RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI 253 Quello solo gode pienamente che sa contenersi: e possiede veramente colui che consente, se ciò è necessario, a non possedere. D'altra parte non conviene considerare le passioni fisiche come abbominevoli per sè stesse: esse, per certi riguardi, sono ammirevoli e desiderabili. Ogni pretesa di sconfessarle o di disprezzarle - così come fece1·0 nel corso della loro vita e individui e corpi di società - non pnò condurre che all'alterazione della naturn umana. In effetto, è un volerla imbestialire, al punto di ridurla agli eccessi opposti, il volere contrariare una funzione naturale che concorre allo sviluppo e alla forza dell'organismo. Giova non dimenticare giammai che la base fisica, attraverso tutta la vita, è d'una importanza principale, e ch'essa contribuisce alla nutrizione dei materiali, senza cui le facoltà superiori non possono esistere, o per lo meno svilupparsi. Solo le intimità fondate sulle affinità intellettuali sono raramente profondissime e durevoli. Se la base fisica manca l'affezione rischia di morire come una pianta senza radici. Per molti esseri - e sopratutto per le femmine - la natura non si rivela veramente se non quando il sesso è stato turbato, sia pure leggermente. Inoltre dobbiamo ricordare che, pel fatto ch'esiste una -perfetta intimità tra i due esseri, bisogna che per la natura stessa delle condizioni che loro sono particolari i loro corpi siano liberi l'uno per l'a.ltro. L'unione sessuale e corporale può non essere il motivo che le avvicina, ma se essa è respinta, un tale 1•ifiuto toglierà loro ogni sentimento di calma e di confidenza, e renderà i loro rapporti inquieti, vaghi e pro vvisor1. Presentati sotto questo aspetto, si vedrà che per noi l'ascetismo e il libertinaggio sono in realtà le due faccio della medesima cosa. Per lungo tempo ancora l'inclinazione verso il solo piacere dei sensi conserverà la sua presenza e la sua frenesia ; per lungo tempo ancora continueranno a sussistere le aspirazioni all'ascetismo. E con ragione, percliè senza di esso noi saremmo trascinati in una corsa pazza e sfrenata. L'ascetismo ha la sua ragione d'essere in quanto è esercizio, e la parola non indica niente di più; ma non lo consideriamo come fine a sè stesso : si commetterebbe lo stesso errore che andando all'estremo opposto. Certo gli è che, se il benessere e la felicità dell'essere amato son sempre è realmente il nostro principale obbietto, noi avremo troppe occasioni d'esercitare un impero su noi stessi senza che ci sia il bisogno d'un ascetismo artificiale. Noi speriamo che giorno verrà in cui - senza dubbio - l'ostilità tra queste due parti dell'imperfetta natura umana si risolverà nel perfetto amore. Nondimeno, per orn e insino a questi tempi nuovi il loro conflitto è una delle più importanti fra le esperienze che l'uomo può fare, e noi non dobbiamo in alcun modo menomarlo o evitarlo, sebbene affrontarlo arditamente. Questo conflitto per sè stesso è quasi un atto sessuale. Per esso la natura mortale è per così dire squarciata, e da questo squarciamento che subisce il suo essere mortale nasce un uomo nuovo e immortale. L'atto sessuale presenta i caratteri di tutti gli altri piaceri. La delusione che lo segue è simile a quello che succede a ogni piace1·e ce1·cato. Allorchè si lascia consciamente seguire delle cose esteriori, l'io, che porta in sè la sorgente di ogni felicità, inganna sè stesso e abbandona il suo vero asilo, intacca ed infrange l'unità del suo ve1•0 essere. Una tal separazione nel nostro essere e la sofle1·enza che ne risulta derivano da ciò che noi ricerchiamo delle cose e dei piaceri este1•iori, e non - insistiamo su questo punto - delle cose e d'ei piacel'i esteriori in sè stessi. Questi piaceri sono puri e graziosi. Il loro compito è quello di tenersi attorno al trono, d'offrir volta a volta i loro omaggi nella loro diversità numerosa, e noi non dobbiamo accettarli che a questa condizione. Se usciamo fuori di noi stessi per correr dietro a loro, se permettiamo ad essi di dividerci e di squarciarci, non facciamo che invertire l'ordine celeste, e, agendo in tal modo, noi apriamo la porta al peccato e ad ogni sorta di sofferenze. Di tutti i piaceri è il sensuale quello che ci trascina più facilmente a diserta1•e il nostro vero io: è Maya, l'illusione del mondo. Nondimeno la bellezza dell'essere amato e il rapimento dell'unione corporale non son più nulla ottenuti al prezzo d'una disillusione e d'una slealtà nelle parti più alte dell'essere, una slealtà verso la persona stessa il cui amore mortale si cerca. L'elemento superiore più durevole nell'uomo è precipitato attraverso le agitazioni e i turbini del desiderio e sottoposto a delle vere torture dal momento eh' esso comprende di formare una parte distinta dall'elemento fisico. Allora incomincia la lotta pe1• riconquistare il Paradiso perduto, e lo spaventevole sforzo per mettere in armonia queste due nature: lotta e sfor-zo pei quali il centro della coscienza viene a poco a poco spostato, avviandosi dalla parte eflìmera dell'essere a quella durevole. Ciò eh' è mutabile e mortale è rilegato al suo vero posto nel vestibolo del tempio. Il piacere dovrebbe offrirsi a noi come l'accompagnamento naturale, e, per così dire, inevitabile della vita: bisognerebbe credere in esso con una specie di fede libera, ma giammai ricercarlo come scopo dell'esistenza. It dal!' inversione di quest'ordine che nasce l'impurità dei sensi. Ai nostri giorni il senso - in tutti i domini della nostra civiltà - appare impuro; dappertutto è avvilito dall'idea del piacere. Esso sembra esistere non per la gioia e la espansione della vita, non per l'orgoglio della procreazione, nè come un simbolo, un'espressione della più· intima unione delle anime, ma pel piacere. Così lo sconfessiamo nei nostri pensieri e lo copriamo di un velo di scetticismo e di falsa vergogna, sapendo bene che far servire un atto sociale a un piacere privato è una menzogna. Il corpo esso stesso è religiosamente coperto e tenuto lontano. dalla gran corrente della vita purificatrice che circola attraverso la natura. Esso appare impuro e mais ano, eccita dei pensieri equivoci e dei desideri ardenti che non desterebbe giammai se fosse nudo. La pelle prende un color malaticcio, i toni lividi della morte, e, strana cosa, questi toni son trovati più belli che la tinta bruna delicata.mente rosea, con
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