Rivista di politica e scienze sociali - anno I - n. 15 - 15 febbraio 1896

238 RIVISTA !>I POLITlCA E SCIE:NZE SOCL\Ll poco pensato. Quando ricordo le condizioni in cui sono le provincie meridionali, quando guardo la città di Napoli (1), dove le classi infime vivono come gli schiavi; quando io vedo le loro abitazioni che sono come tane di animali, e quando vedo che dal 1859 ad oggi, nè in priva.to nè in pubblico, nessuno ha mai seriamente pensato a mettere davanti a sè questo problema, a domandarsi cioè se vi è un mozzo qualunque di cominciare a migliorare radicalmente un tale stato di cose; quando vedo che le medesime abitazioni, gli stessi tuguri esistono sempre, ... allora io. mi domando, se l'ora non è finalmente venuta per studiare la soluzione di questo problema? » Altre molte citazioni di tal genere potremmo fare, ma il già riferito ci sembra che basti a provare che fino al '75 il Governo italiano nulla fece per il bene degli umili, non ostante che si trattasse di riparare a cose che mettono terrore, e ad iniquità, che la sola giustizia umana, come già disse con frase rovente il senatore Jacini, non basterebbe a punil'e; non ostanti i gridi di protesta levati da deputati e da senatori; non ostanti i più caldi e sinceri voti espressi in Comizi e Congressi. Ma vediamo ora che cosa dal '75 in git1 abbia fatto la borghesia a sollevare realmente le condizioni delle ,. classi lavoratrici, tenendoci anche in questa rapida rivista, ai panni dell'on. Villari per evitare un sequestro e perchè in tal questione più autorevoli sono le parole di un ortodosso. * * L'on. Villari, dunque, tre anni dopo, al volume, in che raccolse le Lette1·e meridionali ed altri scritti e discorsi politici, mandò innanzi una Prefazione, dalla quale rechiamo le seguenti parole : « ... Io non mi son mai potuto persuadere che in un paese libero, che trae come il nostro la sua ricchezza e la sua vita economica principalmente dai prodotti del suolo, le moltitudini, e pi_ùdi tutte quelle che sono d~te all'agricoltura debbano restare nella misera e dura condizione, in cui le lasciarono i passati Governi. .. E quando sento da molte parti persone autorevoli, esperte, imparziali ripetere, che il nuovo ordinamento politico d'Italia non migliorò le condizioni di questa gente, e qualche volta anche le peggiorò, sono indotto a domandarmi: una libertà fondata in questo modo può dirsi che riposi sopra una base sicura? .... mi convinsi sempre più che noi avevamo pensato meno a coloro cui dovevamo pensare di più .... » Nel 1887 il dott. Axel Muntke, svedese, pubblicò in un libro le impressioni e considerazioni avute e fatte durante il suo lungo soggiorno a Napoli, e l'on. Villari, nel decembre del '90, inseriva nella Nuova Antologia un articolo ( Nuovi tormenti e nuovi tormentati), che in parte è una recensione di quel libro ed in parte la ripetizione (non essendosi migliorate le condizio_oi) delle stesse cose scritte nel '75 e '78 con alcune nuove considerazioni sul risanamento di Napoli. Da questo articolo togliamo: « .... Più di una volta l'autore severamente deplora che la nuova (I) Nella prima lettera dice: «Mala misnia non è soltanto nel n:ie~·idionale, è anche nel settentrione» e ne porta poi le pr• ve stat11it1che. Italia, in mezzo al suo rapido progresso verso la libertà e la civiltà, abbia fatto così poco per sollevare quei miseri dalle condizioni infelici in cui sono .... Quanto al rimprovero d'aver fatto poco o nulla per migliorare le condizioni di questi poveri, il lettore, io ne son certo, dirà : Tutto ciò poteva esser vero nel 1884, ma non è più ve"ro oggi, dopo la legge per il risanamento .... Ma vediamo .... quali sono i benefizi reali, che esso ha portati o porterà ai poveri.. .. » E qui inesorabilmente dimostra come i 100 milioni, destinati dal governo al risanamento ed al miglioramento igienico di Napoli, siano stati spesi nella costruzione della galleria Umberto I., di giardini, di piazze, di ricchi quartieri, dove si trovano i caffè più splendidi, i ritrovi più eleganti. « Nessuno certo vorrà supporre.... che la nazione abbia fatto così grandi sacrifizi solo pei ricchi e per abbellire la città. È questo il punto nero. Parrà esagerazione, ma io mi sono persuaso, e con me quasi tutti i Napoletani, coi quali ho parlato, che le condizioni dei poveri non miglioreranno, anzi peggioreranno ». Nulla, o quasi, fu speso nella costruzione di case per gli operai, che preferiscono, per non I oter pagare un fìtto alto, rintanarsi nei tuguri, che, risparmiati dal piccone demolitore, rimangono in }Jiedi, ovvero accatastarsi, in numero ancor maggiore di prima, in una sola stanza delle nuove abitazioni, che così diventano fondaci spesso peggiori di quelli atterrati e dove trova ambiente più favorevole al suo rapido e intenso sviluppo la demoralizzazione nelle sue forme più dolorose dell'incesto, dell'adulterio dell' infanticidio. Finalmente nel luglio-agosto del '95 l'on. Villari ha pubblicato, sempre ·nella Nuova Antologia, un altro articolo ( La Sicilia e il socialismo), nel quale, dopo aver dato (al pari del conte di Tocqueville prima dell'uragano politico del secolo scorso, che sorprese impreparati e spensierati il clero e la nobiltà) il grido d'allarme della rivoluzione, che la borghesia va con le proprie mani apparecchiando, implora, per prolungar la vita alla presente società (I), dalle classi dirigenti qualche.concessione a beneficio delle classi lavoratrici e così scrive, alludendo alla rivoluzione, che inesorabilmente si avanza per causa della borghesia stessa: « .... dr,po averla resa inevitabile, ogni giorno }Jiù la provochiamo col non volerla prevenire (2), sperando sempre di poterla reprimere, nè volendo persuaderci che il numero e la forza reale non sono dal lato nostro. Io qui non discuto di giusto e d'ingiusto, ma di possibile o d'impossibile. Sostengo solo che la società da noi fondata non si reo-o-e in 00 piedi. Bisogna o andare avanti o tornare indietro, il che non mi par facile, e quindi è necessario ormai alle riforme politiche, con troppa fretta leggermente (?) date, aggiungere le sociali, che sono divenute inevitabili. O le daremo o ci costringeranno a (l) Veggasi Prefazione alle Lette,·e meridionali: « Credere .... che noi soli potremo per sempre esimerci dai dovE>ri imposti agli altri popoli, dai saci-ifilii che essi hanno fatto e f..1nno a vantaggio clcl'e moltitudini, non per solo sentimento di g'ustizia, ma per rendere più sicura la libertà, è certo una pe,<colosa illusione». (21 Non per fal'e i rlelatori. ma q11esto è eccitamento all"odio fra le classi sociali. I socialisti. almeno, escludendo la volontà, ammettono nella borghesia la impotenza cli provvcdel'e al miglio· amento degli umili.

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