Rivista di politica e scienze sociali - anno I - n. 16 - 29 febbraio 1896

242 RI\71STA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI DE:SPOTISMO PARLAMENTARE Da quando Ives Guyot lanciò ai quattro venti quel suo libro: Tirannide socialista, socialisti ed antisocialisti si sbizzarrirono e si sbizzarriscono tuttora a lanciarsi contro tir.1nnidi e despotismi più o meno borghesi. Ma d'un altro despotismo che ormai si è elevato a sistema e diventa di giorno in giorno più insopportabile, poco o punto si occuparono generalmente gli scrittori. Vogìio accennare al ,J.espotismo degli onorevoli, alla nuova tira.nnide dei deputati, a quel cumulo di violenze, di favoritismi, di soprusi che non saprei chiamare altrimenti che despotismo parlamentare. Il fenomeno forse non è nuovo del tutto e non è, che io mi sappia, generale, perchè in molte provincie esso è fortemente bilanciato dal cozzare dei partiti e dall'energia delle popolazioni che si sanno ribellare e che hanno diversa educazione e disciplina politica. Ma specialmente in molte provincie meridionali il fenomeno è giunto alla perfezione di legge, perchè laggiù mancano assolutamente i partiti politici e nelle elezioni si fa esclusivamente e interamente un11-lotta di persone, d'individualità, di nomi, ed il corpo elettorale ineducato e soverchiato dalla ragione del bisogno, e in parte reso come apata dalla sfiducia, o diserta ,1uasi le urne, o va a votare per chi in un modo o nell'altr◊ è il maggiore offerente, perchè pure là dove non s'incorre in veri reati elettorali, si preferisce di dare il voto ai più ricchi, anche se non offrano le maggiori guarentigie di capacità e di onestà, o a votare infine, e ciò quasi sempre, per la disciplina dei partiti locali. Poichè se s'ignorano laggiù del tutto i partiti politici nel semo vero della parola, sono fiorenti e rigogliosi quelli che dilaniano ogni comunello. E gli onorevoli de_i-,utatisono quelli purtroppo che li attizzano, li aizzano, li rendono più vivi e più recisi, li fomentano piu o meno indirettamente; sono quelli che, posti nel c1·udele dilemma di Amleto : essere o non essere, li sfruttano; sono coloro infine che assai spesso li creano addirittura coi loro favoritismi, con le loro predilezioni, con le loro vendette. Perchè è inutile farsi illusioni. La massima pat-te dei candidati si presenta laggiù al suffragio degli elettori non per un elevato concetto della vita parlamentare, non i,reparata equamente alla vita pubblica, nè conscia dei veri bisogni e degl' interessi locali ; il programma palese e roboante che i candidati presentano, resta lettera morta, giacchè in realtà essi vengono con un programma intimo a chiedere. il voto popolare : l'ambizione o il tornaconto, la vanità propria o altrui. Così l'avvoc~to pone la sua candidatura politica per quella tale réclame di cui oggi si fa tanto uso ed abuso nelle professioni, o per equilibrare nel Foro _le proprie forze con quelle del c0llega o dell'avversario che porta la medaglina ; l'affarista pei propri ii,teressi; il politicante per vanità lo sciocco per ostentazione, per un capriccio della moglie o d~ll'amante; il pescatore di quattrini per trovare una buoria dote.... Nè mancano mai i due o tre amici di buona volontà, che in buona o mala fede carezzano o fomentano le ambizioni e lo vanità politiche. Ed i candidati, facendosi scudo di quei tre o quattro compari, che a sentir loro sono legione, si presentano agli elettori, i quali, spe:,so per quel fenomeno così caratteristico che Alfonso Daudet chiamò con una frase felicissima : e(f'etdu mirage; e studiò acutamente, li nominano loro rappresentanti onde i meno degni s.::alzano i piu degni e i meno onesti scalzano gl' immacolati, ai quali si fa la colpa di non essere uomini politici, poichè politica laggiù è quasi sinonimo di imbroglio .... e forse non a torti. Nati così, è naturale che così proseguano la loro via nella politica, ed iniziano naturalmente, appena possono brigare, l'indecente trama a vantaggio del loro partito o di vendetta contro quello avversario, contro chi non li ha appoggiati o li ha combattuti e s• impelagano fino alla gola nella mota in cui ormai è sepolta la vita pubblica nostrJ. Naturalmente diventano i più umili, i più sottomessi se1·vi del loro par·tito e dei loro elettori laggiù così pretendenti, e i tiranni degli altri diventando così i despoti della provincia, oltre che del collegio che li nominava rappresentanti. Dal biglietto di raccomandazione ali' istituto di credito - ne' bei tempi del carnevale bancario - alla compera di una dozzina di sedie o magari alla ricerca di una balia o di una cameriera; dalla raccomandazione indecente nelle liti, al favore pel figliuolo dell'elettore bocciato all'esame; dalla imposizione di un nome, al conferimento delle cariche e degli impieghi agli uni piuttosto che agli altri, è tutta una vilissima ed inùecorosa tela di violenze, di sop1·usi, di favori, di brogli, di vendette a base di mcdaglina. Inoltre i c.rndidati sono assai spesso combattuti o appoggiati nella loro candidatura dai deputati, dirò così, principi della provincia, cioè da quelli che l'un contro l'altro armati, si disputano lo scettro e dall'alto dirigono le battaglie e le scaramuccie elettorali e, combattuti o appoggiati dall'uno o dall'altro, si schierano, appena anche ad essi è dato di sedere in Parlamento, per l'uno o per l'altro, in modo che ogni provincia laggiù si compendia assa( spesso in due grandi nomi: i due deputati, cioè, che hanno i mestolo, che brigano e brogliano più degli altri e attorno ai quali si raggruppa fiducioso lo stato-maggiore degli altri onorevoli. Così si viene a formare quella rete intricatissima d'interessi e d' influenze che, avviluppando fortemente tutti gli enti delle provincie, ha i suoi perniciosissimi effetti nelle Giunte amministrative, nei Consigli comunali o provinciali, nelle Camere di commercio, dovunque. Ed è bene notar e ancora che l'atto al quale ogni deputato tiene sopra ogni dire è la nomina del Prefetto e del Sottoprefetto, i quali fatti ma'ndare nelle provincie dall'uno o dall'altro, invece che la serena imparzialità del capo del governo e la severa tutela degl' interessi locali, vanno a recare anch'essi favori e compiacenze, vanno a brigare, secondo il vento che spira, in favore di Tizio o contro Sempronio, e anche se non lo facciano capire espressamente o non lo dichiarino, lo fanno capire o lo fanno dire dai loro

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