno esenti da punizione. Bisogna far sì che ritornino quei buoni tempi, nei quali un Prefetto nel 1870 rifiÙtavasi di eseguire l'ordine dato da Lanza di arrestar.i Mazzini, perchè lo arresto lo riteneva illegale; e un Procuratore Generale Nelli ed un Procuratore del Re Borgniui prciferivano sdegnosamente dimette, si anzichè ottemperare agli ordini del ministro Pi1·onti di procodere contro Cristiano Lobbia. Il nuovo governo ha fatto qualche cosa che possa fare bene sperare di sè per l'avvenire prossimo? Ha sospeso il Prefetto Acanfora; è pur poca cosa quando si pensa che altri Prefetti dei quali si ebbe ad occupare il Parlamento, la stampa ed anche la magistratura sono stati semplicamente traslocati, eù alcuni migliorati di posizione, altri non molestati in modo alcuno; e citiamo tra i ]Jiù celel.,ri il Ferrari e il Celli. Ne si può lodare la circolare telegrafica diramata dall'on. Di Rudinì ai Pr.cifetti, appena insediatosi a Palazzo Braschi, nella quale esprimernsi una fiducia in loro che egli per il primo sa che non meritano. L'onorevole Ministro ha seguito l'uso e la sua circolare può considerar~i come una semplice formalità; ma questa fo1•.nalità nasconde una menzogna biasimevole in chi deve assumersi il compito di mor.1liZlar.i l'amministrazione. Nel quale compito non si può riuscire col cosidetto movimento dei prefetti; ma con un bravo decreto che dica: tanti prefetti destituid, tanti altri collocati a riposo. E il consiglio coraggioso e onesto è venuto all'on. Di Rudinì da un giornale, che in suo favore ha fatto e fa una brillante campagna: dal Don Chisciot:e. Non far sentire l'alito vivificatore nell'amministrazione nel senso su esposto equivale a lasciare intatti gli or 6 ani della illegalità e della immoralità, che potranno rimanere inerti sino a tanto che al centro staranno uomini rispettosi delle leggi; ma gli organi ritorneranno fatalmente alla funzione appena tolta l'azione dei centl'i inibitori. Se presso di noi esistesse la vera autonomia dei corpi locali ci sarebbe poco da fare e da dire sull'azione benefica del governo a loro riguardo; ma la tanto desidel'ata autonomia non c'è e siccome tutto il male economico o morale che sinora si è perpetrato nelle amministrazioni dei Comuni e delle Provincie lo si è fatto collo intervento diretto del governo e dei suoi rappresentanti o colla loro tolleranza, sosì sarà logico ed opportuno che nella misura consentita dalle leggi e per mezzo dei suoi rappresentanti che sono responsabili in gran parte del male fatto il governo operi il bene. Ci vorrebbero paNcchi numeri della Rivista per esporre sommariamente il guasto che c' è nelle amministrazioni comunali e provinciali - con particolarità nel mezzogiorno; ma è tanto conosciuto, che ci dispensiamo dall'intrattenercene. Del resto nelle sue attinenze colla. politica e sempre pel mezzogiorno da recente ne discorse in queste stesse colonne il nostro Sergio De Pilato (1). Limitiamoci a rico1•dare qualche caso per mettere in sull'avviso il governo attuale. In Sicilia conosciamo qualche titolato camorrista, che fu promotore attivo di disordini sanguinosamente repressi nel Decembre 1893 per afft:rrare l'amministrazione municipale; questo stesso signore che avrebbe dovuto es,ere trascinato, con più giusta ragione di tanti altri, innanzi ai tribunali militari invece seppe accaparrarsi la protezione delle autorità politiche e fece da testimone_ contro i socialisti e fu dopo tra gli ardenti cl'ispini; ora ha pubblicato un manifesto esultante per la caduta.... di Crispi e spera trovare appoggio e protezione nel!' on. Di Rudinì - sempr.i per ragioni municipali. Conosciamo una i,rovincia della Sicilia dove i caporioni, riuniti in vera as,ociazione di malfattori, per trent'anni cil'0a si sono trasmesso il potere e il poterè hanno usato per dilapidarla miserevolmente, intendendosela sempre con i vari prefetti, che vi si sono succeduti con vertiginosa rapidità. li consiglio comunale di una g1•ande città della stessa iso'.a è stato sciolto ripetutamente in omaggio ad un'accolta di così detti uomini di ordine - tra i quali sono senatori, deputati, professori - invisi alla imme-nsa maggioranza del popolo; e il governo, complici>, non solo ha accondisc< so alle voglie illecite di questa accolta di uomini di ordine, ma con sufl('ema viltà ha sacrificato ad essa molti pr.ifotti in pochi anni perchè non furono trovati abbastanza sfacciati e feroci per.secutori dei così detti sovversivi - tra i quali militano i gentiluomini più colti e più intemel'dti della città - che hanno avuto il torto di scavalcarli dal potere per sola volontà di popolo manifestata nei modi più corretti e più legali. Questi casi abbiamo voluto ricordare perché non sono singoli, ma tipici, e su di es~i su per giù si modellano ce1,tinaia di altri casi. Ess,i servono di avvertimento ad un governo che vogÌia liber.usi dalle strette disonoranti di uo.nini senza fede, senza principi, senza dLcoro, che strisciano come serpi e che sono pronti a tutti i servizi pm•chè siano lasciati dal governo avviticchiati alle greppie dei municipi e delle provin<:ie. ( 1) Coloro che anin~sero maggiori dettag-li lel!'gano: I crmtm/ini in Sicilia di S Sonnino; Le com/i.:ioni po/i. tiche e/ella Sicilia nel 187v di Fl'a1,chet1i; Le istituzioni municipali del Dr. Napoleone Col~janni. Queste opere non sono recenti; ma nulla è mutato in meglio, molto in peggio. E ciò eh' è detto. poi dei municipi e delle provincie della ~i~ilia si adalla a cappello ai municipi e alle provincie del continc11te mer idionalc. Si leggeran:io pure con mollo prolitlo: La rela:::ionee/ella tommis.tione (l'inchiesta pai·lamentare sulla Sicilia di R. Bonfadini e La relaziune C,,nti sulla pr,,vincia di 1\'apoli (1889). Pei casi recenliss'mi si lrgs-a: Gli avvenimenti lii Sicilia e le loro cause del Dr. N. Co!aj,inni, Paler,no 1895. Remo San- <lrou.

292 RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI L'on. Di Rudinì ha cominciato bene deferendo ai consigli comunali la indicazione del sindaco da nominare dove il sindaco è di nomina regia; ma questo non basta. Occorre risanare con mano energica le amministrazioni locali ed usare pel bene tutto il potere che sinora è stato adoperato pel male. La nomina del Govc1•natore civile per la Sicilia con attribuzioni speciali nella quistione amministrativa, ci fa intravvedere, che l'on. Di Rudinì è animato da buon vole1•e, ma non ci nascondiamo che il provvedimento ci sembra iriefficace e dato più per provare che si ha l'intenzione, di fare anzichè per fare realmente. Insomma ci fa l'effetto della pr-,sentazione del disegno di legge sui latifondi fatta dall'on. Crispi in Luglio 1894: una semplice lustra, coll'aggravante della forma dittatoria sempre ad immagine e somiglianza dei procedimenti dell'on. Crispi ! Il paese invece ha bisogno di fatti e di provvedimenti efficaci. Si deve tenere in mente cho il paese più ohe depravato è vile; l'acquiescenza alla intraprendenza altrui è il suo maggior ditjltlo. Alla paura. di perdere un appoggio o di subire un danno inspira la propria condotta. Occorre rassicu1·arlo e fargli co~prendere che non ha da sperare favori disonesti e non ha da temere vendette comunque esplicate. Questo sar.1 il mezzo adatto per rialzare e trasformare lo spirito pubblico. Non c'è dubbio: se alla restaurazione dell'ordine morale bastassero il buon volere e la rettitudine di un ministro e il consenso del paese, si procederebbe immantinente al suo conseguimento. Ma altri fattori sono necessari. J~ necessario il concorso del Parlamento; ma pur contando su quello del Senato, non si può fare a fidanza con la Camera dei Deputati. Le illusioni in 1,roposito non sono po,sibili, nè possono fondarsi sul voto del 21 ìviarw. Allora era troppo fresca la memoria dei fasti dell'on. Crispi, e ti-oppo viva la impressione delle dimo3trazioni popolari, troppo inabile la manovra dell'on. Sonnino, troppo meschina la difesa del pas3ato ministero tentata da da alcuni legulei: e tutti questi fattori contribuirono a dare la maggioranza di cento voti al ministero Di Rudini contro il quale rimase lo spettr0 dei 72 astenuti. Però chi guarda spassionatamente alla situazione parlamentare deve convenire che l'attuale Gabinetto può essere e sarà battuto un giorno o l'altro, sopra uno dei tanti incidenti che possono sorgE>re a proposito dei tanti avviluppati problemi lasciati in eredità all'attuale ministero dal precedenb. Le ambizioni insoddisfatte o i rancori inacòrbiti . la paura del c~stigo e il risentimento per gl' interessi lesi costituiscono un viluppo di forze fatalmente avverse ed (lperanti contro il ministero attuale; le stes3e buone qualità del Presidente del Consiglio sono una causa di debolezza: non è violento per tenere sotto di sè i vili per mezzo della minaccia, non e disonesto per sedurre e accaparrar,i coloro che mettono all'asta il proprio voto. Ciò ohe un giornale na poleta.no della banda orispina ha scritto sullo arruolamento degli ascari di Montecitorio da parte dell'onorevole Sineo, da chi conosce l'uomo, cui sarebbe stato affidato_ l' ineal'ioo, non può essere giudicato che come una calunnia, che non ha le apparenze della credibilità. Se contro l'on. Di Rudinì pur non esistessero queste forze è certo che egli non potreùbe arrischiar$i a chiedere alla Camera attuale l'autorizzazione a procedere contro l'on. Crispi - contro il gr.mde delinquente. In questo caso almeno trecento voti respingerebbero la domanda. Dunque? La conclusione è una sola : lo scioglimento della Camera s' impone. Dalle nuove elezioni, se nel paese c'è vitalità e senso morale, dovrebbe uscire il verd1::tto di condanna per tutto il passato e la designazione nuova dei partiti fondati sulle cose e non sui nomi, aggruppati attorno a programmi e non ad uomini, che pel pro 6 ramma non sanno combattere e cadere e che si affidano agli intrighi di corridoio e di aloova per sorgere ed arrivare al potere. Di fronte alle elezioni il compito del governo dovrebbe essera semplice: lasciar passare liberamente la volontà del paese minacciando severità coi corruttori e cogli intimidatori, tenendo a posto le autorità, che banno avuto sinora il mal vezzo di sostituirsi alla Yolontà degli elettori. Le elezioni fatte in questa guisa siamo sicuri che spazzerebbero i deputati telegrafici ; i vili che si squagliano nei momenti scabrosi per non disgustarsi nè gli elettori nè il governo; i oor1•otti, che affittano la propria coscienza per un piatto di lenti; per lo scioglimento di un consiglio comunale, per la croce di cavaliere da dare ad un qualsiasi disgraziato, per un sussidio sui fondi secreti accordato ad una società di operai apocrifi ad essi infeudata. Non tutti gl' immeriternli del mandato di rappresentanti del popolo certamente cadrebbero; ma la grandissima maggioranza scompal'irebbe o i ritornati a Montecitorio si sentirebbero isolati ed abbattuti e non potrebbero assumervi contegno da pretoriani. La banda agli ordini del grande delinquente, che sente già il bisogno di salvare la patria all'annunnunzio di uno scioglimento della Camera, agiterà lo spettro rosso e farà comprendera ohe le elezioni fatte dall'on. Di Rudinì di accordo coi radicali e coi socialisti da1•anno una grande preponderanza a questi ultimi e porunno il governo in loro balia eco. ecc. Lasciamo stare l'accordo al quale non credono coloro che lo denunziano; ma è certo che la falange radicale, repubblicana e socialista colla libertà di scelta lasciata agli elettori verrà aumentata di una ventina di sol lati. h'Ìa questo risultato nessuno potrà impedirlo, perché sta nella fatalità degli avvenimenti. I socialisti più avanzati le loro migliori vittorie non le hanno avuto sotto Crispi, sotto l'impero della corruzione, della frode e della violenza? Sotto Crispi non si raddoppiarono le loro file? Sotto Crispi non si ebbero le dor,p:e elezioni di Barbato, di Costa e di De Felice? Questo cauchemar, a.dunque, non dovrebbe e non non potrebbe far paura a' conservatori onesti e in-

RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI 293 telligenti; i quali anche considerando come una disgrazia per le istituzioni una ventina tra repubblicani e socialisti in più ·alla Camera, 1l'overebbero conforto larghissimo neJla presenza di altre cinquanta persone oneste e rispettabili, che sostituirebbero certi deputati, i quali sono i veri demolitori deJle istituzioni. A Camera nuova, intanto, potrebbe e dovrebbe avvenire quella netta delineazione dei partiti, eh' è un portato logico del progresso politico e sociale; e che sotto l'on. Giolitti dette luogo a tante farse, a tante allegre discussioni, a tante bricconerie e che covrì tante nomine di contrabbando; delineazione, che si dovrebbe avverare prima che nella Camera nel paese liberamente consultato e che dovrebbe essere ajutata dagli uomini più eminenti, che prendono parte alla vita pubblica italiana. Perchè la divisione tra conservatori e democratici sociali avvenga e sia proficua non basta che l'on. Di Rudinì innalzi la bandiera del conservatorismo; ma occorre l'attrito; occorre che i Zanardelli, i Sonnino, i Fortis, i Gallo, i Picardi, i Giolitti dicano nettamente ciò che vogliono e e on quale programma intendono dare il gambetto all'onorevole Di Rudinì e raccoglierne la eredità. In una Camera nuova, liberamente eletta, le varie correnti, gl' indirizzi opposti nella soluzione dei diversi problemi politici e sociali si designeranno e ciascuno potrà prendere il suo vero posto di combattimento. Chi sa? Alcuni che attualmente passano per radicali pericolosi e siedono all'estrema sinist,·a, quando gli uomini del governo non desteranno alcuna ripugnanza per i'agioni moral;, cambieranno posto. Colla nuova orientazione, in fine, tutta la Estrema Sinistra potrà non solo cooperare al lavoro legislativo, come del resto ha fatto sempre, ma quella parte di essa che si sente le o;iportune attitudini, e se vuolsi le relative ambizioni potrà prendere parte diretta al governo, come punta avanzata di un partito democratico-progressista. E allora solo gli uomini della Estrema potranno assumere la croce del potere senza dedizioni indecorose, ma a bandiera spiegata, con tutta la dignità ed in nome dell'attuazione di quelle riforme che il regime attuale ci può dare. Ed allora anche i socialisti pur perseguendo la propaganda pel fine, per l'ideale remoto potranno non vcrgogna,si dell'appoggio ad un governo borghese, che realizzasse gradatamente quel l r...>gramma minimo compatibile colla presente 01•ganizzazione economico-sociale: programma i cui articoli rappresentano prezio3i acconti, che migliorano le condizioni della classe lavoratrice, affrettano le future trasformazioni e rendono più sicura la via da percorrere per ra.ggiungerle. Per tradurre in fatti le iJce sn esposte, nel gabinetto sono necessari e la chiar.1. visione della si~uazione presente nel paese e nel Parlamento, e il coraggio per correre ai rimedi indicati. J fa l'on. Di Rudini questa chiara visione? Avrà il coraggio dei provvedimenti indispensabili? Ammesso che non manchi nè dell'una nè dell'altro, bisogna fare i conti con un altro elemento, la cui cooperazione è indispensabile per lo scioglimento della Camera, che dovrebbe essere il clou della grande cura ricostituente. A sentire gli uomini e i giornali della banda crispina colà dove si può ciò che si ·vuole non si accorderà mai all'on. Di Rudinì la facoltà di sciogliere la Camera. E - caso raro - in questo essi possono non dire una menzogna. Ed allora? Allora l'on. Di Rudinì non dovrebbe menomamen te nascondere od attenuare la realtà; mancherebbe al proprio dovere verso il pae~e, come vi mancò in Maggio 1892 per soverchio e male inteso loyalism, non facendo conoscere esattamente per quali cause esso scomparirebbe e cederebbe il posto ad altri. A ciascuno dovrebbe essere lasciata intera la responsabilità degli avvenimenti che coJla prop1•ia azione attiva o passiva potrebbe provocare. * * * E veniamo alla conclusione. In due modi e per due cause, perciò, il minilitero Di Rudini potrebbe mancare al proprio compito: o mancanza di percezione dei mali presenti e di coraggio nd porvi riparo, o perchè forze estranee al paese e al Parla.mento, di cui poco fa ci siamo intrattenuti, si opporranno alla esplicazione completa del programma deJJ'attuale gabinetto. Nel primo caso se la moralità non diverrà elemento preponderante negli uomini e nei metodi di governo; se il rispetto alle Leggi e allo Statuto non verrà inculcato dai governanti coll'esempio; se la lotta non si delineerà tra le idee e tra i programmi, noi avremo la continuazione sostanziale del deplorevole stato presente coi pugilati tra le fazioni o tra gli uomini che aspirano al potere per la soddbfazione di volgari ambizioni e di appetiti brutali, colla violazione della legalità, col discredito del parlamentarismo e di tutte le presenti istituzioni, coll'anarchismo morale imperante e dilagante, col peggioramento delle condizioni economiche. Il ministero Di Rudinì in questo caso non rappresenterà che il semvlice sollievo momentaneo provato per la sostituzione alla Presidenza del Consiglio di un gentiluomo garbato ad un malfattore ineducato. Nel secondo caso avremmo il ritorno al potere del malfattore ineducato, con tutte le vendette di cui è capace, con tutti gli sfoghi dell'odio, che sono nella sua natura, con la guerra a fondo che diverrebbe per lui un impegno per3onale, con tutti gli eccessi nella politica cstna ed interna che possono essere suggeriti dalla mente inferma e s,:ivraeccitata di chi ha coscienza di sapersi odiato e disprezzato dalla immensa maggioranza degl' Italiani. N<:lll'uno e nell'altro caso - più violentemente e presto nel secondo che nel primo - avremmo una catastrofe di cui no:i ci è lecito intrattenC'rci perchè il Fisco non lo permette. LA RIVISTA. ,,,,-. ,,,,....., / /" ...../. / / / ./ ./\.J ../'\.../--....../--..J' Per mancanza di spazio rimandiamo al prossimo numero un articolo del ~ocialistoide intitolalo: PKCHE NON SI FECE LA RIVOLUZIONE. •

294 RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI LaqnBstiodnBBllcBasBOPBraiB Una recente statistica sul numero delle abitazioni a Milano ci offre dei dati così interesr.anti che meritano alcune parole di illustrazione. Nel circondario interno della capitale lombarda "l'isono 18418 abitanti di una sola camera, e 22728 nel circondario esterno: 19574 da due camere nell'inl'interno e 15073 all'esterno: 9014 da tre camere nell'interno e 4579 all'esterno: 6062 da quattro camere nell'interno e 2124 all'esterno: 3081 da sei all'interno e 615 all'esterno. Milano abbonda di case operaie nelle quali la popolazione è superiore a quella di moltissimi comuni italiani, grandi alveari umani, che hanno del carcere e della caserma, in cui brulicano le famiglie degli operai. Ve ne ha una che contiene 1018 inquilini, una seconda ha 970, e non poche hanno 750; 775; 600 e 100 inquilini. Le statistiche non ci informano sulla estensione delle aree sopra le quali sorgono questi immani edifizii, ma è molto verosimile che in queste costruzioni sia usata la massima economia di spazio, cosicchè pel numero dei piani, la ristrettezza degli ambienti, la nulla o scarsa illuminazione dei corridoi, l'inevitabile sporcizia delle scale, e per altri molteplici vizii dipendenti dalle latrine, insufficienza d'acqua, ecc. i precetti del1' igiene siano punto rispettati. 1 proprietari di queste caserme moltiplicano le camere e riducono spazii e luci, null'altro curanti che del loro tornaconto. E intanto le malattie infettive e la corruzione piantano appunto il loro quartiere in mezzo a quei laberinti di scale e di appartamentini, come nel mezzogiorno d'Italia lo tengono in permanenza nelle topaie o catodi senza aria, senza luce e persino senza finestre. E sono appunto le abitazioni o,·e molte persone stanno pigiate, senza al'ia e spazio sufficiente per tutti, .·enza la possibilità di una scrupolosa pulizia, quelle che danno il forte contingente alle malattie e a cel'te catego1·ie di l'eati: ivi trovasi il maggior numel'O di morti tanto fra i fanciulli che gli adulti. ~na statistica di Berlino mostra che nel 1885 i casi di morte pel 0 /oo della popolazione nelle; abitazioni di 1 stanza 163,5: 2 2:2,5 ;-3 7,5 4 5,4 E Sax su dati che con poca differenza possono essere imocati anche pei giorni nostri (l) fece evidente che in media quanto più aesceva il numero degli abitanti in una casa d'altrettanto anmontanno le mortalità e i figli illegittimi. (1) Vie "'ohnungszustcincle cler ai-beiten !,lasscn und ibre Jle{unn, Vien. 1860, Abitanti mortalità ¼o figli illf'gittimi Londra 8 24 4 Bertino 32 25 16 Parigi 35 28 20 Pietrobu1·go 52 41 ZG Vienna 55 47 51 Questi grandi edifizi sono dunque nefasti alla salute e alla moralità come gli infetti e umidi tugurii : entrambi corrompono lo spirito e consumano la matei-ia. La società moderna laddoYe ha abbat tuto le casupole per fabbricarvi i sontuosi palazzi delle classi abbienti, i suoi quartieri, non ha s:i.- puto dare ai larnrato1·i altro che immani edifizii orn della decenza non esiste che l'apparenza, la esteriorità, mentre ali' interno si accumulano tutti i mali. Risultato degli srnntramenti nello principali città d'Italia è la costruzione di tali mastodontiche caserme operaie le quali pel soYerchio accentramento delle famiglie sono da condannarsi sotto tutti i punti di Yista, e non andl'à molto che appariranno un pericolo per la salute pubblica come lo sono le lu1·ide catapecchie che si addossano nello strette viuzze delle città italiane. E le cifre riferite intorno al numero degli inquilini nei casamenti operai dernno ritenersi inferio1·i al vero, pe1·chèavYiene sempre che le famiglie per diminuit·e il peso del fitto, alloggiano pe1· la notte altre pe1·sone estrnnee o subaffittano parte della loro casa a operai non ammogliati; e questi non figurano nei 1·egistri del padrone di casa nè in quelli dell'anagrafe: seuza dire come ~pesso in queste sub locazioni nessun riguardo si abbia alla separàzione dei se5si: o in una stanza si riunisce l' intera famiglia, o nello stesso letto dormono ogni notte persone diverse. Ogni anno che passa questo mostruoso addensamento della popolazione u1·bana in alcuni speciali quartieri cresce continuamente; e se si aYessero buone e dettagliate tatistiche per le città italiane, come si hanno pe1· restero, lo si vedrebbe in modo indiscutibile. . Sop1·a 1 ettaro di superficie il numero degli abitanti ern in media nel 1880 1890 a Parigi Berlino Londra 28:3 185 121 310 249 135 e a Berlino la media degli abitanti per casa era da 48, quale era nel 1861, salita a 7G nel 18D4, come accresciuto era il numero degli appartamenti per ogni casa, e ammontavano al 60 % le case che contavano olte 100 inquilini. A Londra, secondo .\schrott, confermato dalla recente inchiesta di Ch. Booth, YÌ sono (50000 famiglie che hanno una sola stan,:a: ed è constatato che quanto piì1 piccola è l'abitazione tanto maggiore è la densità della popolazione che Yi dimora. Così a Berlino Casa con 1 stanza, 2 ;3 4 5-7 8 Abit. per stanza 3,75 2,Z:~1,56 1,28 1,01 0,78

RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI 295 ossia il numero dogli abitanti è in rngione inversa di quello delle stanze. Di guisa che applicando allo caserme operaie di ì\lilano che hanno una popolazione superiore ai 500 inquilini e che tocca perfino il migliaio questo criterio desunto da mdagini fatte all'estero, si può presumere che esse alloggiano quel numero stragrande di persone in una superficie eccessivamente limitata e in appartamenti composti di 1 o 2 camere. La questione delle case operaie è da oltre 50 anni che è sul tappeto, dopo che nel •~7 nel Belgio cominciò un' agitazione in proposito, e senza essere pessimisti bisogna riconoscere che non ha fatto apprezzabili progressi verso una sicura ed ampia soluzione: nè può essere altrimenti. Non si dica che gli operai che stanno fuori di casa tutto il giomo e le donne che passano la giornata alla fabbrica, non amano arnre una casa pulita, arieggiata, sana: come non si narri ·di salariati che risparmiando possono fabbricarsi la casa e avere il giardino per coltivare la domenica. Sono storie ormai fallite o liquidate. La quest.ione delle abitazioni non è che una pal'ie della questione sociale, e non sarà sciolta so non con questa e pe1' opem dei lavoratori stessi. Ora solo vogliamo indicare come da un lato la slossa ~pecular.iono cap:talistica sia i11le1·ossata a po1·petuare lutte quello circoslame che rendono co!:-Ìmalsane lo abitazioni opeeaie, e dall'altra come tutti i tentatiri fatti pe1· creare comode e sane case operaie non siano riesciti nè riesciranno. L'Inchiesta ag1·a1·ia italiana axeva già con~tatato come le pessime condizioni delle abitazioni pei braccianti. pigionanti e sala1·iati agricoli in genere nell'Alta Italia dipendesse,·o dai proprietarii di case, i quali, essendo pochissimi quelli che si danno alla lucrosa speculazione di affittai· case a giornalieri di campagna, non hanno interesse a moltiplicare le case che deprezzerebbero le e ·istenti: e così mentre cresce il numero dei salariati agl'icoli che non hanno nè terra nè tetto proprii, resta stazionario il numero delle case, e aumenta singolatmente il fitto: e così ogni proprietario <li catapecchie cadenti, malsane, luride è sicuro di fittarle e ad alto prezzo. Lo stesso an,iene nelle città. La popolazione operaia cresce continuamente alimentata anche dalle immigrazioni campagnole, e nou sono cresciute le abitazioni pP1' essa. ~e può allontanarsi dai punti centeali orn offre la sua me1·ce, il lavoro, nè da quelli ove sO1·gono le fabbriche da cui dipende e intorno a cui ,·ive, come nell'antichità <' nel medio ern i .se1·,·i e i coloni virnrnno attorno alla l'illa del sig1101·C'.Le fahb1·iche sono i cenl1·i che l,anno una determinata perifc1·ia, dalla quale gli operai non po. sono soverchiamente allontanal''i. Entl'O questa i p1·op1·ieta1·ii di casa dettano la l<'gge, innalzando gli afntli o diminuendo l'ampiezza degli appartamenti, nè hanno alcuna ragione di tornaconto a fare miglioramenti e riparazioni, nè hanno a temere concorrenza perchè la loro posizione è p1·ivilegiata. .\gli operai non 1'esta che subire le condizioni, contentarsi di qualunque spazio e calcolar<' l'ampiezza della casa non dal numero di metri cubi d'aria di cui ogni uomo ha necessità per respirare, ma dal numero di persone che si possono stendere su un giaciglio per riposare. Rapporto di proprietà, privata rnlutazione della proprietà fondiaria, e speculazione sono gli ostacoli ad ogni miglioramento delle abitazioni operaie. Engel, il direttore della statistica tedesca, e il prof. Schmoller no1ano come queste caserme operaie pecchino tutte piu o meno per poca solidità: il che non toglie che siano sempre affittate e rendano più delle case ben costruite. Il proprietario è armato dai codici delle migliori prerogati rn, privilegio su tutti i crediti, facoltà di esigere il pagamento anticipalo e di imporre condizioni Yes,atorie, regolamenti a1·bitrari. Imboscato diet1·0 una legalità complice, egli usa ed abusa del suo diritto, che è il summimi JUS summa iniuria. r,· Engel, citato, calcola che le clas i operaie pagano per fitto 2J!l del salario a Berlino, l 1:1 a Yienna, ] 1l a Parigi. Le1·0.,·-Beaulieu con!-;(ala che i fitti nelle case ope1·aie aumentano sempre, senza che vi co1·1·isponda un miglio1·amento: si ha invece sollanto un semplice incremento nei benefizi del proprielat·io. Il prezzo dei piccoli alloggi è pii, elernto ptoporzionalmente che quello dei grnndi. Ciò dipende dal fallo che le case operaie sono poche, nè si posrnno di ·centrare gli operni se non mettendo a 101·0disposizione mezzi quasi gratuiti di traspol'lo. l capitalisti che amano la loro iranquillilà, p1'eferiscono costl'llire un bel palazzo abitalo da pochi mquilini con lunghi contratti, che inoalza1·e tre o quatto ca e popolate da :30 o 40 famiglie con contratti ti·imest1'ali: per queste si richiede un'ammini t1·azione; poi le procedure, i pignoramenti, le liti! Tutto ciò non è piacevole, e co~ì a pochi vampiri resta il monopolio delle abitazioni operaie. La fìlanl1'opia patronale ha tentato pit1 volte rn1·ie Yie p0t· 1·imediarn pron-edendo case sane, pulite, pe1· sf'ollare i centri e seminare nelle campa• gne modeste palar.zinc p<'r gli operai. Jla quali 1·i.ulti.ti m<';;chini e insufficiC'niis imi? Quali miglioramenti parziali e localiz,ati? I~ laddorn si è voluto crea1·e delle città opo1·aie o rende1·e il la- ,·O1·atoi-e]'l'Op1·ietal'iOdi una ca!'a pagala a rate, al che solo l'aristoc1·azia opel'aia potern aspirare, si è vislo che ciò ~i 1·isolr0ra piutlo~to in un ,,antaggio pel capitale che per le clas~i operaie e che cii> non c1·a che un espediente poi· il pad1·011edi grnrnl'O Yi< 1pp1i1 il giogo sul ala1·ialo. che l1·alte-

296 RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI nuto dalla casa che gli apparteneva e che perdeYa se partiva dalla fabbrica, legato dall'obbligo deldomicilio fisso, doveva subire tutte le condizioni del padrone. Non scioperi, non disdetta di contratti : egli resta attaccato alla fabbrica come l'antico servo alla gleba. Si comprenderebbe una città operaia fra lavoratori associati attorno al centro comune del lavoro: ma nel sistema attuale quel rimedio non è che inganno. Non parliamo delle inglesi Building societzes sulle quali Schaeffie aveva concepito tante speranze. Uno scrittore competente in tali materie, Aschrott, scrive : « Hanno fallito: nulla di buono e di solido si può pii'.1aspettare da esse» (1). Ora in Francia e nel Belgio, come già in Inghilterra, in Prussia e in Danimarca, si prova lo Stato a vincere il male con leggi speciali; la belga del 9 agosto 1889 e 30 luglio 1892, la francese del 30 novembre 1894. Ma si può prevedere che i risultati saranno irrisorii. Lo Stato non pensa a dare sovvenzioni ai costruttori, e anche meno di costruire case, ma si propone orientare l'opinione verso speciali soluzioni. dare un impulso, provocare gener9se emula~-ioni. Esaminiamo queste leggi perchè sono le più recenti sulla materia. Si vuole con esse: I O creare dei Comitati di patronato per incoraggiare la costruzione di case a buon mercato e salubri: 2° concedere esenzioni o riduzione d'imposta: 3° autorizzare certe casse pubbliche a consentire anticipazioni pei lavori: 4° facilitare i contratti di assicurazione sulla vita che hanno iscopo di garentire il rimborso di prestiti destinati ad acquistare o fabbricare una casa: 5° modificare il Codice civile in materia di divisione ereditaria. É necessario spendere molte parole per dimostrare che tutte queste belle misure sono irrisorie di fronte ai gran male che vorrebbero curare ? I Comitati di patronato ! ossia dei Comitati elettorali, che vogliano favorir.e o stimolare il risparmio fra chi non sa come vivere, sviluppare il mutuo soccorso fra chi appena ha da sodisfare i peoprii bisogni pit1 urgenti. Per fortuna uno dei proponenti la legge, un senatore belga, dichiarava avanti che lo stato non può imporre sacrifizi agli abbienti, ma deve solo dare loro l'occasione di dare consigli e mostrare la loro buona YOlontà. Difatti la legge autorizza questi comitati patronali a funzioni· molto modeste quanto onorifiche, cioè fare delle inchieste, aprire concorsi di architettura incoraggiare chi ha i mezzi di farsi la casa, dare premi per la pulizia. e l'ordine, comporre società edificatrici ; essi non devono fabbricare, e la legge anzi lo vieta espressamente. (1) Nei Jahrbiicher (iii· Geset:::gebu. Verwaltung. IX i885, Ma nè in Francia nè m Belgio si è pensato al modo di dare i capitali per la trasformazione o costruzione delle abitazioni. I Comitati daranno i disegni e i piani, ma non i mezzi finanzia1·ii: che saranno somministrati invece dalle Casse di risparmio, se vogliono, dalle Congregazioni di beneficenza, dagli ospedali, autorizzati a impiegare 115 del loro patrimonio nella costruzione di case a buon mercato, o in prestiti ipotecarii a società costruttrici e a società di credito che pur non avendo in vista la costruzione, hanno per iscopo di facilitare l'acquisto o la costruzione di case di questo genere. Ma quali amministratori, solo per filantropia, imbarcheranno i patrimoni di questi enti, in speculazioni che pur essendo rimunerative, hanno le loro difficoltà e sempre delle grandi noie? È aggi ungiamo che a queste due leggi per essere eseguibili debbono essere coordinate altre _disposizioni spe~iali delle leggi organiche sulle Casse di risparmio, istituzioni di beneficenza ecc., il che non è ancora fatto: cosicchè è nel vero chi afferma che questi provvedimenti legislativi non hanno finora che un valore platonico; e se un giorno saranno attuate si constaterà presto che e se non mutano la faccia delle città, e nemmeno faranno una parte di quello che, per es., le Builclings Societies fecet'O in qual- . che città anglo-sassone, malgrado che il loro carattere di speculazione sia ormai dichiarato in iv-odo indiscusso (1). Citiamo Adolfo "\Vagner il quale dopo un esame dei diversi mezzi proposti per rimediare ai mali delle case operaie, scrive che quei mezzi che non tendono e in prima linea a una radicale riforma del diritto di proprietà, sono soltanto palliativi. Per l' immobile urbano e la casa sia solo possibile, egli dice, la proprietà collettiva. e il godimento privato; cioè la locazione temporanea. a priva.ti: sopprimere il sistema dell'esercizio privato delle abitazioni, affidando allo Stato e al Comune l'obbligo di provvedere, nell' interesse della pubblica salute, alle case necessarie, questo è il solo provvedimento che vedeva questo illustre rappresentante del socialismo di stato. La soluzione del "\Vagner pecca sostanzialmente perciò che egli intende di separare il problema dell'abitazione da tutto il complesso delle questioni sociali a cui quello è avviticchiato e da cui è inscindibile: ma va ricordata perchè da la misura del giudizio che un uomo competente formulaYa su tutti quei pt·ogetti cli patronato, di cooperazione, cli risparmio, di concorso filantropico, enunziati pet· provvedere alle abitazioni dei non abbienti, divenute un pericolo per la salute pub- {]) Così John ì\lalcolm Ludlow chief registrar of friendly Societies nella sua l\lemoire pn-nsetée au congrès des associations rie prevoyancc nel 187,'<: e anche Hubert-Valleroux nel Bulletin de la société dc legisl. comparéc 1891. p. 245.

RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI 297 blica. Il vero è che la questione delle case operaie è una questione di salario, e finchè questa non avrà raggiunta la sua soluzione vittoriosa, anche l'altra reste1·à sempre baloccata fra sterili proposte e insignificanti palliativi. G. SALVIOLI. ~""-/........,,,,~\..../ ........,,,,~"-./"'-./~""-./"'-./~~'-.,./ Li'mposutalreddeito il socialismo (I) Non sembra molto preciso riunire sotto la complessiva espressione « imposta sul reddito» ogni tassazione che riguardi la capacità contributiva personale del contribuente, dal momento che la storia di questa imposta ci presenta due tipi molto marcatamente distinti: l'imposta sul patrimonio ( Vemiogensteuer) e la imposta sul reddito ( Einkommensteuer). Ma questa imvrccisiòne è, occorre dirlo, soltanto formale, come si può vedere sin dalla prima, considerando che qualora l'imposta abbia per obbietto il patrimonio, anzichè il reddito, l'estensione del primo non possa conoscersi se non capitalizzando il reddito che e,so gitta. Noi possiamo imporre un patrimonio 1000, s0l perchè sa.ppiamo - posto un saggio medio del!' interesse dol 5 °/o - che un qualunque roddituario gode un reddito annuo di 50. Poichè ove si venisse abbandonando un tal criterio, ci troveremmo immediatamente gittati in una ir1•isolubile confusione circa la possibilità di determinare in altro modo l 'estensione del patrimonio. È l'identica confusione che il matrimonio borghese genera rispetto ai prodotti del talamo; se la presunzione giuridica: pate1· is es!, quem nuptiae demonstrant non vigesse in tutta la sua class:ca romanità, molte cose sembNrebbero più imbrogliate che adesso non sembrano. Ed imposta sul reddito vien denominata adesso in quasi tutti i paesi che adottano (eccezion fatta per il cantone di Zurigo, dove con le leggi 1867 e 1870, vennero applicati tutti e duo i criterii) l'imposta che ha per base la capacità contributiva elìettiva, personale del ceintl'ibuente, e così è adesso denominata in Francia, ove ferve per essa una accanita lotta di inchiostro e di parole. Lotta, occorre dirlo, sostenuta con zelo veramente superfluo dai socialisti e combattuta con inutile violenza da tutto il ceto del dot- (I) La Camera <lei Deputati in Francia ha accettato in m~ssima il principio del_laimposta sul reddito e progressi va_.La oppos,z1one violenta dei .r;1·osbonnets della horgbesia e della c,·~nomia ortodossa ha fatto del prin.-ip10 rn!ato una vittoria considerevole del partito socialista. Alla \·1tto1·1acontr1u1111°ontore ma"istrali discorsi dei deputati .Jaurès. Millerand e <lei min~tro Doumer che i lettori _della Rivistn potranno leggere con profitto nei Nu meri _del24, 27 e 28 Marzo della Peti/e république di Par1g1. Alla fine ùi Aprile sarà ripresa la discussione alla r:amera francese sugli articoli della legge e noi forse ritor• nercmo sull'argomento. N. d. R. torame liberistico, in quella nazione ove non pare sia passata l' eco delle dispute e delle conclusioni, cui portò altrove l'esame spassionato della cosa. Aiuta ad accrescere la confusione e ad incoraggiard l' impetuo;ità dei socialisti la disgraziata denominazione di imposta diretta che le vien tributata, quasicchè alla stato della scienza potesse più reggere una simile distinzione di imposte dirette ed indirette, quando si intende con essa stabilire una differenza fra imposte intrasferibili al consumatore ed imposte trasferibili. Inutile distinzione, poiché, come ha dimostrato persino il roseo veggente Leroy-Beulieu, iu;iposte ritenute dirette, come qnella sui fabbrica ti, posson venir traslate in determinate combinazioni di mercato, cosicché lo Schatfle - in materia d'imposta lo si può citare sul serio - ha dovuto rigettarla come incapace a significare ciò che essa pretende. Eppure la questione circa il grado di trasferibilità della impo· sta sul reddito è, come per tuLte le altre, la questione di maggior conto che si presenti nello studio· delle influenze della imposta e relativamente al grado della sua accettabilità. È evidente, dal punto di vista del socialismo, che se è sempre provabile una trasferibilità delle imposte così dct•.e indirette, sui consumi per esempio, dal percosso in prima istanza (il pagatore della imposta, che poi se ne rifà) al consumatore, ed una assoluta intrasferibilità della imposta sul rlddito; ùa questo stesso punto di vista, si potrebbe giudicare la questione delle imposte in modo diverso da quello che generalmente si fa, che è di considerarla 'come il portato di una lotta svolgentesi soltanto all'interno dei ùiver.si gruppi in cui si frazionano gli interessi dell.1 classe borghese. Ora si può dire che un esame spassionato della questione porti a considerare corno non tutte le impo3te indirette siano incapaci di ricadere, di r;percuotersi, sulla classe borghese, che deve in parte accollarsene il peso, ciò che discende in diretta conseguenza della teoria ricardiano-marxista del salario - ma che alcune imposte dirette, possono in modo diverso venir evase dalla classe borglrnse, con un proced,imento che a volte è diretto a far pagare l'ammontare della imposta alla classe lavoratrice ed a volta - quando così non sia - ne fa sentire ad essa soltanto le dolorose influenze. Teoricamente almeno, vi sono dei limiti di saturazione nella potenza del salariato ad accollarsi le le imposte così dette indirette. Posto che il salario si commisuri al prezzo di ciò che secondo un grado medio è ritenuto essere iHdispensabile a mantener ritta la macchina lavoratrice vivente, é chiaro che ogni attentato a questo limite incontra resistenze dive1•se e più o meno efficaci. È evidente, in certe industrie, ohe la riduzione del salario effettivo, ottenuta in questo modo indiretto, non sia risentito dai padroni, cui per la relativa facilità della industrie

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