Rivista di politica e scienze sociali - anno I - n. 18 - 30 marzo 1896

\ I, RIVISTA. DI POLITIECSACIENZSOECIALI· Direttore Dr NAPOLEONE COLAJANNI Oepul&lo al Parlamento ITALIA: anno Ìire 5; semestre lire 3 - ESTERO: anno lire 7; semestre lire 4. AnnoI. - N. 18. Abbonamentopostale Roma30 Marzo1896 SOMMARIO : Espiazione, Versi di Mario Rapisardi - L' innominato, La Rioista. - Per l'economia di una sommossa, Un socialistoide - Nietzsche e D'Annunzio, Lo Zotieo - Gli Antisemiti, Paolo Laj'argu• - N&IBcl 0 io, G. Pinardi -Nessi tra la scienza penale e l'economia sociale, Francesco De Luca - La morale borghese: Il Malthusianismo, Giacinto Liberti - Recensioni - Libri ricevuti in d ,no. I pochi abbonati i quali ancora non si sono messi in regola coll'Amministrazione sono pregati vivamente a farlo indirizzando cartolinavaglia all'On. Dr. Napoleone Colajanni. Roma. ESPIAZIONE I. Chi è, disser, costui, che solitario, altero Sul nostro capo il verso empio saetta, E su la gloriosa luce dd nostro impero L'ombra sua getta? Chi è co.'tui, che i tetri sogni sferra11doa volo, Comef alcbi addestrati in noi li avventa; E di amor, di giustizia all'affamato stuolo Parlar si attenta? Torbido evocatoredi paz.ze ombre, l'abisso O non vede o 110n cura a ,;ui cammina: Con l'occhio,acre di febbre, all'orizzontefisso, - Ecco, ei 1uina. E noifrat'anlo in aurearete impigliamo il biondo Amore e l'affoghiamo entro al bicchiere; 'N.,oi ci tiriamo dietro inguinzaglia:oil mondu Come un levriere. Che importa, se al nostro uscioLazzaro derelitto Frignando invidj a' nostri cani il pranzo ? Avra, quand' ei non sia ad alcunFasrioascrillo, Pur qualche avanzo. Che ci fa, se a quest'ora,al Sltondella mitraglia, 'N.,el ribe;/e Tigre riddi la Marte? Terran le nostreschiere,in qual che ria battaglia, Fronte alla sorte. Pngnate, eroici pelli, cadete f· ..Ad 1111avoce 'N.,oigridiam"Viva!,, e aiz.iamcolmoil bicchiere; Le vostre salme avranno la medaglia e la croce 7Ji cavaliere. L' 011ordella bandiera val hme nna tal gnerra: Chiedon vendei/a i 11os!rimorti; e poi L'ujjìcio gloriosod'incivilir la terra L'abbiamo noi! Gli Abissini, si sa, son predoni, selvaggi; E con loro bisogna esser maneschi: Trncidar donne,vecchi,fanciulli, arder villaggi... Viva Radetzki ! fu ogni caso, giova a noi, spiriti .fini, Mandar la cald,i giovinaglia a spasso: La guerra a chi la plé:ora ha d'odj cittadini È un buon salasso. Urla, profeta mro, i tuoi strambotti audaci ..All'egre ci11rmech'aizzando vai: 'N.,oi delibiamo intanto con labbra arse da' baci 'R.,enoe Toka'i ! 11. 'N.,on ei però si arresta. La pensierosafaccia Volge da lor, q11alda brntt11ra,altrove, :J,(or111orandcon voce eh' e fede e par minaccia: Eppur si m!1ove ! 7Jiritto, nella tragica sera che preme il mondo, Strali e sog11ivibrando a/l'eta rea, 'Passa incontaminatofra 'l bulicame immondo, 'N.,on uomo, Idea. Volano a lni di11tornodag.'i spa1j stellati Cornnan!i Jautasmi, ignee Chimere, Fronti di lauro cinte, petti di palma ornati, Falangi austere... ..Ab, non hai tu, regina, cui 7Janteun trono eresse Sovra i popoli tutti, a 7Jio vicino, Tu, nel cui core eterno di tntto il mondo lesse Vico il destino; Tu, sa11!a,cui :il-Cazzininvocava i11 iinoccbio 'N.,el freddo esilio; tu cb'ai più begli anni Schiacciavi,del 'N.,izzardosottoal f1dmineococchio, Sette tiranni; 'N.,onhai tu, donna,orora a tnrpi sgherriin braccio Inebbrùzti di poter maligno, ..A chi diceati: Pensa! gittato in volto il gbiaccio 7Jel tuo sogghigno?

I 2'74 iUVISTA DI POLITICAE SCIENZESOCIALI 'N.,on hai tn, che di schernole onest'eanimecibi, 'N.,egaloil pane al Ginslo, il cnllo al Vero, Per onorar l'Inganno, per i11grassargli Scribi 'Del vilupero? 'Difeso col t110nome del tuo pallio coverto Chi fa dell'iire tue bisca e bordello? Chi, più chepenna ospada, è a maneggiareesperia Il grimaldello? Profuso oro a' berIoni d'...Astr~afatta baldracca? Procaccialoa 'Bonluro onor divino? Scolplioin marmi ein bronzi(oh!Giusti) laguarnacca 'Di Truffaldino? 'N.,on hai tu, barcheggiandsou le caldefiumane 'Del pianto, druda delle altrui vendei/e, Scaglialoa' derelitti, che ti chiedeano•pane, Piombo e manette? 'N.,on hai, madre, sofferlo cl/ a' tuoi sacricaplivi Fos,e 11nraggio di sole anche viela.'o? non hai 111- SII la fossa de' tuoi 111arlirviivi Cancaneggialo? Ed eccoor, 11ell'ecclisdsiel /110giudizio, alata Furia al tuo capo la Giustizia romba; E l'Espiazione, vermiglia aquila irata, Sopra a te piomba! Oh fragor d'improvvisi sdegni e d'immani /Ùtti 'Dal ciel, dal mar, dalle cruenti arene!... Oh man misteriosodi palpitanti fl11tli: Ecco, ella viene: Sostano a' campi avari, al/'officine,intorno L' opere in minacciosa, alta q11ìe:e; L'ansiero Etna nevoso, chesi arrnbina al giorno, Vieue, ripete. 'Dalle reggiepollttle, da' trafficai! ailari Sorgo110al castocielo n'.11/immensi: :J.Candanole severe ..Alpi a' bollentimari Fraterni assmsi. O mo11ti,asceti assorti ne lo splmdordel 'N.,ume, O flnllo 11mm1 wi la ·speranza investe, O dei cieli e dei rnori inlerminabil lume, Voi mentireste? MARIO RAPISARDI. Per il nome dell'Autore, e per il soggetto della poesia abbiamo pubblicato dei versi: un'eccezione questa che non deYe invogliare nessuno perch~ verosimilmente la Rivista non la ripeterà. Per esuberanza di materia siamo costretti .a rimandare al fascicolo venturo un articolo di politica che risguarda il compito del nuovo ministero. L'INNOMINATO L'egregio signore che funziona da Giudice Istruttore presso il Tribunale penale di Roma e il cui nome non ci è riuscito di leggere - perchè la firma, apposta alla ordinanza in data del 17 marzo, come quella della maggior parte dei funzionari del regno è indecifrabile - si è affrettato a sequestrare per la seconda volta la nostra Rivista, causando a noi un danno economico, e agli abbonati il fa. stidio del ritardo. In merito al sequestro facciamo osservare al signor Giudice Istruttore che se gli altri suoi colleghi del Regno lo volessero imitare nella interpretazione degli articoli dei giornali e delle riviste, che leggono quotidianamente, ben pochi davvero si salverebbero dalle ugne del Fisco; e pel passato non si sarebbero salvati certamente - per non citare che i pitt noti e più temperati - il Cor1·iere di iVapoli e l'Idea liberale e il Guerin Meschino di Milano, e per l'avvenire non potrebbero essere risparmiati i giornali, che stanno agli stipendi della banda crispina. A proposito dei quali ci permettiamo far notare al sig. Giudice, che essi sarebbero stati assai più sequestrabili dell:! nostra Rivista, che ha parlato di un altro, quando esplicitamente hanno tratto in ballo la sacra persona del Re, osservando che si doveva fare la guerra a fondo in Africa perchè Umberto I· ai soldati partenti da 1apoli per l'Eritrea aveva rivolto un saluto assai bellicoso. Non è evidente in questo caso che quelli imprudenti giornalisti attribuivano al capo dello Stato una intenzione, riguardo alla sciagurata impresa africana, che esso non potrebbe e non dovrebbe avere? Ad ogni modo noi davvero non sappiamo a quale santo votarci pe1· farn comprendere la verità ai nostri lettori sugli avvenimenti passati e presenti. Speriamo, però, che il sig. Giudice Istruttore ci lascerà constatare quanto appresso. l ° Ferdinando Martini ha scritto nella Illustrazione Italiana, che Depretis assai a malincuore fece la spedizione di i\fassaua; 2° Francesco Pais nella Camera dei Deputati il giorno 21 Marzo, intervenendo nello incidente Mocenni-Barzilai, dichiarò che il Ministro della Guerra e il Presidente del Consiglio .dopo Amba Alagi volevano richiamare Ba1·attieri dall'Africa; ma non potei·ono. Avvertiamo il sig. Giudice che l'articolo di Martini non fu sequestrato e che ciò che si dice alla Camera - a meno che il Pre-idente non ne ordini la cancellazione dal resoconto ufficiale - non è sequestrabile. Ciò premesso, ai nostri lettori che ave3sero la curiosità di voler conoscE:re chi impose a Depretis

... RIVISTA Di PòLITWA E SÙIÈN'ZE SOCIAU 275 Presidente del Consiglio dei ministri, la spedizione di Massaua, e chi impedì a Crispi P!'esidente del Consiglio ed a Mocenni ministro della guerra di richiamare Barattieri e di risparmiare ali' Italia il disastro di Amba Garima, risponderemo - diamine! - che fu un altro ... Come no? Che fu un misterioso Innominato, che aveva ed ha -la forza diabolica di suggestionare i ministri del regno d' Italia. Infine, a scanso di disturbo all'Ufficio d'istruzione del Tribunale penale di Roma e di danni alla nostra amministrazione e di ritardo nello invio della Rivista agli abbonati, dichiariamo al sig. Procuratore del Re, che siamo pronti a sottoporre alla sua censura preventiva gli articoli da pubblicare. Torneremo così ai metodi del regime borbonico-papale, ma essi avevano almeno il pregio della sincerità. LA RIVISTA, ~~-"../'-./'../ PERLAECONOMIA DIUNASOMMOSSA La C1·itica Sociale (16 Marzo 1896) in un articolo smagliante per lo stile - come sono tutti quelli dovuti alla penna di Filippo Turati - ha fatto della filosofia su Abba Garima e sui tumulti che il suo annunzio proyocò, ed ha costatato che nell'Alta Italia e in parte dell'Italia Centrale è l'arena della rivoluzione futura; che nel mezzodì è ancora il campo delle sommosse .. Consento nella distinzione e, tralasciando tutte le altre considerazioni che essa mi potrebbe suggerire, aggiungo che la rivolurione futura del settentrione verrà ritardata dai grado di evoluzione del mezzogiorno. Da quella distinzione, fondata sulla dolorosa realtà, si dovrebbe dedurre - e da tutto l'articolo della Critica bene esaminato si può dedurre - che la sommossa sia un evento da evitare; non si capisce perciò come lo scrittore della valorosa co~sorella milanese - di ordinario tanto buon loico - abbia potuto trarre argomento dalla mancata sommossa in Italia per infliggere un biasimo al partito repubblicano alla cui impotenza attribuisce il fatto. Riproduco integralmente alcuni brani dello scritto del Turati perchè meglio emerga il suo concetto e non si suppongano arbitrarie le mie induzioni. Egli, tra le constatazioni che gli suggeriscono gli ultimi avvenimenti pone queste due - che sarebbero la terza e la quarta-: « Terza: deficienza « assoluta di un partito repubblicano vitale, orga- « nizzato ed organico, in Parlamento e nel paese. « In Parlamento; dove gl' irreparabili cinque mi- « nuti del Mussi passavano mentre l'Estrema aiz- « zava e la Destra attendeva, senza l'atto risoluto « che in quel momento avrebbe affrettato di anni « l'evoluzione politica d'Italia. Nel paese; dove in- « vano ai repubblicani furono chiesti cinque uomini « conosciuti ed autorevoli che assumessero, in te- .« sta di colonna, la responsabilità della situazione. « C'erano anc01·a lab01·iose digestioni cla smal- « lire. E queste cose notiamo non per dispetto, « anzi con amara tristezza : chè fummo insieme a « fremerne con qualcuno dei répubbÌicani, che non « meritan di trovarsi in quella compagnia. Ma la « verità non gioYa dissimulare. La dinastia fu « so1·1·ettadai radicali e dai 1·epubblicani. Ciò « nulla muterà al corso e alle grandi linee della « storia, ma insegna su chi e fin dove sia da con- « tare. « Quarta e ultima constatazione : la testa fredda « e la chiara coscienza dei mezzi e del fine nei « socialisti. DJl mo1Jimento essi i propulsori, « essi il nucleo; senza essi cascava come un « sacco vuoto. Seppero gio1Jarsi del momento: « senti?·ono .che i fini futuri non li dispensa- « vano dal dovere pi·esente; diede1·0 all'agita- « zione il pensiero animatore e avrebbero dato, « occorregdo, le carni alle fucilate. Ma nè l'orga- « smo dell'ora, nè la paura di essere sospettati « di viltd, li spinse oltre i segni certi entro i « quali stava l'interesse, nettamente apprezzato, del « loro partito. A Milano, il sabato in cui l'agita- « zione pel funerale della vittima Osnaghi ripro- « duceva, come ricalco, quella pel fuaerale di Vie- « tor Noir a Parigi, dopo un breve C(llloquio col « prefetto, il cui divieto birresco li faceva, essi « soli, arbitri della guerra civile, essi si raduna- « rono e librarono il da farsi. Il movimento pa- « reva omai incoercibile, ma il prefetto scher- « mendo la legge che citava, aveva decretato « il piccolo stato di assedio, gua1'nigioni fre- « sche e sicitre empivano i quarti"eri poc'anzi « deserti e agli sbocchi della città si dissimu- « lavano i cannoni. Il corteo dell'indomani sa- « rebbe stato la legalità, ma sarebbe stato il «massacro; e con quali e(Tetti? a pro di chi « e di che cosa? La risposta a tali quesiti fu il « manifesto dei socialisti, che diffuso la sera, a « diecine di migliaia nella città e nei sobborghi, « percosse il movimento di sincope. Virtì1 meravi- « gliosa di una salda organizzazione, di una chiara « visione dei fatti e di un sentimento virile della disciplina ,, . * * * Leggendo queste due constatazioni della C1·itica Sociale ho provato un vivo rammarico perchè esse mi hanno fatto questa impressione: l'autore per procurarsi la voluttà cli scagliare delle eleganti invettive ai repubblicani è andato incontl'o a molte contraddizioni, a giudizi erronei su cli alcuni uo-

276 RIVISTA DI POLITICAE SCIENZESOCIALI mini e su di alcune situazioni e ad una confessione, che serve a giustificare coloro che rnrrebbero staffilare. Anzitutto; con che gusto prendersela col partito repubblicano che i socialisti puri ed oi·toclossi proclamarono da un pezzo morto e seppellito? Non è ingeneroso l'incrudelire contro gli ultimi avanzi del suddetto partito? :\.yeva ancora una missione il partito repubblicano in Italia? Ebbene, è stato il socialis11iopui·o ed ortodosso che gli ha impedito di compierla minandolo in tutti i sensi, denigrandolo e mettendo alla berlina l' idea di repubblica come la cosa più ~tupida di questo mondo ; e dell'opera compiuta ripetutamente ha menato vanto. L'amico Turati dice che i 1·epubblicani e i 1·aclicali non facendo, non tentando ultimamente la rivoluzione furono i migliori sosteni tori della dinastia. fn verità la dinastia, data la giustezza di siffatto ragionamento, io credo che sia stata sorretta dai socialisti. I pi·imi erano impotenti e se nulla fecero a loro non Ya dato nè merito, nè demerito; i secondi invece, possiedono la forza e la disciplina e per dippit1 la testa /i·edda e la chiam coscien:;a clei mezzi e clel fine. Ma se avernno forza, di,ciplina e testa fi·edcla perchè non agirono e non dettero il tracollo alla dinastia ? Forse a ciò furono consigliati dalla chiara coscienza dei mez:i e clel fine; ma allora perchè vantare che essi furono i pi-opulsori del movimento, e che sentirono che i fini j'utiwi non li dispensavano clal cloi;ere presente? Jt evidente che essi ritenevano utile, necessa1·io andarn oltre e fare ciò che i repubblicani erano impotent.i a tentare; ma le misure cli precauzione del sig. Prefetto di ~iilano, pare, che li abbiano indotti a migliori consigli, ad evitare il massacro ed a conserrnre le cai·ni alle fucilate per altl'e occasioni. Dell'avere adottato questo prudente consiglio frorn da loda1)i, per-cltè reputo che se uno cliYerso ne avesser~ seguito noi auemmo avuto una sommossa dannosa e non una benefica 1·irnluzione. Pe1·ò non è onesto rimpl'0\"01'are ad alcuni che la sommossa sia mancata, quando ad altri si dà lode per avere saputo pe1·cuotere il movimento cli sincore. Ed ora lascio da parte l'esame del caso speciale e vengo alla discussione del caso generale. * * * La repubblica è o non è una j'ase neces•aria da atti-a,·ersare? La repubblica è o non è utile allo anento ciel ~ocialismo ? Sino a non molto tempo fa' La Ci·itica e con e3sa la grande maggioranza dei socialisti puri ed ortodossi ritennero, che le quistioni politiche non avevano che pochissima o nessuna importanza e predicavano con supremo disprezzo che la monarchia e la repubblica si Yalevano e che la sostanza era nella questione economica, di cui dovevano e3c)usivamente occuparsi i socialisti. Ohi si procla-- mava repubblicano era fatto segno ad ogni sorta cli dileggi. Gli ·uomini di governo e le autorità cli ogni genere contenti come pasque si fregavano le mani ed incornggiavano la tendenza anti-politica di questi 101·0incoscienti ma preziosi alleati e per qualche tempo si assistette allo spettacofo di vedere i primi a fare l'occhio cli tr-iglia ai socialisti ed impennarsi contro i repubblicani, mentre dal punto di Yista della conserrnzione dello Stato presente i primi, che volevano trasformare sostanzialmente la società avrebbero 'dovuto essere considerati come assai pit1 pericolosi dei secondi, che in fondo non volevano fare che un mutamento nel1' ordinamento polilico. \on mi dilungo a fare supposizioni sui motivi che induceveno gli uomini di Ol'dine atl ostentare simpatie pei socialisti ed avYersione pei repubblicani; ma è assai probabile che essi abbiano agito istintivamente perchè sentivano . che la repubblica era co,a concreta e fattibile a breve scadenza, mentre il collettivismo era ancora cosa indeterminata e, a giudizio dei suoi pitt autorevoli sostenitori, di assai remota realizzazione. Si capisce quindi che essi tra un pericolo immediato ed uno lontanissimo abbiano accarezzato gli uni e perseguitato gli altri. Così avvenne che Papa, Re, Imperatori e i\linistri si atteggiarono a socialisti pitt o meno da burla e che nel Parlamento italiano il Presidente lasciò correre la parola collettivismo montando in furia contro chi si diceva repubblicano; e perciò nelle val'ie elezioni politiche prece. denti molti candidati abbondarono in dichiarazioni in senso socialista e il crispinissimo Angelo ~foratori nel 1800, a Palermo, si dichiarò socialista monai·chico e il povero Luigi Ferrari attribuì al Re costituzionale la funzione del Tribunato e si professò collettivista rn,pnarchico. .Allegro paese l'Italia! i\la l'atteggiamento dei socialisti pw·i ecl ol'lodossi, ad un tratto mutò e, se non vado errato, nel Congresso di Genova si riconobbe necessaria la conquista dei pubblici potei·i per realizzal'e l'ideale del socialismo; poscia precisarono meglio in che cosa dovern consistere la conquista dei pubblici poteri e si chiarirono repubblicani. Della evoluzione c'è stata la conferma ufficiale nell'ullimo h1·illante discorso fatto nella Camera dei Deputati, in occasione della discussione sui crediti per l'.-\.frica da Enrico Ferri: da quel Fe1·ri che appena eletto deputato nel 1886 mise in burletta la repubblica e polemizzando viYacemente con Napoleone Oolajanni sulle colonne dell'Epoca cli Genova, buddisti-

RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI 277 camente dichial'ava che l'avrnnire staYa sulle ginocchia di GioYe. Non interessa molto sapere quali furono i fattori della evoluzione del partito socialista italiano, che lo rese più veggente sulla importanza della /'orma politica; forse esso s'avvide ch'era solo in Europa a pensarla in quel modo, perchè i socialisti belgi, francesi e tedesch; - chi non ricorda la lettera di Engels a G. BoYio? - non tralasciavano mai di dirsi repubblicani e non si credette tanta forza da creare una eresia nel seno del socialismo militante. ì\Ia il fatto della trasformazione avvenuta è tanto innegabile quanto confortante. Questa trasformazione autorizza a pensare che oramai i socialisti italiani pu1·i ecl 01·toclossi ritengono che forma e sostanza si compenetrano o che almeno la fase della repubblica è una fase utile e che si deve necessariamente attraversare prima di arrivare al collettivismo. Se così è: chi deve preparare ed affrettare lo avvento della repubblica? I repubblicani dello stampo antico? A giudizio della Critica sono paralizzati, non sono buoni che a smaltù·e qualche la boriosa cligeslionC'; sono morti e seppelliti. Dunque a meno che i piwi, gli ortodossi non attendano la proclamazione della repubblica .. dai monarchici, che si dovrebbero prendere la briga di rendere loro il servizio di preparare ed affrettare la fase utile e necessaria, bisogna che essi si decidano a cimentare la pelle per ottenerla e che guardino di buon occhio, anzichè disprezzare, gli avanzi del partito repubblicano che conservano ancora la volontà di combattere per l'antico loro programma. ln certi casi gli aiuti non guastano mai! Questa sembra a me la ·condotta logica e saYiamente politica di uomini e di partiti che volendo raggiungere dati fini dernno preoccuparsi dei niezzi opportuni. Ritenendo che questa logica abbia guidato il partito socialista italiano a Milano, come da per tutto, cli fronte alle dimostrazioni aVYenute in seguito al disastro di Abba Garima io credo che esso non abbia favorito un tentativo insurrezionale per prudenza bene inte,a e facendo tesoro di quelli ammonimenti, che Engels ha dato nella prefazione all'opuscolo: Le lotte cli classe in Francia dal 18°18 al 1850 del Marx, di cui si è occupata la Ririsla. Se questa p1·uclenza, che ci ha risparmiato una sommossa inutile e che sarebbe stata repressa nel sangue a lutto benefizio della reazione, fu lodevole nei socialisti lo fu del pari nei repubblicani, che sapevano e sannÒ di non poter contare fin oggi sulla fratellanza d'armi dei p1·imi,e la cui disfatta, quindi, sarebbe stata pii1 facile e più rapida. Ora se la pn1denza ci rispa1'miò una sommossa dannosa alla causa per la quale avrebbe dovuto promuoYersi, da quanti guardano serenamente agli uomini e agli avvenimenti non si potrà lodarla nei socialisti e biasimarla nei repubblicani. Sarebbe un'applicazione del sistema dei due pesi e delle due misure, e fa pena vederlo praticato dalla r:ritica Sociale. UN SOCIALISTOIDE. NIETZSCHE E D'AN~UNZTO Continuazione e fine, vedi N. precedente II. Il parallelo tra D'Annunzio e Nietzsche come scl'ittori non pnò essere meglio completato, che da quache cenno sui due uomini. Per qnanto non ·siano pochi coloro che vogliono esaminare l'opera d'arte indipendentemente dal suo autore, come separano l'arte da ogni concetto morale e sociale in omaggio alla formula: l'arte per l'arte, pure essi stessi quando possono trovare un caso in cni il concetto dell'artista venga illustrato dalla vila dell'uomo, con armonica unità, essi se ne compiacciono come di una rarità, che aggiunge pregio singolare e valore morale altissimo all'opera d'a,rte. Per lo meno anche ai loro occhi la vita dell'uomo rappresenta una cornice magnifica e adatta al quadro dell'artista. La corrispondenza tra l'uomo e l'artista, l'armonia tra la vita dell'uno e la, r,roduzione dell'altro contdbui non poco a circondare lo srnnturato Nietzsche di un' au1·eola che abbagliava anche gli avversari suoi. . Predomina negli scritti di Nietzsche la sincerità, il disprezzo della gloria e della ricerca del consenso dei contemporanei; egli ci teneva ad essere inattuale, cioè a non essere del suo tempo; visse sconosciuto tra i ·suoi contemporanei e con l'amarezza profonda di sapersi sconosciuto ; ebbe fede nd suo ideale e continuò a propugnarlo sino a qu11ndo non gli si chiusero dietro le porte del manicomio. « La vita << spirituale di Niet.zsche, dice una donna, che lo co- « nobbe da vicino - la signora Lou Andreas-Sa,10- « mé - dipendeva esclusivamente dalla sua vita af- « fettiva. Dove lo spingeva il suo istinto, il s110 spi- « rito si spandeva a pNfusione. « On tende, aggiunge l'Albert, à fairc croirc que « l' interèt essentiel du philosophe rèside dans sa po- « lemique contre la morale altruiste. Gomme psycho- « logue et comme moraliste, immoraliste, disait-il, sa « valeur est incomparable. Mais qtte l'on jette un « coup d'oeil su1' sa vie et l'on verra, qu'clle est do- « mince tout enticre per un idée unirJue, l'idée du « sacri(i,ce, la joié dii sacri(i,ce, vertu cssontiellement « chretienne ».

• 278 RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI Non è compito gradevole quello di dovere giudicare seve1·amente un uorao; ma quando amici imprudenti hanno voluto scagionarlo dalla taccia d' immoraliLà, rimettendosene a Nietzsche pel contenuto politico-sociale dell'opera d'arte del D'Annunzio, è un dovere continuare il confronto e dopo avere mostrato che tra i due scrittori corre la difTer~nza che c'è tra l'originale grandioso ecl una miserabile contraffazione, giustizia vuole si aggiunga che, come uomo, (1abriele D'Annunzio è precisamente il contrario di Nietzsche. Chi egli sia nella vita si riescirà a comprenderlo quando si saprà che egli si vanta - così mi si afferma e l'affermazione dev'esse1·e corrispondente al vero se Vittorio Pica, che lo conosce da vicino e gli si professa amico, implicitamente lo conforma - di avere nei suoi vari romanzi esposti i suoi diversi lati autobiografici. E so i suoi romanzi sono vera.- mento autobiografici lii,o;;na dire .che egli è di una deprava1.iono e di una disonestà del tutto rare. E sorvoliamo per conchiuclere, ch'egli avido cli ccltbrità tra i oontomporanei - non plebei, s' intencw - manca so1,ratutto di sincerità. E infatti non può possederne chi è stato attore primario in quella vita di noma, che egli ha flagellato e di cui si è dichiarato nauseato. Quest11,triste dissonanza lra l'uomo e lo se, ittoro è tanto nota nei suoi eiettagli ignominiosi, che il 'l'hovez lo mette in contrasto col Pèladan, invischiato nelle stra va ganze della magia, « ma uomo altamente « rispettabile, scrittore di una rara rettitudine d' in- « gegno e carattere, di una profonda bontà di cuore ... « E il s:into sdegno per la volgarità democratica, il << giusto senso dell'a1·istoorazi,t morale, l'inno co11ti- « nuo rdl ,t superiorit,1 intollotlualc, la tondonza alla « realizzazione della inclividmt.lità, ,:he emanano da « ogni pagina del l'cladan, si corrompono nello mani « di D'Annunzio, ohe lo i-iveste di una perfidia bri- « gantosca ». Non basta. Altro critico, il Martinelli, stabilito il rapporto genetico tra la monte e il cuore o il libro dello scrittore conchiude che il D'Annunzio in tutti i suoi libri rimaneva l'eterno posew·, corrotto e corruttore. Ogni paragone t1·a D'.\nnunzio e Nietzsche manca alla sua base; D'Annunzio non può confrontarsi che con Oscar \Vilde. li manicomio spettò in sorte a ;'\ictzschc; ht galera potrebbe rsscr il degno guiderdone doll'auto1·0 delle Jie1·gini delle 1·occe. E non è mancato per lui se quest,t miserabile gimtizia borghese queste leggi ininlelligenti, non gli abbiano rinchiuso di dietro le porte della prigione. Egli subì già una coad,tn11ct poi· adulterio - un non nulla per un snperuo,no - ma la grazia sovrana lo mandò indenne a perfozionarsi negli studi per arri rare a procreal'0 il Re di Roma. Le Vergini delle Rucce, - che il De Voguè giustamente non sa. recisamente oataloéaro tra i romanzi - libro splendidamente intessuto sul falso ha, un solo scatto in cui la verità istintivamente vien fuori: lo scrittore ignorando che le aristocrazie finiscono colla degenerazione, senza volerlo, mandando a corea.re al suo protagonista la donna per eccellenza da cui dovrà uscire l't"ibenncnsch, il superuomo, tra una aristocratica famiglia di pazzi, lascia presentire cho il futuro Re cli Roma sar,\ un pazzo-delinquente. I.a pazzia. gli verrà dalla madre, la delinr1uenza dal padre. Alienisti o magistrati se lo disput.;ra.nno. Lo ZoTJCo. ./"..r /" "'-/'-r"-/""'-.,.,,,....___"- r ~/""../"'.~~ ·, G L I AN T I SE M I T I (1) Guardate un po' - mi diceva un amico socialista, spiegazzando tre numeri della Libi ·e Parole: 18, 19 e 2-5 febbraio - guardate un po' come ci tratta il Drumont, che qualche volta occhieggia pure al socialismo ! Ci dice in,feudati al socialismo ebreo, perchè quando il malcontento si volge contro razione malefica del capitalismo ebreo, il socialismo lancia la sua formula ben nota: non esiste il capitalismo ebreo, non c' è che il capitalismo ! 11 nemico non è l'ebreo ma lo sfruttatore, qualunque religione esso abbia. Il socialismo così fa da parafulmine, e il socialismo marxista sviluppa delle teorie vaghe per proteggere, senza parere, gli interessi de' grossi banchieri. Non è tutto ciò ve1'gognoso ? - 1011 tanta collera, amico; l'ingraziale piuttosto il ~igno1· Dr·umont e i suoi amici delle loro 1 . 1· / ca unnre, e r modo che nessuno sia tanto imbecille eia conf'ouder·ci con gli anti:semiti. E poi noi dobbiamo al signor' Drnmont della 1·iconoscenza non pe1·chè egli atiacchi il capitalismo ebreo, con tanta mancanza di logica, ma perchè l'icono. ciamo la necessità cli sgrassa1·e l'intelligenza bo1·ghese dal ti-adizionale idiotismo teologico prodotto dalla r·e]i_ gione: è da un bel pezzo che il proletariato mangia carità cristiana e altre virltt teologali della stessa pasta. Ora il signor' Dr'umont e i suoi amici si incaricano di comer-tire al libero pensiero i cattolici pit'.1incrostati. Voi scherzate ! Punto. Dico sul sc1'io, come il papa che pontifica dall'alto della sua in fallibilità. Ascoltate: Il (!) La prima villoria degli antisemiti nelle elezioni municipali di Vienna dette luogo agli articoli del nostro Mormina. La seconda vittoria ha suggerito questo scritto nel quale la quistione clcll'antisemitismo è trattata argutamente da un punto di vista nuovo. I cattolici avranno poco da rispondere. Il Drumont della Libre parole, in una al Marchese di Morès è il piil fanatico antisemita di Francia.

RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI 279 cristianesimo che non à appoetato al mondo nessuna verità nuorn, à saccheggiato la filosofia antica: à preso l'unità della raz7.a umana proclamata da i cinici greci e l' à couvet'tila in un dogma al quale bisogna credere sotto pena di arrostire eternamente. Questa idea filosofica costituì la supe1·iorità del cristianesimo sulle religioni locali e nazionali pagane e gli impresse il suo carattere di religione uniYersale, Di già alcuni culti pagani mostravano una tendenza internazionale. La Chiesa disse agli uomini : voi siete tutti fratelli, tutti nati dal padre Adamo e creati a immagine di Dio; voi a,·ete tutti le stesse virtù, gli stessi vizi, le stesse passioni. Ed ecco gli antisemiti che gridano : - non è vero ! gli Ariani e i Semiti. sono due razze distinte· Così oppongono ai dogmi della chiesa la teoria de· gli antropologi liberi pensatori, i quali fecero far hancarotta alla loro scienza il giorno in cui proclamarono l'inferiorità dei popoli selvaggi e barbari per autorizzare il loro sfruttamento e il loro sterminio da parte dei briganti della civiltà capitalistica. Gli ariani, dicono gli antisemiti, sono la virtù e la bontà, e sulla tet0 ra ci sarebbe l'idillio se gli ebrei non avessero pervertito gli agnellucci inoffensivi. lo vi domando se questo è il linguaggio di un cattolico o di un franco-massone. Perchè se l'ebreo è il corruttore dell'innocente razza ariana, dio è un idiota o una canaglia dal momento che potendo scegliere fra i Celti i Latini o gli Helleni, rrese per suo popolo eletto l'immonda progenilura di Abramo e le promise il regno della terra. Gli antisemiti poi, non contenti di demolire quel dogma fonclamentate del cristianesimo. attaccano il sagra.mento della comunione stessa. Voi sapete con qual furqre essi svelano i misteri del ri luale delitto degli ebrei: una vittima umaua è-immolata a dio e gli astanti mangiano e bevono la carne ed il sangue. Se voi credete che con questo gli antisemiti denuncino gli ebrei ali' inclignazioue po· polare, avete torto; essi denunciano i cristiani. Infatti, ogni rnlta che il prete dice messa, perpetra simbolicamente il rituale clelitto. Immola l'uomo-dio, beve il suo sangue in forma di vino e dist1·ibuisce la sua carne in fom1a cli ostia. Cice1'one nel suo De .Vatw·a Deor-itm :;crive che agli uomini non resta che una follia a fare: mangiare il 101'0dio. 1t fatto. I cattolici mangiano e pe1·ciò... evacuano il loro dio. ll signo1· Drumont, per colmo d' i1·onia, ci dice ch'egli pal'tecipa devotamente a questi banchetti teofagi i quali ,·iproducono in piena civiltà i pasti religiosi e antropofagi dell'epoca selvaggia. ll cristianesimo è poi la religione della 1·inuncia; predica che la terra è una valle di lagrime e ch'è pii, difficile al ricco d'entrare in Paradiso anzi che a un carnello passare per la cruna di un ago. Il cattolico sincero, dovrebbe dunque benedire al banchiere ebreo che spoglia i cristiani e i suoi fra. telli circoncisi e trasfo1·ma la terra in una valle di lagrime. Il signor Drumont pe1·tanto non smette la sua collera contro il milionario ebreo che abbandona caritevolmente il paradiso ai cristiani i quali non potrebbero andarci se fossero carichi di ricchezze terrestri, Bisogna convenire che il signor Drumont e i suoi amici non sono così poveri di spirito e perversi da tradire la loro religione! E, quanto al signor Drumont, egli à preso le sue precauzioni: quando publicò in edizione illustrata la sua France Juir;e, fece ricoprire i muri di Parigi di immensi avvisi su i quali egli figurava mascherato da pagliaccio calpestante -le taYole della legge che, sul monte Sinai, Mosè aveva scritto sotto il dettato di dio. Con ciò il signor Drumont aYvertiva gli sciocchi che non prendessero sul sei'io "il suo cottolicismo scapigliai.o .... Ve lo ripeto, amico, gli antisemiti sono de' franco-massoni e dei liberi pensatori travestiti da gesuiti per meglio mettere in ridicolo e distruggere la religione cristiana. PAOLO LAFARGUJ.::. NEL BELGIO Disse un deputato belga e molti, dopo, ripeterono in coro, che nessun paese in Europa, meglio e più del Belgio, poteva ambi1·e al vanto di insegna/e agli altri per quali vie lentamente si prepari l'evoluzione, dalla società attuale a forme nuove più elevate e più belle. Con una frase che sintetizza il concetto precedente qualcuno chiamò il Belgio laboratorio so· ciale e tale verd.mente questo paese si presenta a chi l'osservi da vicino, ne studii gli istituti fondamentali, e, indagandone le origini, ne segua pazientemente lo svolgimento e le varie applicazioni. Non che il regno di re Leopoldo sia sempre stato una guida p<·r le altre nazioni. Al contrario, dal punto di vi~ta politico, dopo la cacciata de 0 li olandesi, e per un lungo periodo, il Belgio non fece che copiare dalla Francia. Il diritto pubblico belga, nonostante l'opposizione dell'elemento fiammingsi, elaborato fra lotte continue e serii pericoli, non oltrepassava quei limiti che in Francia avevano creduto di fissare sotto la monarchia di Luglio, quasi nuove colonne d'Ercole, i Guizot e gli altri ministri dottrinari di Luigi Filippo. Ma mentre in Francia l'ostinato rifiuto ad accordare all'elemento operaio c1uci didtti politici, di cui godev,tno ed auusavano le alte classi, aveva reso necessa.ria una nuova rivoluzione e preparato il terreno alla repubblica, nel Belgio il censo soltanto valse, ,

I I 280 RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI fino all'anno scorso, come norma e misura d~lla capacità necessaria per prender parte alle lotte politiche. Assai elevato dapprima, variando da un massimo di 100 fiorini nelle città, a un minimo di 20 fiorini nelle campagne, il censo venne nel corso degli anni successivamente modificato. Tuttavia un simile principio era siffattamente radicato nelle classi dirigenti, liberali o cattoliche poco importa, che si considerò da molti cosa troppo audace un articolq di un certo programma liberale, propugnante l'estensione del suffragio politico ai laureati delle Università. e -scuole superiori del regno. E solo quando in Francia si proclamava il Sllffragio universale, nel Belgio si riusciva a far passare a stento il principio che la capacità deve godere dei diritti politici, anche indipendentemente dal censo e quosto veniva roso uniforme sulla base del tasso minimo, fissato dalla costituzione, vale a dire 20 fiorini. Da quosto momento tutti i tentativi di riforma elettorale, con revisiono doli,, costituzione troppo rèstrittiva e non più rispondente ai bisogni del paese, cadranno infruttuosi. Invano protestuanno i radicali, intdligcnto ma scarso manipolo di giovani usciti dalle file del partito dottrinario. Scorreranno infruttuosi quarant'anni innanzi che i discep~li di De Paepe, moltiplicatisi prodigiosamente in tutto il paese e sorretti da una or 6 anizzazione economica, unica al mondo nella storia dei movimenti operai, riescano a far piegare la Camera o i rappresentanti delle cbssi ricche colla dichiarazione dello scioperJ generale. Questa mossa inaspettata doi lavoratori della città e della campagna, raccolti in partito, aveva sorpreso gli avversari alla sprovvista. I\essuno aveva mai supposto cho i « becchini dolla società capitalista » potessero essere cosi folti di numero e cotanto audaci. :W o-n mancarono le velleità di r.isisten za, le ridicole ~rotostc, le accuse, ma almeno una volta gli schiavi dol salario, quelli che avevano sperato e do- . mandà.to indarno di far udire la loro voce nello pubhlicho a'sscmblee, seppero imporsi. La revisione della costituzione, per tema di peggio, fu decisa; il criterio del censo fece posto al suffragio universale, quantunque monco, quantunque adulterato dal sistema del triplice voto ai ricchi o ai titolati, del duplico agli ammogliati. Cangiata la legge olottoralo politica, si imponeva ancho la riforma di quella amministrntiva e il ministero Dc Burlct si accinse, dOJJOaver nicchiato alquanto, alla bisogna. It noto "!uali siano le lince fondamentali di questa riforma compiuta per acquetaro li'nsoflerenza del ceto operaio, ma nello stesso tempo studiata e preparata così cautamente, ravvolta in tanti viluppi, da mostrare anche ai ciechi come il partito cattolico, pur concedendo qualche cosa ai tempi o allo idee nuove, in fondo si preoccupasse e con tutti i mezzi procurasse di assicurarsi una forte maggioranza nei futuri consigli. Nè questo fine si palesa soltanto negli articoli più importanti della legge, dove si sanc'iscono , flagranti ingiustizie, come l'attribuzione di quattro Yoti ai 1,r0priotari del suolo e ai re dcll' industria, mentre l'operaio non ne ha che uno; come l'elovar.ione do! limite d'età, per e$sero elettore, da venticinque a trent'anni ; come l'obbligo cli tre anni di residenza in un comune per esercitarvi il diritto di voto. Queste infamie sono troppo conosciute per insistervi, quantunque la pubblica esecrazione e il disprezzo a cui vennero fatte segno durante lo discussioni parlamentari, siansi rinnovati nel periodo elettorale e fortemente mi tentino di lumeggiare le deleterio conseguenze sull'educazione politica della massa. Ma vi sono altre disposizioni nella legge c-he pur semb:carebbero di minore importanza e, ciò non ostante, hanno avuto per effetto di privare d'ogni rappresentanza il partito progressista. Sotto il nome di progressisti vanno quassù le scelte ma diradate schie1·e del partito radicale, rigoglioso un tempo, ai bei momenti della lotta contro la onnipossente inframmettenza dei vescovi da un lato e il dottrinarismo rigido cieco, ostinato dall'altr.>. Per esempio, quale principio di diritto pubblico più giusto in sè e più logico di quello che informa la rap1,;resentanza prop<-rlionale? Eppure quando se ne consideri ben bene l'applicazione cho nel Belgio ne hanno fatto i cattolici consenatori, salta subito agli occhi che la rappresentanza proporzionale, avversata scmpr0 dal partito cattolico, venne accettata questa volta e tradotta in leggo .per impedire ai partiti avversari di conchiudero quella grande allçanza democratico-anticloricale, che si andava ventilando da un pezzo. In fatti, mosso da ba,nda il principio più razionale a cui si ispira la r.i.pprcsontanza proporzionale, cho cioè og11i gruppo ha diritto ad essere r.ippresentato nelle pubbliche assemblee da un numero di mandatari I roporzionale al numero degli elettori, si ammisero i vari partiti in lotta a pa,r·teciparo al beneficio della rappresentanza- proporzionalo solo quando raggiunsero un numero di voti pari almeno al sesto doi votanti. Così avvenne che nelle grandi citt:ì, ora l'uno ora l'altro dei quattro, quando non cinque, partiti in lizza - cattolico conservatore, democratico-cristiano, dottrinario, progressista o socialista - o non potesse avere alcun rappresentante, oppure, cd è peggio, venisse privato di quelli che già aveva prima, quantunque fosse più ristretto il suffragio o quindi di gran lunga minore il numero dei propri elettori. Valga per tutti l'esempio di Bruxelles. Quivi radicali o socialisti non addivennero ad alleanze perché convinti che il numerJ dei rappresentanti, eletti con una lista unica, sareùl,e stato inferiore alla somma degli eletti dei due partiti qurindo a vessoro lottato da soli. I radicali più ancora doi socialisti, divisi in duo opposte correnti pro e contro !'alleanze, insistettero sulla necessità di una lotta a parte, e male loro ne incolse. Allo scrutinio essi non raggiunsero il quorum, vale a dire la cifra di 4,500 ,-oti necessa1 ia per beneficiare della rappresentanza proporzionale e i loro candidati, dei quali taluno si ebbe 4350 voti, soccombettero tutti. Come a Bruxelles i radicali, altrove, conformemente a quel che si disse sopra,, furon altri partiti che nau- _fragarono ma, fenomeno sintomatico, tranne a Gand, dove ebbero la ventura d'allearsi ai socialisti, in tutte le grandi città. la sorte dell'urna fu segnatamente avversa ai radicali e ai democratici cristiani

RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI 281 mentre i socialisti riportarono insperate vittorie. Dei partiti conservatori (il cattolico e il dottrinario) nessuno può dirsi soddisfatto dell'esito delle elezioni. I liberali dottrinarii in fatti, perduti i privilegi durati sessant'anni e coi privilegi ogni simpatia, avendo osato difenderli con tutti i mezzi fino agli estremi, videro sfumare le docili maggioranze che li rendevano signori dei più importanti comuni. I cattolici poi, bersagliati da tutti i lati, se anco questa volta ebbero ragione della democrazia cristiana non seppero impadronirsi però d'alcuna città, che pesi veramente sulla bilancia dell'opinione pubblica e l' influenza loro rimarrà inefficace, di fronte a quella socialista, vittrice e forte, ma resa ancora più energica dal pensiero di .conquiste ben maggiori in avvenire. • Fra clericali e socialisti si combatteranno d'ora innanzi aspre battaglie in tutti i consigli comunali, dove le due opposte opinioni sono rappresentate da congruo numero di consiglieri. I liberali usi alla sconfitta, ben comprendono che ormai ogni influenza loro è totalmente svanita e Georges Lorand, capo doi radicali alla Camera, di quei pochissimi che sono scampati al disastro elettorale dell'anno passato, in un articolo improntato al più vivo sconforto, ma di una sincerità che l'onora, enumera lucidamente le cause degl' insucce~si che si susseguono co:ne i colpi d'un nutrito fuoco di fila. E poichè difficilmente si potrebbe pulare in più breve spazio meglio di quello che faccia il Lorand e delle finalità del partito radicale belga e delle conseguenze che, al dire dei liberali, l'urlo violento fra socialisti e clei"icali apporterebbe alla politica del paese, ci sia consentito di riprodurre una parte dell'articolo del chiaro pubblicista: « .... pendant quo le peuplc s'éprend du socialisme, on risque de voir, par horreur de ce socialisme la bourgeoisie se jt:ter dans la réaction. Evidemment: c'e!,t la le danger qu'il fallait prévoit- et auquel il faut parer. C' est ce qui fait que !es bons citoyens, les clairvoyants, !es désintéressés, doivent se ranger dans ces partis intermédiaires qui dénoncent et signalent !es excès, s'efforcent d'empècher le exagérations et de dissi per Ics rnalentendus, et à qui l'on a cru faire injure en l'appelant parti-tampon, comme si un tampon n'était pas en ce moment la chose la plus indispensa!Jle pour empecher l'cffroyable choc de se produire entre )es passions et Jes intérèts opposés, pour empecher la guerre des classes à laquelle on ·pousse de droite et de gauche - et comme s'il n'y avait pas plus de noblesse et de civisme à se jeter entre !es furieux aux prises et à risquer de se faire déchirer pa1• eux, qu'à se ranger docilement soit du coté des vainqueurs du jour, soit du còté de ceux que )'on considère comme )es vainqueurs de demain. « On se pla,int que !es cléricaux restent les maitres, que les socialistes font des progrès énormes, t1ue les libéraux sont constamment battus. Comment pourrait-il en etre autrement? Les cléricaux étant majorité peuvent dire qu'ils ont fait la revision; !es socialistes, d'autre part, discnt qu'ils l'ont faite à eux tout seuls et par la vertu mil'aculeuse de la gréve généule. Les libéraux, qui ont fa.it la revision au prix de la puissance de leur parti, ont eu la malechance d'avoir dans leurs rangs ceux qui y ont résisté le plus longtemps et avcc le plus d'éclat, et qui aujourd'hui perpétuent les divisions nées sur èette question résolue. Ccs divisions perdurant, s'envenimant de la sotte querelle byzantine de l' idéalisme collectiviste et individualiste, nos forces s'y absorbent. Pendat ce temps, cléricaux et socialistes sont à l'ceuvre; ils vont aux masses, ils leur parlent et personne n'est là pour leur répondre; les socialistes ont l'air d'étre seuls a dénoncer les canailleries des cléricaux, les injustices dont le peuple souffre, les remèdes efficaces et immédiats qui peuvent etre apportes à ses souffrances. Les progressistes se sont donné la peine d'en dresser le catalogue, de !es acclimatar dans le pays, de les populariser par une propagande de dix ans, qui n'était pas meme stimulée par des candidatures. Mais aujourd'hui où est la propagande? Les cléricaux font de la pression, de la corruption et dc la propagande; les socialistes font de la propagande, de la séJucLion et un bruit d'enfer; )es libéraux ... se chamaillent à prétexte de collectivis:ne et d'homogénéité, et ne font plus rien du tout. « Et dans moins de sept rnois il y a des élections générales. « Pour peu que cela continue ainsi ne fùt-ce qu'un mois ou dcux, la conclusion est facile à tirer. Il est vrai qu'il suflìrait du moindre intcrvalle lucide, qu'il suffirait de nous sccoucr tant soit peu pour que la situation devint aussi bonne à, Anvers et à, Bruxelles qu'elle l'est devenue à Nivelle~ et à Namur, et que Jes cléricaux fussent renvcrsés dans scpt mois. Mai-s c'est bien plus intéressant dc pouvoir continuer à dire que !'on est anticollecti viste et homogène, fallùt-il pour cela otre et rcster à, la merci des cléricaux jusqu'au jour où leur tètc-à tète avec les socialistes aura abouti à la guerre civile - ce qui veut dire tussi en Belgique l'occupation étrangère.».(*) Non che tutte le asserzioni del Lorand siano ugualmente vere, poichè, giudicando, egli si colloca da un determinato punto di vista; ma le sue parole valgono a confermare che il processo d'diminazione del partito liberale dell'arena politica si continua nel Belgio e assai più chiaramente che dappertuttJ altrove. Così quando il leader radicale spera in una specie di risurrezione del partito suo fra sette mesi, quando gli elettori saranno chiamati a nominarsi una metà dei deputati, noi crediamo che egli s'illuda. Si disse che i radicali nel Belgio non contano oggi che un brillante stato maggior~, senza soldati. Questi ultimi sono passati tutti, poco alla volta, sotto l'insegna socialista e degli stessi capi radicali, più della metà hanno accettato il programma sociali~ta pr;ma delle ultime elezioni legislative e come socialisti sono rientrati a.Ila Came1·a. Ora se quei pochi altri che sono rimasti fedeli al radicalismo borghese, come è costume di chiamarlo, intendono vivere, con verrà proprio che si decidano a quel passo a sinistra, dal (") La Rè/orme - n diccmiJre 1805.

I 282 RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI quale sembra sconsigliarli il Lorand. Unendosi strettamente ai socialisti, essi potranno vincere ancora e vivere qualche .tempo. Poi, attuato il IÒro programma immediato, oltre il quale non hanno vaste riforme da suggerire, nè grandi idealità da tradurre in fatto concreto, dovranno fatalmente confondersi nelle file del partito amico, più giovane e più forte. Non manca anche qualche timido radicale che vagheggia una unione coi vecchi dottrinari. Ma le ·pratiche tentate recentemente hanno fallito allo scopo. I dottrinari, Ìnsensibilmente in una parte, e troppo palesemente in altre provincie del paese, affrettano l'unione loro col partito conservatore cattolico. La paura dello ,spettro rosso ricaccia i due storici partiti di governo, come si designerebbero in base alla nomenclatura italiana, nelle braccia l'uno dell'altro, dimenticando le divisioni antiche e gli antichi livori. L'esempio relativamente recente di Thuin, dove, eliminata la candidatura liberale, restavano di fronte il candidato socialista e il clericale, è in proposito fin troppo istruttivo. Degli 8000 voti riportati dal candidato liberale nell'elezione d[ primo scrutinio, duemila soltanto andarono al rappresentante socialista, gli altri si riversarono concordi sul cattolico e va,1sero a mandarlo alla Camera. E quel che si afferma nel campo politico, a tanta maggior ragiono può ripetersi in tema d'amministrazione, dove gli interessi imperano anche con maggiore tenacia. Quali frutti daranno i nuovi consigli, finora non si può dire con precisio:10, perché i nuovi eletti sono ap?ena entrati in caric1. Le aspettati ve sono molte in riguardo a taluni piccoli comuni, dove i socialisti prevalgono e quindi prenderanno la direzione della cosa pubblica. Data l'autonomia di cui i consigli comunali godono nel Belgio, queste amministrazioni molto possono fare e certo gli uomini designati allo cariche pubbliche, quantun•1ue in gran parte o~curi operni c poveri contadini, pure ispirano al loro partito la piit grande fiducia, perché educati alla scuola aspra e dura della cooperazione socialista. Fra un anno, periodo di tempo breve in sè, ma sufficiente all'esplicazione di ogni buona volontà, noi avremo forse occasione d'occuparci a lungo di quel che avranno fatto o tentato di bene. G. PJNARDI. Opere del Dr. Napoleone Colajanni. In questo momento in cui si parla tanto del1'Africa, il volume del Dr. Napoleone Colajanni - POLITICA AFRICANA - è di grandissima attualità. Gli abbonati che chiedano il volume alla direzione della " Rivista ,, lo avranno al prezzo di L. 1,50. L'alcoolismo: Sue conseguenze morali e sue cause. L. :1. La Sociologia Criminale: Due volumi di 1300 pagine con una grande tavola. L. 13,50. Gli abbonati della Rivista godranno dello sconto del 25 O[O. NestsrialaScienPzeanaele'Economia Sociale Non pochi sono i rapporti tra la Scienza Penale e l' Economia Sociale, e meglio li scorge e li approfondisce chi dalla sua posizione è obbligato a conoscere le ca use dei singoli 1:ati. Le relazioni tra le due discipline menzionate non sono solamente quelle che d'ordinario intercedono tra una scienza sociale e l'altra e che ognuno può comprendere, fissandosi sulle idee fondamentali della Sociologia: esse in particolar modo si riattaccano agli effetti deleterii che produce nella società il difettoso ed ingiusto sistema della distribuzione delle ricchezze, parte importantissima dell'Economia Sociale, che va • radicalmente mutata J>er fare cessare tutte quelle degenerazioni e tutte quelle reversioni ataviche la quali s'appellano delitti. • • Parlando di scienza penale è intuitivo che io non possa che accennare al complesso delle teorie posi- ~ive già predominanti in c,iminologia, senza, beninteso, accettare certe esag,irazioni di caratteri antropoligici, di esatti parallelis:.ni tra l'evoluzione fisica o la psichica, di infallibili I >calizzazioni di qualità morali ed intellettive etc. che sono tutte ipotesi e ci fanno cadere in ardite fantasie di chiromanzia e di frenologia. Posi ti vista, non credo al libero arbitrio, alla libertà morale e simili metafisicherie. e ritengo fermamente che l'uomo si determina J'<·l'motivi dati dall'eredità, dall'educazione e prevalentemente dall'ambiente sociale. Così il grave p1·oblcma c'1e s'impone al vero uomo di Stato ed all' educatore si è di sostituire, con opportuni istituti pubblici e con ben pensate occupazioni ai precedenti motivi sociali od egoistici, nuovi motivi sociali ed altruistici, che possano dare sacrifhi ed eroismi attestanti come l'ideale non sia un nome vano. A ciò porta il suo prèzioso contributo l'istruzione che rende coscienti e fa conoscere le pii1 intime relazioni e la cause pri'me delle cose. Ebbene; se ogni azione <leliLtuosa trova il suo motivo prevalente uell'ambirnte sociale è naturale che la miseria effetto della. ini,l'ia distribuzione delle ricchezze, d'ebba spingere a quo' reati che danno il modo come soddisfal'e ai più urgenti bisogni della vita. Ed una volta battuta la via del delitto, si contrae a lungo andare, sotto la pressione degli identici motivi malefici l'abitudine al reato, che diventa un mestiere, una professione, regalante al colpevole tutti i caratteri della incorregibilità. Le statistiche e la storia dei processi sono J•iene dei rapporti osservati tra il disagio economico ed il delitto, e ciascuno fa,-

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